Alberto Coppini
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Le INTERVISTE di PIPAM
di Massimo Strumia (Massimo)
ALBERTO COPPINI
Fiorentino "DOC", Alberto Coppini vive oggi a Verano Brianza. Mi ha ricevuto nella sua casa, che e' collegata anche al laboratorio dove realizza le sue magnifiche sculture.
Alberto e' davvero un grande talento, ecco alcuni dei molti riconoscimenti che ha ricevuto: Fin da giovanissimo partecipa a vari concorsi indetti dal Comune di Firenze, dove gli vengono assegnati tre primi premi nella scultura. Le sue opere fanno bella mostra di se' in tutto il mondo. Sono presenti nella galleria di Arte Moderna Italiana a Londra, nel museo dei metalli di Hokkaido, nel museo Alfa Romeo di Arese, nel Parco Borromeo di Cesano Maderno e nella Chiesa dell'Argin Grosso di Firenze. Nel 1988-89, vince il prestigioso premio Pitti Immagine Uomo, con l'azienda Corneliani, che rappresenta. Nel 2004, presso Castel di Sangro, realizza il primo monumento nazionale al pescatore a mosca. M: Ciao Alberto, iniziamo con la classica domanda: quando hai iniziato a pescare?
A: All'eta' di 5/6 anni sull'Arno. Sono nato a Firenze e l'Arno era il "mio" fiume. Mi ricordo che pescavo le alborelle con una canna in bamboo e il galleggiante. Nei momenti di pausa facevamo il bagno nel fiume. M: Oggi fare il bagno nell'Arno sarebbe come minimo imprudente!
A: Decisamente sconsigliato, certo! Adesso l'Arno e' molto inquinato ma negli anni sessanta era una storia diversa... Pensa che pescavo anche le cheppie a spinning, utilizzando un Martin giallo. Per molti anni ho pensato che fossero lasche finche' non le ho ripescate a mosca sul Taro e mi hanno spiegato che erano cheppie! M: Quando sei passato alla pesca a mosca?
A: Negli anni Novanta, grazie all'amico Mao (Maurizio Corti). Andavo a pescare con la moto sul fiume Lambro, a Canzo ho preso la mia prima trotella con la mosca. Sempre con Maurizio ho fatto il primo viaggio di pesca al salmone atlantico: abbiamo attraversato Norvegia, Svezia e Finlandia per un totale di 6.800 chilometri in auto! Un viaggio un po' avventuroso ma sicuramente divertente. M: Visto che l'hai citato, colgo l'occasione per ringraziare pubblicamente Maurizio che ci ha messo in contatto e mi ha ha dato modo di intervistarti. Torniamo alle domande, quale tipo di pesca prediligi?
A: Mi ritengo abbastanza eclettico: pesco a secca, ninfa o streamer a seconda delle necessita'. La pesca al salmone pero' ha qualcosa di mistico. Sono sempre stato affascinato dal mistero della risalita di questi pesci. Per chilometri e chilometri, partendo dal mare, risalgono i fiumi fino ad arrivare nei loro luoghi natii. E' uno spettacolo naturale davvero stupefacente! I miei luoghi preferiti per praticare questo tipo di pesca sono il Canada e la Norvegia. In particolare la Norvegia e' una terra estrema, ti sembra di sentire direttamente tutta l'energia del sole. M: C'e' un viaggio che non hai ancora fatto e ti piacerebbe intraprendere?
A: Mi piacerebbe andare in Patagonia, anche se penso che al giorno d'oggi sia difficile trovare ambienti completamenti selvaggi e quel senso di avventura che tanto mi affascina. Una cosa che proprio mi toglie il piacere di un'esperienza di pesca e' il ricorrere a una guida. Molte di loro sono molto competenti in quello che fanno ma mi toglierebbero tutto il piacere della ricerca e della scoperta. Preferisco catturare meno pesci ma arrivare a queste catture attraverso un mio personale ragionamento e studio della situazione di pesca. Di conseguenza nei miei viaggi ho sempre volontariamente fatto a meno dell'apporto delle guide. L'unica volta che mi sono servito di una guida, durante un "float-trip", ho dovuto prestargli soccorso per un infortunio alla gamba! M: Parlami di un viaggio che ti ha lasciato un ricordo particolare.
