CHL - Isla Chiloè
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- Categoria principale: Fly Fishing Magazine
- Categoria: Avventure di pesca
- Scritto da Massimo Strumia
18/02/05
di Massimo Strumia (Massimo), foto di Massimo Strumia, Silvio Perotti e Marco Ancares
Da quando pesco a mosca, qualche anno ormai, le mie trasferte più lunghe sono state quelle nella vicina Slovenia. Pur non disprezzando gli itinerari nazionali e sloveni, da tempo sognavo di fare uno di quei bellissimi viaggi di pesca
di cui ho sempre letto con malcelata invidia sulle varie riviste e su Pipam.
Non conto più le volte in cui, sfogliando le pagine dell'ultimo libro di Val Atkinson ("The Greatest Fly Fishing Around the World"), mi sono soffermato a guardare le foto dei viaggi in Argentina e in Cile, con la speranza, un giorno, di poterci andare anch'io.
L'occasione è arrivata dopo aver letto un articolo di Simone Palli sull'isola di Chiloè e dopo aver contattato, tramite il negozio "Il Gatto degli Stivali" di Milano, Marco Ancares, proprietario e gestore di un lodge di pesca sull'isola.
Tralascio la parte dei preparativi per il viaggio per arrivare alla partenza.Il 18 Febbraio all'aereoporto di Malpensa eravamo in tre: il sottoscritto e Arcangelo, al primo viaggio transoceanico, e Silvio, che era già stato in British Columbia a pescare le famose steelhead.
Il viaggio per arrivare al lodge di Marco è interminabile: Milano-Barcellona-Madrid-Santiago-Puerto Montt in aereo, traghetto per arrivare sull'isola e ancora tre ore di auto (l'ultima parte su strade sterrate) per arrivare al lodge.
Non conto più le volte in cui, sfogliando le pagine dell'ultimo libro di Val Atkinson ("The Greatest Fly Fishing Around the World"), mi sono soffermato a guardare le foto dei viaggi in Argentina e in Cile, con la speranza, un giorno, di poterci andare anch'io.
L'occasione è arrivata dopo aver letto un articolo di Simone Palli sull'isola di Chiloè e dopo aver contattato, tramite il negozio "Il Gatto degli Stivali" di Milano, Marco Ancares, proprietario e gestore di un lodge di pesca sull'isola.
Tralascio la parte dei preparativi per il viaggio per arrivare alla partenza.Il 18 Febbraio all'aereoporto di Malpensa eravamo in tre: il sottoscritto e Arcangelo, al primo viaggio transoceanico, e Silvio, che era già stato in British Columbia a pescare le famose steelhead.
Il viaggio per arrivare al lodge di Marco è interminabile: Milano-Barcellona-Madrid-Santiago-Puerto Montt in aereo, traghetto per arrivare sull'isola e ancora tre ore di auto (l'ultima parte su strade sterrate) per arrivare al lodge.
Il Puertonativo lodge, situato in uno dei tanti fiordi che caratterizzano l'isola, è in una posizione che consente con trasferimenti piuttosto brevi di alternare, anche nell'arco della stessa giornata, itinerari sui fiumi, sui laghi e sul mare. Sulla varietà di questi itinerari è difficile dare dei limiti. L'isola è scarsamente abitata e su alcuni fiumi e laghi probabilmente nessuno ha mai pescato!
Occorre dire che non stiamo parlando di un isolotto ma di un'isola con una larghezza di circa 150 Km e una lunghezza di quasi 400 Km. Questo per quanto concerne Isla Grande de Chiloè che è la più grande di un arcipelago di 36 isole.
Il lodge è molto bello, costruito interamente in legno, come la maggior parte delle abitazioni dell'isola, ed estremamente confortevole al suo interno. L'accoglienza poi è il vero punto forte: Marco e sua moglie Carmen, che lo aiuta nella conduzione dell'attività, sono due persone dalla grande umanità e simpatia che riescono a creare un'atmosfera familiare nella quale è impossibile non sentirsi a proprio agio.
Ad aspettarci nel lodge abbiamo trovato anche Simone Palli, articolista per "Sedge & MayFly" e collaboratore di Marco come guida di pesca. Pallifish, come lo chiamano scherzosamente Marco e Carmen, è un ragazzo simpatico e alla mano, privo degli atteggiamenti da "guru" che contraddistinguono alcuni personaggi della PAM nostrana. Le poche volte che ha potuto pescare un po' si è rivelato davvero un ottimo pescatore. In un'occasione, mentre pescavamo in mare, aveva una media di catture molto superiore alla nostra... ho avuto la forte tentazione di tagliargli il finale!
