L’evoluzione della pesca a ninfa
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L’evoluzione della pesca a ninfa: un confronto fra tecniche diverse, ovvero European Style Nymphing VS Strike Indicator
Nota: per comodità ho incluso le varie tecniche di ninfa ceka, high sticking, ninfa francese … etc, nel termine che viene comunemente usato negli USA: European Style Nymphing, in questo articolo ESN.
Con Strike Indicator, qui SI, intendo solo ed esclusivamente la tecnica con il classico indicatore di abboccata.
Il meraviglioso mondo della pesca a mosca
La pesca a mosca è principalmente e (ci tengo a dirlo) indiscutibilmente composta da tre tecniche distinte: la secca, la ninfa e lo streamer.
Saperle gestire tutte tre significa essere un pescatore a mosca completo in grado di far fronte a tantissime situazioni e alle variabili che le compongono.
E' curioso notare come negli ultimi vent'anni la pesca a streamer e soprattutto la pesca a ninfa, abbiano avuto uno sviluppo piuttosto marcato, mentre la pesca a mosca secca è più o meno rimasta la stessa.
Il motivo è semplice, la pesca a mosca secca è, a mio avviso, tecnicamente più facile rispetto alle altre sue due "sorelle"!
Ciò che rende apparentemente difficoltosa la pesca a galla è esclusivamente il fatto che il pesce mangi per il 90% delle volte sotto la superficie, quindi è una difficoltà oggettiva che ha poco a che vedere con la tecnica di pesca in quanto tale. Nella pesca a ninfa la dimensione subacquea aggiunge tante variabili in grado di creare veri e propri "enigmi" a volte difficili se non impossibili da sbrogliare. Se ci trovassimo di fronte ad una trota o un temolo che si cibasse per il 50% a galla e il restante 50% sotto la superficie, il concetto di facilità della pesca a mosca secca rispetto alla difficoltà della pesca a ninfa sarebbe molto più evidente: “galla” è una variabile unica e determinata, oltre ad essere quasi sempre percepibile visivamente.
”Sotto” invece, rimane un punto di domanda: quanto sotto? Dove sotto? Come avverto la mangiata se non posso vederla? Come viaggiano la mia o le mie ninfe? Quindi, variabili come la profondità in cui si ciba il pesce, o il rapporto tra correnti superficiali e correnti sommerse, rendono il "gioco" della pesca a ninfa molto appassionante, a volte decisamente difficile altre volte quasi impossibile.
La “spinta” delle gare
Foto Fipsmouche: Locandina del campionato di pesca a mosca 2017
Ciò che in Italia ha veramente dato una spinta in avanti alla tecnica della ninfa è stato il mondo delle competizioni.
Dai primi anni del Duemila la pesca a ninfa di derivazione "garista" è cresciuta in modo esponenziale, diventando sempre più popolare tra i pescatori a mosca italiani e assumendo talvolta anche i connotati di una vera e propria moda. Adottare le tecniche dei garisti ha sicuramente sortito un effetto non del tutto indifferente: un netto aumento delle catture!
La pesca a ninfa si è così sghettizzata una volta per tutte: se durante gli anni settanta e ottanta colui che nel club pescava anche a ninfa veniva guardato dall'alto in basso ed era quasi a rischio di espulsione, adesso, grazie anche ai garisti più carismatici e capaci, uno su tutti Edgardo Donà, la pesca a ninfa si è rivalutata andando a pareggiare i conti con il mondo ortodosso della pesca a mosca secca. Parafrasando il film “Per un Pugno di Dollari: “Quando un uomo con la secca incontra un uomo con la ninfa, quello con la secca è un uomo morto!” Siamo adesso arrivati al punto in cui ci sono persone che entrano nel mondo della pesca a mosca passando, cosa una volta impensabile, dalla "porta" della pesca a ninfa. Se ci interessa catturare di più e "quasi" subito, questa è probabilmente la scelta più adatta, ma occorre fare attenzione: per diventare un buon "ninfarolo" occorrono comunque sensibilità, una buona capacità di leggere l’acqua e soprattutto tanta esperienza.
Bisogna poi aggiungere che il mondo delle gare non si è limitato ad amplificare la tecnica della pesca a ninfa, ma ha recentemente portato ad un'evoluzione etica della pesca a mosca, ovvero ha introdotto la pesca con artificiali privi di ardiglione e l’obbligo del guadino.
Mode o reali necessità?
