NOR - Il Gaula
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- Scritto da Valerio Santagostino (BALBOA)
Luglio 2009
testo di Valerio “BALBOA” Santagostino
foto di BALBOA e MALA Consentitemi di iniziare l’articolo dandovi un accenno su questo sontuoso e, allo stesso tempo, magico fiume scandinavo. Il Gaula si trova nella parte sud-ovest della Norvegia e sfocia nel famoso golfo di Trondheim, antica capitale del regno vikingo. Scorre in una valle impressionante, da sud verso nord, circondata da colline ammantate di verde. La natura è maestosa da quelle parti, e uomini grandi sanno di essere piccoli di fronte a tanta bellezza.
Scorci del Gaula Il Gaula, al pari dell’Alta, del Tana e del Namsen, è uno dei fiumi più pescosi dell’intera penisola scandinava, ma è conosciuto soprattutto per la taglia dei suoi pesci. Gli inglesi furono i primi ad accorgersi della grande potenzialità del fiume e cominciarono a frequentarne le rive nei mesi estivi fin dal 1820. Ci costruirono le loro dimore, in stile inglese naturalmente, e portarono benessere e prosperità nella regione. Di queste antiche vestigia vi è ancora traccia in alcune costruzioni sul fiume, come l’elegante fattoria Bogen Sondre. Il Natursenter di Storen, e la bacheca con le catture Il Gaula è lungo circa 200 chilometri e, di questi, 110 sono attraversati dalle runs dei salmoni. Riceve le acque di alcuni famosi affluenti, come il Sokna, ed è pescabile dal primo di Giugno fino al 31 di Agosto. D’inverno, da quelle parti la temperatura tocca -20°, il fiume gela completamente e la calotta di ghiaccio è talmente spessa da poter essere attraversata a piedi in tutta sicurezza. Ma il record di freddo spetta al corso superiore del fiume, nella zona di Roros, una novantina di chilometri da Storen. Roros si adagia in una conca priva di vento e la mancanza di brezza fa raggiungere temperature anche di 50° sotto lo zero. A primavera, nonostante la presenza di qualche “iceberg” nell’acqua, potenti benne cingolate collocavano dei grossi massi nel suo alveo. Questa “semina” negli anni ha avuto un duplice scopo: la creazione di pit-stop per i salmoni durante la faticosa risalita e di tane ricavate dalla lenta erosione dell’acqua intorno alle pietre. La cosa più impressionante dell’intero corso del Gaula è il Gaulfossen, uno stretto canale scavato nella roccia che divide la parte inferiore del fiume da quella superiore. Gaulfossen Come tutti i passaggi obbligati, non è sempre praticabile dai salmoni. Come potete ben immaginare una portata d’acqua eccessiva ne impedisce la risalita, ma anche un periodo di siccità provoca lo stesso effetto. Il “flow” ottimale, a inizio stagione, è tra i 100 e i 150 metri cubi al secondo. Oltre i 170 metri cubi, con la temperatura dell’acqua al di sotto dei 10°, la risalita dei salmoni è completamente inibita. Il canale parte da una pozza piuttosto profonda e larga, dove è possibile pescare dalla barca ( condotta da una guida per una ventina di minuti controcorrente ) e da un paio di hot spot dalla riva. Dal momento che la pool è estremamente produttiva ( i salmoni vi si fermano nell’attesa di affrontare la parte superiore del fiume o addirittura vi fregano ), i prezzi vanno di pari passo…e lievitano. La cosa curiosa, mi spiegava Roland, storica guida svedese insieme a Jonas, è che i salmoni, se si accorgono di essere in troppi nelle acque di una pool, quando non possono risalire oltre, scendono immediatamente a valle. Non gli piace assolutamente stare in eccessiva compagnia. Come potete ben immaginare, di questa piccola migrazione a ritroso ne giovano soprattutto i pescatori delle beat downstream ( almeno sulla carta ). Invece a questo scoiattolo piaceva stare in compagnia, visto che l’abbiamo scoperto ravanare nei nostri zaini Balboa sotto il diluvio Per pescare in un fiume del genere è di fondamentale importanza avere accanto un amico che lo conosce e lo frequenta da anni. Questa è stata la prima ragione per la quale ho accettato l’invito di Francesco Fedeli ad andare in Norvegia con lui. Il terzo del gruppo era il “Mala”, Michele Malagugini, genuino veneto flamboyant, sempre allegro e di spirito. Davvero una bella sorpresa! Con un unico difetto: la cassa comune ha subito un tracollo finanziario