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ITA - Pipam - Raduno salato 2008

Italia  11 Ottobre 2008


di Davide Gianfaldoni (David)





Sabato 11 Ottobre si è svolto il 4° raduno salato di S. Margherita, organizzato come consuetudine da uno dei Redattori storici di Pipam, Daniele Casalegno (DC), con la collaborazione di Federico (Pyoshin).
Il ritrovo dei partecipanti era stato fissato per le ore 7 di fronte alla banchina dell'ormeggio ASVEM a Santa Margherita Ligure. Arrivati a destinazione già con l'ansia di uscire, giusto il tempo di presentarsi, fare due brevi chiacchiere, un caffè e via di volata a bordo. Quattro equipaggi composti da tre Pam ciascuno più il gommone di Faina per un totale di 14 partecipanti, hanno completato la flotta messa a disposizione da Argo, che è stato subito di buon auspicio raccontandoci degli ottimi risultati ottenuti da alcuni colleghi il giorno precedente.
Il mio equipaggio a bordo del Mako era composto da me, DC e Max 62.
Pronti, via, si parte, appena fuori dal porto abbiamo visto alcuni gabbiani volteggiare e tuffarsi, così decidendo di provarci, alla prima tappa abbiamo fatto subito qualche cattura di sugarelli e un bel lanzardo. Quella situazione però non avendoci dato sufficienti segnali di consistenza e continuità, ci ha fatto decidere di spostarci per andare oltre in cerca di possibili mangianze e di provare ad avvicinarsi alle boe per tentare sulle lampughe. Detto fatto, navigando in direzione delle boa esterna di Portofino abbiamo incontrato un grosso banco di minutaglia che però se ne stava abbastanza larga e indisturbata a nuotare, segno evidente della scarsa presenza di predatori all'interno del golfo. Abbiamo comunque provato a fare due lanci intorno al branco e sono usciti un altro paio di sugarelli. Ancora qualche altro lancio e poco dopo, con la speranza di trovare attività di pesce di ben altra stazza o comunque situazioni migliori, abbiamo lasciato anche quel branco di piccole acciughe per proseguire.

Il foraggio della giornata.


Giunti in prossimità della grossa boa esterna, affiancati dall'equipaggio di Alberto Popper, abbiamo provato sia a galla che in profondità cercando di richiamare l'attenzione delle lampughe, purtroppo senza nessun riscontro. Stessa sorte era appena capitata a Pyoshin e ai suoi compagni di barca, oltre che ad altri equipaggi che ci hanno immediatamente informati della mancanza, almeno per il momento, di lampughe in quella zona; però qualcosa di consistente si stava muovendo, infatti intorno alla boa non c'erano lampughe, ma abbiamo visto qualche bella predata in superficie di probabili palamite. Ancora due o tre scarrocci andati a vuoto, dopodichè si è deciso di andare velocemente a provare in zona S. Fruttuoso, approfittando del tragitto per vedere se fuori c'era qualche mangianza.
A mezza strada abbiamo incontrato Fabrizio Moglia che ci ha dato un'ottima dritta indicandoci un'area in direzione opposta e abbastanza distante, dove il giorno prima c'era stata grande attività da parte di numerosi branchi di tombarelli. Decidiamo di tenere in serbo la cosa per approfittarne eventualmente più avanti e proseguiamo in direzione delle boe in cerca di lampughe. Non passano nemmeno cinque minuti e il mio telefono squilla, è Fabrizio che ci avverte che fuori poco distante da dove ci siamo incontrati ci sono molte mangianze sparse. Inizia la fibrillazione! Se nonchè, essendo ormai quasi giunti a destinazione optiamo di proseguire verso l'antico monastero. Poco prima di arrivare vediamo alcuni gabbiani raggrupparsi e nel giro di pochi secondi parte una mangianza molto bella quanto evanescente, tanto che non riusciamo neppure ad effettuare un lancio utile. Poi finita quella tutto intorno il niente, ma evidentemente qualcosa stava iniziando a bollire...
Davanti alla boa di S. Fruttuoso troviamo subito un bel branco di lampughe non particolarmente grosse che però inizialmente ci hanno dato la sensazione di rispondere subito bene al popper. Io come le vedo dico agli altri "vedrai che rumba che inizia adesso!".

