Temolo (Thymallus thymallus)
Testo di Marco Riva, foto AAVV
Figura 1: temoli nel fiume (Video by Angelo Piller)
Sistematica e filogenesi
Superclasse: Pesci
Classe: Osteitti
Sottoclasse: Attinopterigi
Gruppo: Teleostei
Ordine: Salmoniformi
Famiglia: Salmonidi
Sottofamiglia: Timallini
Genere: Thymallus (Cuvier 1829)
Specie: Thymallus thymallus (Linnaeus 1758)
La sistematica del genere Thymallus attualmente è di difficile determinazione; la sua origine è poco supportata da reperti fossili e non è quindi possibile definire un quadro certo delle specie attualmente afferenti a questo genere.
Le specie appartenenti al genere Thymallus sono soggette a differenti interpretazioni e revisioni sistematiche. Una recente proposta di classificazione descrive cinque specie: Thymallus brevirostris (distribuito nella Mongolia nord-occidentale), Thymallus nigrescens (distribuzione limitata al Lago Khövsgöl), Thymallus Grubei (del bacino del Fiume Amur), Thymallus baicalensis (presente in due varietà, caratterizzate da una colorazione più chiara ed una più scura, a seconda dell’habitat pelagico o litorale) e Thymallus thymallus (di ampia distribuzione). Quest’ultima specie, di maggiore interesse per noi viene classificata con quattro sottospecie: Thymallus thymallus thymallus (temolo europeo), il Thymallus thymallus arcticus (temolo artico, distribuito in Siberia), il Thymallus thymallus signifer (distribuito in Alaska centrale e Canada), il Thymallus thymallus mertensi (distribuito principalmente in Kamchatca e nelle zone costiere dell’Alaska).
Figura 2: temolo del Rienza (Valerio Santagostino)
A questa classificazione, particolarmente articolata, si contrappone una più semplice, che si intendere prendere come riferimento. Secondo quest’ultima al genere Thymallus sono attribuibili due principali specie che comprendono varie forme localmente differenziate: il Thymallus thymallus (temolo europeo) ed il Thymallus arcticus (temolo artico). A queste si aggiunge un’altra forma, presente principalmente in Mongolia: il Thymallus brevirostris, avente caratteri distintivi che lo mantengono con classificazione a parte.
La filogenesi del temolo europeo (Thymallus thymallus) è da mettere in correlazione con i cicli geologico-climatici del Pleistocene, caratterizzato da una successione di periodi glaciali ed interglaciali che sono responsabili dell’attuale assetto zoobiogeografico della flora e della fauna europea.
Il Pleistocene, la più recente delle ere geologiche (primo periodo del quaternario, nel quale ci si trova tutt’ora), è caratterizzato quindi dalla successione di periodi freddi, le glaciazioni (in ordine cronologico le glaciazioni Gunz, Mindel, Riss e wurm, con i rispettivi periodi interglaciali), con periodi con clima più mite e a tratti subtropicale.
Durante le glaciazioni buona parte del territorio europeo era ricoperto da estesi ghiacciai, più simili ai plateau artici rispetto agli attuali glaciali vallivi dell’arco alpino.
Per quanto riguarda la fauna ittica si assiste in questi periodi freddi ad una contrazione della distribuzione delle specie, che vengono relegate in quelli che vengono definiti “rifugi glaciali”, separati gli uni dagli altri da enormi distese ghiacciate. La conseguenza di questa situazione è stata l’isolamento di popolazioni di specie ittiche che cominciarono a differenziarsi indipendentemente, adattandosi alle locali condizioni ambientali.
L’alternarsi degli eventi glaciali ha inoltre determinato grandi variazioni del livello dei mari; durante le glaciazioni l’enorme quantità di acque immagazzinate nei ghiacciai ha determinato un abbassamento dei mare e di conseguenza un avanzamento della linea di costa. Tale avanzamento ha sviluppato il reticolo idrico, permettendo alla fauna ittica di compiere spostamenti e di ricongiungere popolazioni prima isolate fra loro.