per il suo latte ( ne trangugiava un paio di litri al giorno!! ) Il Mala, Francesco e Balboa Il nostro alloggio merita di essere ricordato per una singolare particolarità: in una stanza e mezzo vi erano collocati ben tre freezer industriali! Abbiamo cercato di dare delle spiegazioni a questa abbondanza di elettrodomestici. Sicuramente il padrone di casa confidava molto nelle nostre capacità alieutiche! Ma l’ipotesi più accreditata, che lentamente si faceva strada nelle nostre menti, era la seguente: l’appartamento aveva un sottoscala che ricordava moltissimo l’ultima scena del “Silenzio degli innocenti”, per cui la nostra immaginazione è corsa a pensieri ben più terrificanti e macabri! Sta di fatto che nessuno dei tre ha mai osato sbirciare dalle finestre del basement ! In ogni caso il prezzo molto abbordabile della camera l’ ha promossa immediatamente in una suite a sette stelle! Il Mala in azione La vista del Gaulfossen il venerdì sera, al momento del nostro arrivo, ci ha fatto ben sperare, ma non avevamo fatto i conti con le piogge che ci avrebbero atteso nei giorni a venire e soprattutto con la temperatura dell’acqua. La media della settimana, infatti, è stata tra i 5° e i 7°, troppo bassa per stuzzicare i salmoni. In aggiunta i livelli dell’acqua, falsati dalle abbondanti precipitazioni, sono stati quasi sempre pessimi ! Francesco guarda perplesso il fiume a 500 cubi al secondo! Ma si sa, la regola “worldwide” che la settimana migliore è di solito quella prima e quella dopo il tuo arrivo, vale sempre! Per essere precisi, i giorni antecedenti il nostro arrivo non erano stati assolutamente proficui. Stesse problematiche: acqua alta e fredda. Le avanguardie che si erano viste passare dal Gaulfossen risalivano a una manciata di giorni prima, troppo poco per sperare in una decorosa run di salmoni. D’altronde le prime settimane di Giugno sono molto ambite per la qualità del pesce, freschissimo, e spesso, se si è fortunati, per la mole, anche se presentano molte incognite “climatiche”. Le acque prenotate erano situate nella parte a monte del Gaulfossen e distribuite in circa 20 km di fiume diviso in 13 pool a rotazione delle famiglie Malum e Winsnes, alcune delle quali doppia sponda. Due canne in acqua e una a riposo. Francesco e il Mala in pesca Di sicuro Le Corbusier era un pescatore a mosca Abbiamo iniziato con tante speranze e grande impegno. È necessario partire carichi e ottimisti per la pesca al salmone atlantico. Ottimismo confortato da un piccolo quanto repentino assaggio alla mosca di Francesco al terzo lancio del primo giorno di pesca! Fatto isolato, purtroppo, perché per quattro giorni non abbiamo sentito e visto più nulla. Autoscatto alle 2 di notte: la scelta della mosca Francesco, ( soprannominato Pisolo, per la struttura esile del corpo, 100 chili di muscoli forgiati in palestra!! ), per raggiungere uno streccettino interessante, ha pure effettuato un guado che pochi uomini al mondo avrebbero osato. Il sottoscritto che, in quanto a incoscienza, non è da meno, non se l’è sentita di imitarlo, limitandosi a dagli manforte da riva qualora fosse scivolato in acqua. La temperatura dell’acqua però stava finalmente salendo, avvicinandosi ai fatidici 10°/12°, soglia ottimale per i salar del Gaula. Il rito della misurazione dell’acqua Alle ore 21 del quinto giorno l’acqua raggiungeva i 9 gradi ( picco massimo di tutta la vacanza ) e al cambio di luce è arrivata l’unica chance per il sottoscritto. Discreto lancio nei pressi della prismata, mosca e finale subito in tensione e la Sunray Shadow ha attirato l’attenzione di un salmone. Passano un paio di secondi e l’inconfondibile strike mi ha fatto pronunciare il più classico degli urli -“ Eccolo! “- Perfetto tailing di Francesco e un bel salar di 6,5 kg è sotto i nostri occhi. Finalmente avevamo aperto le danze! La mattina dopo è stato il turno di Francesco, il quale ripetendo il folle wading di tre giorni prima, si piazza in una posizione strategica per pescare la piccola pool. La corrente è meno forte, ma in compenso il vento è contrario e insopportabile. All’unico lancio ammarato nella zona bollente segue la ferrata di un salmone. Gran bel pesce, combattivo e irrequieto. L’esperienza di Francesco lo porta controcorrente