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USA - Scouting USA

Stati Uniti 28/10/00

Alla scoperta di acque sconosciute nel West americano

di Claudio Tagini (Claudio USA)


Da ragazzino, durante le vacanze estive, pescavo i barbi e cavedani del torrente Nure, nel piacentino.
Mi ricordo il senso di avventura quando, magari facendo l’autostop, andavo ad "esplorare" altre zone, sperando ingenuamente che fossero meno battute ... Ero fiero delle mie catture, ma sognavo favolosi corsi d’acqua pieni di trote.
Ora, dopo tanti anni, vivo in un altro continente, pesco a mosca, e da tempo ormai visito con una certa regolarità le famose acque del West americano, quei "favolosi fiumi" dei miei sogni di adolescente, ed anche se continuano a regalarmi meravigliose giornate, mi è sempre rimasta la smania di esplorare posti nuovi e sconosciuti, dove poter pescare in solitudine.

Mi diverte andare a caccia di bonefish e permit nei flats, e mi affascinano le destinazioni esotiche, magari con rovine di antiche culture, ma non mi soffermo cosi sovente, sognando ad occhi aperti, come davanti alle mappe degli sconfinati territori del West.
Territori già esplorati, senz’altro, da indiani, cacciatori, cercatori d’oro... vastissime estensioni semi-disabitate o completamente selvagge, con un’impressionante ricchezza di corsi d’acqua che solcano i fianchi delle montagne attraversando fitti boschi e foreste, scavano profondi canyons, scorrono tra le brulle colline di salvia selvatica, per poi magari scendere pigramente a meandri nei fondovalle... Sono incuriosito ed affascinato da questa incredibile varietà di terreni, e mi ritrovo, ancora una volta, a cercare di tramutare i sogni in realtà.

Non è sempre facile, però: siccome partecipo ad alcuni dei viaggi di pesca che organizzo, mi devo sovente limitare all’esplorazione di zone limitrofe a quelle in cui già mi trovo, alle quali posso poi dedicare solo una o due giornate al massimo.

Cartello con segnale di avviso per gli orsi.
Con poco tempo a disposizione, i risultati sono raramente "strepitosi", ma trovo sovente delle interessanti e divertenti alternative, anche se per scoprire le quali a volte mi sono messo nei guai, rischiando di raggiungere il fondo di un ripido canyon, in Utah, per la via più breve ma meno salutare, o come quella volta in Montana, quando sono andato sul Beaver Creek, affluente del Madison, per vedere com’era. Addentrarsi in una zona isolata e remota, specialmente dopo aver letto un cartello che avvisa dell’alta densità di grizzly, è decisamente stimolante. Rimanerci impantanati, mentre si fà buio, lo è un pò meno.

Ma le escursioni in avanscoperta, pur ancora motivate principalmente dalla curiosità e spirito d’avventura, ora servono anche ad indirizzare i miei clienti, per cui non parto più "allo sbaraglio", studiandomi invece le mappe topografiche come se preparassi lo sbarco in Normandia.

Mappa della parte di Idaho descritta.
Era da tempo che volevo esplorare quella parte dell’Idaho appena a nord dello Utah, ad Est della Freeway # 15 che avevo percorso tante volte, sempre in fretta, per andare all’Henry’s Fork od in Montana.

Avevo già visto uno degli streams che volevo visitare, e non mi era parso promettente, ma studiando bene la mappa avevo notato che lungo il fiume, quasi a metà percorso, c’era una centrale idroelettrica, ed avevo quindi dedotto che, per giustificarne la presenza, ci doveva essere una sorgiva di una certa portata.

Mi ero ripromesso di andarci durante la seconda metà di Agosto, avendola libera da impegni... fino a quando mi ha contattato Davide, da Genova.

Il messaggio di posta elettronica diceva: " Gentile AWA, sono solo, vorrei venire a pescare negli USA, e vorrei spendere poco. Avreste qualcosa da proporre?"

Normalmente... rispondo lo stesso, e pure cortesemente...