Figura 3: temolo dell’Unec (Valerio Santagostino)
Se da un lato quindi i rifugi glaciali hanno creato le basi per una differenziazione su vasta scala delle specie ittiche, dall’altro hanno favorito gli spostamenti e quindi l’omogeneizzazione delle popolazioni appartenenti ad una specie all’interno di uno stesso rifugio.
La glaciazione Wurmiana è stata l’ultima in termini di tempo ed è quella che ha determinato l’attuale assetto faunistico.
Nella porzione centro-meridionale del continente europeo si isolò il sistema del Danubio, molto importante perché interessato dalla copertura glaciale solamente nella sua porzione prossimale. Tale sistema ebbe comunque modo di interrompere e ricostituire connessioni con un sistema più settentrionale, il Reno, con il quale ad oggi condivide un simile assetto ittiofaunistico.
Un altro rifugio glaciale è costituito dai corsi d’acqua che sfociano in Adriatico. Il processo di orogenesi alpina ha quindi determinato la definitiva interruzione di comunicazioni con il resto del continente, creando un isolamento della comunità ittica, che si è differenziata nelle specie attuali,che si sono adattate alla particolare situazione ambientale. tra queste specie c’è il temolo cosiddetto “pinna blu” (adriatico), differente rispetto al ceppo danubiano (pinna rossa) oltre che la trota marmorata, la trota mediterranea ed altre specie endemiche del distretto adriatico.
Distribuzione
In Europa il temolo è di ampia distribuzione; l’areale va dal regno unito ad Ovest (ad esclusione dell’Irlanda) fino alla penisola scandinava verso nord ed ai monti Urali verso est. Scendendo verso il centro sud dell’Europa lo si ritrova in Italia ed in tutta l’area balcanica, fino al Montenegro. La distribuzione del temolo in Italia è limitata al bacino padano-veneto, dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia; si ha la presenza del temolo negli affluenti di sinistra del Po ed in vari corsi d’acqua piemontesi più a ovest.
Figura 4: distribuzione del Temolo; nelle aree puntinate è stato introdotto con successo (Fonte Northcote, 1995)
Questo è l’areale originario di distribuzione del temolo europeo, anche se ad oggi la specie è stata introdotta con successo in alcune altre nazioni o aree in cui prima era assente. In Italia il temolo è stato introdotto in alcuni corsi d’acqua del centro (Tevere, Velino, Nera) e di corsi d’acqua appenninici affluenti di destra del Po. Non sempre tali immissioni hanno dato esito favorevole.
In Italia la sua distribuzione è in contrazione ed in molti fiumi che in passato ospitavano buone popolazioni di questa specie, ora il temolo non è presente.
Morfologia
Per tutte le specie ittiche ci sono delle differenze a livello di popolazioni ed anche a livello individuale; tali differenze, a prescindere dal corredo genetico, possono essere determinate da vari fattori, quali la natura del substrato, le caratteristiche delle acque, l’età, il sesso, l’alimentazione e così via. Le caratteristiche morfologiche del temolo quindi possono variare sia come conseguenza di fattori ambientali che genetici.
Figura 5: temolo danubiano e temolo Presunto Padano (Marco Angelo Riva).
Per quanto riguarda il temolo ci sono comunque delle peculiarità morfologiche che descrivono sinteticamente e con precisione le caratteristiche salienti di questa specie.
