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Squirrel Time

 

Word and photo di Beppe Saglia

Tempo di lettura: 20 minuti

BS Squirrel 1

Come usare lo scoiattolo (da solo o in compagnia) nella costruzione degli artificiali.

 

Ho recentemente acquistato da Troutline (www.troutline.ro) due pellicce di scoiattolo, una rossastra e una grigia (che sono poi i due colori naturali più diffusi tra gli scoiattoli [n.d.r. Esistono più di 267 specie anche se cinque sono quelle più importanti]).
Estremamente ben conciate, risultano morbidissime, folte di pelo ben direzionato e pertanto facilmente sezionabili in strip.
Lo scoiattolo è un roditore diffuso in quasi tutto il mondo. In Italia risulta autoctona la specie “Vulgaris” ovvero lo scoiattolo rosso. Specie che è in diminuzione a causa dell’introduzione, a partire dal secolo scorso, della specie alloctona “Carolinensis”, ovvero lo scoiattolo grigio, più adattabile al territorio e più prolifico.
Lo scoiattolo è un buon materiale per tanti tipi di mosche, e nel prosieguo si vedrà come utilizzarlo al meglio.

 

Con un paio di forbici ben affilate o con l’ausilio di una taglierina si possono ricavare delle strip di varie dimensioni.
Occorre prestare attenzione nel taglio ad assecondare la direzione delle fibre ed, eventualmente, in caso di necessità pettinandole preventivamente anche con l’ausilio di un phon.
Volendo iniziare con uno streamer, la larghezza ideale è di tre millimetri e la lunghezza in funzione del tipo di costruzione.

 

Il primo streamer che viene proposto, che è uno dei miei preferiti, è estremamente facile e rapido da realizzare.
Da usare con coda galleggiante, un'alternativa veloce, ad altre tecniche, quando la situazione lo richiede.
Stante le dimensioni delle fibre dello scoiattolo, si consiglia un amo del 6, su cui va infilata una cone head gold in tungsteno.
Ovviamente per pesca in acque piccole o qualora non si padroneggi sufficientemente bene il lancio, si può optare in luogo della cone head per una semplice e più leggera bead.
Si fissa la strip prima della curvatura dell’amo, lasciandone sporgere un segmento pari alla lunghezza totale dell’amo stesso. Il fissaggio, per essere stabile, richiede un serraggio decisamente forte pertanto consiglio di usare un filato tipo Textreme power thread o Veevus G.P.S.
Quindi si avvolge la strip verso l’occhiello dell’amo procedendo a spire strette e curando di posizionare correttamente con l’ausilio delle mani, la direzione del pelo verso la coda dell’artificiale.
Si fissa la strip a ridosso del cone head e si riempie lo scalino rimasto con una goccia di colla UV.

 

Volendo costruire una variante più realistica (ma meno fluttuante) dello streamer precedente, si può tagliare una sezione di pelliccia lunga circa 4/5 cm e larga 1,5 cm con la forma della figura soprastante.
La stessa andrà quindi piegata lungo la linea rossa e tagliata per metà seguendo la riga tratteggiata blu.

 

Si fissa la sezione di pelliccia in prossimità dell’occhiello e si incollano le due parti piegate per tutta la lunghezza dell’amo, lasciando libera la coda precedentemente divisa. Si può usare la classica ciano acrilica facendo attenzione perché tende ad irrigidire ed irruvidire la pelliccia o resine bicomponenti.
Si completa la testina dello streamer con un dubbing dello stesso pelo avvolto in asola, e con l’aggiunta, a proprio gradimento, degli occhietti.
A seconda dell’uso questo artificiale può essere o leggermente piombato (con un passaggio di filo di piombo sull’amo prima di incollare il due lembi), o addirittura pseudo galleggiante, qualora si usino code e finali affondanti o qualora si orienti la pesca a predatori di superficie, ad esempio al black bass. 

 

Ritagliando le strip e pettinandole, si ricava un mucchio di pelo che è bene raccogliere e stivare in un contenitore perché è un ottimo materiale da dubbing.
E’ costituito dal pelo vero e proprio, molto fine ma con buona rigidità, e da un sottopelo morbido e lanuginoso facilmente lavorabile.
A seconda dei casi si può usare il pelo, il sottopelo, o un mix dei due.

 

Viene ora proposta una ninfa generica semplice, veloce da costruire ed efficace.
Si comincia fissando in prossimità della curvatura dell’amo le code. In questo caso ho usato qualche fibra di gallopardo, ma volendo costruire una mosca monomateriale si possono usare le fibre della coda dello scoiattolo.
Si fissa quindi uno spezzone di filo di rame per il rigaggio e si procede avvolgendo un dubbing ottenuto mixando sottopelo e pelo e conferendo al corpo la giusta conicità man mano che ci si avvicina all’occhiello.
Volendo fare i puristi, potremmo realizzare la prima metà del corpo (addome) con il sottopelo e la seconda (torace) con il pelo, per avere maggior volume in testa, ma non credo le trote facciano troppi distinguo…
Per finire un giro di arancio fluo che non guasta mai.

 

La stessa ninfa di prima ma realizzata con in tonalità grey. Sostituendo la bead oro con una argento e il rigaggio in rame con uno in piattina argentata.
Una delle mie ninfe preferite…

 

Ancora la stessa ninfa costruita per le situazioni difficili, ovvero per le ninfate sub superficiali.
Rigaggio in piattina oro e sacca alare in pellicola olografica finita con una goccia di colla UV.

 

Finora si è usato solo la pelliccia dello scoiattolo, ma la sua coda ha altrettanti usi. Le fibre sono nettamente più lunghe e non essendo cave sono facilmente lavorabili senza che tendano ad aprirsi eccessivamente come può accadere con il cerco o il capriolo.
In questo streamer l’unica aggiunta “forestiera” è il rigaggio con una hackles di gallo grigio a sormontare l’inanellatura con tinsel argento.
Il corpo è in sottopelo e sia la coda che l’ala sono realizzate con un mazzetto di fibre prelevate da code di scoiattolo.
Le code si tingono facilmente e vengono vendute in cari colori.

 

Per finire una mosca secca, una pseudo imitazione di una mayfly.
Code e ali in peli di coda naturale di scoiattolo, torace in pelo dello stesso, e corpo in filo di montaggio giallino inanellato brown.
Non avendo gran esperienza dell’uso dello scoiattolo per la costruzione delle dry flies ho provato a fare delle prove di galleggiabilità del pelo di scoiattolo e “in laboratorio” regge bene il passo con peli considerati storicamente molto più galleggianti.
In conclusione lo ”squirrel” nella sua totalità (pelliccia e coda), costituisce un ottimo materiale per il fly tying ed offre la possibilità di percorrere la filosofia del mono materiale, senza che la stessa si riduca ad un semplice esercizio didattico.

 
Beppe Saglia (beppe S.)

 


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