ITA - Sfida alla carpa
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- Scritto da Antonio Napolitano (Flyaenne)
Quando penso alle specie pesci che potrei insidiare a mosca mi vengono in mente tantissime tipologie.
Quando decido un target, mi piace scegliere i pesci più difficili ma anche il modo più difficile di approcciarli ... e spesso questo si trasforma in una vera e propria sfida personale.
Questa volta l'obbiettivo è pescare una grossa carpa, a vista, in un fiume con acqua veloce e cristallina.
Forte (o almeno credevo) della mia esperienza di pesca di trote a vista, acquisita negli anni in vari contesti, mi son detto: “Beh! Che ci vuole, tanto sarà più o meno la stessa cosa.”, anche perché, di carpe a mosca, ne avevo già pescate in passato ma sempre in cava o comunque in acque ferme e spesso torbide e … ovviamente non è la stessa cosa.Per prima cosa individuare una location adatta, ovvero un fiume di fondovalle con la giusta conformazione, portata d’acqua e una buona presenza di ciprinidi.
Poi preparo il set up ovvero:
- Canna 9 x coda 6
- Finale 12’ a cui abbino un tippet dello 0,20 di circa 1,50-1,80 mt
- Occhiali polarizzati (INDISPENSABILI)
- Mosche (poi vedremo quali)
- Guadino
Mi reco sul posto e so che dovrò camminare molto per cercare i pesci ma soprattutto una volta individuati so che dovrò osservare attentamente il loro atteggiamento, per evitare approcci sbagliati
Mi trovo sul fiume ma resto fuori dall’acqua ed inizio a risalirlo cercando le sagome in movimento sul fondo.
A differenza di quando vado alla ricerca di trote, pescando a vista, non so dove cercare i pesci, non so dove stazionano e quali potrebbero essere i principali riferimenti.
A questo punto do una bella pulita alle lenti dei miei “fidati” occhiali polarizzati e facendo un passo alla volta inizio a scannerizzare il fiume per tutta la sua larghezza, a risalire fino a perdita d’occhio.
Poi faccio altri 3-4 passi, mi fermo e ripeto la stessa cosa.
Quando si pesca a vista è fondamentale avere una buona visibilità, per questo è importante avere delle condizioni meteo favorevoli, possibilmente con tanto sole e poco vento.
Ho già percorso 50-60 mt e per adesso nulla di fatto.
In una bellissima lama di corrente vedo un bel gruppo di cavedani in attività frenetica intenti a bollare come se non ci fosse un domani, ma mi impongo, con forza, di non considerarli perché sono qui per un altro motivo. Anche se la tentazione di lanciare una bella formichina su uno di quei cavedani giganti è tanta, cerco di resistere e continuare per la mia strada.
L’abitudine a cercare i pesci (specie le trote) nel sottoriva, mi porta a dare meno importanza alla parte centrale del fiume e proprio mentre faccio questa riflessione, sposto lo sguardo e individuo una grossa carpa a circa 15mt dalla mia sponda, è un pesce bellissimo, molto grosso, farà almeno 3-4kg ed è impegnato a mangiare a ridosso di un ciuffo di alghe.
Non ho ancora montato la mosca, devo anche tirare fuori la coda e finale dal mulinello e mentre lo faccio, con la coda dell’occhio cerco di controllare il pesce che continua a mangiare tranquillo.
Scelgo la mosca, un amo del #8 con delle codine di ciniglia rossa e due occhietti abbastanza pesanti, inizio il volteggio, mentre cerco di calibrare la lunghezza del lancio prima della posa, la grossa carpa fa uno scatto e se ne va probabilmente spaventata … dico ok, ho sbagliato, mi ha visto!
La prima è andata, pazienza!
Mi rimetto subito alla ricerca di altri pesci, mentre riprendo il mio cammino, noto che la carpa che ho appena spaventato non solo è fuggita via, ma ha messo in allerta altre 2 carpe che si trovavano poco distanti. Me ne accorgo dalle ingombranti nuvole di fango che hanno sollevato nel momento dello scatto per la fuga.
A questo punto mi siedo a terra e faccio un reset mentale prima di ripartire.
Poco dopo avvisto un’altra sagoma in movimento, resto basso e immobile per non farmi vedere e nel frattempo inizio a studiare la strategia da utilizzare.