per stancarlo, e a ogni accenno di discesa verso valle segue uno scatto fulmineo del pescatore per non dargli troppa lenza. Il sottoscritto si cimenta in un tailing a due mani e la bilancia fa segnare otto chili e duecento grammi. Bene, si comincia a vedere qualcosa! Malauguratamente abbiamo cantato vittoria troppo presto. In poche ore il cielo riprende a scolarci quantità industriali di pioggia gelata e la temperatura dell’acqua del fiume precipita nuovamente a 5 gradi. Il fiume raggiunge 500 metri cubi al secondo e la corrente è davvero sostenuta. Un paio di beat sono completamente irraggiungibili e stare in acqua non è impresa da poco. In alcuni momenti non si riesce neppure a scendere sul greto e si è costretti a lanciare dalla massicciata. Ecco come il fiume può cambiare in poche ore! Nonostante le decine di ore passate a pescare, di notte e all’alba, non prendiamo più nulla per il resto del soggiorno, e a niente sono servite le simpaticissime e molto sentite preghiere del Mala rivolte ai salmoni! Il Mala e le sue preghiere Per la verità neanche i nostri colleghi hanno brillato per catture, terminando in tanti la settimana in “bianco”, segno inequivocabile che i pesci erano pochissimi, apatici, inchiodati sul fondo, e che i freschi non riuscivano o non stavano risalendo. Solo qualche gobbata sporadica in lontananza ci ridava fiducia, troppo poche comunque per infonderci speranze concrete di cattura. La pesca al salmone atlantico, in generale, e soprattutto sul Gaula è proprio così. Durissima, di sacrificio, muscolare e prolungata. Chi non se la sente è meglio che si cerchi un altro pesce o un’altra meta. Il cappotto è nella norma e le settimane memorabili a inizio stagione ( comunque 3-4 pesci al massimo! ) sono rarissime. Per raggiungere la beat 2, corde e scivoloni L’azione di pesca, a volte avvilente ( quando troppo dura ), a volte esaltante, è un crescendo di emozioni forti. In certe pool ti senti nel sangue l’arrivo imminente dell’abboccata, mentre in altre si pesca stanchi e poco convinti. Il mantra ossessivo “Adesso c’è, adesso c’è !!” ti accompagna per giorni e notti intere. In un paese dove il tempo scorre diverso, bisogna ascoltare il mormorio dell’acqua e la voce della corrente per poterlo percepire. La notte diventa giorno, il giorno si trasforma in notte, e il sole di mezzanotte fa il resto. Tutto è dettato e messo in scena dalla natura che ha come protagonisti i suoi abitanti misteriosi. Ci si sente una variabile ininfluente nello scorrere della vita. Abbiamo vissuto con cinque strati di vestiti addosso: giusto il tempo per farli asciugare e via di nuovo fuori a pescare. L’unico piccolo piacere “cittadino” è stato il thermos con il caffè caldo. Zampata di Francesco, una spaghettata a mezzanotte! La settimana si è conclusa, come da tradizione, con una bella carbonara cucinata da Francesco in casa di Unni e Svein, l’affumicatore di Storen. Molto interessanti i racconti che vengono fuori parlando davanti a un bel piatto di pasta e a una birra. Il sottoscritto, Svein e Francesco L’industria del salmone in Norvegia è molto florida, ma ci sono stati dei periodi nei quali si è raggiunta una “over-production” di pesci allevati. Il mercato non è stato più in grado di assorbire il prodotto finito e la conseguenza è stata il crollo del prezzo. Il governo norvegese, per risolvere parzialmente il problema, ha permesso di congelare le eccedenze a una temperatura, però, non inferiore ai 32° gradi sotto lo zero, che permette di mantenere integro il salmone per parecchio tempo. Tenete presente che un trancio di pesce nei freezer casalinghi ( a circa -18° ) può resistere fino a un massimo di un anno. Interessante l’ingegnoso metodo scandinavo per conservarlo fino a tre anni, e soprattutto in maniera più asettica. Tirate fuori il salmone congelato, bagnatelo con acqua e rimettetelo al freddo. E cosi via per 10-12 volte di seguito, fino a formare una crosta ben spessa di ghiaccio, insomma un vero e proprio “pack”. D’altronde il ghiaccio, mi spiegava Svein, è il miglior isolante; non esiste pellicola di plastica di uguale efficacia. Sul giornale locale di Storen vengono sempre riportati i “best five”, i cinque salmoni più grossi presi nella stagione. Un 40/45 libbre c’è sempre, seguito da un paio di 35 e un’altra coppia di 30. Di solito sono catturati da svedesi, stretti cugini dei norvegesi ( anche per la lingua ) e, per questa ragione, poco amati dai locali. Riporto qui di seguito una interessante tabellina sul peso dei salmoni, conoscendone la lunghezza. DIFFERENZE TRA MASCHI E FEMMINE DI SALAR
