SCREEN

Layout

Cpanel

J:son Method




Word and Photo Andrea Cuccaro
(tempo di lettura: 20 minuti)

Sono capitato casualmente sul sito della J:son ( http://www.jsonsweden.com/en/ ), una ditta svedese che produce/distribuisce strumenti e materiali per il fly tying, e sono rimasto molto colpito dalle loro imitazioni.
Effimere, tricotteri, plecotteri, vespe, … tutte molto realistiche ma senza troppi fronzoli ed orpelli inutili per cui facili da realizzare ed utilizzabili in pesca.
Il loro metodo costruttivo è semplice, funzionale e veloce.
Vista la mia concezione del fly tying (quick and simple – semplice e veloce ) sono mie mosche.
Non volendo parlare di questi artificiali senza aver prima provato sia la costruzione che il loro utilizzo in pesca mi sono recato nel loro shop per vedere gli utensili e i materiali da utilizzare e ho limitato la mia lista all’essenziale:
2 Wing Burner per ali di effimera, i Detached Body Pin, i fogli per le ali, uno per dimensione di burner e una confezione di fogli di foam (spessore 1 e 2 mm).
Tra i vari dressing proposti ho pensato di eseguire il montaggio di un’effimera che rappresenta lo stereotipo di questa tipologia di montaggio.
Se poi vorrete approfondire l’argomento sul sito di J:son, o sul loro canale su Youtube, troverete i vari montaggi step by step e/o i filmati per le varie tipologie di insetti “cari” a noi PAM.
Ma andiamo con ordine.
Il processo costruttivo che ho seguito è praticamente identico a quello proposto dalla J:son, anche se mi permetterò di far notare alcuni piccoli accorgimenti che, a mio modesto parere, possono essere utili a chi inizia a sperimentare questo metodo costruttivo.

Iniziamo.

DPB posizionato sul morsetto

Come prima cosa scegliete il Detached Body Pin (DBP) in funzione della dimensione dell’artificiale che volete realizzare, tendenzialmente per le effimere opto per uno dei più piccoli.
A tal proposito mi sono trovato molto bene con le TyingGuides che troverete sul loro sito anche se, per mio gusto, faccio i cerci un po’ più lunghi di quanto consigliato (circa ¼ in più).

Disegno TyingGuide

Nella tabella sottostante, per comodità, vi riporto le misure per così come le ho misurate sulle schede:

Bloccate l’estremità del vostro filo di montaggio nel ferma materiali del DBP e poi posizionatevi con il filo verso la fine dello stesso, a 3-4 millimetri prima della punta.
Qui fate 3-4 giri con il filo andando sempre verso la punta. Fate solo attenzione che se finite troppo vicino alla fine del DBP, quando monterete le code, correrete il rischio che il filo si srotoli.

Micro Fibbets nella pinzetta

Prendete 2-3 Micro Fibbets determinatene la lunghezza (potete usare sempre le TyingGuides) che deve sporgere dal corpo e inseritele in una pinzetta.
Tagliate l’eccedenza lasciandone 2/3 mm fuori dalla pinzetta e poi, con una fiamma, date fuoco all’eccedenza in modo che si formi una pallina.

Creazione della pallina sulle code

E’ molto importante la lunghezza dell’eccedenza, in quanto se lasciate troppo materiale, la pallina sarà grossa e sarà più difficile nasconderla all’interno dell’addome del nostro artificiale.
Potete usare Micro Fibbets appositamente studiate per il fly tying ma anche delle fibre di un pennello sintetico vanno più che bene.
Qual’ora foste “allergici” alle code in plastica e desiderate usare code naturali (fagiano, gallo, .. ), basta tagliare le barbule della dimensione che volete, mettere una goccia di colla (meglio se cianoacrilica) al fondo e far asciugare. Con quest’accorgimento sarà come se aveste realizzato la pallina.

Posizionamento delle code

Posizionate le code sul DBP ed effettuate 2-3 giri con il filo di montaggio per bloccarle, poi tiratele fin quando la pallina non si verrà a trovare a ridosso delle spire di filo (la pallina eviterà che le code possano poi sfilarsi in futuro).
Due note per questa operazione: tendenzialmente il metodo J:son effettua questa legatura oltre i primi giri (ossia più vicino alla punta) ma anche se bloccate le code sopra questi avvolgimenti non vi preoccupate. Dopo il fissaggio del corpo sull’amo, tirando il filo bloccato nel ferma materiali, questi avvolgimenti spariranno nel corpo.
Anche se il metodo “classico” prevede la separazione delle code a corpo ultimato utilizzando le dita e la piegatura verso l’alto, io, un paio di giri del filo per separare le fibre delle code li faccio e non ho mai riscontrato nessuna controindicazione in tutti gli artificiali che ho costruito.

