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Trota fario (Salmo [trutta] trutta)

 Testo di Marco Riva, foto AAVV

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Questa scheda intende descrivere le caratteristiche morfologiche, biologiche ed ecologiche della trota di torrente, comunemente nota come trota fario. Nello specifico ci si riferisce alla forma europea che viene definita come “trota fario di ceppo atlantico”, che ad oggi è la forma di trota che si ritrova più comunemente nelle acque interne italiane.

 

Cenni di Sistematica e classificazione delle varie forme

 

Superclasse:                                  Pesci

Classe:                                           Osteitti

Sottoclasse:                                   Attinopterigi

Gruppo:                                         Teleostei

Ordine:                                          Salmoniformi

Famiglia:                                       Salmonidi

Sottofamiglia:                               Salmonini

Genere:                                         Salmo

Superspecie                                  Salmo trutta

*Emispecie:                                   Salmo (trutta) trutta (Linnaeus 1758)

 

Nella classificazione proposta la trota fario (Salmo [trutta] trutta, Linnaeus 1758) può essere considerata una emispecie della superspecie Salmo trutta.

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Figura 1-6: esempio di alcune livree della trota fario, a dimostrazione dell’estrema variabilità tipica della specie (foto: Valerio Santagostino; Paolo Fortunati)

 

Si deve comunque ricordare che la sistematica e la filogenesi delle trote europee tutt’ora costituisce un argomento estremamente controverso. Questa situazione è determinata da vari motivi: primo tra tutti l’estrema variabilità di buona parte dei caratteri morfologici e meristici quali il colore della livrea, le puntinature, il numero dei raggi delle pinne, il numero delle vertebre, la disposizione e dimensioni della dentatura, il numero e la posizione dei denti sullo stelo del vomere, vari caratteri biometrici e così via.

Il mondo scientifico è tutt’ora diviso in varie correnti di pensiero che attribuiscono alle trote europee in generale ed italiane nello specifico nomi differenti e posizioni sistematiche diverse. Anche il progredire delle conoscenze genetiche non risolve la questione: studi di genetica molecolare hanno in alcuni casi dimostrato un’origine polifiletica di forme anadrome o sedentarie, mentre altri studi hanno dimostrato come popolazioni morfologicamente simili derivano invece da progenitori differenti.

 

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Figura 7: 49 cm (Foto: Paolo Fortunati)

 

Ad oggi è difficile dire quale di questi sistemi sia più o meno corretto; una delle  fino a pochi anni fa in Italia (Gandolfi et al. 1991) distingueva tre forme principali di trota, per cui alla superspecie Salmo trutta vengono attribuite tre principali “linee genetiche” o emispecie: Salmo [trutta] marmoratus (trota marmorata), Salmo [trutta] macrostigma (trota macrostigma) e Salmo [trutta] trutta (trota fario). A queste poi si aggiungevano altre specie locali, come ad esempio Salmo fibreni (carpione del Fibreno) e Salmo carpio (carpione del Garda).

Recentemente sono state proposte ulteriori classificazioni, tra cui quella proposta dall’AIIAD (Associazione Italiana Ittiologi Acque Dolci), di cui si riporta per sommi capi una suddivisione operata considerando forme differenti (ESUs: Evolutionary Significant Units) che superano il concetto per molti versi obsoleto di specie, attribuendo loro invece le caratteristicheproprie di una o più popolazioni parzialmente differenziate dal punto di vista genetico a seguito di una separazione evolutiva significativa.

Secondo questa classificazione le trote presenti in Italia, appartenenti al genere Salmo, vengono così identificate:

  • Salmo trutta (trota fario). Distribuzione atlantica e danubiana.
  • Salmo marmoratus (trota marmorata). Distribuzione: pianura Padana, Croazia e Slovenia.
  • Salmo cettii (trota insulare o trota sarda, ex macrostigma). Distribuzione: presente in Sardegna e Sicilia, laghi di Posta Fibreno e Ninfa e in alcuni corsi d’acqua tirrenici.
  • Salmo ghigii. (trota appenninica o adriatica). Distribuzione: bacini appenninici adriatici e tirrenici.
  • Salmo fibreni (carpione del Fibreno). Distribuzione: lago di Posta Fibreno.
  • Salmo carpio (carpione del Garda). Distribuzione: lago di Garda

Per quanto riguarda invece la trota lacustre, non viene considerata un’entità distinta, bensì un ecotipo della salmo trutta e della salmo marmoratus. In parole povere la lacustre non è altro che un individuo di fario o di marmorata che adattandosi a vivere nei grandi laghi, ha acquisito delle caratteristiche morfologiche e fenotipiche peculiari.