Il pesce si trova non lontano dalla sponda in acqua profonda circa 50-60 cm e continua a cercare cibo con un ritmo frenetico, è una buona occasione.
Considerando la velocità della corrente e la profondità dell’acqua decido di lasciare lo stesso artificiale di prima. Stando basso, cerco di posizionarmi a monte di circa 10 mt rispetto a lui per tentare di mettergli la mosca davanti con un reach cast.
Devo stare attento con i volteggi e cercare di fare scendere la mosca lungo la sua stessa linea di corrente riducendo al massimo il dragaggio facendo i mending giusti e cedendo coda.
Il lancio mi sembra buono e grazie alla trasparenza dell’acqua riesco a vedere nitidamente il pesce scartare e risucchiare letteralmente la mia mosca, a quel punto ferro di coda e mi alzo in piedi per cercare di gestire al meglio una fuga strepitosa che mi porta via subito 20 mt coda e … dopo una pausa si arriva addirittura al backing!
Finita la seconda fuga inizio a forzare il recupero, la mia canna è tutta piegata e la carpa, davvero grossa, decide di partire verso valle e imbarcare il correntone, la frizione fa il suo lavoro ma quando decido di forzare nuovamente il pesce accade quello che temevo, ha spaccato tutto!
In questo momento ho il pieno di adrenalina e la voglia di riscatto mi porta subito a cercare un’altra carpa, per cui mi rimetto subito in pista.
Sono concentratissimo e i miei occhi sono focalizzati solo sulle sagome da cercare, sagome che compaiono dal nulla e si materializzano da li a poco, ecco un bel gruppetto di carpe in cruising.
Ce ne sono di piccole, medie e grosse, a questo punto, per me, l’importante è catturarne una al di là della taglia.
In quel punto del fiume la corrente è lentissima, quasi ferma e il rischio di spaventare i pesci con la semplice posa del finale è davvero alto. Strisciando a terra come un ninja, cerco di posizionarmi in un punto in cui la mia ombra non invada la strike zone e rimango fermo ancora qualche istante prima di lanciare. Voglio essere sicuro di non avere nessuno dei pesci rivolto verso di me e quindi di non essere visto.
Tutto ok, lancio un po' lungo a dir la verità ma va bene, faccio affondare la mosca senza strippare, quando è completamente immersa e adagiata sul fondo resto fermo e aspetto che una delle carpe si avvicini … solo a quel punto do un colpetto di coda (e non di vetta che resta bassa per evitare di spaventarle con il riflesso). La mosca che esce dal fondo crea una nuvoletta di fango, ecco che una delle carpe si gira e va verso la mosca, resto immobile in attesa del momento buono per la ferrata, ferrata che arriva non appena vedo il pesce posizionarsi in tailing e aspirare la mia mosca.
Ferrata giusta, il pesce parte ma subito dopo lo perdo, purtroppo si è slamato.
Per oggi la lezione può bastare e decido di tornare a casa e studiare la rivincita, devo riordinare le idee e capire cosa perfezionare e soprattutto come.
Prima di andare via noto che il gruppetto di cavedani è ancora li, ce ne sono diversi e continuano a bollare, per cui mi concedo un piccolo extra, cambio il finale, monto un piccolo terrestrial e ne catturo un paio, bellissimi ... ci voleva proprio, specie per il morale ;-) ma adesso torno a concentrarmi sulle carpe.
Ho affrontato tante sfide con pesci spesso difficili da ingannare ma questa, devo dire, è per me una delle più complicate ma sono motivato e concentrato e il mio ottimismo sfrenato mi dice che è solo questione di tempo. Di sicuro si tratta di un’esperienza totalmente diversa dagli incontri avuti finora con le carpe catturate a mosche nei laghetti ma questa è molto più entusiasmante.
Questa sfida mi piace perché si uniscono tanti elementi che l’accomunano alla pesca a vista delle grosse trote. Pesca che tanto “amo”, dove la ricerca, l’avvicinamento, la tecnica e la precisione fanno la differenza ... direi che è addirittura ancora più avvincente.
Rieccomi di nuovo sul fiume, sono conscio del fatto che gli eventuali esperimenti potrebbero portarmi ad avere successo ma anche ad avere scarsi risultati.