Uno foto fatta da Faina, che spettacolo!!!


Non l'avessi mai detto ..e neppure pensato.. siamo rimasti più di un'ora a cercare di fregarne almeno una provando sia sotto che sopra, cambiando mosche, riducendo il diametro del tippet e quant'altro. Alla fine dei conti, a parte un bell'attacco a galla andato a vuoto e qualche toccata corta senza trovare l'amo, soltanto inseguimenti svogliati di lampughe apatiche che sembravano veramente saper leggere e scrivere.
Dulcis in fundo, come se non bastasse, c'è stata l'apoteosi. E' arrivato un barchino lungo si e no un paio di metri con su due canne a traina, manovrato da un ragazzotto e con una tipa in costume da bagno a bordo. Bene.., ad ogni passaggio intorno alla boa questa tipa qui attaccava una lampuga, ..e noi lì a rodere!
Vi risparmio i commenti...
Di fatto è stato uno smacco non indifferente perchè conoscendo abbastanza bene questo pesce e i modi più produttivi per approcciarlo anche in situazioni molto difficili, avrei pensato magari di prenderne poche, ma proprio un niente di niente mi è rimasto molto di traverso... Vabbè andiamo avanti.
Qualche grande maestro di vita però insegna che bisogna sempre guardare al lato positivo delle cose, roba del genere "chiudi una porta e apri un portone" per intenderci, e a pensarci bene non ha tutti i torti, perchè di lì a poco ci avrebbe aspettato qualcosa di semplicemente straordinario.
Ormai era più di metà mattino. Sabato scorso è stata una giornata primaverile, bellissima, con cielo limpido e soleggiato, caldo abbastanza da essere sempre piacevole e mai da sudare. Condizioni favorevoli con mare piatto, anche troppo probabilmente, le uniche piccole increspature dell'acqua se non da una leggera bava di vento erano dovute al passaggio dei grossi yacht in lontananza.
Noi un pò scoraggiati per la batosta rimediata sulle lampughe dovevamo decidere il da fare, se scegliere di puntare immediatamente al posto indicatoci da Fabrizio, oppure se provare a spingerci molto fuori restando davanti alla zona dove già eravamo, in modo da verificare l'attività che sempre Fabrizio ci aveva segnalato. La cosa più giusta ci è sembrata quella di cercare di prendere due piccioni con una fava, della serie andiamo là, ma mentre avanziamo in quella direzione proviamo a prenderla bella larga per vedere cosa succede fuori.
Di fatto non c'è stato neanche il bisogno di uscire poi molto perchè a meno di due miglia dalla costa davanti a Punta Chiappa improvvisamente abbiamo visto materializzarsi nell'orizzonte un folto gruppo di gabbiani a danzare in cerchio nell'aria per poi cadere giù, sciogliendosi sull'acqua come fiocchi di neve al sole.

Ovunque una quantità impressionante di acciughe.



"Guarda là! guarda là che mangianza!!" E via a tutta manetta verso la meta. Arrivati a destinazione, come di routine i gabbiani che erano sia appollaiati sull'acqua a beccare le acciughe che in aria a volteggiare secondo la classica fontana, sono volati via lasciandoci di fronte a uno spettacolo incredibile. L'enorme palla si è prima concentrata e subito dopo richiusa su se stessa iniziando a vibrare e luccicare, riflettendo un'infinità di piccolissimi bagliori di luce, fino a che improvvisamente il mare è letteralmente esploso! Come se fosse una gigantesca pentola di fagioli in ebollizione, la superficie ha iniziato a spumeggiare dagli attacchi dei predatori in totale frenesia alimentare, a breve distanza da noi e per oltre un minuto il rumore creato da tutto quel ben di Dio ha sovrastato qualsiasi altra cosa. Io credo di essere andato a segno per almeno tre volte in successione nel pieno delle predate e altrettanto hanno fatto Daniele e Max. Quando alla fine quella specie di gigantesca centrifuga ha smesso di frullare ci siamo guardati a vicenda increduli per il fatto che nessuno di noi fosse riuscito, neppure per combinazione, ad agganciare uno di quei mille, forse duemila o più predatori che apparentemente avrebbero attaccato qualsiasi cosa in acqua che in quel momento avesse la parvenza o semplicemente la vaga forma di un piccolo pesce.
A dire il vero per me una scena già vissuta in passato in altri luoghi e in altre circostanze.