Ad ogni modo non è intento di questa scheda approfondire questi aspetti, sebbene importanti, bensì descrivere in seguito le caratteristiche della trota fario (atlantica), che la si chiami Salmo trutta o Salmo [trutta] trutta.

 

Distribuzione

La trota fario ha una distribuzione originaria vasta; è nativa dell’Europa settentrionale e centrale; i confini orientali sono probabilmente rappresentati dalla catena montuosa degli Urali, mentre a sud-est il limite è il bacino del Lago Aral. Gli autori stranieri definiscono come areale originario anche le coste europee che si affacciano sul mar Mediterraneo ed anche i monti dell’Atlante in Marocco. Questa distribuzione non tiene in considerazione la distinzione tra ceppo mediterraneo e ceppo atlantico di trota di torrente, e comprende quindi entrambe le forme.

Nell’immagine che segue si riporta la distribuzione Europea della trota fario, distinta come nativa ed introdotta.

 

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Figura 8: areale nativo della trota fario (atlantica) e aree di introduzione più recente (fonte: Ittiofauna.org).

 

Nel tempo la fario è stata introdotta in almeno 24 paesi sparsi in tutto il mondo. È stata introdotta in Nord e Sud America, in Asia e nel continente Australiano (Nuova Zelanda compresa). Le motivazioni della sua introduzione sono molteplici; innanzitutto è una specie molto adattabile, che riesce a colonizzare un’ampia varietà di ambienti, ha una buona reputazione come pesce alimentare ed è un eccellente pesce sportivo. Fondamentalmente i coloni europei in tutto il mondo hanno pensato di importare nei paesi dove si erano trasferiti anche questa specie originaria del continente europeo, come fonte alimentare e come pesce sportivo. Le prime introduzioni accertate sono state effettuate nella Russia asiatica nell’anno 1852. Successivamente altre introduzioni significative furono operate negli anni 1867-1885 in Nuova Zelanda, negli anni 1883-1887 in Nord America, in Australia nel 1888, in Sud Africa nel 1890 ed in Sud America negli anni 1904-1938.

Attualmente la trota fario è considerata una tra le 100 specie più invasive.

 

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Figura 9:  distribuzione attuale della trota fario (fonte: internet).

 

Le prime introduzioni della trota fario in Italia sono incerte; sono state effettuate nell’ottocento e provenivano dai primi allevamenti del nord Europa.

Attualmente la presenza della trota fario è estremamente comune e diffusa in tutta la penisola, in Sicilia e Sardegna, a tal punto che la permanenza di relitte popolazioni di trota di ceppo mediterranea (anche in questo caso: macrostigma, mediterranea o comunque la si voglia chiamare) è a serio rischio.

Nel bacino del fiume Po la presenza di trota fario sta mettendo a rischio le popolazioni di trota marmorata, con la quale si ibrida.

 

Morfologia

La morfologia della trota fario è caratterizzata da una certa variabilità, in accordo con la variabilità genetica di questa specie. In generale però le differenze principali si riscontrano per i caratteri fenotipici, piuttosto che per le proporzioni e la morfologia del corpo.

 

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Figura 10:  particolare della bocca (Foto: Paolo Fortunati)

 

Il corpo è fusiforme ed allungato; il capo è piuttosto grande e la bocca, in posizione mediana, è grande. La mascella superiore arriva fino al bordo posteriore dell’occhio. La dentatura è robusta e formata da numerosi denti appuntiti i denti del vomere sono distribuiti su due file (a differenza ad esempio della trota marmorata in cui i denti vomerini sono allineati in una sola fila). Le pinne sono normalmente sviluppate; quelle ventrali sono inserite posteriormente rispetto alla prima pinna dorsale; la caudale è moderatamente concava. Il corpo è ricoperto da scaglie cicloidi di piccole dimensioni. La linea laterale decorre sui fianchi in posizione mediana.