La cucina cilena, magistralmente interpretata dal figlio di Marco, Rodrigo, è stata una vera sorpresa. Abbiamo mangiato davvero bene: "asado" (carne alla griglia), pesce e frutti di mare, patate (anche di razze antiche), deliziose crostate con la marmellata, ecc... il tutto innaffiato da ottimi vini rossi e bianchi!
Occorre dire che non stiamo parlando di un isolotto ma di un'isola con una larghezza di circa 150 Km e una lunghezza di quasi 400 Km. Questo per quanto concerne Isla Grande de Chiloè che è la più grande di un arcipelago di 36 isole.
Il lodge è molto bello, costruito interamente in legno, come la maggior parte delle abitazioni dell'isola, ed estremamente confortevole al suo interno. L'accoglienza poi è il vero punto forte: Marco e sua moglie Carmen, che lo aiuta nella conduzione dell'attività, sono due persone dalla grande umanità e simpatia che riescono a creare un'atmosfera familiare nella quale è impossibile non sentirsi a proprio agio.
Ad aspettarci nel lodge abbiamo trovato anche Simone Palli, articolista per "Sedge & MayFly" e collaboratore di Marco come guida di pesca. Pallifish, come lo chiamano scherzosamente Marco e Carmen, è un ragazzo simpatico e alla mano, privo degli atteggiamenti da "guru" che contraddistinguono alcuni personaggi della PAM nostrana. Le poche volte che ha potuto pescare un po' si è rivelato davvero un ottimo pescatore. In un'occasione, mentre pescavamo in mare, aveva una media di catture molto superiore alla nostra... ho avuto la forte tentazione di tagliargli il finale!
La cucina cilena, magistralmente interpretata dal figlio di Marco, Rodrigo, è stata una vera sorpresa. Abbiamo mangiato davvero bene: "asado" (carne alla griglia), pesce e frutti di mare, patate (anche di razze antiche), deliziose crostate con la marmellata, ecc... il tutto innaffiato da ottimi vini rossi e bianchi!
A un'ora di auto dal lodge c'è Castro, il centro abitato più grande dell'isola. Si tratta di una cittadina di circa 5.000 abitanti famosa per le caratteristiche palafitte e che a me ha ricordato, molto vagamente, San Francisco per le sue strade in salita.
A Castro, a proposito... Fidel non c'entra, c'è anche un mercatino perenne dove potete acquistare qualche oggetto in legno da regalare ai vostri cari. La produzione del legno, insieme all'allevamento dei salmoni, è la risorsa principale di Chiloè.
Per tornare a un argomento che mi sta molto a cuore, visitando la città non potete fare a meno di assaggiare il "curanto" una specie di zuppa con carne di maiale e di pollo, cozze, vongole, patate e qualcos'altro che non ricordo ma mi è sicuramente piaciuto. Una sola avvertenza: presentatevi nel ristorante a stomaco vuoto perchè non si tratta certo di un piatto leggero!
A Castro, a proposito... Fidel non c'entra, c'è anche un mercatino perenne dove potete acquistare qualche oggetto in legno da regalare ai vostri cari. La produzione del legno, insieme all'allevamento dei salmoni, è la risorsa principale di Chiloè.
Per tornare a un argomento che mi sta molto a cuore, visitando la città non potete fare a meno di assaggiare il "curanto" una specie di zuppa con carne di maiale e di pollo, cozze, vongole, patate e qualcos'altro che non ricordo ma mi è sicuramente piaciuto. Una sola avvertenza: presentatevi nel ristorante a stomaco vuoto perchè non si tratta certo di un piatto leggero!
Passando alla pesca devo dire che i fiumi mi hanno impressionato meno dei laghi e del mare. Alcuni, come il Rio Notuè, sono molto belli e selvaggi, altri, come il Rio Butalcurra, in alcuni tratti presentano sulle rive bottiglie di plastica, lattine di birra e altri oggetti di questo tipo. Sono piccole porzioni di fiume dove la qualità dell'acqua e la presenza di pesce sono comunque ottime ma il consiglio è, se qualcuno decidesse di intraprendere questa fantastica vacanza, di evitarle. Le alternative ci sono e non penso che uno vada in Patagonia per vedere spettacoli a cui, purtroppo, i nostri fiumi ci hanno abituato.