Daniele mentre lancia su una mangianza.



Allora si è cercato di dare una spiegazione, di capire come fosse possibile una selettività così esasperata da parte di pesci solitamente di bocca buona quali sono i tonnetti. Abbiamo dato la colpa allo stato del mare piatto come uno specchio, alla troppa abbondanza di foraggio, talmente tanto da indurre il pesce a scartare qualsiasi cosa che non fosse esattamente corrispondente a ciò che stavano mangiando. Per di più, non sempre della stessa taglia e quindi anche più difficile da imitare con esattezza. Tutte ipotesi che un pò alla volta ci hanno aiutato a entrare nel dettaglio e trovare una possibile soluzione. Sì, perchè la stessa scena appena vissuta, più o meno, si è verificata svariate volte in seguito, troppe, e sempre troppo plateale e vigorosa per non concederci la soddisfazione di fare almeno una cattura. A lungo siamo rimasti a dir poco perplessi per quanto stava ripetutamente accadendo, tutti e tre stavamo pescando con delle mosche direi perfette che in acqua sembravano in tutto e per tutto l'originale di riferimento. Addirittura Daniele ne aveva una che giuro sembrava il clone delle acciughe presenti in acqua in quel momento.
Poi, a forza di cambiare e provare varie cose, a un certo punto mi sono ricordato di giocare una carta che spesso in giornate e situazioni simili si è rivelata la soluzione vincente.
In sintesi, il concetto di base, tra l'altro ben documentato in letteratura, consiste nell'abbandonare l'aspetto imitativo e in un certo senso ingannevole più nei nostri confronti piuttosto che del pesce, per cercare di sfruttare al meglio altre caratteristiche dell'artificiale, affinchè queste contribuiscano a richiamare l'attenzione dei predatori su di esso.

Marco e Arcangelo, compagni di barca a bordo con Massimo.



Immaginiamoci per un istante la scena; centinaia di alletterati intercettano una palla composta da migliaia di acciughe e di punto in bianco l'aggrediscono simultaneamente. Noi stiamo pescando con una mosca che riproduce perfettamente quel tipo di foraggio. In mezzo ad un'abbondanza del genere quante possibilità abbiamo che un predatore sia stimolato a scegliere di mordere proprio la nostra imitazione? Solo una diviso il numero totale delle acciughe presenti, che sono veramente tante, troppe. Se invece optiamo per una mosca non del tutto corrispondente e al tempo stesso neanche troppo diversa dal modello di riferimento, la percentuale delle possibilità di essere identificata nel mucchio aumenta enormemente per il solo fatto che non essendo identica, di certo sarà maggiormente distinguibile, e magari o probabilmente, anche preferibile rispetto a tutto il resto. Questo in definitiva è quanto è successo. Ho stravolto tutto e messo un cluserino, un artificiale che chi mi conosce sa quanto io abbia a cuore. Ho scelto di mettere una mosca montata su amo n°4 che per dimensioni e colori giocava abbastanza bene le acciughe in acqua, ma che almeno per il comportamento in fase di recupero risultasse tutt'altra cosa. Un artificiale con occhi a bilanciere in ottone cromato, quindi con tutto il peso concentrato in avanti a simulare un andamento ondulatorio durante il recupero, tipico di un pesce ferito o stordito, al tempo stesso la migliore, più ghiotta e sicura opportunità di fare centro per un predatore.
Da quel momento in avanti, questa si è rivelata come essere la chiave di volta della giornata e da lì in poi è iniziata la festa, una festa a dir poco entusiasmante!