Per quanto riguarda i caratteri meristici (quelle caratteristiche che possono essere contate e che contraddistinguono entro certi ranges delle specie), i principali sono il numero di scaglie lungo la linea laterale (110-120), il numero di raggi della pinna dorsale (11-15), i raggi della pinna pettorale (13/14), i raggi della pinna anale (10-11), il numero delle appendici piloriche (dell’apparato digerente: 43-67), il numero di vertebre (53-61), i denti della testa e dello stelo del vomere (rispettivamente 4-7 e 9-18).

Per quanto riguarda la livrea, sono presenti numerosissime possibilità di colorazione, maggiormente date dalla provenienza degli stock di allevamento. Si deve infatti ricordare che tutte le trote fario di ceppo atlantico presenti in Italia, provengono originariamente da allevamenti nord europei ed a seconda dell’areale di origine presentano livree differenti.

 

 

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Figura 11:  bella fario dell'Adige (Foto: Valerio Santagostino)

 

Ci sono quindi trote con un numero elevato di punti sia rossi che neri, oppure quelle con pochi punti di grandi dimensioni, solo neri o sia neri che rossi, trote per cui la colorazione è uniforme, senza particolare evidenza di punteggiatura.

Alcune caratteristiche della livrea delle trote fario è anche determinata dagli ambienti in cui le stesse vivono; ma anche dallo stadio vitale e dal sesso degli individui.

Distribuite sul capo, sui fianchi e sulle pinne dorsali sono presenti macchie circolari di colore rosso e/o nero (le macchie rosse sono assenti dal capo); i punti rossi sono circondati da un anello chiaro o bianco. Il colore del dorso e dei fianchi è bruno, mentre sul ventre è chiaro o arancio-giallastro. Le pinne pari sono di colore grigio, ma spesso tendono al giallo arancio.

La pinna adiposa presenta spesso una bordatura arancio o rossa ed a volte dei punti rossi.

Negli individui giovani sono presenti delle macchie estese lungo i fianchi (macchie parr) che scompaiono negli individui di dimensioni maggiori.

Alcuni caratteri fenotipici distinguono la trota fario di ceppo atlantico dalla trota di ceppo mediterraneo; in quest’ultima le macchie parr possono permanere anche nell’adulto, c’è una macchia scura preopercolare, i punti rossi non sono bordati dall’areola bianca e la punteggiatura è costituita da punti irregolari e non tondi (si rimanda ad un articolo del magazine per le differenze tra fario atlantica e mediterranea, vedi link)

Il dimorfismo sessuale è minimo e rilevabile solo nel periodo riproduttivo, quando i maschi assumono una colorazione più scura nella parte ventrale del corpo (inoltre eventuali leggeri graffi sul ventre dei maschi si bordano di nero) e le pinne pari possono assumere una banda bianca anteriore. Nei maschi maturi la mascella inferiore spesso è più pronunciata rispetto agli individui femmina ed è più arcuata verso l’alto.

 

Biologia

 

Habitat

I corsi d’acqua vengono comunemente suddivisi per convenzione in settori omogenei per caratteristiche morfologiche ed idrologiche; ogni settore ospita una comunità ittica peculiare ed il nome del tratto prende origine dalla vocazionalità ittica dello stesso. La trota fario identifica una di queste zone, appunto denominata “zona della fario”, tipica della parte alta dei fiumi e dei torrenti montani.

Spesso però questa specie viene immessa anche nei tratti inferiori, dove convive con altre specie reofile, tra cui la trota marmorata, con la quale si può ibridare.

Non sono presenti molte altre specie ittiche nel tratto a vocazionalità della trota fario; l’unica specie tipica è lo scazzone, spesso preda degli individui più grandi.