Il temolo ha un corpo fusiforme ed allungato, con capo piccolo e poco appuntito. La forma del corpo è dipendente dall’età: in genere è quasi rettilineo nella porzione posteriore, mentre nella metà anteriore il dorso si presenta convesso e possente negli individui di dimensioni maggiori. Il corpo è compresso lateralmente e presenta una copertura di scaglie cicloidi di medie dimensioni con porzione libera a profilo esagonale. La disposizione delle scaglie
Figura 6: cattura di temolo (Valerio Santagostino)
suggerisce una striatura longitudinale. La disposizione ed il numero delle pinne è simile a quanto si osserva negli altri salmonidi; è presente la pinna adiposa, la coda è omocerca, con incisura mediana approfondita. Una caratteristica distintiva del temolo è la dimensione della pinna dorsale, alta ed allungata, con il margine libero convesso. Tale pinna rappresenta uno dei caratteri di dimorfismo sessuale più accentuati e nel maschio è più sviluppata rispetto alla femmina. Il dimorfismo sessuale consiste inoltre nel maggior sviluppo delle pinne anali e ventrali nel maschio. In periodo riproduttivo inoltre il maschio assume una colorazione mediamente più scura e subisce un ispessimento della pelle accentuato sul dorso e presso il peduncolo caudale. Sempre in periodo riproduttivo sulle scaglie dell’area caudale di entrambi i sessi compaiono dei “tubercoli nuziali” cornei, riconoscibili come puntini bianchi, che al termine della stagione cadono.
L’occhio del temolo è grande e fornito di una pupilla di forma piriforme con porzione appuntita disposta verso l’apice del muso.
La bocca è piccola e disposta in posizione sub-terminale, con mascella superiore leggermente avanzata, in modo che la disposizione della bocca sia leggermente infera. I denti sono piccoli e robusti, sebbene siano poco identificabili. Sono presenti anche denti sull’osso palatino.
Figura 7: temolo del fiume Gail (Marco Angelo Riva)
La livrea del temolo è varia, sia per le modificazioni indotte dall’ambiente (come accennato in precedenza), sia su base genetica. Nel nostro paese la presenza di nuclei più o meno significativi dell’originario ceppo “adriatico” (il cosiddetto “pinna blu”) viene accompagnata da popolazioni miste, geneticamente introgresse o costituite esclusivamente da temoli di provenienza transalpina, prevalentemente dal bacino danubiano; tali temoli hanno caratteristiche fenotipiche che li differenziano dalle popolazioni originarie del distretto padano-veneto.
È quindi difficile descrivere la livrea tipica di questa specie, alla luce delle considerazioni sulla presenza nel nostro paese di vari ceppi genetici di provenienza differente.
Biologia
Habitat
L’habitat del temolo è principalmente di acque correnti, sebbene sia presente spesso in laghi e mari poco salati, da cui risale negli immissari per la riproduzione.
I corsi d’acqua vengono comunemente suddivisi per convenzione in settori omogenei per caratteristiche morfologiche ed idrologiche; ogni settore ospita una comunità ittica peculiare ed il nome del tratto prende origine dalla vocazionalità ittica dello stesso. Il temolo, insieme alla trota marmorata, identifica una di queste zone, appunto denominata “zona del temolo o della marmorata”, tipica dei fiumi pedemontani e di alta pianura.
Figura 8: (sopra) Inn; (sotto) fiume Obrh (Valerio Santagostino)
Le altre specie che accompagnano il temolo nella zona a vocazione sono, il cavedano, il barbo canino, lo scazzone, la lampreda padana, il vairone, la sanguinerola etc.
Il temolo è una specie stanziale che non compie migrazioni significative, anche se in periodo preriproduttivo può compiere spostamenti anche di alcuni chilometri alla ricerca di aree idonee alla frega, risalendo anche corsi d’acqua secondari più adatti.
Il substrato è costituito in prevalenza da ghiaia e ciottoli e la tipologia ambientale più rappresentativa è la piana di fondovalle relativamente sgombra di ostacoli ed i raschi a velocità media con limitata turbolenza e flusso anche laminare. La pendenza non supera in genere il 7 per mille e la temperatura può anche arrivare in estate a 24°C.