Realizzazione delle striscette (notare la cutting station )

Realizzate una piccola striscia di foam anche qui in relazione con la dimensione del corpo che vogliamo realizzare (io le faccio 1x1 mm per le imitazioni più piccole, 2x2 o 3x2 mm per le più grandi – Mosche di maggio ad esempio) con la lunghezza che sia maggiore del doppio della lunghezza del corpo che volete realizzare (le prime volte è meglio abbondare, poi via via potrete dimensionare la lunghezza più appropriata).
Io mi sono realizzato uno strumentino banale ma molto comodo per tagliare le striscette di foam.
Ho preso un pezzetto di vetro a cui ho incollato, con lo scotch nella facciata inferiore sui due lati, due scale millimetrate (metro di carta Ikea).
Questi “righelli” li uso per misurare la larghezza della striscia di foam che voglio tagliare.
Sulla facciata inferiore ho messo un pezzetto di scotch biadesivo che mi tiene fermo il foam durante le operazioni di taglio.

Posizionamento della strisciolina


Come tenere la strisciolina per realizzare il primo segmento dell’addome

Trovate la metà della strisca di foam ed appoggiatela sotto il DBP, sotto la coda, dopo di che con il bobinatore fate 2 giri di filo in modo da bloccare il foam a ridosso delle code e serrate.
Anche qui una nota: se il rigonfiamento che si creerà sotto la coda non vi piace, potete ovviare in 2 modi: o tirando la striscia di foam verso l’alto mentre fate la prima legatura o altrimenti dopo aver individuato le metà piegate in quel punto la strisciolina in modo che le due estremità coincidano ed effettuate, con le forbici, un taglio a 45° della punta.
Tale taglio creerà una svasatura che posizionerete sotto le code così da rendere meno spesso il foam in quel punto.

L’addome realizzato

Dopo aver bloccato il foam cominciate a realizzare i segmenti del corpo alternando un passaggio del filo di montaggio sotto il foam e uno sopra, aumentando di volta in volta la dimensione del segmento fin quando il corpo non sarà completato.
Io ad esempio uso questo banale algoritmo e mi trovo bene: 1 passaggio sotto per il primo anello, 2 per il secondo, 3 per il terzo, …
Una nota: fate attenzione ogni volta che realizzate un segmento addominale di far sì che le due strisce di foam siano ben abbinate e abbiano il DBP al centro. Eviterete così la fuoriuscita delle spire di filo dal corpo stesso.
Realizzato l’ultimo segmento, fate un classico nodo di chiusura con l’annodatore e recidete il filo. Non è necessario utilizzare alcuna colla, in quanto poi questo punto verrà ricoperto dalla legatura per bloccare l’extended body sull’amo.
Adesso dobbiamo estrarre il corpo dall’ago: sbloccate il filo di montaggio dal ferma materiali e fate scivolare il tutto verso la punta. Non avrete nessun problema se fate le cose con un minimo di perizia.

Massaggio all’addome

Tirate il filo che era bloccato dal ferma materiali e il filo in eccesso, contenuto nel corpo, verrà via rendendo la silouette molto più realistica ed il corpo più leggero.
A questo punto appoggiate il corpo sul tavolo e premendolo leggermente lo farete rotolare su se stesso come se steste realizzando un grissino.
Questo permetterà al foam di distendersi omogeneamente tra le spire di filo.
Volendo arcuare l’addome della nostra imitazione basterà tirare ancora un po’ il filo che fuoriesce dal corpo in foam.
Se vogliamo colorare il corpo questo è il momento opportuno: utilizzate pennarelli indelebili (ad es. i Pantone) e se volete mischiare i colori non aspettate che la mano del primo si asciughi prima di passare il secondo colore.
Abbiate solo l’accortezza di pulire la punta del secondo pennarello subito dopo l’uso passandola su di un foglio di carta così che sia pulita per il prossimo uso.