 

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Figura 12:  torrenti alpini, habitat di elezione della trota fario (Foto: Marco Angelo Riva)

 

L’habitat di elezione della Trota fario è quindi rappresentato dalle acque dell’alto corso dei fiumi e dei torrenti montani. Predilige acque limpide, fresche (la temperatura ottimale estiva è inferiore ai 18°C ma può sopportare per un certo periodo temperature vicine ai 24°C.), ben ossigenate e con corrente sostenuta e tumultuosa. Gli habitat fisici possono essere costituiti sia da aree ad elevata pendenza caratterizzate da una successione di saltelli e pozze, ma anche da tratti di raschi turbolenti o correntini con flusso più laminare.

La scelta del miglior habitat dipende quindi dalla disponibilità dello stesso, ma anche dalla dimensione degli individui: i giovani permangono in acque poco profonde con flusso idrico moderato, mentre gli adulti solitari e territoriali si nascondono in anfratti rocciosi o legni sommersi (le cosiddette “tane”) dove la corrente è meno violenta.

Pur essendo una specie spiccatamente territoriale, la trota fario compie migrazioni riproduttive anche significative, risalendo il corso principale e gli affluenti. La trota fario di ceppo atlantico ha una certa affinità con la trota di mare (infatti la trota fario nella lingua inglese viene identificata con “brown trout”, ma anche come “sea trout”) e pertanto tende a volte a compiere spostamenti anche verso valle. Da più parti sono pervenute segnalazioni di trote di mare che a fine estate risalgono le zone di foce dei fiumi appenninici del centro Italia, del Veneto e Friuli, oppure che permangono nei tratti inferiori dei fiumi, interessati dalle escursioni di marea.

Queste segnalazioni possono essere messe in correlazione con le abitudini anadrome della trota fario in nord Europa (da cui le popolazioni italiane provengono), ove esistono diversi ecotipi, tra cui quello residente (landlocked) e quello anadromo (sea trouts).

 

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Figura 13: piccolo rio in cui la trota fario è presente, nonostante la scarsa portata (Foto: Marco Angelo Riva).

 

Come accennato in precedenza, la trota fario è anche presente in bacini lacustri, in cui conduce buona parte della propria esistenza, risalendo gli immissari solamente per la fase riproduttiva. Le popolazioni di trota fario che vivono nei laghi acquisiscono delle caratteristiche morfologiche e fenotipiche tipiche degli ecotipi. Infatti la cosiddetta “trota lacustre” non è altro che una trota fario (o in alternativa una trota marmorata) che ha condotto la propria vita nei laghi.

 

Alimentazione

Come per altri salmonidi, la trota è una specie carnivora, che si nutre di un’ampia varietà di prede.

La trota fario nei primi anni di vita si nutre in prevalenza di macroinvertebrati (forme larvali di insetti, insetti adulti, crostacei, molluschi, anellidi, ecc.) ed in particolare di quelle “comunità drift” di macroinvertebrati trasportati dalle acque e che provengono dal substrato del corso d’acqua oppure che hanno origine esogena. Solamente per gli individui di dimensioni maggiori diviene importante anche la componente alimentare costituita da vertebrati, costituiti per la maggior parte da altri pesci (anche conspecifici), oltre che occasionalmente da anfibi e piccoli mammiferi.

 

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Figura 14:  bollata su terrestrial (Foto: Marco Angelo Riva).

 

L’attività alimentare della trota è strettamente legata alla temperatura dell’acqua, oltre che da certi momenti del suo ciclo vitale. Infatti la trota fario si nutre meno in inverno, ma non tanto per mancanza di cibo, quanto per rallentamento del metabolismo dato dalle basse temperature che si traduce in un minore fabbisogno energetico. Viceversa, all’aumentare delle temperature, la trota intensifica l’attività di ricerca di cibo. In periodo di frega la trota fario adulta diminuisce le attività di alimentazione, in quanto impegnata su altri fronti. Eventuali atteggiamenti di aggressività nei confronti delle esche utilizzate in questo periodo sono da attribuirsi probabilmente ad un comportamento di fastidio nei confronti di possibili intrusi.

Tipicamente per quanto riguarda gli insetti, la trota si nutre delle ninfe acquatiche, ma anche delle pupe in fase di emersione o degli adulti presenti sulla pellicola superficiale in atto di ovodeposizione o di involo.

Anche se per la trota fario vale il discorso che si nutre in misura maggiore della risorsa alimentare maggiormente disponibile, alcuni studi hanno evidenziato che la specie ha una certa preferenza per alcuni organismi rispetto ad altri.