Figura 9: Fiume Adda (sopra); fiume Aurino (sotto) (Valerio Santagostino)
Il temolo richiede quindi acque ben ossigenate, con concentrazioni di ossigeno che variano tra 7 e 10 mg/l; anche dal punto di vista della salinità il temolo sopporta discreti valori di concentrazione: nelle popolazioni del mar Baltico infatti il temolo vive in acque con concentrazioni variabili tra il 3 ed il 5,5 per mille; riesce a vivere e riprodursi anche in acque moderatamente acide, con pH anche di 5,5, mentre altri salmonidi non riescono a riprodursi con situazioni similari.
Il temolo è una specie stenoterma, che sopporta limitate variazioni di temperatura, e moderatamente frigofila, tipica di acque mediamente fredde. Questa specie preferisce temperature leggermente superiori rispetto alla trota fario; il range di temperatura cui vive il temolo nelle sue fasi vitali va dai 3-4 °C invernali, fino ad una temperatura vicina a 24 °C, sopportata però solo per brevi periodi; la temperatura ottimale è di circa 18 °C.
Ogni fase vitale necessita di habitat con caratteristiche differenti, che meglio rispondono alle esigenze specifiche del momento; quindi temoli appartenenti a differenti stadi vitali tendono a scegliere habitat differenti.
Le larve di temolo rimangono nella ghiaia per alcuni giorni dopo la schiusa fino a riassorbimento del sacco vitellino. Una volta emersi si portano lungo le aree marginali, caratterizzate da substrato ghiaioso sabbioso, profondità non superiore a 40 cm e velocità di corrente limitata. L’avannotto permane in quest’area fino ad un taglia di 2,5-3 cm, poi si sposta in una posizione al margine tra il litorale ed il flusso principale del corso d’acqua. Il temolo, crescendo, si sposta quindi in una porzione più centrale con substrato che poco alla volta diviene più grossolano (ghiaia, ciottoli e qualche sasso), la profondità è maggiore, mediamente di 50 cm, e sostano in corrente con velocità anche di 1 m/s.
L’adulto invece occupa la zona centrale del corso d’acqua, con profondità comprese tra 60 e 165 cm, con velocità di corrente mediamente di 1 m/s e substrato da medio a grossolano (sassi ed alcuni massi).
Anche la quota ha un suo peso nella distribuzione del temolo, sebbene si ritenga che i principali fattori limitante siano più in termini di trofia e di morfologia dell’alveo piuttosto che per fattori barometrici e climatici.
Alimentazione
Il temolo è un opportunista alimentare e si ciba prevalentemente della risorsa alimentare più disponibile e la sua dieta può variare significativamente a seconda delle stagioni.
Nelle prime fasi vitali il temolo si nutre di organismi molto piccoli, dei quali la frazione maggiore è costituita da larve di ditteri chironomidi, ben rappresentati nel substrato sabbioso e limoso che caratterizza l’habitat dell’avannotto del temolo. Per gli avannotti di temolo che vivono in ambienti lacustri anche la componente costituita dallo zooplancton è molto importante. Con la crescita il temolo inizia a predare sugli stadi larvali ed adulti dei principali insetti che si possono rinvenire, con un progressivo aumento delle dimensioni degli organismi predati.
Figura 10: rilascio di un temolo (Valerio Santagostino)
In prevalenza dunque si nutre di invertebrati bentonici, ma è stato osservato che gli adulti possono predare uova e anche piccoli pesci.
La posizione della bocca, leggermente infera, è ideale per la predazione di organismi che vivono sul fondo, ma è comune che il temolo si cibi di ninfe che vengono trasportate a valle nella colonna d’acqua o di insetti dalla larva acquatica in fase si sfarfallamento che. Soprattutto nei momenti in cui la “schiusa” di questi organismi (efemerotteri,tricotteri, plecotteri, ditteri etc.) si fa importante, il temolo si ciba quasi esclusivamente sul pelo dell’acqua.
