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ESP - La Febbre dell’Ebro

Spagna

Premessa
“Impressioni” perché due soli giorni di pesca non sono sufficienti per farsi un’idea completa e quindi scrivere un articolo dettagliato. Questo articolo è piuttosto un tentativo con cui evidenziare i lati positivi e negativi di un itinerario che ritengo interessante
“Impressioni” anche perché due giorni di pesca non sono che un’inezia rispetto a tutto ciò che la pesca in saltwater ci può insegnare.
Come è noto il binomio “esperienza in pesca/capacità tecnica” è una regola fondamentale per la pesca nei nostri amati fiumi e torrenti, non vedo quindi perché non dovrebbe essere altrettanto per il saltwater.
Ritengo che parlare e scrivere con cognizione di causa della pesca in mare, praticandola saltuariamente, sia cosa ardua e, sebbene io possa vantare giornate di pesca a Cape Cod & Cuba, qualcuna in Liguria e Veneto, …nel saltwater ci vuole ben altro! Ecco perché mi atterrò solamente alla limitata esperienza pratica e descrittiva di queste, ahimè, due sole giornate, tralasciando gli elementi prettamente tecnici. Per affrontare questi ultimi con una certa sicurezza occorrono a mio avviso, anni ed anni di esperienza, ciascuno dei quali cadenzato da almeno ottanta-cento uscite. In caso contrario…sono solo canzonette!


Un tonnetto che mi ha dato filo da torcere!


Il rischio più grosso

E’ meglio che sappiate il rischio che potete correre, in altre parole diventare “Ebro-dipendenti”. Si tratta di una vera e propria dipendenza, perché una volta contagiati sarà dura disintossicarsi.
Per darvi l’idea, considerate che nonostante fossimo riusciti a pescare due giorni su sette, appena tornati in Italia avevamo già programmato due viaggi, entrambi naufragati per la “Maledizione dell’Ebro”. Aggiungo che durante le cinque giornate senza pesca ci siamo annoiati a morte. In molti altri itinerari avremmo detto: qui non ci torniamo più! Invece…abbiamo già prenotato anche per l’anno prossimo!
Ma procediamo con ordine:


 Luca durante il recupero di una lampuga.


Partenza

Il tredici ottobre abbiamo preso l’aereo per Barcellona, quindi dopo poco più di due ore di viaggio in vettura noleggiata, eccoci a Riumar.
La Pensione Paca è accogliente e pulita, donna Paca simpatica ed il pesce cucinato ottimo.
Appena arrivati ci rechiamo subito dal “barcarolo” Garbi, ovvero Julio.
Io con lo spagnolo sono messo malissimo, ma per fortuna Julio parla tedesco e quindi ci siamo capiti. Sono le 18.00 circa, e due equipaggi stanno ritornando dalla pesca. Riconosco subito la sagoma di Pozzolini, e nell’altra barca ecco Mauro Borselli. Sono tutti molto soddisfatti e vediamo che le catture non sono mancate.

La Maledizione dell’Ebro

Quando poi ci spiegano che in pratica su cinque giorni hanno pescato poco più di due mezze giornate, ecco che veniamo in contatto con quella che poi chiameremo “La maledizione dell’Ebro” ovvero l’assoluta incertezza e conseguente tensione psicologica che permangono fino a quando non ci si trova in pieno mare.


 Sti Cazzi!

La ragione è questa: nel punto in cui l’Ebro sfocia in mare, il fondale si aggira intorno al metro e mezzo/ due metri.
Ciò significa che in caso di vento o mare mosso, diventa difficile se non impossibile uscire con le barche. Il rischio è di incagliarsi sul fondo o anche cappottarsi. La nostra sensazione (o quella che per noi si presentava piuttosto come un’assoluta certezza) era questa: se fossimo riusciti a prendere il mare avremmo catturato parecchio perché il mare era bombato di pesce!
Come ho già accennato, abbiamo pescato solo due giorni su sette. Il gruppo che è arrivato dopo di noi, su tre giorni è riuscito ad uscire una sola volta. Una sola volta, catturando però trenta lampughe…non aggiungo altro.

In pesca!


 Siamo riusciti ad uscire!!!!!!!!


Piove, e la partenza viene rimandata di almeno un’ora. Usciamo verso le 11.00.
Siamo in quattro: Paolo e Domenico con Huan su una barca e Luca ed il sottoscritto con Julio sull’altra. La nostra barca è decisamente più grossa, ed il motivo è dato dai nuvoloni carichi di pioggia che si vedono all’orizzonte. In caso di “tempesta perfetta”, il primo equipaggio si sarebbe potuto riparare nella barca più grossa.


 Le catture non mancano!