A dire il vero, anche se mi sorrideva l’idea di un pò di solitudine, due settimane da eremita, di quelle dalle quali si torna barbuti ed irriconoscibili, e magari anche puzzolenti, se si campeggia nel wilderness, forse erano troppe: la sera, dopo cena, è bello sedersi davanti al fuoco e scambiare due chiacchere con un amico, sorseggiando whisky.

E cosi, dopo aver discusso i dettagli, Davide mi manda l’acconto, tutto entusiasta, ed io gli descrivo il tipo di acque che pescheremo, che attrezzatura si deve portare... e salta fuori che non ha mai pescato a mosca. "Yoùve got to be joking!" Ma era serio.

Dopo un volo che l’ha fatto zigzagare per il globo, passando da Londra e poi da Phoenix, in Arizona (dice che ha risparmiato), Davide arriva a Salt Lake City la sera tardi, e ci spostiamo subito a nord, pernottando in Idaho per essere più vicini alla nostra meta. Dopo mezza Bialetti (da sei) a testa, la mattina dopo partiamo.

Arrivati alla sorgiva troviamo un pick-up dal quale sono appena scesi due pescatori. Sul patch della fishing vest hanno mosche piccolissime, e capisco di essere arrivato in un posto speciale e poco conosciuto. La mia targa della California già li sorprende, ma sono letteralmente allibiti al sentir parlare in italiano: si guardano in faccia, e si dirigono a monte con aria scocciata.

Non c’è nessun’altro per chilometri e chilometri, ma li capisco: gli rode che qualcuno abbia scoperto il "loro" posto.

L’acqua fredda e limpidissima scorre su un letto di lava, e pools di varie lunghezze sono alternate dai piccoli sbalzi naturali. Il posto è magnifico, sia visualmente che dal punto di vista alieutico, con ampio spazio per il back cast... e per Davide, che non ha mai pescato a mosca!

Foto della sorgiva.
Foto della sorgiva.

Davide è uno studente promettente, ed in poco tempo riesce a lanciare più o meno dove vuole. Molto meno che più, e non proprio delicatamente, ma la mosca và quasi sempre a finire in acqua davanti a lui, ed è già una buona cosa. Impara anche abbastanza in fretta a fare il mending, e cosi lo lascio da solo per un pò, specialmente dopo aver visto in lontananza uno dei due pescatori con la canna piegata in due...

Non c’è attività, ma non voglio (e non sò) pescare a ninfa, per cui riesco solo a far avvicinare delle trotelline, che rifiutano all’ultimo istante. Dopo aver provato tutto quanto ho di microscopico nel fly-box, decido di giocare sleale, e monto la Roncallo Special.

Foto della Roncallo Special.

Avevo già notato alcune grosse sagome scure sul fondo, ma non ero sicuro se fossero alghe o trote, fino a quando una di esse sale lentamente ad ispezionare la mia mosca, le arriva vicino, proprio quando un rigiro di corrente la fà dragare, nonostante avessi "ammucchiato" il lunghissimo tippet. Una stupenda rainbow, dalla schiena verde scurissimo, e ce ne sono parecchie. Questo posto mi ricorda molto Silver Creek, con la differenza che siamo in 4 a pescarlo, (beh, 3 e ½), e non in 40!

Davide allama una trotella mentre lascia scendere la mosca bagnata, e mi viene in mente che, se non fosse stato per le regole (amo unico e senza ardiglione), forse avrei potuto finalmente provare con la Valsesiana, che il caro amico Sandro "The Midge" mi ha spedito.

Si stà annuvolando, e dobbiamo ancora cercare il posto da campeggiare, cosi rinunciamo ad aspettare la probabile schiusa pomeridiana e ci avviamo verso il secondo stream da esplorare. Dalla strada leggermente in collina si vedono gli invitanti meandri del fiume che attraversa un paio di vasti ranch privati, ma poi entriamo finalmente nella zona pubblica della "National Forest", ed in una lunga pool notiamo delle sporadiche bollate.

Troviamo un campground nel bosco, e non credo di aver mai montato le tende cosi in fretta, un pò per non essere sorpresi dalla pioggia, ma soprattutto perché volevamo andare subito a pescare.

Tende al campground.