Lezione su prato
Si è quasi passati da un estremo all'altro, dal pescatore a mosca che passa ore ed ore a lanciare sul prato, a colui che inizia la sua avventura nel mondo della pesca a mosca utilizzando la tecnica della ninfa a filo. Mentre il primo riuscirà ad arricchire il proprio bagaglio tecnico con una marea di lanci (alcuni dei quali si riveleranno essere del tutto inutili nella pesca concreta), senza però farsi un’idea concreta di cosa sia il “senso dell’acqua”, il secondo potrà in un primo tempo catturare abbastanza bene, ma guai a dargli in mano una nove piedi coda cinque: quasi sempre sarà incapace di posare la coda in modo corretto anche solo a dieci metri di distanza!
E' significativo il fatto che chi inizia a pescare a mosca venga spesso indirizzato verso scuole di lancio che per l'appunto insegnano a lanciare (spesso su prato o quando va bene in acqua con il fiocchetto), mentre chi non ha mai pescato a mosca e vuole iniziare a pescare a ninfa, viene mandato ad un corso di pesca a ninfa che si svolge direttamente "in pesca"! Su questa differenza e su quello che comporta, le scuole di lancio dovrebbero farci un pensierino!
Che sia secca o ninfa, colui che inizia è "debole e malleabile" nel senso che essendo appena atterrato sul pianeta "pesca a mosca" è tendenzialmente più influenzabile dalle mode o dal maestro di turno. Un po' come in ambito etologico, l'imprinting di Konrad Lorenz, ha un saldo fondamento anche tra i pescatori a mosca.
Io rimango dell'idea che In medio stat virtus, ovvero la virtù sta nel mezzo. E' impensabile volere diventare un buon pescatore a mosca trascurando il lancio! Così come è a mio avviso impensabile far diventare il lancio il "fine", quando invece trattasi del "mezzo" che ci consente di pescare. E’ altresì impensabile considerarsi un pescatore a mosca nel vero senso del termine, quando l’unica tecnica esercitata e conosciuta è quella della ninfa a filo o con code ultrasottili.
Le esasperazioni sono sempre deleterie, tutte tranne una: la voglia di pescare!
Il limite del garista
Garista in azione
La moda delle gare di pesca a mosca ha contagiato soprattutto il settore della pesca a ninfa. Come ho scritto sopra, gli ha conferito un effetto "turbo": le varie tecniche della pesca a ninfa si sono sviluppate notevolmente, non solo la tecnica in quanto tale, ma anche i dressing delle ninfe che hanno assunto forme, colori, pesi e velocità di affondamento una volta impensabili. Idem per l’attrezzatura: sono comparse canne più lunghe, code di topo sottilissime e finali specifici da ninfa.
Kit composto da canna, prolunga e pesi aggiuntivi per il corretto bilanciamento della canna
Tra tutte le innovazioni, a mio avviso l’apporto più importante in assoluto del mondo delle gare è quello di avere reso obbligatorio l'uso degli ami senza ardiglione! Paradossalmente, al giorno d'oggi sul fiume è facile incontrare due figure decisamente agli opposti:
- l'appassionato pescatore tradizionale che fa uso di canna in bambù, coda in seta e pesca esclusivamente a secca utilizzando però artificiali muniti di ardiglione.
- il moderno pam aspirante garista super tecnologico, attento a fare "numero", ma cercando sempre di arrecare il minimo danno al pesce da lui catturato.
Eppure anche nel mondo dei garisti non è tutto oro quello che luccica. Quando conobbi i primi “garisti pam”, parecchi anni fa, ciò che mi fu subito chiaro è che fossero sì “avanti” (per quanto riguarda il rapporto tecnica/catture) rispetto al pescatore a mosca classico, ma che comunque rimanessero prigionieri dei limiti imposti dal regolamento delle gare.
Lo stesso mondo delle competizioni, infatti, pone dei vincoli severi che possono incidere sulla reale efficacia dell'azione di pesca. Un esempio su tutti: in quegli anni il regolamento vietava l'uso delle palline, che fossero ottone o tungsteno. Il garista compensava utilizzando delle ninfe piombate con dei dubbing in testa molto riflettenti tipo angelina oro, silver e rame. Ma non era proprio la stessa cosa, soprattutto quando le sfere di ottone e (poi dopo) tungsteno le usavano in pochi e la loro efficacia era superiore rispetto a quella di adesso, proprio perché erano in pochi ad usarle.