Per arrivare in zona “mangianza” occorre navigare per circa un quarto d’ora.
L’ecoscandaglio parla chiaro: due metri, cinque, dieci, quindici…fino ad arrivare ai cinquanta/sessanta, ovvero il fondale ideale! Non si vedono mangianze ed anche i gabbiani sembrano abbastanza apatici. Iniziamo a trainare…la canna tenuta ben salda in mano, con quasi tutta la coda estratta.
Dopo pochi minuti vedo Paolo che dall’altra barca recupera a canna piegata. Qualche secondo ed il pesce si sgancia. Poco dopo percepisco uno strattone…è l’inizio di una gran bella giornata di pesca. La melba o tombarello tira che è un piacere e la mia canna coda dieci si piega soddisfatta.
Poi tocca a Luca…e così via…: nonostante la taglia dei pesci non superi quasi mai i due chili, i recuperi sono sempre piuttosto faticosi!
Navighiamo in cerca di mangianze, spesso seguendo i gabbiani, e mentre si cerca si traina. Una volta trovate, le mangianze si spostano velocemente e spesso scompaiono lasciandoci solo il tempo di effettuare uno o due lanci. Capita che il turbinio di superficie ci conceda qualche minuto in più ed allora, in caso di “pesce in canna”, lo scopo primario è quello di recuperarlo al più presto per effettuare ancora qualche lancio in quel tratto di mare impazzito. L’eccitazione è al massimo, anche perché non credo sia cosa da tutti i giorni catturare tonnetti a galla.


 Momenti di incredibile frenesia.


Ogni tanto passano gruppi di lampughe…anche loro attaccano…ne perdo diverse e poi finalmente ne salpo una, un pesce dai colori incredibili tanto che sembra finto!
Di palle di acciughe ne abbiamo individuata una sola, che peraltro si è disfatta quasi subito dopo il nostro frenetico “arrembaggio”.


L’espressione di Luca la dice lunga!


Durante il secondo giorno abbiamo catturato soprattutto un elevato numero di piccole ricciole, pesci fantastici che considerate le loro dimensioni, tirano in modo incredibile. Le ricciole le abbiamo trovate sempre in gruppo e le catture si sono susseguite a ripetizione. Diversi gli sgombri recuperati, così come non si sono fatti supplicare lanzardi e tombarelli. Poi, trainando, ho catturato il pesce più bello ovvero una palamita di tre chili che mi ha fatto disperare parecchio.
Dopo i primi due giorni il DISASTRO, ovvero cinque giornate ad attendere invano che il tempo migliorasse.

Alternative

Non ce ne sono, o forse noi non abbiamo avuto lo spirito per cercarne. Il fatto che le prime due giornate siano state stupende ha inciso sui restanti giorni, quando giravamo come zombi presso la zona dell’imbarcadero. Preda dello sconforto, ci siamo dati al cibo, abbandonando la mezza pensione e facendoci cucinare di tutto da donna Paca. Sono aumentato di due chili in una settimana.


L’immagine più tragica: in piena depressione cerco inutilmente di catturare qualche orata con attrezzatura a me non consona.


Ottima la ricciola sotto sale, squisite le cozze ed anche la crema catalana.
Tra le alternative proposte c’era la pesca delle spigole e dei siluri. Dal profondo della nostra depressione non le abbiamo neanche prese in considerazione.
Forse l’unica cosa che vale la pena fare è quella di visitare il museo della pesca a Riomar e sicuramente il Véripe, di cui parlerò più avanti.

Luoghi comuni

- In mare è impossibile fare il No-Kill!
FALSO! In due giornate abbiamo rilasciato di tutto, senza problemi. I pesci ripartivano come saette. Certo che se il pesce prende una botta sulla barca o viene lasciato a sbattere sul fondo, ecco che inizierà a sanguinare e la morte sarà inevitabile. Anche se gli date un calcio o gli strizzate gli occhi, non credo che avrà molte possibilità di sopravvivere.


 Un tonnetto poco prima del rilascio.


Il pesce muore se inizia a sanguinare ma, se trattato nei modi dovuti, sanguinerà solo se avrà ingoiato profondamente lo streamer. In questo caso non c’è molto da fare. Sicuramente mi sento di consigliare mosche esclusivamente monoamo! E’ ovvio che una canna proporzionata ai pesci in questione ci consentirà di recuperarli più in fretta. Non scenderei quindi sotto una coda #9.

- Si pesca sulla mangianze!
E’ verissimo, ma se non ci sono le mangianze si fa anche parecchia traina (ovviamente con attrezzatura pam). Una volta catturato un pesce trainando, spesso gli altri pesci si avvicinano alla barca, quindi il compagno di pesca è in grado di catturare strippando. Con un po’ di fortuna questa situazione si protrae e le catture si possono susseguire per parecchio tempo. Ma la traina rimane una costante!


Si parte o viene rinviato tutta a domani?