Addome legato sull’amo

Montiamo l’amo sul morsetto. Se devo essere sincero non ho ancora individuato con certezza gli ami usati da J:son anche se credo siano dei Varivas 2200.
Personalmente ho utilizzato dei classici ami grub da secca.
Bloccate il filo nella parte posteriore dell’amo ed utilizzate le segmentazioni fatte precedentemente sul corpo per legarlo e renderlo solidale all’amo.
Io, ad esempio, blocco il filo in testa e lo avvolgo verso la curvatura fino ad arrivare perpendicolare alla puta dell’amo. Qui faccio un nodo di chiusura ben stretto, posiziono il corpo, faccio 2 giri con il filo di montaggio sul corpo e stringo, dopo di che faccio un passaggio e mezzo orizzontale tra il corpo e l’amo e serro e poi ricomincio a legare normalmente; ho notato che così facendo il tutto è molto più stabile.
Adesso è il momento giusto, se lo desiderate, per arcuare l’addome: basta tirare leggermente il filo che esce dalla parte centrale del corpo e lo vedrete curvare.

A questo punto potete scegliere tre vie per realizzare il torace:

a) se il torace lo volete realizzare dello stesso colore del corpo tagliate uno dei due “avanzi” della strisciolina di foam utilizzata per il corpo e con il filo di montaggio fate in modo che l’ ”avanzo”, ancora attaccato, si posizioni sulla parte superiore del gambo dell’amo. Con le forbici, se non volete realizzare degli spent, riducete la larghezza della strisciolina in quanto la strisciolina verrà fatta passare tra le ali e la sua larghezza sarà la distanza tra queste.

b) se invece il torace lo volete di un altro colore, potete tagliare entrambi gli “avanzi” e posizionare sulla parte superiore del gambo dell’amo, partendo un paio di mm dall’occhiello, una strisciolina di foam, del colore che avete deciso, lasciandola sporgere verso le code.
Anche qui ricordate che la sua larghezza determinerà la distanza fra le ali.

c) a e b vanno bene per imitazioni abbastanza grandi, se invece volete realizzare imitazioni più piccole o volete semplificarvi la vita potete anche evitare di realizzarlo recidendo entrambi gli avanzi

Le hackle possono essere realizzate sia in CDC che in gallo.
Su imitazioni piccole, diciamo dal M3 in giù, io consiglio vivamente il CDC montato ad asola e visto che sto costruendo proprio un’imitazione di queste dimensioni questa sarà la strada che seguirò.
Ma se preferite il gallo a questo punto dovrete fissare un hackle, un po’ più grande di quelle che siamo soliti utilizzare per le nostre imitazioni classiche: Json parla di ¾ della lunghezza delle ali.
Il galleggiamento non sarà affidato come da tradizione alle code ed al collarino ma al foam, per cui non saranno necessari molti avvolgimenti ma solo quelli necessari a dare l’idea delle zampe.

Realizziamo le ali.

Il metodo prevede l’utilizzo di fogli di “cartene” prestampati accoppiati con un altro foglio trasparente e/o colorato o l’uso dei Pantone direttamente su uno dei due fogli e gli appositi Wings Burner.
L’accoppiamento dei 2 fogli servirà anche ad intrappolare dell’aria all’interno, a tutto vantaggio della galleggiabilità (idea J:son).
Cercate di ridurre al minimo il “cartene” che esce dai burner, in quanto, minore sarà lo spessore del bordo delle ali, minore sarà il possibile “effetto elica” che questi artificiali possono creare.
Sulle dimensioni più piccole forse è meglio non doppiare il foglio così da non renderle troppo rigide.
Un altro trucchetto per ottenere delle ali ben dritte è quello di bruciarle velocemente ed inserire il sagoma ali in un bicchiere d’acqua per raffreddarlo (necessario comunque se le produrremmo in serie).
Realizzate le ali, potrete legarle sull’amo appena dopo le hackle.

Foglio ali colorato e doppiato


Sagomare le ali


Bruciare le ali

Prima di avvolgere le hackle, utilizzando le pinzette, fatele ruotare su se stesse (J:son le gira anche sul filo).
Questo servirà a dare un aspetto meno omogeneo alle hackle e sarà più imitativo. Due giri dietro la ali, due giri davanti e potrete bloccarle e tagliare le eccedenze.
Se preferite l’asola di CDC tornate dietro le ali con il filo, se utilizzate un filo “apribile” potete inserire le barbule di CDC direttamente nel filo aperto (cosa che consiglio vivamente) altrimenti dovrete realizzare un’asola e poi procedete nell’avvolgimento delle barbule di CDC come avreste fatto per le hackle di gallo.