Il "non garista ninfarolo", utilizzando “beads”, aveva così una marcia in più! Adesso che anche nelle competizioni sono ammesse le “beads”, le cose sono cambiate: le scatole dei garisti sono piene di artificiali costruiti con palline di tutti i colori e quasi tutti i pesi. Ho scritto “quasi” perché ancora oggi vi è un diametro massimo sopra il quale l’uso delle “beads” è vietato.
E’ comunque tuttora tabù appesantire il finale con split shot o paste affondanti. Non voglio adesso aprire il vaso di Pandora sull'etica ti tali espedienti, è però innegabile che in certe situazioni la possibilità di appesantire il finale può essere determinante. Se per esempio vi trovate a pescare in acque in cui è vietato l'uso di due artificiali e i pesci mangiano piccole ninfe sul 18 a un metro o più di profondità, fare uso di un po' di pasta al tungsteno o di un piombino spaccato può fare miracoli. Già verso la fine degli anni 70 Gary La Fontaine, uno dei maggiori pescatori a mosca americani, spiegava come costruire una montatura con tanto di piccoli split shot e SI.
Montatura Strike Indicator con appesantimento del finale descritta da Gary la Fontaine in Caddisfly (1981)
Il punto cruciale è proprio questo: il mondo delle gare è comunque determinato da un regolamento specifico dal quale i garisti non possono trasgredire. Il garista, anche durante le sue pescate al di fuori delle gare, proprio perché associa comunque sempre l’uscita di pesca all’allenamento, segue lo stesso regolamento che poi si troverà a dovere rispettare durante le competizioni. Paradossalmente il garista è prigioniero del suo regolamento e oltre a certi confini non è in grado di inoltrarsi. L’uso del classico SI in gara è vietato, anche se comunque è consentito pescare con due mosche, di cui una può fungere da indicatore di abboccata, tecnica comunemente chiamata “tappo” che poi non è altro che il famoso New Zealand Dropper. Per meglio sfruttare appieno i vantaggi della pesca con lo SI, i garisti si erano inventati accorgimenti come il famoso “mollone”, del nylon con una memoria esasperata tanto da assomigliare ad una sorta di molla.
Esempio di "Mollone"
Il classico bicolor con tanto di "rosario" usato dai garisti
Essendo costituita esclusivamente in filo, rientrava nel regolamento. Questo è quello che si può definire un escamotage per pescare con lo SI dove ne sarebbe vietato l’uso. E’ un discorso che ricorda il tentativo di una volta di imitare le “beads”! Sono “scimmiottamenti” che raramente hanno la stessa efficacia di ciò che intendono copiare.
Arriviamo finalmente al nocciolo della questione, ovvero l'analisi delle differenze tra due tecniche piuttosto estreme della pesca a ninfa, ben lontane dall’”induced take” di Skues e dalle Pheasant Tail di Sawyer: l’ESN e la pesca con lo SI.
European Style Nymphing VS Strike Indicator: vantaggi e svantaggi
Una delle numerose marmorate catturate quest'anno in "libera" utilizzando lo Strike Indicator in lana
Vantaggi ESN
- Nelle zone a correnti veloci o torrentizie, oppure in tutti quei casi in cui le correnti creano delle “mini-pool” il controllo e la gestione in corrente delle ninfe o della ninfa è decisamente superiore rispetto all’uso dello SI.
- Un pescatore a ninfa esperto sarà quasi sempre in grado di far lavorare la o le ninfe riducendo al minimo la “zona d’ombra” tra mangiata del pesce e segnale di mangiata sul finale.
Questa “zona d’ombra” nella pesca con lo SI è molto più ampia e difficile da gestire. L’esempio è quando il pesce prende la ninfa e l’indicatore, per via di un’errata gestione della passata, della distanza tra indicatore e ninfa, o per via di correnti sommerse ingestibili, continua a galleggiare senza “indicare” un bel niente.
Infatti, nella pesca con lo SI, la capacità di ridurre al massimo la zona d’ombra è quella che fa la differenza tra un pescatore mediocre ed uno bravo.
Vantaggi SI
Strike indicator in lana: dimensioni diverse
Pam intenti a pescare in ESN
Questo modo di pescare risulta alla lunga scomodo e fastidioso, direi anche deleterio per i pescatori a mosca che soffrono di mal di schiena.
- Il peso della canna gioca un ruolo importante, soprattutto se peschiamo tutto il giorno magari a braccio teso con una dieci/undici piedi. Con lo SI è possibile pescare a ninfa utilizzando canne corte e quindi anche più leggere.
