Il fiume Gacka. Tecniche e mosche per le acque sorgive
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Milan Stefanac
Il fiume Gacka. Tecniche e mosche per le acque sorgive 2008, 208 p., ill., rilegato Fly Line Ecosistemi Fluviali A cura di Claudio Cullino (Cla)
Non appena scoperto che esisteva questo libro non ho potuto far altro che cercarlo in rete e ordinarlo: troppo forte il richiamo per un posto in cui sono stato solo qualche giorno, e pescato solo una volta, ma che mi ha fortemente segnato.
Sono passati 5 anni ma i ricordi, e che ricordi, sono indelebili: il lento scorrere del fiume, la vecchina a lavare i panni sulle sue rive, i mulini, le cascate di Plitvice, le innumerevoli pecore intente a pascolare sotto la stanza dove dormivamo, il “prsut” (prosciutto crudo locale), il Velebit che guarda le isole… La reperibilità è scarsa, visto che devo attendere più di 2 settimane (contro i rituali 2-3 gg) prima che mi venga spedito, e anche la traduzione dal croato (la versione originale è un po’ più vecchia) non è così curata: qualche errorino di troppo sparso qua e là che, sebbene di poco conto, fa perdere qualche punto a un’opera per il resto gradevole e ben impaginata, a cominciare dall’immagine in copertina che per me è bellissima e molto significativa. Poche ma interessanti le fotografie, quasi esclusivamente di repertorio, molte in B/N. Una prima parte un po’ pesante (quasi un manuale o diario: un elenco di misure, dati e rilievi presi dall’autore nel corso di decenni su qualità dell’acqua e della fauna). Una seconda parte relativa alla pesca e alle tecniche di pesca e una terza parte, preponderante, in cui sono citate storie accadute nei vari anni, di pesca e non (ma ovviamente sempre riferite al fiume), dalla giovinezza di Milan ai giorni nostri: lo splendore prima della guerra e la rinascita dopo. Infine un’ultima immancabile sezione di vecchi articoli pubblicati da Fly Line, in cui predominano nozioni sulle mosche che risultano essere maggiormente adescanti, suddivise per mese di utilizzo. Questo in dettaglio l’elenco dei capitoli:
La lettura risulta piacevole perché riporta alla mente i ricordi e i posti, te li fa riconoscere e apprezzare diversamente (io per esempio credo di aver riconosciuto nella confluenza con il Kostelka il posto in cui ho pescato la sera), e ti porta a conoscere meglio un personaggio come Stefanac, che ho ancora davanti agli occhi mentre, seduto per terra e sigaretta alla mano, fa vedere al mio bimbo la scatola delle mosche. Insomma un libro interessante, anche se poco tecnico, come ci si sarebbe potuti aspettare dal titolo, che non può mancare nella libreria di un amante del fiume Gacka. Claudio Cullino
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