Ho una vecchia Chevy Suburban, lunga abbastanza per tenerci le canne sempre montate, per cui non ci mettiamo molto a tornare alla pool ed essere subito in azione. Stiamo catturando benino (con una BWO del # 18), ma si tratta di trotelline, quasi tutte cutthroat, sui 20 e 25 cm ...

Non sono mai stato un maniaco della misura, e mi stò divertendo, ma sembra di sparare sulla crocerossa, e non credo di aver trovato uno stream dove mandare clienti... Forse è per via dei livelli bassi... e rimpiango di non aver cercato campeggio vicino alla sorgiva.

Nel frattempo l’aria si è rinfrescata, il cielo alle spalle si è fatto di piombo, con minacciosi nuvoloni che ingrandiscono a vista d’occhio. Una improvvisa folata di vento freddo interrompe la schiusa, ed incomincia a piovere, sempre più forte.

Claudio con trotellina.

Torniamo al camp, e scopro che nella fretta di andare a pesca non avevo chiuso le finestre della mia tenda... Per fortuna che sono abbastanza attrezzato: col riscaldamento portatile a gas riesco ad asciugare tutto, e preparo il ripieno per i ravioli di magro (con sugo di porcini) che avremo per cena, mentre "fuori" continua a piovere. Davide è impressionato, ma non come la mattina successiva, quando per colazione preparo le crépes alla Nutella...

Crépes.

Nonostante sia piovuto per quasi tutta la notte, il fiume non si è ingrossato poi tanto, denotando origini sorgive. L’acqua è solo leggermente velata, ma non c’è segno di attività.

Invece di tornare alla sorgiva di ieri mi viene la malaugurata idea di andare a scovare un altro stream, sperduto e lontano, e cosi ci troviamo poco dopo a guidare su una di quelle stradine che sembra non portino da nessuna parte.

Stradina.
Lago.

Avvistiamo cerbiatti, puzzole, rapaci, e passiamo vicini ad un bel lago, ma il creek, dopo tutta quella strada, si rivela poi essere una grande delusione. L’unica nota positiva della giornata: la carbomara mi viene benissimo.

L’entusiasmo della prima scoperta si è affievolito: dei tre posti da visitare solo uno, la sorgiva, si è rivelato interessante (molto interessante), ed il fiume presso il quale campeggiavamo... divertente, certo, ma sicuramente non una "meta alieutica" da tenere in considerazione.

Ne avevamo pescato solamente circa mezzo miglio, ma dopo la giornata di ieri non ho più voglia di andare a fare altro scouting per visitarne alcuni tratti a monte, che sulla mappa mi erano sembrati promettenti, e cosi smontiamo il camp, con l’intenzione di fare una tirata ed arrivare in tempo per il coup-de-soir sul Poindexter Slough, appena a sud di Dillon, in Montana.

Il tempo si è nuovamente messo al bello, siamo di buon umore, e cosi che, passando ancora davanti alla lunga pool, decidiamo di divertirci con qualche lancio alle trotelline che ci chiamano insistenti, bollando dappertutto.

Ho ancora montata la BWO, e non mi prendo neanche la briga di cambiarla, nonostante stia cominciando a fare caldo. Allamo un paio di trotelline, altrettanto fà Davide, e poi noto che alcune trotelle poco più grosse si stanno dedicando a delle emergenti. Monto una PMD "cripple" (in fase emergente, metà fuori dall’acqua) del #16, e catturo una rainbow sui 12 pollici, prontamente immortalata da Davide, che pesca vicino a me.

Mi si bagna la PMD, e siccome c’è "aria" di caddis (le bollate si sono fatte più decise) invece di montarne un’altra decido di usare la Roncallo Special che ho già sul patch, un pò per pigrizia, un pò perché imita anche le caddis emergenti, e poi ... funziona sempre!

E tutto si fà improvvisamente più interessante, e sorprendente per quel fiume: continuo infatti a catturare parecchie trote, di cui molte di misura superiore a quella che mi sarei aspettato, fino ad un’altra bella rainbow, di 16 pollici, che col finale 6X mi dà del filo da torcere con vari salti fuori dall’acqua. Davide si era nel frattempo spostato, e mi fotografa dall’alto.

