Peacock Quill the Kill
Word and photo di Beppe Saglia
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… E poi arriva quella situazione che sai che ti farà perdere tre anni di vita in un pomeriggio, ma che, in fondo in fondo, era quello che ti auguravi la notte prima, quando, prima di prendere sonno, ti prefiguravi quella che sarebbe potuta essere la tua successiva giornata sul fiume.
… Quella bollata che da occasionale diventa cadenzata e che, a poco a poco, si circonda di altre bollate anch’esse prima occasionali e poi gradatamente ripetitive, sempre più ripetitive, dannatamente ripetitive.
Il rituale è consolidato. Il lancio si fa più attento, fai dei brevissimi e attenuati passettini per avvicinarti alla distanza giusta salendo un po’ a monte, per avere una presentazione ottimale. Il controllo del dragaggio passa da istintivo ad ossessivo, il tip si allunga, si sgrassa ed il suo diametro prende a discendere la scala dei decimali.
Ma soprattutto il patch comincia gradatamente ed inesorabilmente a riempirsi.
Valutare la selettività di un pesce da quante mosche stanno attaccate al giubbotto di un PAM è singolare, ma al contempo fortemente statistico.
Ci sono due situazioni in cui un patch si riempie: quando non si capisce cosa schiude o meglio non si capisce di cosa si cibi un pesce e quando, invece, si capisce benissimo, perché la schiusa è evidente, la predazione a galla pure e nell'aria c’è un forte vento di selettività.
Perché quando l'insetto è certo, lo stadio pure, ma il pesce fa il difficile, a parità di lancio, è il dettaglio imitativo che fa la differenza.
E nei vari dettagli imitativi ipotizzabili, il corpo, specie in schiuse nelle quali il pesce si ciba di dun, costituisce un elemento primario. In tali schiuse, dopo decenni di prove sul campo e di scambi di esperienze con tanti compagni ed amici, sono convinto che, a parità di altri elementi imitativi come ali, code, collarino, ma anche a parità di assetto e di sistema costruttivo, il corpo in quill di pavone abbia una marcia in più rispetto a tutti gli altri.
Ripeto ancora a parità di situazioni. È del tutto evidente che, se un pesce si ciba di una dun di Baetis Rodhani, proporre un corpo in quill di pavone tinto giallo o rosso potrebbe essere meno efficace di un corpo in filo di montaggio oliva. Ma un quill che rispetti ed imiti il colore del naturale, risulterà più catturante rispetto ad ogni altro corpo, sia esso in filo, in dubbing o in piumaggi vari.
Ho fatto tutto questo doveroso panegirico per introdurre l'argomento ovvero le imitazioni con corpo in quill. Più precisamente in quill di pavone, di corpi in quill infatti se ne possono fare molti usando altri materiali, dal condor al biot di tacchino etc., ma nell'imitazione delle piccole effimere a mio parere stanno uno scalino sotto.
Quindi concentriamoci sul pavone.
Possiamo trovare gli occhi naturali, tingerceli a piacimento, oppure comprarli già tinti, così come possiamo acquistare le bustine contenenti i vari quill, naturali o colorati, già spellati e pronti all’uso.
Peraltro il quill naturale, copre il sessanta per cento delle imitazioni, la tintura oliva il venti per cento e le tinture più marcate, tipo il rosso o l’arancio il restante 20 per cento, peraltro più orientato a imitazioni spinner e spent.
Quindi con qualche occhio di pavone naturale, magari con l’ausilio di un pennarello indelebile, senza quindi ricorrere alla tintura, possiamo costruire gran parte delle nostre imitazioni.
Possiamo aggiungere, al limite, qualche bustina di colorati già pronti. Ottime quelle della Polish quills (www.polishquills.com). Aumentano leggermente i costi ma aumenta anche la comodità.
Ritorniamo al nostro pavone, anzi all’occhio, perché quella è la parte migliore, e vediamo come procedere per la preparazione del quill. I sistemi di depilazione sono molteplici, sia di tipo chimico o di tipo fisico. Tralascio in questa sede i vari procedimenti di tipo chimico che, per quanto veloci e validi, comportano comunque sempre un parziale indebolimento della fibra.
Consiglio di usare il più immediato e scontato procedimento di tipo fisico, ovvero l'uso di una gomma da ufficio (ottime quelle bicolore rosse e blu … notare che è il blu la parte più congegnale per effettuare l’operazione).