Un recente studio condotto in un corso d’acqua friulano ha evidenziato come il gruppo maggiormente presente nella dieta della trota fario è quello degli efemerotteri, che costituivano la componente principale della dieta in tre stagioni su quattro; viceversa i ditteri (principalmente chironomidi) erano dominanti in primavera.

 

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 Figura 15-16-17:  macroinvertebrati prede della trota fario da sopra Ecdyonurus, Perla, Limonide (Foto: Marco Angelo Riva).

 

Ovviamente lo studio della dieta della trota è strettamente legato alla comunità bentonica residente, oltre che dalla relativa “facilità” con cui una risorsa alimentare è disponibile. Infatti la trota fario si nutre utilizzando prevalentemente la vista e pertanto organismi presenti nella colonna d’acqua o sulla superficie risultano più facilmente avvistabili.

Un altro aspetto è quello inerente le dimensioni delle prede in relazione alle dimensioni del pesce. Nella trota fario, ad eccezione degli individui di dimensioni maggiori (per cui una risorsa alimentare è costituita da altri pesci), sembra che non ci sia correlazione tra dimensione delle prede e dimensione del pesce. Anche grandi trote si nutrono indifferentemente di piccoli chironomidi, così come piccole trottelle possono predare grandi sedges (tricotteri). L’importante è che il bilancio energetico sia sempre favorevole, cioè che l’energia spesa per catturare il cibo non sia maggiore di quella “guadagnata” con il pasto.

Un altro fattore importante nella dieta della trota fario è la presenza di organismi esogeni, cioè di quegli insetti che non compiono almeno una fase della loro vita in acqua, bensì vi cadono accidentalmente e vengono driftati dalla corrente (in termine alieutico: terrestrials). Sembra che questo tipo di prede faccia parte della dieta in ogni stagione, e che la preferenza vada agli imenotteri.

 

Accrescimento

L’accrescimento della trota fario è estremamente variabile, non tanto per questioni genetiche, quanto soprattutto per gli ambienti in cui la stessa vive e si accresce. Infatti le trote fario che vivono in piccoli rii alpini o appenninici non riescono ad accrescersi oltre una certa misura, sia per mancanza di una quantità sufficiente di cibo, sia per la mancanza di spazi di vita e rifugi per difendersi dai predatori, ma anche per i meccanismi fisiologici che interrompono o rallentano molto la crescita dei pesci che si trovano in ambienti piccoli. Viceversa, trote fario che vivono in grandi fiumi o nei laghi, possono raggiungere dimensioni veramente notevoli.

In ogni caso l’accrescimento è piuttosto rapido e lineare. A differenza di quanto accade per gli accrescimenti della trota marmorata, per quanto riguarda la trota fario non si ha un’accelerazione della crescita molto accentuata dopo i primi 3-4 anni di vita. In effetti non si assiste ad un cambiamento netto delle abitudini alimentari; la trota fario continua ad alimentarsi prevalentemente di invertebrati, ad eccezione degli individui di dimensioni veramente notevoli. Come accennato gli accrescimenti sono molto variabili; rimanendo in Italia, è possibile dare un’idea degli accrescimenti dei primi anni della trota fario in vari ambienti, come evidenziato nella tabella che segue.

 

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Figura 18: accrescimenti dei primi anni della trota fario (Marco Angelo Riva).

 

Questi dati non sono sicuramente esaustivi; consistono in misure raccolte negli anni dall’autore in corsi d’acqua alpini e rielaborate per evidenziare accrescimenti differenti in ambienti differenti, ma è indubbio che altri ambienti possano determinare diversi accrescimenti.

La durata media della vita si aggira normalmente attorno ai 6-8 anni, anche se non risultano rari gli esemplari di oltre 10 anni. La maturità sessuale viene raggiunta nei maschi all’età di 2-3 anni e nelle femmine in generale all’età di 3-4 anni (in alcuni casi alcune femmine maturano anche al termine del secondo anno d’età).

 

 

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Figura 19: avannotto di fario a sacco vitellino appena riassorbito, accostato ad una larva di salamandra (Foto: Marco Angelo Riva).

