Continuamo a parlare di finali
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- Scritto da Valerio Santagostino
Continuamo a parlare di finali, visto che abbiamo iniziato.
I finali sono sempre fonte di simpatiche discussioni tra Pam e qualche volta si travalica il normale scambio di opinioni per litigare pesantemente.
Tutto ciò avviene perché i finali sono molto personali e ciascuno di noi, o per esperienza maturata sul fiume, o per tecnica usata, o per l’assiduità nel frequentare certi tipi di acque e meno altre, o più semplicemente per routine, crede che il proprio sia il migliore, il più versatile, quasi teleguidato, insomma il “ finale”. Ovviamente anch’io non sono immune a questa tentazione, perciò non metterò delle formule precise, mi limiterò a dare qualche suggerimento . Un finale da mosca è composto da una prima parte (potenza), una parte centrale (conicità) e una parte finale (tip o finale). Parlando di acqua dolce (trote e temoli per intenderci) di solito si inizia con uno 0,50 oppure uno 0,45. Si prosegue con una conicità fatta da spezzoni di 0,40 / 0,30 / 0,20 per poi aggiungere, grazie a un perfect loop (asolina) un tip variabile di spessore (0,16 / 0,14). La famosa asolina si può fare piccola piccola oppure un po’ più ampia. Lascio l’assoluta scelta in proposito (dipende molto se avete ancora degli occhi da falco). Vediamo di dare dei piccoli accorgimenti per affrontare acque diverse. Se siete su un torrente di montagna, magari a tratti infrascato, il vostro finale non dovrebbe superare i 4 mt 4,50 mt. Questa lunghezza vi darà un finale ben reattivo, ma allo stesso tempo vi permetterà dei bei curvi antidragaggio. Se ci fosse un vento fastidioso potete accorciarlo. Se lo volete ancora più nervosetto, accorciate la conicità e anche un pochino la potenza. Se state pescando in acque calme e limpide il finale può essere allungato oppure tenetelo anche cortino (3 mt , 3,50 mt) ma vi conviene pescare down corrent per avere una buona presentazione della mosca (ad es. reach cast). A streamer, il finale non supera i tre mt e tra l’altro viene preparato con neanche una gran scienza. A ninfa, dal momento che bisogna avere il contatto continuo con l’artificiale, saranno finali cortini (3 mt circa ). Quello che bisogna evitare con ogni tecnica è un finale poco calibrato (poca potenza, troppa conicità, etc…), usare un tip lungo con una mosca grossa (amo dell’otto con lo 0.12 ad es.). Non sostituire per pigrizia o per improvvisi attacchi di tirchieria il tip che presenta dei nodini. Usare un tip talmente sottile (per vezzo) che si perdono i pesci lasciandogli la mosca in bocca. Interessante è l’uso dei polyleader (a streamer nei laghetti per esempio). Trasmettono molto bene l’energia del loop e si stendono con facilità. Altra grande discussione è tra i finali a nodi e quelli conici. Al di là della spesa , quelli conici in acque non proprio perfette non dovrebbero tirare su sporcizia mentre quelli a nodi rischiano di sporcarsi intorno alle giunture con particelle di alghe, etc… Si può adottare una soluzione mista: conico, asolina e tip per esempio. Quelli a nodi, oltre a costare molto meno, si possono esperimentare di tutte le lunghezze e tra l’altro, ma questa è una mia personalissima opinione, costruendoli per proprio conto, mi danno quel sottile piacere di “piccoli riti” in preparazione alla grande pescata del giorno dopo. Nylon o florocarbon? Personalmente uso il florocarbon in laghetto a secca , e certe volte a ninfa . Prima di iniziare a pescare frizionate per bene il vostro finale per togliere eventuali memorie dovute alle spire sul mulinello. Volete conservare il vostro finale sempre morbido e senza memoria? Riponetelo in una bustina con una goccia di acqua e una di glicerina. La glicerina è altamente idrofila e vi conserverà il vostro finale” vellutato” e non arricciato . Prima di pescare, per togliere quella leggerissima patina di unto che il nylon nuovo può avere si consiglia di passarlo con mezza patata cruda (ma io la utilizzerei per fare delle belle patatine fritte), oppure di passarlo tra la lingua visto che la saliva è il miglior detergente del mondo (tra l’altro non costa niente). Se volete fare una sciccheria passate il finale dolcemente con il limo raccolto sotto i piedi, ve lo renderà meno ” plasticato” e lucido. Se dovete fare gare di lancio di precisione, usate fili da mare e possibilmente colorati (sono più rigidi ed essendo fluo vi danno bene la direzione) . Alla fine di tutti questi bei discorsi però vorrei ricordare che più del finale ben calibrato fà un finale ben controllato. In altre parole è meglio un finale gestito fino in fondo di uno “gettato”, anche se perfetto in ogni sua parte e questo dipende moltissimo dalla componente lancio. Sui finali da mare e da salmoni ne parleremo in un altro capitolo. Valerio Santagostino
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