Nonostante catturasse molto anche lui, Davide non era riuscito ad allamare niente sopra i 30 cm. Avevo cercato di spiegargli che bisognava scegliere le bollate a cui lanciare, dal modo in cui la trota saliva, distinguendo tra quelle più grosse, ma non è una cosa semplice, e credo ci voglia un pò di esperienza. Considerando poi che questo era il suo effettivo secondo giorno di pesca a mosca, non c’è niente da lamentarsi, ed è infatti felicissimo!

è una di quelle giornate in cui ci si sente perfettamente "sintonizzati", con belle catture ogni due o tre lanci al massimo, tutte sulla bollata, e tutte di discreta taglia. Sono felice di aver finalmente scoperto il potenziale di questo stream, anche se quasi per caso, e faccio nota mentale di non sottovalutare mai piu i corsi d’acqua sui quali non catturo subito e facilmente belle prede. Credo di aver imparato la lezione. A parte le botte di c...., le belle catture non vengono quasi mai "regalate, ma bisogna guadagnarsele, anche aspettando il momento giusto.

La schiusa è diminuita d’intensità, un’occhiata all’orologio, ricordo di mio fratello recentemente scomparso, e mi rendo conto che la pescata serale in Montana stà andando a farsi friggere. "è ora di andare!" dico a Davide. Ma lui ha appena allamato la "sua" più bella trota. "Guarda Claudio" mi dice mentre la rilascia "una delle bollate che mi dicevi, diversa dalle altre..."

La vedo anch’io, e pare proprio un bel pesce, ma Davide non riesce a lanciargli, tra i rami e sulla sponda opposta. One more cast, il famoso "ultimo lancio", e lo dedico a mio fratello. E faccio bene. Sicuramente mi stava guardando, perché allamo una cutthroat di 19 pollici.

Cutthroat.
Cutthroat.

Siamo entrambi appagati e pervasi da un senso di euforia, e da parte mia anche di "accomplishment". Le oltre 250 miglia che ci separano dalla nostra prossima meta, in Montana, non sembrano nemmeno più tante, e non ci preoccupiamo di arrivare in tempo per la schiusa serale.

Poco dopo, mentre stiamo per ripartire, due pescatori si fermano e chiedono dalla macchina com’è andata. "Fantastico!" gli dico, non potendo celare il ghigno di soddisfazione, "Ne ho persino catturata una di 8 pollici!".

Mi sento leggermente in colpa quando, dallo specchietto retrovisore, li vedo far manovra per tornare indietro...

Già prima di arrivare a Dillon, più o meno dopo aver varcato il Monida pass ed essere entrati in Montana, si sentiva l’odore degli incendi che imperversavano nella Salmon River Forest e nelle Bitterroot Mountains, portato dal vento di North West.

Il cielo, specialmente in quella direzione, aveva un colore grigiastro, ed il fumo creava uno strano alone attorno al sole semi-offuscato che stava tramontando.

Arriviamo appena in tempo per trovare il fly-shop ancora aperto. Davide ha bisogno della licenza per il Montana mentre io, che ho già quella stagionale, voglio acquistare alcune di quelle midge spent del # 22 che funzionano cosi bene la mattina sul Big Hole... e scopro che il fiume, insieme al Jefferson, è stato da poco completamente chiuso alla pesca, per via delle acque troppo basse.

Ero stato da quelle parti circa due settimane prima, ed il Big Hole era già allora stato chiuso nella sua intera parte alta, ma si era pescato molto bene più a valle: l’acqua bassa aveva concentrato le trote, che non avevano comunque smesso di cibarsi, ed inoltre aveva impedito la discesa di barche, per cui si aveva il fiume per se stessi.

Le mie intenzioni per la zona attorno a Dillon erano state di fare lo scouting su alcuni affluenti del Big Hole, tra cui il Wise River, che non pescavo da tempo, ma visto che, per l’acqua troppo bassa, avevano appena chiuso alla pesca il fiume ed i suoi affluenti, passiamo la giornata successiva facendo una visita mattutina al Beaverhead, in un punto che non avevo mai pescato dalla riva.

