Parachute, ultimo livello
05/96
A furia di sperimentare, l'Autore è arrivato ad un risultato davvero sorprendente. Questi modelli di parachutes reppresentano quanto di meglio si possa pretendere oggi da una mosca artificiale, sia come capacità di imtare sia come gelleggiabilità; davvero difficile pensare di poter ulteriormente migliorare, anche se certamente accadrà nelle prosime tappe. Sono comunque imitazioni che richiedono notevole abilità, sia nel momento costruttivo che nell'impiego, e preferiscono certo le acque difficili. Agostino Roncallo Vista frontale della parachute descritta Concludendo l'articolo dal titolo "Parachute", apparso lo scorso anno su fly Line (n. 1/95), affermai che, dopo una ricerca durata un decennio, non ero ancora riuscito a realizzare una mosca parachute che galleggiasse con il corpo sollevato sull'acqua. Aggiunsi poi che, pur temendo di non riuscire a realizzare quanto mi prefiggevo, non avevo nessuna intenzione di abbandonare la ricerca perche' ho sempre trovato estremamente stimolante cercare soluzioni a problemi apparentemente irrisolvibili. Per molti anni ritenni che il problema parachute non fosse risolvibile perche', pur sapendo quali caratteristiche avrebbe dovuto avere l' artificiale per galleggiare con il corpo sollevato sull'acqua, non ero mai riuscito a costruirlo come lo concepivo idealmente. L'idea era quella di riuscire ad ottenere un artificiale con la raggera di hackles rivolta verso ii basso e ci fu un momento in cui mi illusi di aver risolto il problema; mi accorsi infatti che, scegliendo hackles adatte e con un po' di abilita', era possibile orientare le fibre delle hackles in quella direzione; purtroppo pero' accadeva che, durante l'uso dell 'artificiale, le fibre delle hackles non mantenevano la posizione originaria e si scomponevano perche' non vi era nulla che le costringesse a restare rivolte verso il basso. La mancanza di una base di appoggio di lavorazione che consenta una stabile e regolare disposizione delle hackles, e' infatti una delle carenze del montaggio parachute ed a questo inconveniente ha cercato di mettere rimedio Paolo Salerni ideando il montaggio paracross. Diversi anni fa Paolo Salerni creo', con due spezzoni di monofilo di nylon, una croce, che fissava piatta sul torace dell'imitazione, la cui funzione era quella di mantenere le fibre delle hackles disposte su un piano orizzontale. Era un passo avanti nel montaggio parachute, ma questo accorgimento non evitava all'artificiale di galleggiare con il corpo immerso in acqua, come del resto e' per quasi tutti i modelli ad hackles orizzontale. Essendo rimasto positivamente colpito dall'idea di Salemi, mi convinsi che, se fossi riuscito a sostituire la croce in monofilo di nylon con un altro tipo di supporto, un qualcosa che obbligasse le haclkes a rimanere rivolte verso it basso, sarei riuscito a realizzare la mia parachute ideale. Non sapendo pero' quale forma dovesse avere il supporto che doveva sostituire la croce e con quale materiale era opportuno costruirlo, iniziai delle sperimentazioni che, nonostante it mio entusiasmo iniziale, non diedero i risultati sperati. Ricordo che poitai avanti questa ricerca per quasi un anno, ma infine mi arresi; capii che, purtroppo, non riuscivo a rendere concreto un concetto teorico. Passarono degli anni, tanti che ormai disperavo di arrivare alla soluzione del problema, quando, poco tempo dopo la pubblicazione del gia' citato articolo "Parachute", mi accorsi di aver finalmente trovato quello che cercavo mentre stavo costruendo un'imitazione di chironomo. I chironomi hanno la caratteristica di possedere un dorso gobbuto ed, in quella occasione, era mia intenzione costruire un'imitazione aderente aT naturale. Usai un amo grub, che mi sembrava il piu' idoneo per evidenziare la curvatura del dorso, e per imitare le lunghe zampe del chironomo pensai di montare l'hackle con it sistema parachute. Le barbule dell'hackle, per risultare imitanti, dovevano pero' essere rivolte verso il basso, quindi mi sembro' opportuno, prima di montare l'hackle sul torace dell'imitazione, fissare nello stesso punto alcune barbule di coda di fagiano rivolte all'indietro che, ad avvogimento dell'hackle avvenuto, rovesciai in avanti, sopra lo stesso, fissadole accanto all'occhiello. Operando in quella maniera, le barbule di fagiano, oltre a spingere l'hackle verso il basso, obbigandolo arestare in quella posizione, mi consentirono di ottenere una imitazione dall'evidente dorso gibboso (o gibbuto). Quando osservai ii chironomo finito, che risultava ben sollevato sulle lunghe zampe, mi resi conto di aver ottenuto quello che cercavo da anni e mi stupii di non aver pensato prima a quel semplicissimo accorgimento per costruire le parachutes. Mi misi subito a costruire imitazioni di effimera e potete immaginare il mio stupore quando mi accorsi che gli artificiali finiti sembravano costruiti con il metodo Split Hackles piuttosto che con quello parachute. Se infatti osserviamo due imitazioni di