La fotografia macro
LA FOTOGRAFIA MACRO - Prima parte
di Marco Oliosi (Oio)
INTRODUZIONE - Per fotografia macro si intende la fotografia a ingrandimenti sostenuti. Come termine di paragone si prende in considerazione il formato della pellicola 35mm perché standard da anni e quindi 1:1 in pellicola equivarrà a fotografare un oggetto largo 36mm e alto 24mm a pieno formato. Naturalmente con le attuali Reflex digitali con sensore ridotto il rapporto cambia ma per non fare confusione nella classificazione è consigliato fare i confronti con il 35mm. La fotografia Macro comprende tutte quelle foto realizzate con rapporti compresi tra 1:1 e 10:1. Mentre tutti gli altri più grandi di 1:1, quindi 1:2,1:3,1:4 ecc. sono considerati Close-Up o fotografia ravvicinata. Oggi anche le compatte digitali riescono a passare il fatidico 1:1 ma avremo una distanza di ripresa molto bassa e quindi difficoltà a illuminare bene il soggetto vista la distanza ridotta.
In questo articolo andremo a illustrare la principale attrezzatura per poter realizzare foto macro. OBIETTIVI MACRO - Sono particolari obiettivi concepiti per questo scopo, arrivano a 1:1 e si possono trovare con focali che solitamente sono50mm, 60mm, 70mm, 90mm, 100mm o 105mm, 150mm, 180mm e 200mm. La differenza è data dalla maggior distanza di messa a fuoco a parità di ingrandimento. Un obiettivo da 100mm di solito genera un’immagine 1:1 a circa 30cm di distanza. LENTI CLOSE-UP - Sono lenti che si avvitano direttamente nella ghiera filtri delle ottiche e servono ad abbassare la distanza minima di fuoco (riducono la lunghezza focale dell’obiettivo in realtà) e quindi ad aumentare l’ingrandimento. Si trovano di vario tipo solitamente classificate in diottrie (+1,+2,+3 ecc.) e più è grande il numero maggiore sarà la “potenza” che avrà. Possono venire montate a “cascata” e in quel caso si sommano le diottrie. Quindi 3 lenti +1 +2 +3 saranno equivalenti a una +6 ma avremo perdita di qualità. Le lenti CLOSE-UP non assorbono luce e quindi non si avranno perdite di stop che a fronte di un costo limitato ci aiutano ad avere un discreto miglioramento nell’ingrandimento. ANELLI O TUBI DI PROLUNGA - Sono dei tubi privi di lenti disponibili in varie lunghezze e si applicano tra la fotocamera e l’obiettivo. Servono ad aumentare la lunghezza focale dello stesso, distanziandolo dal sensore e permettendo di mettere a fuoco più vicino rispetto al limite dell’ottica stessa al naturale. Si possono trovare completi di contatti elettrici per la trasmissione degli automatismi di ripresa, non hanno particolari controindicazioni nella resa ottica ma fanno perdere luce in modo più marcato a seconda della lunghezza stessa del tubo. Si possono applicare a tutti gli obiettivi ma per avere una qualità ottima sono preferibili sempre gli obiettivi macro con cui passeremo, a questo punto, l’1:1. ANELLI INVERTITORI - Sono particolari anelli che applicati nella baionetta porta ottica della macchina rendono possibile avvitare un’ottica (solitamente un grandangolare) al contrario, quindi dal lato porta filtri e far si che l’ottica si trasformi in una potente lente d’ingrandimento. Questo comporta, come conseguenza, la totale perdita di automatismi e quindi la necessità di esporre manualmente e un fattore di ingrandimento altissimo ma quasi “fisso”, con una distanza di messa a fuoco molto ridotta. FLASH - I flash incorporati sulle macchine fotografiche solitamente danno una luce frontale molto dura e creano ombre troppo marcate. Quindi i flash esterni sono da preferire: i più usati sono i flash anulari circolari o a doppia parabola. CAVALLETTO - Ne esistono naturalmente di moltissimi tipi e in alcune situazioni ci possono essere di grande aiuto. Per esempio in condizioni di poca luce, usando l’autoscatto o un cavo flessibile ci permette di usare tempi lunghi. Inoltre possiamo usare le mani libere aiutandoci con dei pannelli riflettenti dirigendo il sole o la fonte di luce nel lato più scuro creando una schiarita. Questi sono gli strumenti che si possono usare “all’aperto”. Se siamo in studio/casa si possono usare anche “luci da studio” o, per esempio, cubi bianchi di tela dove poter collocare l’oggetto e illuminarlo da fuori con luci o flash per avere una luce molto diffusa e quasi priva di ombre. Nel prossimo articolo andremo ad approfondire questi e altri argomenti inerenti la fotografia macro. Marco Oliosi
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