In questo ingrandimento il particolare della mosca killer .



Dico questo sostanzialmente per due motivi:
il primo è che all'inizio avevo scelto di legare il cluserino in punta e lasciare sul bracciolo un'imitazione in epoxy molto corrispondente a quelle acciughe e per quattro volte di fila sono andato a segno solo ed esclusivamente con il cluserino. Ad un certo punto, dopo 4 combattimenti ho detto "è arrivato il momento di sostituire il tippet" (sembrava che me lo sentissi) invece preso dall'ennesima situazione di frenesia in cui siamo capitati non l'ho fatto, ho lanciato sulla mangianza e appena la mosca ha toccato l'acqua ho attaccato un bel pezzo e il tippet ormai usurato si è rotto quasi subito sulla connessione loop to loop. (Bene! giusto così, mi sta bene!)
Così, come ho montato il nuovo tippet ho anche deciso di legare lo stesso cluserino sia in punta che sul bracciolo e come per conferma la cattura successiva ha abboccato alla mosca sul bracciolo. Si potrebbe dire per combinazione e questo ci può sempre stare, ma io credo poco alle combinazioni, non in situazioni del genere.
Il secondo motivo consiste nel fatto che a lungo andare rendendoci sempre più conto della validità della scelta fatta, quando Max mi ha chiesto con cosa stavo pescando io gli ho dato una mosca identica a quella con cui stavo catturando e se non erro anche lui ha catturato solo ed esclusivamente con quella. La stessa cosa l'ho proposta a Daniele al quale ho chiesto ripetutamente di provare con quell'artificiale che secondo me stava facendo la differenza, almeno per provare, ma lui ha preferito insistere a pescare con altre soluzioni e purtroppo, aggiungerei anche per vera e propria sfortuna, non è riuscito ad andare a segno. Quindi, una volta di più, due segni inconfutabili a dimostrazione che la mosca come sempre (o quasi sempre) ha di nuovo fatto la differenza.

Un'immagine dei bagliori delle piccole acciughe a bordo barca.


Una bella palla di acciughe concentrate.


Daniele su un bel drop in mangianza.


Max, sorridente e incannatissimo!


Notare il mare liscio come fosse olio



E' facile restare ingannati dalla spettacolarità, dalla grandezza e quantità delle mangianze e dall'abbondanza di predatori in circolazione, al pari di come è altrettanto facile pensare che di fronte al tanto si possa ottenere tanto con il minimo sforzo, ma non è sempre così. Nè tantomeno è scontato che solo questi possano essere i fattori che di ritorno danno garanzie in termini di catture. Anzi, spesso in acque aperte accade il contrario, ovvero che in situazioni molto più contenute e meno appariscenti si abbiano risultati ottimi e immediati con il minimo impegno. Capire i motivi e i meccanismi alla base di questi comportamenti a dir poco strani è molto difficile, personalmente mi sono abituato a limitarmi di prenderne atto e provare un pò alla volta a cambiare tutto ciò che ho a disposizione nel tentativo di mantenere solo le cose e le azioni che di fatto o che secondo la mia sensibilità sono quelle più giuste, come in un gioco a incastri. In questa specie di puzzle ci metto praticamente tutto, le mosche, diametro e lunghezza del tippet, le caratteristiche della lenza, il lancio, il recupero, ecc ecc. Sabato ho avuto la netta sensazione che ogni cosa fosse oltremodo importante e in particolare il lancio, inteso come distanza e precisione. Faccio un esempio, nel gergo comune si è diffusa la diceria che la mangianza va sempre affrontata con una posa dell'artificiale a margine e non in mezzo ad essa. Io non voglio dire che questo non sia corretto, bensì che questa non rappresenta certamente una regola fissa da rispettare, infatti al raduno se la mia mosca non cadeva esattamente nel mezzo alla palla di acciughe non ce n'era per nessuno e più lontano riuscivo a fare centro e più probabile era la cattura.