Anche senza attività in superfice, Io mi ostino per due ore su una bella brown che aveva fatto capolino UNA volta da un sottoriva, ed aveva comunque rifiutato, mentre Davide scopre la ninfa con lo strike, dopo averli visti usare (con tanto di cattura) da un tizio in barca con la guida. Non li avrebbe più mollati, se non avessi insistito. Facciamo un paio di catture, ma niente di cui scrivere a casa, e rimpiango di non saper pescare bene a ninfa.

Ci rechiamo in un altro posto, ed anche li mi ostino a secca... per poi vedere una barca scendere il fiume, con un tizio che lancia in acqua una ninfa con lo strike che sembra uno di quei pon-pon usati dalle cheer-leaders del football, e catturare dove avevo lanciato io poco prima...

Rimandiamo lo scouting a domani, in un’altra zona, e andiamo a passare il pomeriggio visitando la città fantasma di Bannack, dove ci fermiamo a campeggiare in un tee-pee.

Bannack’s tee-pee.
Through windows.
Storm over Bannack.

L’upper Ruby River mi aveva incuriosito più che altro per via del progetto in corso di re-inserimento dei grayling, in atto da un paio d’anni.

Ci sono belle trote nei tratti privati a valle, prima che si immetta nel Beaverhead, ed anche in alcuni a monte del reservoir, anch’essi privati, per pescare i quali bisogna alloggiare in uno dei due lodges.

Upper Ruby Valley.

Lo scouting dei tratti pubblici nella National Forest, ancora più a monte, mi interessava anche per vedere se fosse una valida alternativa da poter offrire ai clienti che stavano qualche giorno ai lodges.

Arriviamo nel pomeriggio al campground che cercavo, e scopriamo di esserei i soli ad occuparlo. Troviamo un fantastico campsite all’ombra, vicinissimo allo stream, e andiamo a pescare appena montate le tende.

Grayling.

Gli avannotti di temoli seminati stanno facendo il loro dovere: la misura massima dei grayling catturati è stata di circa 25 cm. (probabilmente quelli immessi due anni fà), mentre rainbow e salmerini possono raggiungere misure superiori. Ci sono anche parecchi whitefish, naturalmente, ma non ne ho visti di particolarmente grossi.

Con un’ incredibile profusione di schiuse serali, tra formiche alate, spinners, caddis, e chissà cos’altro; bollate ovunque, e parecchie divertenti catture, non ci si vuole mai fermare. Torniamo infatti tardi ed affamatissimi al camp, dove preparo un’ amatriciana al lume di lanterna. è venuta benissimo.

Il giorno dopo vengono i rangers ad avvisarci che, per il pericolo di incendi, lo Stato del Montana stava chiudendo con effetto immediato tutti i parchi e campeggi. Dovevamo sbaraccare, praticamente.

A malincuore, lasciamo l’upper Ruby, e siccome avevo programmato la pescata sul Madison per il giorno dopo, durante il trasferimento nel parco dello Yellowstone, andiamo a visitare Nevada City, un’altra città fantasma ricca di atmosfera, dove ci fermiamo poi per la notte in una delle tipiche Western cabins.

Nevada City.
Cabin.

L’ultima volta che ho pescato il Madison River è stato due anni fà, con Mirko, e non ci era andata bene come le altre volte. Ormai conosco abbastanza bene il fiume, specialmente il tratto a monte del McAtee Bridge, e più che fare uno scouting vero e proprio mi voglio fermare per una "verifica" della situazione attuale.

Madison River Rainbow.
Ci fermiamo in un punto di facile accesso, in quel momento senza pescatori, raggiungendo una di quelle isolette a circa metà strada fra il West Fork ed il Three dollars Bridge. Naturalmente, non entro mai in acqua come un bulldozer, ma su questo fiume non ho mai dovuto usare la cautela che certe altre acque richiedono...e cosi che, spaventandone alcune, anche se relativamente lontane da me, scopro che le trote del Madison si stanno facendo ogni anno sempre più sospettose, e per giunta schizzinosette.