Il CDC in asola

A questo punto ribaltate la strisciolina, se l’avete lasciata, di foam fissata dopo l’addome verso la testa e bloccatela con il filo e realizzate il nodo di chiusura.
Io mi fermo qui. Anche J:son prevede il ribaltamento all’indietro e una nuova legature per formare un ingrossamento che simuli la testa dell’effimera. Un accorgimento carino ma non essenziale.
Come avete potuto vedere nulla di complicato e il risultato è estremamente imitativo.

Le hackle avvolte

In questo periodo sto cercando la soluzione migliore per realizzare un bruco che credo vada “a nozze” con questo metodo costruttivo.

Questo è il metodo che propone J:son, ma come al solito nulla ci impedisce di prendere anche solo una parte del metodo costruttivo e poi di procedere con i nostri esperimenti.
Ad esempio, se avete “preconcetti” sulle ali perché vi sembrano troppo rigide, potete farle in CDC, in polipropilene, … io ho anche usato i sacchetti per imbustare le verdure sciolte che danno nei supermercati (sia singoli che doppi).

Nel sistema J:son sono previste anche ninfe di effimera e plecotteri, ma su queste, oltre a non essermi ancora cimentato nella costruzione, nutro a priori qualche dubbio.
Probabilmente in un futuro mi confronterò anche su questi tipi di artificiali ma qui difficilmente potrò fare a meno dei prodotti specifici. Mi riferisco soprattutto alle zampette, in quanto per le teche ho già un’idea in mente …

Immancabile e obbligatoria la prova in acqua.

Mi sono realizzato una serie di effimere di vario colore e dimensione per “capire” la loro efficacia nei confronti dei nostri amici pinnuti e per controllare se durante il lancio, generavano il famigerato “effetto elica”.

Devo dire che queste imitazioni hanno riscontrato l’interesse sia delle trote che dei temoli, i quali non hanno disdegnato neanche le imitazioni più grandi degli insetti in schiusa.
Sicuramente la loro silouette è molto accattivante.
La loro robustezza è veramente notevole e anche dopo varie abboccate mantengono inalterato il loro potere attrattivo come il loro galleggiamento.

Non ho riscontrato notevoli problemi di attorcigliamento del finale anche se ho sempre utilizzato tippet non troppo sottili (oltre lo 0.14).
Ho visto che ultimamente, per ovviare a questo problema, la J:son ha messo in catalogo degli Anti Twist Swivel, che permettono al tippet di scaricarsi. Li ho e quanto prima li testerò.

Bhè, d’ora in poi, se vi capiterà di dare un occhio alle mie scatole, credo proprio che non vi sarà difficile vederne qualcuna dentro.

Prima di lascarci ho fatto alcune domande a Json:

D: Quando è nata l'idea di realizzare degli artificiali con questo sistema?

R: Come altri costruttori, ho provato divertimento e soddisfazione a pescare con i miei artificiali, ma è anche stata una delusione quando le mie mosche ad un certo punto si rifiutavano di galleggiare. Per non parlare delle mosche e delle ninfe che io consideravo perfette, ma che invece venivano rifiutate da trote smaliziate del mio fiume locale in Svezia. Fu una cosa che non mi fece dormire la notte. Sarebbe stato possibile ottenere imitazioni somiglianti e allo stesso tempo efficaci in pesca? Infine ho trovato il sistema per ottenere questi artificiali, sistema che ho chiamato J:sonSystem. Consente di ottenere mosche secche realistiche ed inaffondabili. Le ninfe così costruite mantengono una silouette realistica e replicano così gli insetti in acqua. Sono imitazioni che durano a lungo, così ci si può concentrare esclusivamente sulla pesca.

D: I primi dressing sono già nati così come li vediamo o c'è stato un processo di affinamento?