Emanuele con un sugarello preso di primo mattino nel golfo.



A fine mattino abbiamo incontrato Faina che insieme a Emanuele sul suo gommone era uscito in mare da Rapallo già a buio pesto. Ci siamo avvicinati per scambiare le reciproche impressioni sulla giornata, Alberto non stava nella pelle, aveva l'adrenalina anche nei capelli e dalla bocca gli uscivano parole a nastro su tutto quello che i due avevano incontrato e vissuto fino a quel momento, era in completo e totale stato confusionale;
"bellissimo.., un disastro un disastro.., che mangianze.., sono in fibrillazione.., una cosa via di cervello.., mai vista roba del genere.., vado via di testa.., incredibile.., che roba ragazzi.."
Alla fine un ciao ciao ed è ripartito a tutta birra puntando diritto verso i gabbiani. E' stata una scena troppo bella! Più tardi abbiamo saputo che sulla via del rientro anche loro si sono divertiti moltissimo catturando una decina tra tombarelli e alletterati, bella prova!

Emanuele sul gommone di Faina mentre si appresta a rimettere un bel tonnetto secondo il metodo più appropriato.


Tonnetto alletterato (chi sarà il più tonno dei due? secondo me quello grosso!).



Durante il primo pomeriggio alcuni fattori sono progressivamente migliorati. Le mangianze, soprattutto quelle con sopra i gabbiani posati a beccare, hanno cominciato a reggere come quasi mai avevano fatto in precedenza. Questo credo sia stato un elemento fondamentale che ci ha dato fiducia consentendoci di iniziare a sbrogliare una matassa che a lungo ci è sembrata quasi inestricabile. Le nostre catture, fino ad allora praticamente casuali, malgrado la costante difficoltà hanno iniziato ad avere una certa cadenza. Quasi tutti alletterati, alcuni tombarelli e un discreto rosso preso da Max, subito rimesso in mare e ripartito vivo e vegeto a tutta velocità.
Guardandoci intorno, ovunque si vedessero gabbiani voleva dire che sotto c'era una mangianza. E non solo, ce n'erano anche molte senza gabbiani ad indicarle, come quella che abbiamo trovato per caso e tenuto a lungo sotto la barca. Era un banco di acciughe grande come un furgone e su consiglio di Daniele, con due colpi di retro, ci siamo allontanati in attesa che venisse attaccato. In meno di un minuto il mare in quel punto ha iniziato a spumeggiare fino ad esplodere. Più avanti quell' immensa palla si è divisa in altri gruppi minori che però sono rimasti sempre nella stessa zona, scomparendo e riemergendo ad intermittenza regolare per effetto delle incursioni dei tonnetti inferociti. Noi ci siamo accorti che tutta la sarabanda si svolgeva sempre lì, intorno a un bandierino che ci è servito moltissimo come importante punto di riferimento.
Degli altri equipaggi sapevamo che non a tutti stava andando bene, alcuni nella stessa zona erano riusciti a fare cattura, mentre altri avevano preferito provare nel golfo in cerca di lampughe e palamite.

Sandruz con due bei tonnetti.


Massimo che ha fatto centro su una bella palamita.



