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GER - I lucci di Rugen 3° …e poi basta!

Words: Valerio “BALBOA” Santagostino
Photos: Balboa e Berndt
Tempo di lettura: 10 MINUTI
 

 

Rugen non è proprio un posto da selfie, con il panorama idilliaco alle spalle e i bei faccioni sorridenti. Il paesaggio, seppur con un certo fascino, è duro, ruvido e la pesca, difficile.

 

 
 

Se mi avete seguito nei due articoli precedenti, vi domanderete -“Dopo il freddo, il vento, la neve degli scorsi anni, cosa avranno incontrato questi colleghi?”-

Alcune delle piaghe d’Egitto come l’invasione delle rane, delle cavallette…oppure le tenebre?

Macché, solo banalmente l’acqua alta!

Letta così sembra pure poco originale come affermazione, anzi, lascia quasi intendere una situazione ideale per grandi pescate.

Tanta acqua, tanti pesci…e presumibilmente anche grossi!

Ma purtroppo, a Rugen, il livello dell’elemento liquido ricopre un ruolo fondamentale.

 


Il porticciolo di Ralswiek, quasi del tutto sommerso.

 

I livelli alti infatti portano seri inconvenienti: ad esempio, in molti punti dei canneti, non ci si può calare in acqua e in tanti altri, a pochi metri da riva, già si sprofonda fino alla vita.

Ne consegue una grossa difficoltà a lanciare e a recuperare. La strippata infatti, risulta poco agevole, provocando anche fastidiosi dolori muscolari e infiammazioni, come è successo ad alcuni di noi.

E si, perché un conto è strippare verso il basso, seguendo la naturale discesa sui fianchi, e un conto è strippare lateralmente, ruotando il palmo della mano, oppure di fianco, nello stripping basket.

Ma torniamo all’acqua. Cosa determinava questa particolare situazione?

Il forte vento! …che, oltre a costringerci a pescare in litorali riparati dove poter lanciare “safety”, metteva in movimento il Baltico facendolo entrare nelle lagune.

 


Raffiche anche a 60 km/h!

 

Ma c’è anche l’effetto contrario: lo stesso vento, se proviene da Sud, ne rallenta invece la penetrazione.

 



Le frecce stanno a indicare le bocche d'entrata dell'acqua di mare.

                                                                  

Rugen, infatti, è una specie di “vaso comunicante”, composto principalmente da due grosse lagune. Prima si riempie il Kubitzer, più esposta e vicina al mare e poi il Jasmunder, che riceve acqua dalla bocca di Breetzer, una strettoia collegata al resto dell’isola da un servizio di ferry boat.

Lo sbalzo è importante: va dai 60 cm ai 120 cm!

Ma non vanno in tandem le due lagune, pur essendo ambienti simili.

Esiste infatti un effetto “rimbalzo”, che solo una guida esperta ne è a conoscenza.

La competenza e la preparazione sull’isola da parte di Berndt è impressionante.

Ci ha portato in posti mai visti e pescati fino ad allora, alcuni veramente affascinanti e proficui.

 

 
Bello scatto a Berndt, se lo merita tutto!

Vorrei aggiungere un parere personale: una guida in un posto come Rugen, è indispensabile.

Mai mi addentrerei in acque e fondali non conosciuti e il servizio che offre, in termini di sicurezza, conoscenza del territorio e degli elementi atmosferici, slamatura, cambio dell’artificiale/finale, foto…è insostituibile.

Purtroppo la taglia non è stata irresistibile, con “solamente” un paio di paperi over 90, mentre il numero totale di pesci assolutamente soddisfacente per tutti.

In compenso la temperatura dell’acqua si aggirava sui 13°-14°, fattore che non costringe ancora un pescatore a usare i guanti...ed è un bel vantaggio!

L’attrezzatura è sempre la stessa: un paio di robuste canne 9#10, una coda sink, un’intermediate e una floating, quest’ultima spesso in abbinamento con un polyleader “fast sink” da salmoni/steelhead da 5 piedi.

Per evitare i terribili dentacci dei lucci, si armava il solito cavetto in titanio da circa 25 lb, in tandem con i Fastach Clip a sgancio rapido, dimostratisi i più affidabili in tutte le prove che abbiamo fatto in questi anni.

Completa la dotazione una pinza a becco lungo, qualche cavetto di riserva, una rocchetta di fluorocarbon dello 0,42, un tronchesino e una scatola di artificiali.

Personalmente mi porto anche un piccolo kit con salviettine disinfettanti Citrosil e cerotti, e guarda caso, sono stati ampiamente utilizzati.

I denti dei lucci sono un misto tra spilli e rasoi.

Un’opercolare imprecisa o frettolosa vi lascia sulle dita delle dolorose lacerazioni, difficili da rimarginare nell’immediato.

Di solito ci si divideva: tre in acqua in un punto e gli altri tre 200-300 metri dietro, cosi non si pescavano mai le stesse zone, fatto quest’ultimo più psicologico che altro, infatti spesso, sono stati presi pesci dopo il passaggio dei primi.

Il luccio è sicuramente un pesce poco democratico!

L’unica regola certa…forse…è che la mosca deve stare in acqua!

Con questo terzo articoletto non credo di poter aggiungere altre informazioni su Rugen, quindi la mollo qui, lasciando parlare le immagini al mio posto.

 

 
La spedizione, da sin: Balboa, Luca Prono, Paolo Di Lernia, Michael Menardo, Giacomo Catellani, Alberto Fagherazzi e Berndt.

 

Giacomo Catellani, il veterano!

 



 
 


 

Alberto Fagherazzi, veneto di grande esperienza, al suo primo viaggio in Pomerania.

 



 

Paolo Di Lernia, oramai affetto da Rugenite acuta!

 

 
 




Paolo salva un uccellino caduto in acqua a causa del vento.

 

Luca Prono…Rugen non ha più segreti per lui!

 


97 cm!!!

 
 

Luca lancia di rovescio, per evitare il vento. 

 

Michael Menardo, una macchina da guerra!

 

 
 

Sue, tra l’altro, quasi tutte le mosche che abbiamo usato.

 

 

 

Balboa

 

 
 
 
 
 
 
 
 

Varie

 

 
Questa foto rende bene l’idea dei livelli che abbiamo trovato.
 
 
 
Si cerca di pescare sotto vento.
 
 
 
Non poteva mancare anche qualche bella ramata d’acqua!
 
 
 

 
L’ultimo giorno, il più complicato in assoluto! 
Il vento e i livelli ci hanno pesantemente messo in difficoltà.

 

 
 

By by Rugen, alla prossima…forse!

Valerio “BALBOA” Santagostino




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