Premettendo che abbiamo trovato una situazione piuttosto anomala (non pioveva da una trentina di giorni) con i livelli dei fiumi molto bassi, trovo che le condizioni di pesca siano molto diverse da quelle affrontabili alle nostre latitudini.
Le trote, che nei fiumi sono in grande prevalenza fario, sono selvatiche e, al tempo stesso, molto più sospettose e più aggressive delle trote dei nostri torrentoni di fondovalle, abituate alla forte pressione di pesca. Basta davvero fare un piccolo rumore per giocarsi la postazione per tutto il resto della giornata. Al medesimo tempo, se l'avvicinamento viene eseguito con la dovuta cautela e la presentazione è azzeccata, la trota aggredirà quasi ogni tipo di artificiale con grande veemenza.
Quello che ha riscontrato Arcangelo, che è quello che più si è dedicato a questo tipo di pesca e con i migliori risultati, è che risulta molto importante animare l'artificiale. Abbiamo pescato molto con piccoli streamer o con imitazioni in pelo di cervo (stimulator, madam X) fatte pattinare sul pelo dell'acqua.
Si pesca in caccia, lanciando le mosche vicino ad ogni anfratto o tronco sommerso dove può trovarsi la tana della trota; in poche parole la stessa pesca che si fa nei nostri torrenti alpini ma con trote, forse per via dei livelli bassi, ancora più paurose.
Ho visto pochissime bollate e, nonostante la presenza di grossi astucci di tricottero, non ci sono state schiuse, nemmeno nelle ore serali.
Sono presenti fario di tutte le classi di età ma è chiaro che le possibilità di incocciare in trote over 40 e ben oltre sono molto alte. Purtroppo abbiamo perso le fario più belle perchè sono pesci dalla forza spropositata con una abilità irritante nel rifugiarsi tra i tronchi sommersi!
Premettendo che abbiamo trovato una situazione piuttosto anomala (non pioveva da una trentina di giorni) con i livelli dei fiumi molto bassi, trovo che le condizioni di pesca siano molto diverse da quelle affrontabili alle nostre latitudini.
Le trote, che nei fiumi sono in grande prevalenza fario, sono selvatiche e, al tempo stesso, molto più sospettose e più aggressive delle trote dei nostri torrentoni di fondovalle, abituate alla forte pressione di pesca. Basta davvero fare un piccolo rumore per giocarsi la postazione per tutto il resto della giornata. Al medesimo tempo, se l'avvicinamento viene eseguito con la dovuta cautela e la presentazione è azzeccata, la trota aggredirà quasi ogni tipo di artificiale con grande veemenza.
Quello che ha riscontrato Arcangelo, che è quello che più si è dedicato a questo tipo di pesca e con i migliori risultati, è che risulta molto importante animare l'artificiale. Abbiamo pescato molto con piccoli streamer o con imitazioni in pelo di cervo (stimulator, madam X) fatte pattinare sul pelo dell'acqua.
Si pesca in caccia, lanciando le mosche vicino ad ogni anfratto o tronco sommerso dove può trovarsi la tana della trota; in poche parole la stessa pesca che si fa nei nostri torrenti alpini ma con trote, forse per via dei livelli bassi, ancora più paurose.
Ho visto pochissime bollate e, nonostante la presenza di grossi astucci di tricottero, non ci sono state schiuse, nemmeno nelle ore serali.
Sono presenti fario di tutte le classi di età ma è chiaro che le possibilità di incocciare in trote over 40 e ben oltre sono molto alte. Purtroppo abbiamo perso le fario più belle perchè sono pesci dalla forza spropositata con una abilità irritante nel rifugiarsi tra i tronchi sommersi!
Sulla carta il mare di Chiloè era solo un'alternativa a laghi e fiumi ma, nella realtà, è stato il luogo dove abbiamo vissuto forse i momenti più divertenti ed emozionanti. Marco e Simone credono molto a questa risorsa ed è probabile che in futuro venga sempre più spinta ma, nella settimana della nostra permanenza al lodge, non avremmo dedicato molto tempo a questa pesca se non fosse arrivata una "soffiata" da un contatto di Marco.