La dieta comunque è molto varia e comprende, oltre che ai sopra citati insetti, anche molluschi delle famiglie degli Ancylidae e dei Physiidae, ma anche crostacei Asellidae e Gammaridae. Nella stagione estiva, in cui vi è una certa disponibilità di organismi terricoli che accidentalmente cadono in acqua, il temolo si nutre anche di imenotteri (tra cui molto importanti sono le formiche alate), lepidotteri, aracnidi e coleotteri.
La scelta dell’alimento principale avviene secondo il migliore compromesso tra apporto calorico e dispendio energetico per procacciarselo; in alcuni casi è meglio reperire poche grandi prede ed in altri casi invece è più conveniente optare su molte piccole prede facilmente raggiungibili.
Accrescimento
Il temolo è caratterizzato da un rapido accrescimento, almeno fino al terzo e quarto anno d’età; oltre questa età si ha un rallentamento nell’incremento ponderale e di lunghezza. Il tasso di accrescimento varia comunque a seconda della zona geografica, ma anche all’interno della stessa zona (ad esempio bacino padano –Veneto) si registrano tassi di accrescimento diversi. Queste differenziazioni sono da imputarsi principalmente a fattori trofici ed ambientali caratteristici per ogni corso d’acqua. Ad esempio l’elevata disponibilità alimentare e la presenza di acque non troppo fredde costituiscono i fattori ideali per una rapida crescita.
Il temolo europeo come dimensioni massime può arrivare a più di 60 cm per almeno 2 kg di peso; in letteratura sono state descritte catture di temoli anche molto più grandi (appartenenti al ceppo danubiano o artico), ma tali testimonianze sono molto lontane nel tempo e non supportate da evidenze documentabili, pertanto non ci si sente di avallare dati difficilmente verificabili e comunque poco verosimili. Si parla infatti di temoli con pesi che arrivano anche a 6,650 kg (Finlandia, 1956), 4,300 kg e 72 cm (Drava, Austria, 1955).
A titolo di esempio il temolo più grande mai catturato (1974, di cui si ha prova documentata) in Slovenia (fiume Vipacco, affluente dell’isonzo) era di 62 cm di lunghezza totale, per 1750 g di peso. Il record per quanto riguarda il regno unito è quello di un temolo di 53 cm di lunghezza alla forca e 1540 g di peso, catturato nel 1983 nel fiume Allen.
Il temolo è una specie a vita relativamente breve; la longevità dipende da molti fattori e dalla velocità di accrescimento. In corsi d’acqua del centro-sud Europa, caratterizzati da condizioni climatiche temperate, il temolo ha un accrescimento più veloce ed un’età media di circa 3-5 anni, anche se possono raggiungere i 5-8 anni d’età. Nei corsi d’acqua scandinavi e del nord Europa il temolo è soggetto ad un minor accrescimento e da una più maturazione sessuale successiva; l’età del temolo può salire anche a 13 anni, sebbene si tratti anche in questo caso di una minima frazione della popolazione. Si stima che in Italia, salvo pochi casi, l’età massima possa essere di 7 anni.
Figura 11: Larva di temolo, Valtellina (Marco Angelo Riva)
La maturità sessuale viene raggiunta generalmente ad un’età di 2-3 anni per il maschio e 3-4 per la femmina.
La sex ratio nel temolo è in genere di 1:1, sebbene nei siti di riproduzione siano in genere presenti più maschi che maturano mediamente un anno prima.
In particolare in territorio italiano gli accrescimenti portano ad una lunghezza di circa 13-18 cm al compimento del primo anno d’età, a circa 22-29 cm al compimento del secondo anno ed una lunghezza di 30-35 cm alla fine del terzo anno. Fino alla maturità sessuale quindi l’accrescimento è veloce; successivamente rallenta e le energie maggiori vengono spese per lo sviluppo delle gonadi e per le attività riproduttive.
In inverno l’accrescimento del temolo, come quello degli altri pesci, rallenta significativamente fino a fermarsi e riprende successivamente in primavera.
