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Restauro

Testo e foto di Michele Gallo


Esistono numerosi pescatori, che possiedono vecchie canne in bambù refendù, magari dimenticate in qualche angolo della cantina, impolverate e usurate dal tempo. Essi credono che questi attrezzi, non siano più utilizzabili e preferiscono pescare con le solite canne in grafite, rinunciando all’inaspettata piacevolezza e gusto che solo il bambù può dare. In realtà, avvalendosi di specifiche tecniche di restauro, è possibile riportare alla luce queste bellissime canne che, contrariamente a quel che si pensa, sono durature e per niente fragili. Basti pensare che certi pescatori, utilizzano ancor oggi canne in bambù che hanno più di cinquant’anni, senza accusare nessun tipo di snervamento.

Una canna da restaurare.

La prima cosa da fare (dopo averla spolverata) sarà di farla visionare da un esperto, per capire se abbiamo tra le mani un attrezzo di una certa importanza; può capitare infatti, di essere in possesso di una canna ricercata dai collezionisti e senza saperlo, potremmo avere un vero e proprio gioiello. In questo caso, varrà la pena farla restaurare da un professionista, il quale saprà mantenere integro il valore e il pregio della canna. Se invece, il modello o la marca dell’attrezzo non rientra nella lista delle “canne pregiate” ma vorremmo comunque avere il piacere di usarla in pesca, (d’altronde si tratta sempre di una canna in bambù refendù) allora anche noi potremmo rimetterla a nuovo e oltretutto, il lavoro può essere piacevole e creativo. Solitamente, questi vecchi attrezzi si presentano con vernice screpolata e serpentine usurate dallo sfregamento della coda di topo che nel tempo, causa dei piccoli solchi nei punti di contatto. Il primo intervento sarà quindi cercare di rimuovere le serpentine, ricordandosi di annotare le posizioni su di un foglio, misurando la distanza che intercorre tra loro. Con un piccolo cutter, taglieremo le legature che le tengono serrate alla canna, operando rigorosamente sul piede della serpentina, poiché la lama potrebbe scivolare e ledere il bambù sottostante. Tolte tutte le serpentine, continueremo a rimuovere le legature residue, sempre con molta cautela, aiutandosi se occorre, anche con le unghie; a questo punto non rimane che utilizzare un comune sverniciatore per eliminare la vecchia vernice. Saranno necessarie anche due o tre applicazioni, prima di ottenere un buon risultato, e alla fine passeremo tutta la canna con lana di acciaio extra fine. Il risultato sarà sbalorditivo, poiché avremo ottenuto un grezzo completamente liscio e piacevole al tatto. Da questo momento in poi, durante le pause di lavoro, sarà molto importante riporre i grezzi in un tubo di plastica, chiuso ermeticamente per evitare che il bambù riassorba umidità, perdendo così elasticità e aumentando sensibilmente di peso; la verniciatura finale della canna infatti, serve anche come protezione all’umidità.

Le ghiere

Un set di ghiere nuove.

Molte vecchie canne in bambù, sono inutilizzabili proprio perché hanno le ghiere usurate e l’innesto risulta instabile. Basta infatti anche solo un po’ di gioco per compromettere l’azione della canna; se sono danneggiate, questo è il momento di sostituirle con quelle nuove, che si possono acquistare nei negozi specializzati. Per rimuovere le ghiere originali, sarà necessario scaldarle sul fornello, tenendole salde con una pinza, cercando di sfilarle non appena il collante si sarà sciolto al calore della fiamma; tuttavia è meglio non esagerare con il calore, poiché il bambù in quella zona, potrebbe carbonizzarsi e diventare fragile. Sarà indispensabile scegliere le nuove ghiere aventi lo stesso diametro interno delle originali e dopo aver ripulito bene la parte scollata, bisognerà verificare l’esatto inserimento delle ghiere sul fusto della canna, aiutandosi se necessario con carta vetrata media. Lo stesso procedimento fin’ora descritto, dovrà essere applicato anche per l’apicale del cimino. Successivamente ,utilizzando colla epossidica, incolleremo gli elementi sostitutivi avendo l’accortezza di eliminare l’eccedenza di collante e di controllare il perfetto allineamento dell’apicale.

La raddrizzatura

Passate almeno 24 ore dall’incollaggio, dovremo innestare la canna e puntarla come se fosse un fucile; cercheremo di notare se la canna presenta delle curve anomale. Quasi tutte le vecchie canne in bambù non sono mai perfettamente dritte e ciò è dovuto all’uso prolungato nel tempo, nonché all’invecchiamento del bambù stesso che tende a riprendere le curve originarie. Questo inconveniente si può risolvere facilmente con un potente asciugacapelli: basta scaldare la zona della canna incurvata e piegarla dalla parte opposta fino a che non si sia raffreddata. Per ottenere un buon risultato, sarà necessario procedere a più riprese e il lavoro potrebbe essere un po’ lungo; l’importante è non avere fretta.