La notizia era che il giorno prima in quella che avremmo poi chiamato "la buca" (un'insenatura con ingresso abbastanza stretto verso il mare aperto e soggetta a forti escursioni di marea) alcuni pescatori locali avevano catturato diversi salmoni e corvine.
Per me, Silvio ed Arcangelo è stata l'occasione per avere il battesimo del "Saltwater Flyfishing" e devo dire che è una febbre che ci ha contagiati di brutto!
La pesca si divideva fondamentalmente in due fasi:
© PIPAM.com
La notizia era che il giorno prima in quella che avremmo poi chiamato "la buca" (un'insenatura con ingresso abbastanza stretto verso il mare aperto e soggetta a forti escursioni di marea) alcuni pescatori locali avevano catturato diversi salmoni e corvine.
Per me, Silvio ed Arcangelo è stata l'occasione per avere il battesimo del "Saltwater Flyfishing" e devo dire che è una febbre che ci ha contagiati di brutto!
La pesca si divideva fondamentalmente in due fasi:
In assenza di mangianze si pescava il robalo, un pesce che sta sul fondo con due grossi occhi e una pinna dorsale lunghissima. Noi abbiamo pescato con canne da nove piedi e coda otto intermedia ma, a sentire Simone che ha molta esperienza, si potevano pescare con maggior divertimento con una coda sei con la punta affondante. L'azione di pesca consisteva nell'aspettare che l'artificiale arrivasse in prossimità del fondo per poi iniziare un recupero lento a strappetti brevi. L'attacco si aveva quasi sempre quando l'imitazione si sollevava dal fondo.
Marco ci ha detto che nella stagione invernale si possono anche catturare robali di 4/5 chili mentre d'estate la taglia media scende parecchio. A conferma di quanto detto noi abbiamo preso pesci mediamente tra i 30 e i 40 cm ma si tratta comunque di una pesca abbastanza divertente.
Il "clou" del divertimento si ha quando si avvistano le corvine in mangianza. La corvina è un bel pesce argentato e con le pinne gialle, lontano parente delle nostre ombrine, che, una volta allamato sprigiona una difesa spettacolare!
Più di una volta mi sono visto sfilare diversi metri di backing ed è una sensazione alla quale non ero abituato e che mi ha fatto divertire parecchio. Immagino che i bonefish dei Caraibi tirino molto di più ma per uno abituato a trote e temoli allamare un pesce di mare di un paio di chili è uno vero spasso!
Non mi dimenticherò molto presto dell'ultimo pomeriggio della vacanza quando, con il belly-boat, mi sono trovato in mezzo a centinaia (non esagero) di pesci in mangianza, con la minutaglia che saltava fuori dall'acqua da tutte le parti e la canna piegata fino all'inverosimile...
Il salmone merita un discorso a parte. Il Cile è il maggior produttore di carne di salmone al mondo e nell'isola Chiloè ci sono molti allevamenti: i salmoni sono tenuti in grosse reti sorrette da boe galleggianti. Fino alla misura di 20-25 cm nelle reti che si trovano nei laghi, dopo in reti analoghe ma nel mare dei fiordi.
Nel tempo è capitato più volte che, in seguito ad alluvioni, mareggiate o per i leoni marini che recidono le reti con le zanne, i salmoni (salar, coho e qualche sporadico king) siano fuoriusciti ed abbiano dato vita a una popolazione rinselvatichita.
Silvio ha anche agganciato un piccolo coho in un lago ma i salmoni più interessanti sono quelli dei mari. Rispetto al periodo della nostra permanenza, i salmoni iniziano a risalire le foci dei fiumi a Marzo e Aprile ma Marco e Simone confidano che si possano individuare delle "regole" anche per pescarli in mare. In questo momento resta una pesca, a differenza di quella delle corvine che sono presenti tutta l'estate, un po' occasionale.
Nel tempo è capitato più volte che, in seguito ad alluvioni, mareggiate o per i leoni marini che recidono le reti con le zanne, i salmoni (salar, coho e qualche sporadico king) siano fuoriusciti ed abbiano dato vita a una popolazione rinselvatichita.
Silvio ha anche agganciato un piccolo coho in un lago ma i salmoni più interessanti sono quelli dei mari. Rispetto al periodo della nostra permanenza, i salmoni iniziano a risalire le foci dei fiumi a Marzo e Aprile ma Marco e Simone confidano che si possano individuare delle "regole" anche per pescarli in mare. In questo momento resta una pesca, a differenza di quella delle corvine che sono presenti tutta l'estate, un po' occasionale.