 

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Figura 20: fario di circa 1 anno (Foto: Marco Angelo Riva).

 

La trota fario può raggiungere normalmente 70 cm di lunghezza per oltre 4 kg di peso. Sono presenti comunque segnalazioni e testimonianze che documentano dimensioni estremamente maggiori. Negli anni ’60 (Muus, B.J. and P. Dahlström, 1967) è stata registrata una lunghezza di 140 cm equivalente ad un peso di 50 kg, ma probabilmente tale misura era da attribuirsi alla forma anadroma di trota fario, la sea trout. L’età massima per la trota fario è indicata di 38 anni (Svalastog, D., 1991), ma anche in questo caso si tratta di un dato eccezionale.

Sicuramente trote fario di almeno 10 kg sono rare, ma ogni tanto vengono documentate catture di individui di tali dimensioni ed anche superiori.

 

Riproduzione

La riproduzione della trota fario non è molto dissimile rispetto ad altre trote; la riproduzione ha luogo normalmente tra dicembre e gennaio. In questo periodo gli individui pronti alla riproduzione risalgono anche per lunghi tratti il fiume in cui risiedono e possono risalire anche gli affluenti, alla ricerca delle aree più idonee alla deposizione. Tali aree sono caratterizzate da modesta profondità, discreta velocità di corrente e fondo ghiaioso o sassoso. I maschi si portano nei siti di frega per primi ed attendono per due-tre settimane l’arrivo delle femmine, dando vita a competizioni anche violente; i maschi di dimensioni maggiori occupano i siti migliori. Quando la femmina è pronta per la deposizione, si avvicina all’area di frega (ove i maschi difendono il proprio areale ed aspettano le femmine pronte) e con energici colpi di coda smuovono i ciottoli del fondo predisponendo una buca in cui deporranno le uova. Il nido così prodotto presenta una forma caratteristica con uno scavo a ferro di cavallo e una colma, corrispondente all’accumulo del materiale smosso.

 

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Figura 21: coppia di fario in frega (Foto: Marco Angelo Riva).

 

Terminato il nido, la femmina sfrega il poro genitale sul fondo tenendo la testa protesa verso l’alto con la bocca aperta. Il maschio dominante le si affianca e fa vibrare vistosamente il corpo provocando l’emissione dello sperma. Questa operazione viene ripetuta varie volte; il movimento di sfregamento della femmina sul fondo determina lo spostamento di altra ghiaia, che ricopre i lotti di uova che vengono emessi. Al termine della riproduzione il maschio si allontana; le uova sono coperte e protette da uno strato di ghiaia e ciottoli (anche alcune decine di centimetri, per le trote di dimensioni maggiori), il nido assume un profilo verticale tale da non permettere l’accumulo sul nido di detrito organico ed inorganico che comporterebbe una scarsa ossigenazione alle uova e quindi una alterazione dello sviluppo.

Le dimensioni della trota fario all’età riproduttiva possono essere molto differenti: in grandi corsi d’acqua, in cui la trota riesce a crescere adeguatamente, alla prima riproduzione (2-3 anni) la trota può avere lunghezze anche superiori a 20 cm, mentre in piccoli corso d’acqua le fario che compiono la prima riproduzione possono avere lunghezza comprese tra 15 cm (femmine) ed anche 13-14 cm (maschi)

 

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Figura 22: uova di fario. L’uovo più a destra non è vitale. (Foto: Marco Angelo Riva).

 

Le uova sono grandi (4-6 mm) giallo-arancione e vengono deposte in numero da 1.500 a 2.500 (fecondità relativa) per kg di peso delle femmine. La schiusa avviene dopo circa 420 gradi-giorno, per cui alla temperatura di 10 gradi occorrono 42 giorni. La giovane larva che non riesce ancora a nutrirsi naturalmente poiché l’ultimo tratto dell’intestino non è ancora formato, sì accresce a spese del sacco vitellino. Mano a mano che la larva cresce il sacco vitellino si riduce e quando scompare del tutto. Dopo la schiusa le piccole larve rimangono negli interstizi dei ciottoli per alcuni giorni, fino al riassorbimento del sacco vitellino. La larva è ora in grado di nutrirsi in modo indipendente catturando piccoli organismi bentonici (a circa 500 gradi-giorno dalla schiusa). Da questo momento in poi la prelarva diventa larva con caratteristiche morfologiche peculiari. Al periodo larvale segue la fase postlarvale (trotella) che ha tutte le caratteristiche morfologiche dell’adulto.