Pescando con lo SI, la postura è solitamente più rilassata rispetto all'ESN
- Ritengo che fiumi di ampia portata caratterizzati da correnti uniformi si affrontino decisamente meglio con lo SI. Ricordo la mitica Traun in cui in certi tratti ferravo pesci oltre i venticinque metri di distanza, dopo “passate” lunghissime che sondavano ampie zone di fiume.
- A mio avviso lo SI ha la meglio sull’ ESN anche in acque di modeste dimensioni, ma caratterizzate da una scarsa velocità della corrente. Un esempio potrebbero essere le risorgive. In Unica alto, nel mese di novembre, con una ninfa SGS sul 18 ed un piccolo Pinch on Float ho sempre catturato parecchi temoli.
- Con lo Strike Indicator il lancio mantiene la sua importanza e fascino. Soprattutto utilizzando gli indicatori in lana, come il NZ Strike Indicator, il lancio della ninfa non differirà troppo dal classico lancio della mosca secca. Inoltre, salvo rare eccezioni l’indicatore in passata non deve dragare e per raggiungere questo obiettivo a volte saremo costretti a fare lanci curvi, Reach Cast e mending, esattamente come nella pesca a mosca secca. Quindi la lettura e la comprensione delle correnti diventa fondamentale come in nessun'altra tecnica, persino più della pesca a mosca secca. Da questo punto di vista l’azione con lo SI è molto ambiziosa perché unisce una tecnica di lancio a volte anche complessa, con la tridimensionalità tipica della pesca a ninfa.
- I pesci smaliziati - solitamente di taglia - soffrono l'avvicinamento tipico della ESN Infatti la ninfa ceka nasce in fiumi spesso velati e popolati da temoli che durante la fase di avvicinamento si disturbano più difficilmente. Lo SI consente di fare passare la ninfa senza disturbare troppo, anche a distanze considerevoli. Quest'anno le mie marmorate più belle sono state catturate quasi sempre in distanza, in situazioni in cui la ESN sarebbe stata di difficile applicazione.
Con lo SI la passata inizia a monte per poi, grazie ad una corretta gestione dei mending e del rilascio della coda, terminare parecchio a valle del pam
Nella maggior parte dei fiumi neozelandesi, l’eccessivo avvicinamento richiesto dall’ ESN spaventerebbe la maggior parte delle diffidenti trote che vivono in queste acque. Guarda caso, in tanti viaggi in Nuova Zelanda non ho mai incontrato un pescatore che facesse uso di una dieci o undici piedi.
- Se stiamo pescando a mosca secca, volendo utilizzare lo SI non abbiamo bisogno di cambiare canna o modificare il finale. Basta aggiungere una ninfa al posto della secca e posizionare l’indicatore alla giusta altezza. Ritengo poi che pescare a secca con una dieci o undici piedi non sia proprio il massimo. E’ un po’ il limite delle canne lunghe. Quando pesco con la mia dieci piedi, spero quasi di non incontrare bollate: la tecnica è una sola, mentre con una nove piedi sono in grado di passare velocemente dalla secca, alla ninfa e anche allo streamer. Il tutto senza cambiare finale o al massimo aumentare solo il diametro del tippet nel caso io voglia sondare una buca profonda a streamer.
- Nei casi di attività su emergenti, mantenere costantemente per tutta la passata la giusta profondità è decisamente più facile utilizzando la tecnica dello SI.
- Pescando con lo SI, utilizzando una nove piedi, sarà comunque possibile effettuare passate ravvicinate (...alla ESN) senza troppe modifiche sul finale. In questo caso lo strike verrà usato rialzato dall'acqua.
Conclusione
Siamo infine arrivati alla conclusione di questa breve analisi sia del mondo della pesca a mosca in Italia, sia del confronto tra due tecniche di pesca a ninfa piuttosto diverse, caratterizzate comunque da alcuni principi di esecuzione identici.
Prima di chiudere voglio però sottolineare un aspetto fondamentale: il pescatore a mosca che sarà in grado di gestire bene entrambe le tecniche avrà sempre una marcia in più rispetto a colui che ne conoscerà, magari anche a fondo, una sola. Un po' come nel finale del film Carabina Quigley, quando Tom Sellek, dopo avere sparato per quasi tutto il film con il suo fucile di precisione, fa fuori il cattivo, il compianto Alan Rickman, usando la pistola e dicendo: “Io ho detto che non sapevo che farmene, non ho mai detto che non sapevo usarla”.
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