I maschi presentano un becco nella mandibola inferiore, che cresce piuttosto in fretta in acqua dolce, soprattutto con l’avvicinarsi dell’autunno e del periodo di frega. Anche alle femmine cresce un piccolo becco, ma naturalmente molto più ridotto. Con il proseguo della stagione il maschio esibisce colori molto più marcati e rossicci. La femmina invece tende a prendere una livrea grigio-marrone. I salmoni che hanno svernato nel fiume sono pesci con pessime qualità alimentari, e vengono sempre liberati nel fiume. I salmoni allevati presentano pinne corte e rovinate e un addome con molte screpolature. La guancia, striminzita, lascia spesso intravedere le branchie. Al contempo i salar, scappati dagli allevamenti da piccoli, sono difficilissimi da distinguere dai “wild”. Nella pesca al salmone atlantico può capitare di catturare una trota di mare. I due pesci, a prima vista simili, posseggono invece delle differenze molto precise. 1) La mandibola superiore del salmone non si estende oltre il bordo posteriore dell’occhio, mentre quella della trota di mare si estende ben oltre il bordo. 2) Il salmone ha poche macchie scure sotto la linea laterale del corpo, mentre la trota di mare ne ha molte di più. 3) La trota di mare ha un attacco della pinna caudale piuttosto largo, mentre il salmone atlantico ( soprattutto in quelli grossi ) molto più stretto. Questa peculiarità fisica del salar ne favorisce il tailing. 4) Quando il salmone è di taglia, la sua pinna caudale è concava e forma un arco. Nelle grosse trote di mare invece è convessa o diritta. ATTREZZATURA
CANNE: canne 15 piedi # 10-11. Ovviamente si possono usare anche le 14 piedi, ma si perde un po’ di spunto, soprattutto in quelle pool che richiedono lanci lunghi. MULINELLI: large arbor, per code 10-13. Riempito con almeno 100/120 metri di backing. CODE: shooting head rapportate alla potenza delle canne. Le Floating e le Intermediate non si sono usate mai, perlomeno nelle condizioni d’acqua trovate. Necessarie le punte sink 2-3, 4-5 e perfino 6-7. Ottima una punta della Guide Line, floating/sink 5, “arricchita” molto spesso con un polyleader super extra fast sink o da uno spezzone di tungsteno puro. Running line da 50 libbre. Per gli amanti della tecnica spey, si può pescare con le full lines, ma non lamentatevi se dopo un paio di giorni non vi muoverete più dai dolori alle braccia e al busto. POLYLEADER: fast sink, extra fast sink, super extra fast sink, da 40 libbre almeno. FINALI: fluorocarbon dello 0,40 ( di giorno e con acqua chiara ) e 0,43 ( di notte e con acqua sporca ) di base. In dotazione anche uno 0,38 e uno 0,35 qualora avessimo trovato acqua trasparente e pesci estremamente sospettosi. MOSCHE: da diversi anni sul Gaula si è testato con successo il Temple dog. Al pari si usano mosche in Templehund e in Artic fox. Potendo dividere per comodità le tube flies in tre misure, su consiglio di Francesco, in questo periodo è preferibile l’utilizzo della misura media e di quella grande. Le mie tubes sono state realizzate da Alberto “Lupo” Notarbartolo, in colore nere/verdi/gialle e beige/gialle per la pesca nel corso della giornata, e nere con argento per la notte. All’inizio di stagione, con l’acqua velata, è consigliabile l’uso generoso di materiali flash. Intramontabili le imi di gamberetto ( JP e Ally’s shrimp ) e le Sunray Shadow. Nella mia flybox non mancano mai i miei esperimenti: le smaltine del Fabietto Consonni, le codine del “Pacchia” e una new entry, la Flash Fly di Davide Sacchi. A onor del vero, un po’ azzardati con le condizioni dell’acqua trovate, ma comunque collaudati in pesca. Una selezione di tubes DRESSING DI UNA TUBE FLY
( indicata per le ore notturne ) di Alberto “Lupo” Notarbartolo Posizionare il tubetto nello spillo adattatore. Cominciate ad avvolgere il filo di montaggio ricordando di lasciare in fondo uno spazio sufficiente per il tubicino di silicone.