Con il passare delle ore, durante le quali gli strike anche se molto sudati iniziano ad assumere un certo peso, la percezione di aver fatto delle scelte giuste si somma alla gratificazione delle catture. Succede che, malgrado l'iniziale difficile lettura delle condizioni, ci si convinca sempre più di essere entrati nel meccanismo, così si acquisisce quella calma e concentrazione necessarie per affrontare ogni singola situazione con fiducia e determinazione.
Sotto l'effetto di questo auto-condizionamento le opportunità di andare a segno possono moltiplicarsi in modo esponenziale.
Inconsciamente ogni nostro gesto sembra seguire una stessa logica; diventa spontaneo approcciare la mangianza in maniera disinvolta e ordinata, mantenendo sempre la distanza giusta, i lanci vanno via precisi e regolari. La mosca nella quale si è creduto fortemenete e della cui efficacia adesso visti i risultati si è assolutamente certi, cade ogni volta esattamente dove si vuole e senza bisogno di pensarci si attende un tempo ideale prima di iniziare a strippare.
Abbandonati i dubbi e raggiunta questa condizione tutto diventa facile, tanto che per istinto si riesce quasi a capire in anticipo quando si è davanti all'occasione buona, quella che ci regalerà l'ennesima soddisfazione.
Ci si rende conto che ora siamo noi a comandare e si corre il rischio di fargli veramente del male grosso..
Proprio da ultimo, quando Argo per la seconda volta ci ha richiamati ordinandoci di rientrare, c'è stato un breve periodo dove incannavo in modo quasi sistematico. Le mangianze sembravano non terminare mai e se fosse dipeso solo da me sarei rimasto in mare fino a notte fonda tanto era il divertimento, ma forse è stato meglio così. Abbiamo puntato la prua del Mako in direzione di Santa e siamo rientrati.

Max e Daniele con intorno varie palle di acciughe concentrate.


In questa immagine si vede bene la distanza delle mangianze da terra.


Max soddisfatto per la bella cattura.


Sandruz con una delle sue catture in bella mostra.



Arrivati in porto abbiamo pulito il pescato e ci siamo potuti rendere conto della quantità impressionante di acciughe che avevano mangiato le nostre prede.
Subito dopo è iniziato lo scambio di pareri e opinioni sull'uscita appena trascorsa. In generale tutti, me compreso, hanno concordato sul fatto che è stata una giornata difficile e sofferta, dove indipendentemente dall'abbondanza di mangianze e predatori, il contributo di una buona dose di fortuna ha rappresentato la variabile fondamentale per la soluzione di un complicato sistema di equazioni che purtroppo non tutti sono riusciti a risolvere.
In ogni caso un bellissimo raduno, molto riuscito sotto qualsiasi aspetto, composto da persone squisite, motivate da una grande passione per la pesca a mosca in acqua salata.

Nelle interiora una quantità incredibile di acciughe.



A seguire ha preso il via la seconda parte non di meno importante e piacevole del raduno. Rimanendo in gruppo siamo andati prima al Cafè del Porto per un buon aperitivo (giusto per accendere i motori), per poi spostarsi a Rapallo per la cena presso il locale ottimamente scelto da Pyoshin, l'agriturismo l'Arca tra gli Ulivi, dove tra un bicchiere di vino e l'altro, in una calda atmosfera di amicizia e compagnia, abbiamo completato lo scambio di pareri sull'uscita appena conclusa, assaporando alcune specialità della cucina tipica locale come le lasagnette al pesto e la cima alla genovese.
Una vera libidine!!
Il vino particolarmente buono andava giù che pareva pagato.., a me è partita la parlantina e credo di essere stato a dir poco logorroico.. e me ne scuso.
Infine, a conclusione dell'eccellente cena, i saluti di rito, conditi da un arrivederci alla prossima edizione sempre più affiatati e grintosi che mai!

Questa la mia attrezzatura, canna TFO Axiom 9' #8, testa da lancio in T-8 di 11 mt., connessa a una shooting line in mono Amnesia color nero da 30 lb, Ross Momentum #4.


Un alletterato niente male.



Arrivati a questo punto mi è doveroso ringraziare tutti i partecipanti, in primis i miei compagni d'avventura per avermi sopportato DC e Max62, per me è stato un piacere ed un onore poter pescare in vostra compagnia.
E poi un abbraccio a Pyoshin, Massimo, Popper, Faina, Arcangelo, Redspider, Sandruz, Giuseppe, Bumba, Lele76, Emanuele, Fabrizio.
In ultimo ma non meno importante, un ringraziamento al popolo di Pipam che con grande passione e amore per il mare contribuisce a rendere la Pam salata di casa nostra una realtà capace di regalare emozioni semplicemente straordinarie, a tutti voi, a te, a te, a te, a te, a te, te, te, te, te, te........
Ciao alla prossima

Davide Gianfaldoni


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