 

Approfondimenti

La trota fario di ceppo atlantico viene ad oggi considerata una specie alloctona per il territorio italiano. Da alcuni anni l’immissione della stessa è stata regolamentata e in teoria non sarebbe possibile immetterla nelle acque libere. In realtà la pratica dell’immissione della trota fario è ancora una consuetudine consolidata, soprattutto in quei bacini in cui in teoria non ci sono pericoli di ibridazione con le trote autoctone (trota mediterranea e trota marmorata).

Una soluzione che è stata adottata è quella di produrre trote sterili che una volta immesse nei corsi d’acqua non vanno a interferire geneticamente con le popolazioni residenti ed allo stesso tempo rispondono alle richieste dei pescatori che vorrebbero prelevare il pesce di misura catturato.

In alcune realtà territoriali, ove la trota fario di ceppo atlantico è l’unica specie presente da ormai molto tempo, gli Enti gestori hanno deciso di mantenere le locali popolazioni che hanno dimostrato di avere un buon grado di rusticità e riescono ad auto mantenersi.

Non è questa la sede per discutere delle scelte di gestione della fauna ittica, ma sicuramente in questo momento c’è ancora una certa indeterminazione su cosa è possibile fare e cosa non lo è (dal punto di vista normativo), oltre a quello che sarebbe più corretto fare, in termini di conservazione degli ambienti e delle specie naturali. Tale situazione è determinata soprattutto dagli interessi in gioco, determinati dalle pressioni del mondo alieutico.

La Trota fario non è oggetto di particolari programmi di salvaguardia; la specie è distribuita in tutto il mondo ed è stabile, se non addirittura in espansione ove sia stata introdotta da meno tempo. Non viene elencata in alcun documento (liste rosse) come specie a rischio anzi, come accennato in precedenza è una tra le 100 specie maggiormente invasive al mondo (IUCN).

A seguire si riportano i link a contributi PIPAM inerenti anche la trota fario.

 

Convivenza trote e temoli:

http://www.pipam.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2420:convivenza-nello-stesso-ambiente-di-trote-e-temoli&catid=61&Itemid=85

 

Ibridi:

http://www.pipam.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2408:ibridi&catid=61&Itemid=85

 

Come si fa a riconoscere un ibrido di marmorata di più generazioni da una fario pura? 

http://www.pipam.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2417:come-si-fa-a-riconoscere-un-ibrido-di-marmorata-di-piu-generazioni-da-una-fario-pura&catid=61&Itemid=85

 

E' possibile l'ibridazione tra fario ed iridea?

http://www.pipam.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2405:e-possibile-libridazione-tra-fario-ed-iridea&catid=61&Itemid=85

 

Album 

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Figura 33:  Fario del Unec (Paolo Fortunati)

 

MR Fario A 002

Figura 34:  grande cattura (Alberto Galeazzo)

 

MR Fario A 003

Figura 35:  fario dell’Adda (Valerio Santagostino)

 

MR Fario A 004

Figura 36:  fario dell’Alm, Austria (Valerio Santagostino)

 

MR Fario A 005

Figura 37:  fario dell’Aurino (Valerio Santagostino)

 

MR Fario A 006

Figura 38:  fario dello Chalamy (Valerio Santagostino)

 

MR Fario A 007

Figura 39: fario della Dora (Valerio Santagostino)

 

MR Fario A 008

Figura 40: fario dell’Ansiei (Paolo Fortunati)

 

MR Fario A 009

Figura 41: fario del Masino (Valerio Santagostino)

 

MR Fario A 010

Figura 42: fario del Lys (Valerio Santagostino)

  

MR Fario A 011

Figura 43:fario dello Stura di Lanzo (Valerio Santagostino)

 

MR Fario A 012

Figura 44:fario della Traun, Germania (Valerio Santagostino)

 

MR Fario A 013

Figura 45: fario del Sarca (Valerio Santagostino)

 

 

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