Non conosco i laghi irlandesi ma ho l'impressione che quelli di Chiloè non abbiano niente da invidiargli. Il lago Tarahuin, il lago Natri e, in particolar modo, il lago Tepuhueico sono davvero stupendi.
Da un punto di vista ittico ci sono sia trote fario che trote iridee ma quest'ultime sono largamente prevalenti. A mio giudizio, quando sono pesci selvatici che si riproducono naturalmente e non materiale di immissione, le iridee non hanno niente da invidiare alle fario e anzi hanno una difesa più potente e difficile da contrastare.
Le trote dell'isola di Chiloè hanno una taglia media notevole, nel lago di Tarahuin la cattura standard è di una trota sui 50 cm ma non è impossibile incocciare in esemplari di 3/4 chili. Sembra che le ragioni di un simile accrescimento siano da ricercare nella presenza di una specie di gambero d'acqua dolce di colore tra il beige e il verdastro.
Probabilmente è per questo motivo che gli streamer di colore chartreuse e crema hanno funzionato meglio di quelli bianchi o neri. Praticamente abbiamo pescato quasi sempre a streamer con woolly-bugger su ami del 4-6-8.
Pensavo che la pesca dalla barca fosse noiosa e invece l'ho trovata interessante anche perchè non si pesca l'acqua ma, un po' come nella pesca a lucci e black bass, la barca costeggia le rive rimanendo a 15/20 metri di distanza e si deve cercare di lanciare il più possibile vicino tronchi sommersi e canneti che possono nascondere i ripari delle trote.
Da un punto di vista ittico ci sono sia trote fario che trote iridee ma quest'ultime sono largamente prevalenti. A mio giudizio, quando sono pesci selvatici che si riproducono naturalmente e non materiale di immissione, le iridee non hanno niente da invidiare alle fario e anzi hanno una difesa più potente e difficile da contrastare.
Le trote dell'isola di Chiloè hanno una taglia media notevole, nel lago di Tarahuin la cattura standard è di una trota sui 50 cm ma non è impossibile incocciare in esemplari di 3/4 chili. Sembra che le ragioni di un simile accrescimento siano da ricercare nella presenza di una specie di gambero d'acqua dolce di colore tra il beige e il verdastro.
Probabilmente è per questo motivo che gli streamer di colore chartreuse e crema hanno funzionato meglio di quelli bianchi o neri. Praticamente abbiamo pescato quasi sempre a streamer con woolly-bugger su ami del 4-6-8.
Pensavo che la pesca dalla barca fosse noiosa e invece l'ho trovata interessante anche perchè non si pesca l'acqua ma, un po' come nella pesca a lucci e black bass, la barca costeggia le rive rimanendo a 15/20 metri di distanza e si deve cercare di lanciare il più possibile vicino tronchi sommersi e canneti che possono nascondere i ripari delle trote.
Tirando le conclusioni l'isola di Chiloè mi è piaciuta moltissimo e non escludo di tornarci entro pochissimi anni, magari nel periodo di Marzo-Aprile, per tentare anche la pesca ai salmoni. Rispetto agli itinerari patagonici classici una settimana al Puertonativo lodge comporta una spesa molto più accettabile e, anche se le trote di Chiloè, pur di tutto rispetto, non raggiungono le dimensioni delle trote di mare della Terra del Fuoco, non saremo rintronati dal vento gelido e incessante che caratterizza l'estremo meridione del Sud America. Altri vantaggi, oltre quelli già citati, sono la quasi totale assenza di animali nocivi come zanzare, serpenti, ecc...
Ribadisco che la grande prerogativa di una vacanza di questo tipo sta nella possibilità di alternare ambienti (fiumi, laghi e mare), pesci e tecniche di pesca molto diverse tra loro.
Chi fosse interessato a saperne di più può collegarsi a questo sito http://www.puertonativolodge.com/ e mandare una mail a Marco Ancares.
Alla prossima.
Ribadisco che la grande prerogativa di una vacanza di questo tipo sta nella possibilità di alternare ambienti (fiumi, laghi e mare), pesci e tecniche di pesca molto diverse tra loro.
Chi fosse interessato a saperne di più può collegarsi a questo sito http://www.puertonativolodge.com/ e mandare una mail a Marco Ancares.
Alla prossima.
Massimo Strumia
© PIPAM.com