Riproduzione
La riproduzione del temolo nel nostro paese avviene in primavera, tra marzo e maggio. I fattori che maggiormente influiscono sulla fisiologia del pesce e lo inducono a iniziare le attività preriproduttive e della frega sono il fotoperiodo e la temperatura. L’aumento delle ore di luce e un aumento della temperatura quindi sono i fattori scatenanti della produzione di ormoni che permettono alle gonadi di maturare. Con l’avvicinamento della stagione riproduttiva divengono evidenti dei caratteri sessuali secondari di cui si è accennato in precedenza, quali comparsa di tubercoli nuziali e una colorazione scura, soprattutto nel maschio.
La temperatura dell’acqua determina le differenze annuali sul periodo della frega: a primavere miti corrisponde una riproduzione anticipata, mentre con primavere particolarmente fredde la riproduzione viene posticipata fino a quando ritornano le condizioni termiche ottimali.
Il temolo è comunque molto suscettibile a cambiamenti improvvisi di regime idrico; può capitare che un brusco raffreddamento delle acque in piena fase riproduttiva blocchi la maturazione anche per diverse settimane, salvo poi riprendere quando le condizioni tornano favorevoli. Se le condizioni ambientali per un periodo troppo lungo non tornano alla normalità, allora le femmine mature cominciano a riassorbire le uova e non depongono.
L’aumento di temperatura da 4 fino a 10 °C è lo stimolo iniziale per la maturazione. La temperatura ideale si colloca a circa 9 °C, ma il range di temperature in cui il temolo può riprodursi va da circa 6 a 14 °C. in alcune realtà italiane le temperature dell’acqua in cui si osserva l’attività riproduttiva sono: fiume Adda nella prima metà di aprile con temperature di 7-8°c; fiume Adige in aprile, 8-10°C; fiume Sesia anche a fine maggio, 9-11°C; fiume Isonzo (Soča) da metà marzo a fine aprile, a partire da 7°C.
Figura 12: siti idonei alla riproduzione del temolo (Marco Angelo Riva)
Il sito idoneo alla riproduzione viene scelto sulla base della disponibilità; gli individui dominanti occupano i posti migliori. Generalmente l’habitat idoneo alla frega ha substrato prevalentemente ghiaioso, con granulometria dei detriti da 1 a 3 cm di diametro. La profondità varia da pochi centimetri (a volte gli individui in frega escono con il dorso dall’acqua) fino a circa 65 cm (media di circa 40 cm), con velocità di corrente che varia tra 0,3 e 0,9 m/s.
Le uova hanno un diametro medio alla fecondazione compreso tra 2 e 3,5 mm, mentre dopo l’idratazione che avviene nella prima ora, ora e mezzo dalla fecondazione, le dimensioni aumentano fino a circa 3,2-4 mm. Le uova sono di colore che va dal giallastro all’arancione.
La fertilità relativa è estremamente variabile e sicuramente maggiore rispetto a quanto si osserva per le trote. In generale sono state osservate fecondità variabili mediamente da 10.000 a 20.000 uova per Kg di femmina, con minimi di circa 6.000 e massimi di 36.000.
La fecondità assoluta invece viene correlata ad alcuni fattori come la lunghezza, il peso, e l’età, sebbene quest’ultimo fattore sia meno importante. Infatti la fecondità relativa aumenta con la lunghezza e l’età, mentre diminuisce quando il peso dell’animale supera i 600 g.
Il periodo di incubazione delle uova è variabile e dipende dalla temperatura di incubazione; il temolo ha un periodo variabile, che si attesta mediamente a circa 200 gradi/giorno. Alcuni autori riportano che le uova non giungono alla schusa se permangono a temperature inferiori a 5°C o superiori a 16°C.
Il comportamento riproduttivo del temolo è per certi versi simile a quanto si osserva per altri salmonidi.