R: Sono stati creati in un periodo piuttosto corto ma estremamente concentrato. I miei primi disegni si basano sulla costruzione tradizionale, ma con ali dall'aspetto naturale...quindi la prima coso su cui mi sono concentrato è stato un nuovo tipo di brucia ali. Poi ho avuto un po' di difficoltà a trovare un materiale per ali che fosse saldabile e traslucente, ma non riflettente...abbastanza sottile e comunque di lunga durata. Poi ho dovuto mettere a punto tutti i dettagli del brucia ali per quindi ottenere, dopo svariati errori e nuovi tentativi la forma finale delle ali bruciate (la mia cantina è piena di rifiuti di brucia ali). In seguito mi sono concentrato sulla capacità di galleggiamento e qui sono arrivato a disegnare il "Detached Body Pin" in modo da riuscire a ottenere corpi in foam sottili utilizzando meno materiale possibile, mantenendo però la giusta forma imitativa. In questo modo mi è stato possibile utilizzare ami più piccoli dotati di un'apertura estremamente ampia, quindi imitazioni più leggere con una migliore capacità di allamare i pesci. Un altro aspetto riguarda il fatto che usando imitazioni parachute, questi ami agiscono come il timone di una barca a vela, ovvero facendole scendere la corrente (sulla superficie dell'acqua) in modo naturale e corretto.

D: I risultati con i pesci sono stati subito positivi?

R: Nelle mie acque di casa, popolate da fario selvagge e molto selettive, assolutamente sì. Il momento più bello è stato quando (al primo tentativo) ho catturato una trota fario molto selettiva, utilizzando l'ultimo mio modello di Heptagenia sulphurea dun, che è stata la mosca che mi ha introdotto nella pesca a mosca e nella costruzione degli artificiali. E' una creatura stupenda, sicuramente la mia effimera preferita.

D: Lo sviluppo degli strumenti (Burner e Detached Body Pin) è costato molto in termini di tempo e studio delle proporzioni? E’ finito o in un prossimo futuro possiamo aspettarci qualcosa di nuovo?

R: Certo che sì. Ero nel campo della pubblicità (con una mia agenzia personale) quando il mio cliente più importante ha assunto un nuovo management, che ha spostato l'account lasciandomi così senza lavoro. Quindi ho dovuto pensare a qualcosa di nuovo da fare. Così è iniziato tutto. Credo si possa dire che è stata tutta una sorta di terapia. Ho dedicato settimane a internet, al mio fiume di casa e a leggere tutti i libri che potessi trovare riguardanti gli insetti, le mosche da pesca, le trote, i temoli etc. Infine decisi di partire con cinque misure di ciascun brucia ali e quattro misure di pins per il corpo...questo come compromesso per coprire le più comuni fasi di crescita e taglia degli insetti acquatici e terrestrial...ovviamente da un punto di vista della pesca a mosca. Quindi ho studiato ogni singolo dettaglio sulle proporzioni, colori, venature delle ali...etc prima di finire i disegni e ottenere quindi i supplementi in grado di tagliare i brucia ali con la giusta precisione, produrre le piastrine per la stampa e gestire in modo corretto questo delicato materiale per fare le ali. Come ho già detto prima, è stato un tragitto lungo e faticoso riuscire ad ottenere un disegno basato sulla combinazione di realismo, durata ed efficacia. La ricerca e lo sviluppo richiedono tanto tempo e costano parecchi soldi, così in questo momento ci stiamo concentrando sugli ami e su una nuova collezione (specie, taglia e stadio) di mosche da pesca costruite a scopo commerciale. Però ho ancora qualche asso nella manica, quindi per quanto riguarda la domanda la risposta è sì, quando arriverà il momento giusto ci saranno nuovi attrezzi e materiali.

D: Gli Anti Twist Swivel sono nati ultimamente come risposta all’aggrovigliamento dei finali? Io ho usato i tuoi dressing senza e, se non sottodimensionavo troppo il tippet, il problema non era così frequente.

R: Se sei un buon lanciatore e un pescatore a mosca esperto (non è necessariamente la stessa cosa) che non deve per forza frequentare acque di ampia portata lanciando molto...non hai bisogno di uno swivel. Ciò nonostante, ho parlato con molti pescatori che non hanno il tempo da dedicare a tante uscite e molti di questi usano canne di marca molto leggere, andando a fare lanci lunghi e pescando in laghi e ampi fiumi...facendo tanti falsi lanci e usando grosse effimere spent, grossi tricotteri...e sembra che tutti abbiano problemi quando si tratta di grossi artificiali alati. Quindi l'idea che sta dietro allo swivel è che ognuno dovrebbe essere capace di usare simili artificiali, sia se tu sei un esperto pescatore su di un fiume "tecnico", sia se invece sei un principiante che pesca in un grande reservoir imballato di grosse iridee.


Setting the hook!
Andrea Cuccaro


© PIPAM.org