Una volta funzionavano anche gli attractors, e certi sbagli erano perdonati, mentre ora pare non lo siano più, ed un leggero dragaggio, od una ferrata sbagliata, significano un istantaneo disinteresse all’imitazione (che dev’essere quella giusta e lanciata bene), e non c’è verso di insistere: quella trota non salirà più una seconda volta e, porca miseriaccia, neanche cambiando imitazione! Ho appena avuto confermate al 100% le impressioni di Alberto, che vi aveva pescato un paio di settimane prima.

Upper geysers basin - rainbow.
Anche nella parte Ovest dello Yellowstone Park, dove andiamo poi a campeggiare, non si tratta di fare lo scouting, ma semplicemente di divertirsi andando a "controllare" certi posti (come se il babau potesse portarli via di notte!).

Nella zona dei geysers e del Firehole, l’area di Fountain Flats non si rivela divertente come al solito, mentre sull’Iron Spring Creek catturiamo benino, senza però riuscire ad ingannare le grosse taglie che vediamo.

In questa stagione, parecchie grosse trote si allontanano dalle acque riscaldate del Firehole, cercando rifugio in quelle più fredde di alcuni creek immissari: non essendo nel loro solito ambiente, e magari già punzecchiate, sono tremendamente sospettose.

Ero riuscito a catturarne una, solo due settimane prima, e per giunta nel punto appena a valle della confluenza con l’Iron Spring, pochi metri a monte della popolare zona del Black Sand Geyser Basin, ma come disse allora Guglielmo, col quale stavo pescando, "bel lancio, mosca giusta (la Roncallo Special), ma pure una bella botta di c...!"

Geysers area.
Iron Springs Creek - Davide.

Lo scouting, quello vero e proprio, riprende due giorni dopo più a nord, prima su di un tratto di Gardner River che non avevo mai pescato, o meglio: del quale avevo sempre iniziato a pescare la sponda sbagliata... è stato sufficiente andare sulla riva opposta, non influenzata da una sorgiva d’acqua bollente, e le belle catture (tutte cutthroat) non si sono fatte aspettare.

Hot River on Gardner.
Il secondo scouting è stato particolarmente fruttuoso per Davide. Avendo ormai preso una certa dimestichezza col "nuovo attrezzo" da pesca, aveva solo bisogno di poterlo sfruttare in situazioni ottimali, e cosi che lo faccio precedere lungo lo stesso tratto dello Yellowstone River che stiamo pescando, e dove non ho mai visto andarci nessuno.

Mentre io faccio qualche bella cattura, Davide allama continuamente, e quasi tutti pesci di bella taglia, ma siamo troppo lontani uno dall’altro per poter correre ogni volta a fotografarci. Con questi tratti di fiume, tra il Gardner e lo Yellowstone River, ora mi trovo altri due nuovi e fantastici posti da inserire nel mio inventario di acque produttive, dove pescare in relativa solitudine..

Lo scouting della sezione bassa dello Slough Creek, dove scorre nel canyon prima di immettersi nel Lamar River, è un’impresa alla quale devo mio malgrado rinunciare: si stà avvicinando velocissimo un enorme fronte burrascoso, e non voglio farmi trovare con una canna in grafite in mezzo a tuoni e fulmini, lontano da qualsiasi riparo, per giunta di sera.

Ci fermiamo per cui in un tratto abbastanza vicino alla stradina, probabilmente già battuto poco prima, ma non c’è niente da fare, tranne che per una discreta cattura che ritengo aver fatto più per fortuna che bravura, anche se con l’aiuto della mitica Roncallo Special...

La notorietà di questo bellissimo stream del parco ne ha reso le cutthroat super-selettive, specialmente nei tratti battutissimi vicino al campground ed appena a valle di esso, e particolarmente a stagione ormai inoltrata (all’apertura, il 15 Luglio, le trote sono meno selettive).

Per via della difficoltà di accesso e guado, però, le cutthroat del lower canyon sono praticamente indisturbate. E sono anche, guarda a caso, le più grosse di tutto lo stream, che in quel tratto, inoltre, ospita anche quelle che d’estate risalgono dal Lamar River per cercare acque più fredde.