Nel periodo della frega gli individui maturi si portano nei siti idonei; i primi ad arrivare sono i maschi, che hanno un periodo di fertilità molto più prolungato e si possono “permettere” di aspettare le femmine che man mano maturano e si portano nei siti di riproduzione.
In questo periodo la naturale aggressività del temolo nei confronti dei conspecifici si intensifica; gli individui dominanti occupano i punti migliori, scacciano gli eventuali intrusi e dimostrando una certa territorialità. Le aree idonee possono avere un’estensione anche inferiore ad 1 m2, così come misurare anche 5 m2; un fattore importante è la segregazione visiva da parte del temolo; possono coesistere vari punti idonei nella stessa area di frega, ma è importante che siano suddivisi da ostacoli che impediscono il contatto visivo tra i pesci che vi stazionano.
Anche le femmine possono dimostrare aggressività nei confronti di individui di entrambi i sessi.
Quando la femmina è pronta per la deposizione si avvicina al maschio prescelto arcuando il dorso e ripiegando la pinna dorsale. A questo atteggiamento il maschio risponde con un movimento vibratorio di tutto il corpo affiancandosi alla femmina; la sua pinna dorsale viene piegata verso la femmina e la porzione posteriore del corpo si ripiega su quella della femmina costringendola verso il basso. A questo punto anche la femmina inizia a vibrare, inarca il corpo in modo da schiacciare la porzione pelvica ed anale contro il substrato. Il violento movimento della femmina determina lo scavo di una buca in cui vengono deposte e fecondate le uova, poi ricoperte di substrato. L’apice dell’atto è evidenziato da entrambi i sessi spalancando la bocca. Terminata la deposizione il maschio rimane sul posto (anche per circa 2 settimane per le aree di maggiori dimensioni) e la femmina viene scacciata.
Tipicamente le attività di accoppiamento avvengono durante il giorno, nelle ore pomeridiane quando la temperatura delle acque è un po’ superiore, mentre sono meno diffuse nelle altre fasi della giornata.
Approfondimenti
È noto che il temolo è particolarmente suscettibile alle alterazioni della qualità delle acque e del suo habitat. Le artificializzazioni dell’alveo, l’alterazione del regime idrologico indotto da fattori antropici (prelievi a scopo idroelettrico e irriguo), la predazione da parte degli uccelli ittiofagi (il cormorano in primis) hanno determinato una progressiva rarefazione delle popolazioni di temoli in Italia.
A seguire si riportano i link a contributi PIPAM inerenti il temolo e le problematiche associate:
Differenze tra temolo padano e temolo danubiano
http://www.pipam.it/index.php?option=com_content&view=article&id=210:differenze-tra-temolo-padano-e-temolo-danubiano&catid=52&Itemid=73
Temolo_mannaro: http://www.pipam.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2404:il-temolo-mannaro&catid=61&Itemid=85
Convivenza trote e temoli:
http://www.pipam.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2420:convivenza-nello-stesso-ambiente-di-trote-e-temoli&catid=61&Itemid=85
riproduzione temolo
http://www.pipam.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2412:riproduzione-temoli&catid=61&Itemid=85
rischi di introduzione di temoli alloctoni
http://www.pipam.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2426:rischi-introduzione-ceppi-di-temolo-alloctoni&catid=61&Itemid=85
Album
Figura 13: temolo probabile padano (valsesia)
Figura 14: temolo probabile padano (Valsesia)
Figura 15: temolo in canna, Gail (Marco Angelo Riva)
Figura 16: temolo del Gadera (Marco Angelo Riva)
Figura 17: carcassa di temolo femmina predato (Marco Angelo Riva)
Figura 18: cattura di temolo (Valerio Santagostino)
Figura 19: cattura di temolo (Valerio Santagostino)
Figura 20: temolo del Rienza (Valerio Santagostino)
Figura 21: Rilascio di un temolo (Valerio Santagostino)
Figura 22: cattura e rilascio (Valerio Santagostino)