Le legature

Filati per legature in vari colori.

Siamo pronti così, a montare le nuove serpentine che dovranno essere della stessa misura (a scalare) delle originali; si possono acquistare facilmente nei negozi di pesca a mosca e solitamente sono di buona qualità. Sarà molto importante limare le serpentine nelle punte del piede, così da non creare degli scalini in fase di legatura. La scelta del filo dipenderà dal colore che si vuole ottenere, poiché una volta verniciato, tenderà a diventare più scuro. Se si vuole ottenere la stessa tonalità di colore delle legature originali, dovremo utilizzare come campione un pezzo di filo tolto precedentemente dalla canna, altrimenti sceglieremo un colore a nostro piacimento ma possibilmente in armonia con la tonalità calda del bambù. I colori classici sono il rosso, bordeaux, nero, verde e tutti i bruni. Per quanto riguarda invece il tipo di filo da utilizzare, opteremo per quello in nylon; ne esistono di varie marche, la più nota è la “Gudebrod”che produce un buon assortimento di colori. Questa tipologia di filo, presenta spiccate caratteristiche di lucentezza, resistenza ed è particolarmente indicato per le legature, essendo privo di “pelucchi”che compromettono il buon esito di una verniciatura. Dopo aver terminato tutte le legature, suggerisco di passarle velocemente con la fiamma di un comune accendino; questo servirà ad eliminare i residui di filo sporgenti sulla legatura, specialmente là dove è stato tagliato.

La trasparenza di una legatura verniciata.

La verniciatura

Tra le tante vernici oggi presenti sul mercato, solo due sono quelle più utilizzate per le canne in bambù: le poliuretaniche e i flatting per imbarcazioni. Ambedue possiedono le caratteristiche principali che deve avere una vernice per canne da pesca, brillantezza, elasticità e resistenza ma i tempi di essiccazione sono diversi: un mese circa per la poliuretanica contro i cinque o sei mesi per il flatting. E’ decisamente intuibile come le vernici poliuretaniche siano maggiormente utilizzate dai rodmaker. Io stesso la utilizzo da tempo e il risultato è ottimo; tuttavia, il flatting pare essere leggermente più brillante, ma la differenza risulta di poco conto. Il sistema di verniciatura che offre il miglior risultato, rimane senza dubbio ad immersione che consiste nell’utilizzare un tubo in pvc o alluminio e riempirlo di vernice; la canna viene immersa dentro al tubo ed estratta molto lentamente (circa due o tre cm al minuto) per mezzo di un motorino elettrico. Questo sistema, garantisce la stessa quantità di vernice su tutte le sei facce della canna e la finitura sarà eccellente.

Buona verniciatura di una canna .

La vernice dovrà essere diluita al 20 o 30% e durante l’estrazione della canna, bisognerà fermarsi ogni qualvolta emerge una serpentina; questo per dare modo alla vernice di scendere completamente, senza creare delle colature a goccia. Saranno necessarie quattro mani per il tallone e tre per il cimino, tenendo presente che tra una mano e l’altra, dovranno passare almeno sei ore. La verniciatura a pennello comunque, rimane sempre la più semplice e classica, ma occorre molta attenzione e non sempre il lavoro risulta perfetto. Conviene anzitutto procurarsi un motorino per girarrosti, con il quale faremo ruotare la canna su sé stessa, in modo da evitare il solito inconveniente delle colature; il pennello dovrà essere di prima qualità a setole morbide, ricordandosi di dare la vernice senza “tirarla” troppo.

Un’impugnatura restaurata.

Di solito, le canne datate presentano delle escoriazioni sull’impugnatura in sughero, che oltretutto, sarà diventato scuro a causa dello sporco accumulatosi nel tempo. Per pulirla perfettamente, consiglio di adoperare una spugna imbevuta di candeggina, che aiuterà a rimuovere lo sporco e a schiarire il sughero. Per riempire tutte le cavità, si dovrà usare stucco da legno in pasta di colore chiaro, inumidendo il sughero prima dell’applicazione; quando lo stucco sarà perfettamente indurito, basterà passare l’intera impugnatura con carta abrasiva fine tipo 1000 e il sughero ritornerà liscio e vellutato come quando era nuovo.Le parti metalliche del portamulinello, come gli anelli con chiusura scorrevole oppure a vite, si possono lucidare con prodotti specifici tipo “SIDOL” facilmente reperibile nei supermercati o in ferramenta e torneranno lucidi e splendenti, come del resto sarà diventata la vostra canna in bambù. Il piacere che si prova ad usare una ”vecchia signora esagonale” è notevole, specialmente se a questo si aggiunge il nostro merito di averle ridato una nuova vita; si dice che una canna in bambù è quasi viva…..chissà, forse per ringraziarci potrebbe catturare molti pesci!

Buon lavoro

Michele Gallo
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