C’era già stato un breve piovasco, prima che ci mettessimo a pescare, ma di colpo si alza un fortissimo vento, e pare che le nuvole stiano addirittura rotolando verso di noi. Facciamo appena in tempo a tornare alla macchina, ed incomincia un fortissimo acquazzone, che durerà per delle ore.

Stiamo in una cabin del Canyon Village, e con la pioggia persistente il ristorante è super affollato anche dai campeggiatori. Mentre aspettiamo di sederci ci danno un coso da mettersi in tasca: quando lo sentiamo vibrare e vediamo le lucine accendersi, vuol dire che si è liberato un tavolo per noi. Davide ne vede subito l’applicazione nelle affollate pizzerie italiane, mentre io mi chiedo a chi potrebbe interessare un vibratore telecomandato.

Per fortuna il tempo si rimette al bello, e le due seguenti giornate, a parte una "very disappointing" puntata sullo Shoshone River, un fiume che mi aveva sovente regalato bellissime giornate di pesca in passato, ci vedono alternare la pesca tra posti conosciutissimi del parco, come Il Buffalo Ford e vicinanze, dove catturo una bellissima cutthroat a secca, il Lewis River, e poi anche altri che non avevo mai pescato, sia nel parco che appena fuori, come un paio di divertenti creeks affluenti dello Snake.

La trasferta verso sud ci vede pescare il Flat Creek, nel quale mi diverto sempre, anche se solo raramente riesco a catturarne una delle grosse trote, e l’Hoback, da tutti ingiustamente (ma fortunatamente) snobbato, sul quale si catturano sovente anche belle taglie, fra le moltissime trotelle, e sempre pescando a secca, in solitudine.

Rimangono solo due giornate prima della fine del viaggio, di cui una la voglio dedicare allo scouting di almeno uno dei creek di una zona che ho sempre ritenuto valida, ma non ancora esplorata per bene.

Lungo il sentiero incontriamo una coppia che stà scendendo. Sono "backpackers", cioè di quelli che riescono a mettersi in spalla tenda, fornelli, sacchi a pelo e viveri, e poi si fanno scarpinate di ore e ore in salita. Mi chiedo come abbiano fatto, sotto il sole cocente. Questi hanno anche canne da pesca. Non gli chiedo com’era andata, per non sentirmi dire che avevano catturato "persino una di 8 pollici", ma me lo dicono lo stesso, e sono sinceri: "c’è qualche bella cutthroat, nell’acqua calma delle pools, ma non c’è verso di smuoverle". Bene bene, le trote ci sono, ora stà a noi saperle "smuovere".

Finalmente, dopo un’oretta buona di scarpinata, decidiamo di fermarci e pescare (veramente lo decidono i miei polmoni), ed effettivamente vediamo alcune bellissime cutthroat, inchiodate sul fondo delle piccole pools dove l’acqua è calma. E non c’è verso di smuoverle.

Prima provo con PMD, a caso, poi con caddis, mosconi neri, ed infine con cavallette, visto che è l’unico insetto attorno, ma non fanno una piega. Davide monta una ninfa con lo strike, ed invece di fermarlo lo imito, lancio a scendere, e mi trovo subito una delle bestie in canna. Al secondo lancio un’altra, ancora più grossa, ma pochi secondi di lotta e se ne và in un groviglio di radici, strappando tutto.

è quasi sleale, una vera e propria mattanza! Mentre stò per cambiare il tippet appena strappato, a soli tre metri da me, vedo una cutthroat incominciare a salire in superfice, bollando a ripetizione. Contro lo sfondo scuro di un masso all’ombra riesco a vedere distintamente su cosa: una Gray Drake! Allungo il finale, e monto un’imitazione perfetta con ciuffettino in CDC (anch’essa opera del mitico Roncallo), e sono talmente sicuro che chiamo Davide e gli porgo la macchina fotografica, pronta per farmi immortalare "mentre" abbocca.

Rod bent.
Rod bent’s result.

