1 Novembre 2024
foto presa dal web
Il ponte coperto di Pavia
Qualcosa di magico lo deve avere questo ponte, se è riuscito a stregare anche un genio dell’umanità come Albert Einstein.
Egli infatti, durante le pause universitarie, amava trascorrere dei periodi proprio a Pavia, dove i genitori possedevano l’officina Einstein-Garrone, importante fabbrica elettrotecnica dell’epoca.
E deve averlo percorso molte volte in bicicletta per recarsi nell’Oltrepò a fare quelle scampagnate che tanto amava.
In questa bella cittadina sembra che abbia avuto anche "un’amicizia speciale” con Ernestina Marangoni, la quale, dopo la guerra, si rivolse proprio al nostro Albert chiedendogli, oramai famoso, un aiuto per la ricostruzione di questo monumento iconico, dalla silhouette elegante e leggera, devastato dai bombardamenti.
E come tutti i ponti che si rispettano, anche "il pavese" è soprannominato “Il ponte del diavolo” e ovviamente non può mancare la leggenda del solito Lucifero che cercò in tutti i modi di impossessarsi dell’anima del primo viandante che lo avesse attraversato.
E qui interviene il divino…e nel nostro caso, l’arcangelo Michele, che suggerì ai pavesi di far attraversare per primo il ponte a un caprone.
Detto fatto…gabbato l’odioso diavolo!
Mi domando: ma quanti animali sono stati sacrificati al diavolo! Menomale che nell’antichità non c’erano ancora gli animalisti!
A fine ottocento, il ponte resistette anche alle mine poste dai genieri austriaci per fermare l’avanzata delle truppe napoleoniche.
Zampata del Corso o graffiata diabolica?
Chissà…il mistero rimane…