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ITA - Amur a mosca secca

  Maggio 2013



Word and photo Alberto Galeazzo (Faina)
Tempo di lettura: 15 minuti



Primo piano dell'Amur

L’amur o Carpa erbivora si nutre di alghe ed altre piante acquatiche.
Qualche giorno fa stavo pescando i black bass su alcune cave abbondonate. Verso le 12.10 e distante da casa solo 20 minuti, mi accorgo che il tempo, come al solito quando sono a pesca, è volato, e devo rientrare per il pranzo... moglie e pupo mi attendono per le 12.30.
Mentre cammino lungo la sponda della cava per rientrare alla macchina, scorgo in lontananza la sagoma di due grossi pesci. Da lontano mi sembrano due grossi cavedani, ma, man mano che si avvicinano, mi rendo conto che sono due amur che stanno pattugliando le sponde ricche di erbe... alla ricerca di qualche germoglio.
In men che non si dica l’istinto da “faina” mi fa bloccare, mi accuccio cercando di non farmi notare dai due pesci.
Questi continuano a spostarsi lentamente nella mia direzione, e di tanto in tanto si avvicinano alla sponda per mangiare dei fili d’erba o dei germogli di canna e poi si rispostano a un metro dalla riva.
Io, mi accuccio e mi fermo immobile, nel frattempo, comincio a pensare quale mosca poter attaccare per poter provare ad insidiare quelle due ignare “bestie” (ho usato la parola “bestie”per via delle loro enormi dimensioni) ... che ad ogni pinnata mi appaiono sempre più grandi.
Cerco con gli occhi e con le dita nella scatola delle mosche da bass un qualcosa di “erbiforme”, quasi sicuro di non trovare nulla che possa fare al caso loro... Cerco una mosca galleggiante che possa ricordare, anche vagamente, una foglia, delle alghe, un ciuffo d’erbe...
Poi improvvisamente riesco a vedere, nascosta tra i matuka, popper, gurgler, e ranocchie da black bass, una mosca che non usavo da almeno 10 anni il Muddler Minnow: un ciuffo di marabou nero con in testa una corana di cervo tagliato. Solitamente questa esca viene utilizzata per imitare una varietà di animali acquatici e terrestri tra i quali: girini, avanotti, sanguisughe, cavallette, grilli, , insetti emergenti tra cui le libellule, stone fly etc. Il Muddler minnow solitamente va lanciato e lasciato affondare di pochi cm sotto la superifice e poi recuperato anche velocemente, se il caso lo richiede.

Muddler minnow utilizzato in questa occasione

In questo caso, essendo l’unica esca che aveva una somiglianza con una foglia, ho pensato di provare a lanciarla davanti al muso del pesce e lasciarla immobile... come fosse una foglia caduta da un albero. Inoltre, il cervo doveva conferire galleggiabilità all’imitazione e il marabou la morbidezza di un ciuffo d’erbe o di un alga (tutto ciò ai miei occhi, ma speravo soprattutto ai due pesci che avanzavano sempre più nella mia direzione).
In pochissimo tempo sostituisco il tippet con uno 0.30mm al quale attacco la mosca.
E’ ora di lanciare, in pochi secondi i pesci oramai dai 50 e passa metri sono a circa 20 metri da me... Faccio due falsi lanci per allungare la coda... i pesci sono a 15 metri da me che sono accucciato e seminascosto da delle erbe, nascosto è una parola grossa... mi sento nudo di fronte a loro, so che un gesto sbagliato o un movimento repentino potrebbe spaventarli, far cambiare loro direzione e tutto quell’affannarmi andrebbe vanificato.
Cerco di mettere la mosca a pochi metri da loro, con una posa il più leggera possibile. Mentre sto per distendere la coda per lo shooting finale, vedo che uno dei due si sposta verso il centro del lago, l’altro invece continua nella mia direzione costeggiando, ad un metro di distanza, la sponda. Non posso farmi scappare questa ghiotta occasione, ho il cuore in gola e lo stomaco fa un mugugnio, e per il terrore di sbagliare qualcosa, per la fame vista l’ora, e per le parole che prenderò quando arriverò a casa ancora una volta in ritardo (lo stomaco già sapeva che se avessi agganciato la “bestia” con una canna per coda 7 ci avrei messo almeno 20 minuti = ritardo assicurato )...
Riesco con un pò di fortuna a posare la mosca a 50cm dalla testa del pesce, leggermente alla sua destra, in direzione della coda dell’altro pesce che nel frattempo era ad alcuni metri più avanti. Il grosso amur si avvede dopo poco dell’ esca, ehm...alga, ops erba..., insomma della mia mosca. Nemmeno il tempo di pensare: “ora ci siamo”, e tutto comincia ad andare al rallentatore... la bocca dell’amur comincia ad aprirsi lentamente e tutta l’acqua della cava sembra essere risucchiata da quella bocca... improvvisamente mi “sveglio” da questo rallenty e ferro, neanche tanto energicamente.

Bollata dell’amur


L'emozione è al massimo.....


Appena agganciato, deve ancora sentire l’amo...


Testata del pesce

La “bollatona” diventa un gorgo, sembra quasi un vortice, e l’acqua esplode. La coda di topo comincia a scorrere tra le mie mani, a stendersi, e poco dopo il mulinello comincia a cantare come non aveva mai fatto prima. Ora tocca al backing, che finalmente prende un pò d’aria dopo tanti anni di clausura. Dopo qualche minuto comincia il pompaggio del pesce.

Una boccata di ossigeno non fermerà il pesce che farà altre potenti fughe

La canna per coda 7 si piega quasi fino al manico, odo qualche scricchiolio (forse è la canna che vuole dirmi in milanese “un pò bauscia”: “uhé Faina, guarda che non mi hai comprato per pescare bestioni del genere, non tirare troppo che senno mi rompo”. In effetti, essendo appena tornato da un viaggio a Tarpon, forse stavo tirando esageratamente... ).

Un pesce finchè è in acqua sembra sempre più piccolo di quello che invece è...azz!!


Un pesce grosso così, e preso in questo modo (pescando a secca), non mi era mai capitato, e rimarrà indelebile nella mia memoria.


Canna flessa completamente...


Ultima boccata di ossigeno prima di cedere...


Eccolo, preso e rilasciato immediatamente!

L’amur dopo vari minuti e tentativi andati a vuoto per le sue continue fughe appen provavo a prenderlo (senza un guadino) è mio, anzi della mia macchina fotografica. Lo slamo senza nemmeno tirarlo fuori dall’acqua, ma al peso (anzi è una stima viste le misure) segnava circa 15kg.
Dopo questa esperienza, so di aver aggiunto altri due tasselli al mio palmares: uno alla mia “carriera” di pescatore e uno alla mia “carrieria” di marito/padre... sono rientrato a casa in ritardo, consapevole che avrei preso parole, ma contento!! ... contento anche di mangiarmi un piatto di spaghetti oramai freddi...



Alberto Galeazzo (Faina)



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