Fissare con il filo di montaggio del tinsel argento ovale medio e avvolgerne cinque spire serrate. Bloccare il tinsel con alcuni giri di filo di montaggio.
Eseguire una codina con sei – sette giri di Uni Yarn rosso.
Fissare una piuma di gallo nero e avvolgere sul filo di montaggio un cordoncino di Ice Dub nero. Avvolgere il dubbing di Ice Dub sul tubetto, l’hackle di gallo a palmer e fissare il tutto con il filo di montaggio. Tagliare le eccedenze.
Avvolgere il tinsel e bloccarlo con il filo di montaggio.
Tagliare una porzione di Artic Fox Tail, rimuovere il sottopelo con le dita ( con uno spazzolino, un micro pettine o una spazzola per cani ) e fissarla sul tubetto.
Fissare la prima parte dell’ala e inserire delle fibre ( ribaltate ) di Krystal Flash silver tagliate irregolarmente. Aggiungere una piuma di Schlappen nero ( ha delle barbule più consistenti di quelle di un gallo normale ). Avvolgere la piuma, fissare con il filo di montaggio e tagliare le eccedenze.
Tagliare e fissare sul tubetto una seconda porzione di Artic Fox Tail, più lunga della precedente. Aggiungere degli altri filamenti di flash ( facoltativo ).
Aggiungere due herl di pavone e due piume di Jungle Cock. Chiudere con il filo di montaggio e tagliare le eccedenze.
Spalmate la testa con l’Attak, ma ancora meglio con l’epossidica. Aggiungete il tubicino di silicone per l’ancoretta e la vostra mosca è pronta per entrare in acqua!
MATERIALI: filo di montaggio: nero 8/0 rib: tinsel Uni-french MD silver tag: Uni Yarn rosso 2X hackle: gallo nero e schlappen nero corpo: Ice Dub nero ala: Artic Fox Tail nera della Eumer flash: Krystal Flash silver e Flashabou herl: pavone occhi: Jungle Cock AMI: ancorette ( da tube, mi raccomando ) dal sei al dieci. Personalmente trovo le Owner molto affidabili. Hanno un filetto non proprio esile, ma una punta molto resistente alle testate sul fondo. E’ comunque buona regola controllare l’amo dopo aver incocciato il fondale. LANCIO: stile scandinavo, l’underhand per intenderci. Se il fiume è alto e veloce, lanciate vicino, ai margini del canale principale, senza entrare in acqua e disturbare con i passi la zona di pesca. I salmoni, se infastiditi, si spostano e se ne vanno. Sondate più strati d’acqua se necessario, montando sinking lines con gradi di affondamento diversi. Su suggerimento di Francesco, differenziate anche il lancio: in certe situazioni di corrente molto sostenuta aprite il loop per consentire alla punta di atterrare in acqua e affondare prima. Se è basso e trasparente, lanciate lontano, ma delicatamente. Variate la strippata. Provate anche a cambiare l’angolazione del lancio. In alcune beat era molto utile saper lanciare con la sinistra ABBIGLIAMENTO: wader in goretex ( con sotto spessi capilene ), oppure in neoprene. Scarponcini con suola in feltro, o aquastealth chiodata. Personalmente mi porto sempre dietro un guantino per prevenire, con lo stripping, l’erosione del dito medio. Giacca a vento, cappello e occhiali polarizzati, direi obbligatori. INFORMAZIONI UTILI
Biglietti aerei della SAS, scalo Oslo o Copenaghen, per Trondhein, con partenza da Milano - Malpensa e arrivo a Linate. Ma esistono altre combinazioni. Auto a noleggio: a vostra scelta, Hertz, Avis o quant’altro, ma almeno station wagon per i tubi delle canne. Portatevi da casa i “vacrac”, magnetici o a ventosa, che consentono di mantenere le canne sempre armate durante gli spostamenti. www.gaula.no www.granbo-flyfishing.no www.gaula-rokeri.no Cara Norvegia, aspettaci l’anno prossimo! Il mostro non l’abbiamo preso e sicuramente non riusciremo mai a raggiungere quello di 112 chili di un pescatore indigeno. Questo collega, infatti, ha letteralmente ripescato dalle acque ( aiutandosi con la lenza e la canna ) un enorme danese caduto accidentalmente nel fiume! Un particolare ringraziamento a due cari amici: Giorgio Fattori ( IronBlu ) per aver diviso i disegni dei salmoni e delle trote di mare e Martin Vefling per averli tradotti dal norvegese. Valerio Santagostino ( BALBOA )
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