Ho provato ad alleggerire l’attrezzatura utilizzando una canna 9 piedi per coda 5 per avere un approccio più light e discreto ma la presenza di vento ha complicato le cose.
Ho provato anche a cambiare le diverse tipologie di mosche passando da quelle di reazione alle tradizionali imitative, tipo ninfa di libellula ... ho riscontrato un maggiore interesse verso le ninfe di piccola taglia rispetto alle appesantite che già dal momento del “plic” (momento in cui cadono in acqua) facevano insospettire e spesso fuggire via le carpe.
Ho provato anche ad utilizzare lo strike indicator, ma anch’esso, al minimo movimento sbagliato (dragaggio, posa rumorosa ecc.) riduceva al minimo le probabilità di successo.
A questo punto ho capito che per ogni pesce avvistato avrei avuto una sola possibilità, ho capito anche che una carpa in piena corrente mi avrebbe si dato maggiore possibilità di essere catturata ma la stessa corrente si sarebbe trasformata nella perfetta via di fuga con il pericolo di perdita del pesce. Al contempo un’acqua lenta mi avrebbe creato maggiore difficoltà nella cattura ma meno possibilità di fughe impetuose e quindi migliore gestione nel combattimento.
Ricordo che sto usando un tippet dello 0,20 che tiene circa 4,2 kg, potrei anche aumentare il diametro ma poi perderei naturalezza dell’artificiale e soprattutto potrebbe aumentare la sospettosità dei pesci che non perdonano nulla, neanche il minimo particolare.
Mi concentro in questa zona dove il fiume rallenta e vedo girovagare 3-4 belle carpe, ormai il rito è automatizzato, resto basso e mi preparo tirando fuori 10-12 mt di coda, libero dalla vegetazione il finale e mi tengo pronto con la mosca nella mano sinistra e la canna nella destra.
Scelgo di seguire la carpa più grossa che se ne va in giro mangiucchiando qualcosa sul fondo e sembra abbastanza tranquilla, mi passa davanti e a quanto pare non mi ha visto, si posiziona a circa 10 mt dalla mia postazione. Ricomincia e picchettare con la testa sul fondo portando fuori dall’acqua la sua coda maestosa, colorata di un giallo-arancione accesi dai riflessi del sole che in quel momento mi stava accecando complicando non poco le operazioni ma non posso rimandare e dunque lancio la mosca vicino alla carpa che al momento non sembra interessata. Aspetto 10 secondi e recupero con le dita qualche cm di coda senza strippare, mettendo la piccola ninfa davanti al pesce, sono secondi ad alta tensione ma resto calmo e aspetto finché vedo la bocca della carpa aprirsi e aspirare la ninfa, capisco di avere una frazione di secondo per ferrare prima che il pesce ...
... sputi il mio artificiale, ma sono pronto, ho la coda che scivola tra le dita e l’impugnatura della canna e sono perfettamente a contatto con l’artificiale, devo solo tirare indietro il più possibile la coda con la sinistra restando con la canna bassa e in linea e attendere che il pesce parta per la sua solita fuga con la mia ninfa in bocca… ed è proprio quello che accade! Questa volta non vedo grandi ostacoli per cui mi affido alla frizione del mulinello e ai nodi che ho controllato 7 volte prima di lanciare, nella mia testa continuo a ripetere che è tutto sotto controllo e alla fine riesco a portare questa bellissima carpa regina nel guadino.
La tengo in acqua e mentre lei si riposa io scatto alcune foto e resto incantato dalla bellezza della livrea, dei colori e soprattutto della sua forza che durante il combattimento mi ha davvero impressionato.
Dopo il rilascio mi sdraio a terra per gustarmi quel momento quanto basta per imprimerlo nella mia personale memoria, accanto alle più belle ed emozionanti esperienze di pesca vissute in prima persona. Nei giorni successivi, seguiranno altre catture e altri pesci persi ed è ormai certo, la pesca a mosca alla carpa a vista sul fiume, mi ha letteralmente stregato, per gli spunti tecnici che offre, per l’adrenalina, per la bellezza e la forza di questo pesce fantastico.
Di seguito riporto alcune tra le mosche da carpa più famose (prese dal web):
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