28/12/01
di Beppe Saglia
Ritornando da Limone Piemonte.
Questo non è un reportage di pesca, non ci sono posti fantastici, pesci enormi, giornalieri costosi e alberghi con trofei. È una semplice sequenza fotografica scattata ieri dopo che ho accompagnato mia figlia in montagna per capodanno.
Limone Piemonte ospita in questi giorni 70.000 turisti in gran parte sciatori e tutti, nessuno escluso, regolari di corpo. Non è un problema di poco conto per le acque veloci del Vermenagna che nasce pochi Km a monte.
Le acque a monte e a valle di Limone P. sono libere alla pesca, anche se date le dimensioni del torrente e quelle direttamente proporzionali delle trote, non è da caldeggiare, a meno di risiedere in loco. Qui sono ancora permessi 10 capi al giorno o giù di lì e la misura minima di 20 cm!
Nel concentrico cittadino c’è (nota lieta) l’unica zona di ripopolamento e protezione di tutto il torrente, ed infatti insieme ai segni dell’inquinamento da scarichi urbani qualche bella pinna si vede.
Anche se l’occhio troppo interessato di un locale che guardava dal ponte non era di buon presagio.
Scendendo verso Vernante (il paese di Pinocchio e degli stupendi Vernantin, coltelli fatti a mano con le balestre della 500), ho scorto prima del tratto Fipsas l’unica trota attiva. Ninfava (su cosa poi, con sto freddo?!) tranquilla in questa buca.
Dove il torrente s’ingrossa, la natura ha fatto l’artista. La neve, non tanta per la verità, ha ricoperto il ghiaccio che attanagliava il torrente, cancellandolo a tratti, sottraendolo alla violenza della vicina statale, quasi a riconsegnare a quelle poche trote una stagione di fredda normalità.
E qui (siamo a Robilante), iniziano le dolenti note. Cementifici attivi 24 ore al giorno per tutto l’anno, che producono enormi quantità di calci e cementi, destinati a loro volta a… lasciamo perdere.
I segni ben visibili degli scarichi delle lavorazioni sono lì sotto gli occhi di tutti, con il loro colore verde azzurrognolo, quasi a mitigare l’intasamento dell’alveo da micropolveri che impediscono la vita bentonica e la riproduzione dei pesci.
Scendendo a valle, passato Roccavione, il Vermenagna con la poca acqua che gli rimane, complice il freddo di questi giorni regala mosaici ghiacciati di grande effetto. Non fatevi ingannare. Se ripassate in estate la poesia non sarà la stessa.
La confluenza con il Gesso avviene in una larga valle assolutamente sproporzionata alle portate attuali. Immagino cosa potesse essere questo posto per la pesca un centinaio d’anni fa, luogo d’elezione per la riproduzione della mormorata, ora ridotto a un rigagnolo.
E siamo giunti a valle di Cuneo con il Gesso che si unisce alla Stura di Demonte, altra nobile decaduta. Prelievi, lavori continui in alveo, gestione cieca e retrograda, immissioni politiche o abbandono totale.
Però il Canale Consovero, così come tutti gli altri innumerevoli canali della zona, è strapieno d’acqua. Ma cosa ci sarà da irrigare in questa stagione? Qui le trote vengono immesse in quantità industriale il giorno prima dell’apertura per la gioia dei locali.
Il giorno che se ne va con la poca luce rimasta mi impedisce di proseguire oltre la documentazione. Non che ci fosse ancora molto da fotografare, ma mentre già ritiravo l’attrezzatura fotografica, do un ultimo sguardo al fiume e scorgo il primo vero segno di vita.
Una frega! E subito più a valle un’altra. Sta a vedere che quella cocciutissima fottutissima nostrana si è inventata il sistema di resistere al peggio che siamo riusciti propinarle. Ha resistito, e si è riprodotta. Natale è passato da poco, ma questo è un grande regalo.
Un saluto a tutti.
Beppe Saglia
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