effimera, costruite una con il metodo parachute con l'aggiunta di barbule rovesciate sull'hackle e l'altra con il metodo Split Hackles, possiamo notare che le differenze fra i due artificiali sono minime. Entrambe le imitazioni non hanno hackles nella parte superiore ed inferiore del torace; queste si trovano sui lati dello stesso, inclinate verso il basso, ma mentre le hackles della Split Hackles sono avvolte, e poi tagliate dove non servono, in posizione ortogonale rispetto al gambo dell'amo, quindi l'artificiale necessita di bilancieri per galleggiare, la parachute ha le hackles disposte a raggiera ai lati del torace e cio' fornisce all'artificiale un'ottima base d'appoggio. Ne risulta che l'unica differenza evidente fra le due mosche consiste nel fatto che una delle due possiede i bilancienri. Ritengo opportuno chiarire che lo scopo per cui ho descritto, sia pure sommariamente, le caratteristiche dei due artificiali, e quello di dimostrare che si puo' anrivare a risultati assai simili percorrendo strade diverse. Per quanto mi riguarda, poiche' sono consapevole di aver ottenuto dei risultati a cui Raffaele De Rosa era arrivato da anni, non pretendo mi sia riconosciuto alcun merito, se non quello di aver finalmente realizzato una parachute che galleggia con il corpo sollevato sull'acqua. Prima di passare alla descrizione delle fasi di montaggio di questo artificiale, vorrei spendere qualche parola in merito alla maniera con cui e' possibile avvolgere l'hackle sul torace dell'imitazione in posizione parachute. Esistono diversi validi modi per montare l'hackle, ma io, da molti anni, preferisco quello ideato da Dud Soper per costruire la sua Spent Gangle Legs. Lo troverete descritto nel dressing che segue, ma tengo a precisare che non e' indispensabile montare l'hackle con quel sistema; potete benissimo usare il montaggio che preferite tanto il risultato finale sara' lo stesso. Poiche' il dressing illustra piu' un metodo di montaggio che un artificiale in particolare, alcune indicazioni riguardanti i materiali da impiegare risulteranno un poco vaghe. Split Parachute Dressing
Amo: Mstad 94840 o simili
Addome e torace: I materiali da impiegare dipendono dall'artificiale che si intende costruire. Hackle delle zampe: Di gallo, spinte verso il basso da barbule di fagiano o di altro volatile dotato di grosse penne. Ali: Punte di hackles di gallo, barbule di Cul de canard, poly. Code: Fibre d hackle di gallo. Filo di montaggio: Fine, cerato. Serrato l'amo nel morsetto, iniziamo ad avvolgere il filo di montaggio sul gambo, partendo dall'occhiello, e fissiamo le ali dell'artificiale in posizione verticale. Avanziamo fin sulla curva dove, con il filo di montaggio, creiamo una pallina che ci permettera' di ottenere, fissando a ridosso di essa delle fibre di hackle di gallo, una coda a raggera.
Realizziamo l'addome e prima di costruire il torace, fissiamo nello stesso punto quattro barbule di coda di fagiano, rivolte indietro piatte sull'addome. Dopo aver costruito il torace, fissiamo accanto alle ali un hackle di gallo a cui abbiamo strappato le barbule superflue. Dobbiamo utilizzare un hackle morbido, con barbule elastiche che si assestino sulla pellicola superficiale dell'acqua senza forarla come invece farebbero quelle di un hackle rigido. Lo fissiamo nel punto dove inizia il calamo privo di barbule, alziamo il calamo in posizione verticale e con il filo di montaggio ci spostiamo verso l'occhiello. Avvolgiamo l'hackle intorno al suo calamo e dopo pochi giri lo fissiamo sull'occhiello. Pieghiamo ii calamo in avanti e fissiamo pure questo accanto all'occhiello. Dopo aver tagliato le eccedenze di hackle e calamo, rovesciamo le barbule di fagiano in avanti sopra all'hackle, in modo che rimangano divise sui due lati delle ali, e le fissiamo sull'occhiello con uno o due giri di filo di montaggio piuttosto lenti. Regolando la tensione e l'inclinazione delle barbule difagiano sull'hackle, possiamo determinare l'inclinazione delle sue fibre sui lati del torace e cio' ci consente di ottenere un artificiale con le zampe montate alla maniera delle Split Hackles. Ottenuta la posizione delle zampe desiderata, blocchiamo definitivamente le barbule di fagiano e ne tagliamo le eccedenze. Dopo di che, non ci resta che realizzare la testa dell'imitazione su cui possiamo mettere una goccia di vernice. Con il montaggio sopra descritto e' possibile realizzare anche imitazioni di spent. In questo caso le barbule di fagiano dovranno limitarsi a mantenere l'hackle in posizione orizzontale svolgendo la stessa funzione della croce in monofilo di nylon usata da Paolo Salemi per il montaggio Paracross.
Anche le sedges si possono costruire con questo sistema, piu' difficile e' conferire esatti equilibri. Si ringrazia la rivista Fly Line di Roberto Messori per la gentile concessione dell'articolo. Vai alla galleria dei dressing di Agostino Roncallo dove potrai vedere altre foto in relazione a quest'articolo. © PIPAM.com
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