Primo lancio sulla bollata... WHAM! Senza la minima esitazione. Ma la macchina fotografica digitale, se non mantenuta attiva, si spegne da sola per risparmiare batterie, e cosi Davide riesce a fotografarmi solo mentre sono già in azione, e poi a cattura ultimata.

La schiusa è ora in pieno svolgimento, ed è ciò che le cutthroat aspettavano, perché se ne vedono bollare ovunque, dimostrando che non ce n’erano solo "alcune" nell’acqua calma delle pools, ma letteralmente dappertutto, anche nella corrente più forte.

Cutthroat.
Cutthroat.

Catturo ancora, e Davide fotografa, fino a che, stufo di fare il guardone, monta anche lui una gray drake ed incomincia ad allamare come non mai.

Perdo il conto delle catture. Non che le abbia mai contate con precisione, ma nel senso che non posso onestamente dire se ne ho catturate 30 o 40, una più bella dell’altra, sia come livrea che come taglia, con la più piccola, e più bella come colori, sui 14/15 pollici...

Smallest cutthroat.

è stata senz’altro la pescata più memorabile del viaggio, una di quelle giornate che si sognano sempre, ma che si verificano raramente. Torniamo stravolti, non solo emotivamente, ma anche dalla stanchezza: eravamo venuti sul creek a vedere com’era, dopotutto, e saremmo tornati alla macchina per il lunch...per cui, oltre alla scarpinata, e non esserci fermati un momento sul creek, non avevamo ne bevuto ne mangiato.

A parte i due sadomasochisti sul sentiero in alto, abbiamo notato solo un altro pescatore, a meno di duecento metri dal parcheggio.

Il viaggio di ritorno verso Salt Lake City, oltre all’ultimo pernottamento nella campagna, prevedeva anche una sosta sul Logan River, in un bellissimo tratto che era purtroppo stato disturbato negli ultimi anni dal rimpiazzamento di un ponte pericolante, ma che è ora di andare nuovamente a visitare.

Ci sarebbero altre acque da pescare lungo il tragitto, ma la giornata piovosa, ed il ricordo ancora saziante di ieri, ce ne tolgono la voglia. Nonostante il brutto tempo, il fiume non è ancora particolarmente ingrossato, sebben già un pò scolorito, e cosi decido di fare qualche lancio, sospettando che diventi presto impescabile.

Gli scrosci di pioggia a raffiche intermittenti devono aver "sciacquato" alcuni terrestrials dalle foglie dei rami sopra l’acqua, e cosi monto un brucone scuro galleggiante. La stantia espressione "Dulcis in fundo" non poteva essere più azzeccata per il nostro viaggio.

24 inches brown.
Sono molto soddisfatto: su sette nuove acque esplorate, ne ho trovate 5 strepitose, una interessante e divertente, (upper Ruby), ed una sola deludente. Pur dando per scontato che ci fossero trote nelle zone che avevo scelto di visitare, non mi ero mai aspettato di trovarne cosi’ tante, e di bella taglia, soprattutto considerando che, escludendo i grayling nell’upper Ruby, nei negli streams esplorati non sono mai state fatte immissioni.

Il successo che abbiamo avuto, oltretutto, è stato ottenuto quasi esclusivamente pescando a secca. Se avessimo saputo pescare a ninfa, soprattutto durante i periodi in cui non c’era attività in superfice, in parecchi casi avremmo certamente catturato di più, ed esemplari anche più grossi.

Al momento di salutarci, all’aeroporto, Davide è commosso. Lo sono anch’io a dire il vero, anche se magari non lo dò a vedere, perché si è formata una bella amicizia.

E' vero che, tra montare e smontare il campeggio, le guidate scrutando le mappe, i meravigliosi posti visitati, e soprattutto le ore passate pescando, non avremmo certamente avuto tempo di annoiarci, ma si è trattato anche di comunicazione, e vicendevole scoperta di opinioni, anche se non sempre concordanti, discusse a volta con ardore, ma sempre con rispetto. Due settimane di fantastica pesca, ed un nuovo amico: cosa voglio di più?

Saddle & rod.


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Claudio Tagini



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