Si preleva la barbula dall’occhio del pavone, la si divide nel punto in cui la sezione della stessa si restringe (circa a metà lunghezza), la si appoggia su una superficie liscia e, tenendola con l’indice dalla parte più sottile, la si pettina con la gomma verso l’attaccatura ovvero verso la parte più spessa. Quindi la si gira e si rifà la stessa operazione. Per pulire 10 barbe di pavone con questo sistema occorrono 3 o 4 minuti non di più.. Un tempo limitato e ben spendibile per realizzare mosche perfette con un materiale non indebolito.
Il montaggio non riserva grosse difficoltà ma richiede, per essere ben eseguito, una certa attenzione. Posizionate le code (vedremo in seguito come possono modificare la silhouette della mosca), si fissa il quill dalla parte più sottile, quindi si procede con il filo di montaggio ad eseguire il sottocorpo che deve conferire la conicità voluta all’artificiale. Quindi si stende un leggero velo di colla che impedirà alla mosca di disfarsi alla prima abboccata di un pesce. Si avvolge il quill a spire ravvicinate sino a qualche millimetro dall’occhiello (e comunque sempre oltre i due terzi del gambo dell’amo che rappresentano la giusta proporzione tra addome e torace di un insetto) e si fissa incrociando con il filo di montaggio.
Se l’operazione di ripulitura del quill non è stata eseguita correttamente si avrà un risultato come quello della foto, dove, pur a forte ingrandimento, si vedono nettamente alcuni peli rimasti attaccati al quill. E’ un piccolo difetto, sicuramente non significativo dal punto di vista della pesca, ma che è meglio evitare, specie se si opta per la verniciatura del corpo.
Dall’analisi delle due foto precedenti si evince chiaramente che il quill è stato avvolto sull’amo una volta con la parte più scura a sinistra (come raccomanderebbero i testi sacri) ed una a destra. Credo che il risultato sia sovrapponibile, nel senso che, se si ha cura di accostare con precisione le spire, il risultato “inanellatura naturale”, che è la vera carta vincente del quill di pavone, è comunque garantito.
Si può usare il filo di montaggio per accentuare l’effetto rigaggio, nel caso il quill sia poco marcato o nel caso in cui si desiderino effetti particolari. Sarà sufficiente avvolgere lo stesso lasciando un piccolissimo spazio (da mezzo millimetro ad un millimetro) tra una spira e la successiva.
Nella foto si vede la differenza tra un corpo in quill non verniciato ed uno su cui è stata steso un velo di colla. Io preferisco la prima soluzione (parlo sempre di mosche secche, perche se costruissi una ninfa allora non avrei dubbi nel rifinire con una bella passata di bicomponente), che non appesantisce troppo l’artificiale e non si opacizza né col tempo, né con l’uso.
Si era detto del posizionamento delle code e della loro interferenza con il quill. Nella foto si vede un tipo di connubio che rende bene. Il leggero rigonfiamento ottenuto con il filo di montaggio (scuro o passato con pennarello indelebile) contribuisce ad ottenere tre vantaggi: un ottimale posizionamento a divergenza delle code, l’imitazione dei peni dell’insetto e, soprattutto, una corretta fusione senza scalini con il corpo dell’artificiale.
Il passaggio più importante per ottenere un bel corpo in quill è quello di preparare un corretto sottocorpo. Sugli ami di piccola taglia (ricordo che un po’ tutto questo approfondimento è specifico per la pesca imitativa che è statisticamente più provabile sugli insetti di taglia medio piccola) conviene usare direttamente il filo di montaggio, senza eccedere in troppi passaggi (il corpo deve restare esile) e senza forzare troppo l’avvolgimento delle spire per evitare di creare degli scalini. Inoltre l’aumento di conicità verso l’occhiello non va fermato di colpo, ma attenuato, anche di più di quanto si vede in questa foto, per evitare che l’avvolgimento dell’ultima spira di quill non risulti difettoso.
Per finire alcuni difetti da evitare. In questa foto oltre ad aver usato un quill non perfettamente ripulito, l’avvolgimento non è stato accurato lasciando spazio tra una spira e l’altra. Questo ha provocato la fuoriuscita della colla, stesa peraltro in eccesso sul sottocorpo in filo di montaggio.
Conicità imperfetta a parte, qui il problema è lo sfogliamento del quill, probabilmente vecchio, secco o indebolito. Nel caso meglio inumidire prima dell’uso. Se succede meglio evitare di perdere tempo a cercare di correggere, tanto vale rifare il tutto con un quill nuovo.
Buona costruzione a tutti!
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