A: Fortunatamente ho avuto la fortuna di fare alcune belle esperienze in Norvegia (salmoni) e in Canada (salmoni e steelhead). Ti voglio raccontare pero' di due viaggi (entrambi negli Stati Uniti) che, per motivi diversi, mi sono rimasti nella memoria. Nel primo caso eravamo a pesca sul Delaware, una difficile tailwater popolata da grosse trote e ricca di schiuse. Mi ricordo che pescavamo con imitazioni molto piccole (ami del 22/24) e che ogni pesce, proprio perche' molto sudato, mi dava grandi soddisfazioni. In quell'occasione ebbi la buona sorte di conoscere il famoso Al Caucci, una vera celebrita' nel campo della pesca a mosca. Mi stupii molto la sua grandissima disponibilita', il dispensare informazioni senza avere segreti e la sua passione quasi fanciullesca per la pam. Ai quei tempi Al Caucci gestiva una struttura che comprendeva guide di pesca, istruttori di lancio e di costruzione artificiali, ecc... So che adesso ha ceduto l'attivita' ma resta una pietra miliare della pesca a mosca statunitense. L'altra esperienza di cui voglio parlarti si e' verificata nel 2006, in occasione del gemellaggio tra il Museo Internazionale della Pesca a Mosca Stanislao Kuckiewicz di Castel di Sangro e l'American Museum of Fly Fishing di Manchester, Vermont. Facevo parte di una rappresentanza italiana che comprendeva, tra gli altri, Osvaldo Galizia, Claudio Tosti e Claudio D'Angelo. Tra le varie attivita' avemmo la possibilita' di visitare uno dei piu' antichi club di pesca a mosca degli Stati Uniti, l'Anglers Club di New York. Palazzina vittoriana, membri del Club rigorosamente in giacca e cravatta, accesso riservato ai soli uomini, presenza di alcuni "pezzi grossi" dell'industria e dell'economia americana... praticamente, per alcuni versi, un angolo di 800 sopravvissuto fino ai nostri giorni! Mi ricordo ancora dei camerieri con i guanti bianchi, del ristorante all'interno del Club e delle canne esposte con portamulinelli e finiture in oro cesellato! Una realta' molto diversa dalla nostra, magari in parte discutibile, ma che fa capire come negli States la pesca a mosca sia una faccenda maledettamente seria. M: Le tue sculture sono una gioia per gli occhi, racconta un po' come hai iniziato la tua bella carriera di artista.
A: Penso di essere stato uno degli ultimi ragazzi di bottega. Infatti all'eta' di 10 anni sono entrato nella bottega di Puccio (Giancarlo Giochetti) dove ho imparato l'arte della lavorazione dei metalli. Fondamentale e' stata anche la frequentazione dell'Istituto d'Arte di Porta Romana, sempre a Firenze e gli studi di anatomia con il professor Barbaresi. M: Raccontami qualche aneddoto di quel periodo.
A: Dunque... mi ricordo che una volta entro' nella bottega un'importante cliente che voleva che Puccio realizzasse uno struzzo in metallo di dimensioni piu' o meno simili al naturale. Il problema era che i progetti forniti dal committente erano piu' adatti a sculture in legno che in metallo. Anche i disegni proposti da Puccio non convincevano del tutto il cliente e la cosa si trascino' a lungo. Fu' cosi' che presi la decisione di realizzare la scultura di nascosto. In quei giorni Puccio mi sgridava spesso, dicendomi che stavo lavorando poco... in realta' lavoravo ma allo struzzo e non ai compiti che mi aveva assegnato! A lavoro quasi ultimato non riuscii piu', viste le dimensioni, a celare la scultura alla vista di Puccio. Quando mi scoprii, dopo un breve nervosismo iniziale, inizio' ad osservare attentamente la scultura con un compiacimento sempre crescente. Anche il cliente rimase entusiasta del lavoro, insomma alla fine le cose si misero a posto! All'epoca avevo 13 anni e non mi era ancora consentito l'utilizzo di strumenti come la fiamma ossidrica, la saldatrice, ecc... Feci tutto a mano... un lavoraccio! M: C'e' qualche altra persona con predisposizioni artistiche all'interno della tua famiglia?
A: Mia moglie ha un negozio di coppe a Seregno, realizza le incisioni. Dei miei tre figli (Elia di 22 anni, Gabriele di 6 anni e Raffaele di 2) Elia disegna ma Gabriele e' quello che probabilmente ha piu' talento. M: Con casa e laboratorio a pochi metri dal fiume Lambro non ti viene mai voglia di fare una pausa per una pescatina?
A: Certamente, l'ho fatto molte volte. Negli ultimi vent'anni il Lambro non e' mai stato pulito come adesso. I depuratori funzionano bene e la qualita' dell'acqua e' piu' che accettabile. Probabilmente il fondale porta ancora gli effetti degli inquinamenti passati ma i pesci sono numerosi. Il mio sogno sarebbe quello di creare, un po' come e' stato per la TWT Alto Tevere, un No-Kill che coinvolga i comuni di Verano Brianza, Briosco, Inverigo e Carate Brianza. Arrivati ad un simile risultato sarebbe possibile organizzare manifestazioni collaterali come corsi di lancio, insegnamento delle tecniche di costruzione degli artificiali, divulgazione della pesca a mosca nelle scuole, ecc... Che ne dici? Proviamo a formare un gruppo di persone che lavorino in questa direzione? M: L'idea e' molto interessante, si potrebbe anche tentare.
Intanto ti ringrazio per la tua disponibilita', a presto! A: Ciao Massimo, un saluto a tutti i lettori di Pipam! Massimo Strumia (Massimo)
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