I pesci

Sgombri e Lanzardi: non mancano, anzi sono forse le catture più frequenti. Anche se non enormi, si difendono alla grande ed il divertimento è assicurato.
Tombarelli: ne abbiamo catturati parecchi, qui li chiamano melba. Rispetto a quelli che ho catturato in Liguria sono molto più combattivi ed anche più grossi.
Tonnetti rossi: sono pesci che possono raggiungere agevolmente i duecento kg e passa. Quelli che abbiamo catturato saranno stati intorno ai due chili, ed è giustamente vietato trattenere questi avannotti.
Sono pesci che tirano e non appena arrivano vicino alla barca tentano il tutto per tutto immergendosi violentemente in profondità. Se non si è più che pronti ad aprire la frizione, c’è una buona probabilità che la canna non regga e si spacchi.
Ricciole: circa sul chilo. A volte è come avere in canna un tonnetto. Spesso è facile vederne interi branchetti che seguono il recupero di una loro compagna.
Lampughe: prevalentemente in branchi, sono bellissime da vedere ed uno spettacolo in pesca per la loro tendenza a saltare fuori dall’acqua. Huan me ne ha indicata una stimata sui sei chili.
Palamite: che qui chiamano anche bonito. Trainando ne ho catturata una di tre chili, impiegando almeno quindici minuti nel recupero. La prima fuga ha costretto il mio mulinello a cedere una trentina di metri di backing. Spesso riescono a tagliare il filo con i denti, e secondo pam esperti l’impiego del filo metallico riduce notevolmente il numero degli attacchi all’artificiale.
Serra e Lecce: Non ne abbiamo viste Le voci danno i serra in netto calo, mentre di lecce a quanto pare ce ne sono, ed occorre trainare più vicino alla foce.


 La palamita, che rivedremo la sera cucinata da donna Paca.


Periodi di pesca

Parlando con Julio e Huan, i mesi migliori sono giugno/luglio e settembre/ottobre.
In questi periodi è più facile incontrare mangianze. Ricordo inoltre che la maggior parte dei pesci pescabili sono pelagici e quindi non sempre presenti.

Canne, Code, Finali & Streamer

Niente di nuovo sotto il sole. Consiglierei canne nove piedi coda nove e coda dieci.
La coda con cui mi sono trovato meglio è stata un’affondante di punta da duecento grani della Airflow (Depth Finder), ma anche una coda intermedia ha svolto bene il suo lavoro.
Ovviamente in piena mangianza, con acqua che ribolle, persino una galleggiante può andare benissimo.
Gli streamer sono le solite imitazioni di acciughe. I colori che più hanno funzionato sono stati: bianco azzurro e bianco verde. La sensazione è che sia sufficiente indovinare la taglia delle acciughe da imitare, …il recupero fa il resto. Quest’ultimo deve essere piuttosto rapido, io almeno strippavo come se stessi pescando le cheppie.


 Vana attesa!


Costi & Prezzi (2003)

Costo barca: settanta Euro al giorno + Benzina.
Se si prenota la barca per una settimana trecento Euro + Benzina
Guida: centoventi Euro al giorno.
A mio avviso la guida serve un giorno solo, per coloro che non sanno manovrare una barca e che ancora devono farsi un’idea sulla pesca.
Il problema è che per guidare la barca con motore da quaranta cavalli è necessaria la patente nautica!
Se siete in due su una barca, e nessuno possiede la patente, la guida diventa indispensabile.
Noi siamo partiti in aereo: tratto Milano-Barcellona (centosettanta Euro a testa) e poi abbiamo noleggiato la macchina per una settimana.
Non credo ripeterò l’esperienza in aereo. Ho calcolato che da Milano con dodici ore di macchina (quasi tutta autostrada) si arriva senza troppi problemi. Circa quattrocento Euro (pedaggi autostradali compresi ottanta Euro x due) dovrebbero bastare. In quattro sono cento Euro a testa.


 Lucafly non riesce a crederci!


Indirizzi Utili

Fondamentale l’indirizzo web di Garbi: www.ebrodeltagarbi.com
Hotel Paca: Hotel Paca (H***) - Urb. Riumar, C. Flamenc , tel: 977 267 394
Per il meteo: ElTiempo en España en ya.com
Praticamente a Riumar, non è che ci sia molto da fare oltre alla pesca
. Se volete andare in macchina: www.michelin.it, poi da qui impostate il viaggio.
Da Milano dovrebbero essere circa 12/13 ore di macchina.

A circa cinquanta minuti di macchina da Riumar è possibile visitare un gran bel locale tipico: il Véripe.
Direzione Barcellona, uscita Reus-Salou, quindi direzione Reus per cinque km. Sulla sinistra spicca l’insegna in neon raffigurante un tonnetto. Il locale pullula di splendide foto di pesca e sculture varie, raffiguranti pesci ed azioni di pesca. E’ frequentato da tutti i pescatori della zona: tedeschi, spagnoli, italiani e francesi. L’atmosfera qui è impagabile. Sulle pareti spiccano tonnelle, palamite ed un sacco di altre specie marine, tutte imbalsamate alla perfezione. Molto carine anche le tre cameriere!


 Julio con la sua caratteristica t-shirt, mentre osserva il recupero di un pesce.


Prima di partire

Prima di partire è obbligatorio fare una cosa sola: controllare il meteo!
Ovviamente anche una telefonata a Julio è fondamentale. Con noi si è dimostrato correttissimo, sconsigliandoci per ben due volte di intraprendere il viaggio per via delle pessime condizioni del mare.
In bocca alla tonnella!

Un ringraziamento a: Arturo, Paolo Pacchiarini, Fabio Consonni, Mauro Borselli, Francesco Parma, Adolfo,…per tutti gli utili consigli!

 Gabbiani.


Angelo Piller

 

© PIPAM.com
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