Legatura di passanti e serpentine, verniciatura
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- Scritto da Jo
Siamo alle ultime operazioni. Restano da montare i passanti ed eseguire la verniciatura. La distribuzione dei passanti: da decenni ormai realizzati con le semplici serpentine deve rispondere alle necessità di flessione della canna. Il loro numero deve essere tale da impedire lo sbattere della lenza sul fusto durante l’inversione del movimento e lo scavallamento durante la flessione. La distribuzione risponde a dei requisiti a volte decisamente fantasiosi: equispaziate, a crescita lineare, a crescita parabolica, iperbolica… Ogni rodmaker ottimizza il posizionamento delle serpentine in base ai propri convincimenti ed alle caratteristiche della canna. Una volta trovata una distribuzione efficace non verrà più abbandonata. Il primo passante e l’ultimo di vetta sono quelli soggetti a maggior usura hanno quindi dimensioni e caratteristiche diverse dalle serpentine. In lega antiabrasione o in agata rientrano tra gli oggetti che danno personalità alla canna. Garrison come sempre usa un criterio pragmatico: massima leggerezza con le migliori caratteristiche di tenuta nel tempo e adotta anelli metallici in lega di acciaio e cromo.
Serie di anelli. Il fissaggio delle serpentine avviene mediante filato di seta, sempre secondo tradizione. Incolore, per nascondere qualche magagnetta o disattenzione nella legatura, a forti colori contrastati per dimostrare la propria maestria d’esecuzione. Sulla 202E si usa seta bianca che una volta verniciata diventa trasparente e sembra far galleggiare il piede della serpentine. Altre case adottano colori più vistosi. E con questi firmano la propria produzione. Il rosso vivace di Leonard. Il nero di Brunner, il rosso e verde di Hardy, sono alcuni esempi. Nessuno rinuncia volentieri alla lucentezza della verniciatura. Come nelle case appare subito evidente la manchevolezza dell’imbianchino più che quella del muratore o del carpentiere, così non è ancora apparso il cliente che vista una canna verniciata a pennello, in cui appaiono evidenti i segni della lavorazione, non abbia detto: “Bellissima canna, peccato per la verniciatura”. Per l’aspetto la soluzione è rappresentata dalla verniciatura ad immersione. Il fusto viene immerso verticalmente in una lungo tubo pieno di vernice e la successiva estrazione vi deposita un sottilissimo strato di vernice. 4 immersioni forniscono circa 3/100 di mm di spessore. L’operazione che va condotta con una lentezza esasperante: la velocità di estrazione è dell’ordine di pochi centimetri al minuto, fornisce un livello di finitura a specchio che nulla ha da invidiare ai procedimenti industriali. Il movimento di salita e discesa è comandato da un motore e da un sistema di riduzione che porta la velocità a poche rotazioni al minuto. Alla fuoriuscita di ogni legatura dalla vernice il processo di estrazione deve essere interrotto per lasciare depositare il film che si forma sulla serpentina e che formerebbe una evidentissima goccia una volta asciugato. Feroce è il dibattito sul tipo di vernice da usare. Chi usa vernici morbide dice che così non si altera l’azione della canna; chi da la preferenza a vernici dure dice che si preserva maggiormente il legno. Chi usa impregnare il legno dice di risolvere il problema base della verniciatura che è quello della manutenzione che deve essere condotta con regolarità per la salvaguardia della canna. Ogni soluzione presenta aspetti contraddittori di pregi e difetti. la soluzione odierna, tecnologica ed efficace, è rappresentata dai prodotti a base poliuretanica, difficili da applicare a pennello, ma ottimi a spruzzo o ad immersione, forniscono una vernice dura, ben elastica, stabile nel tempo e perfettamente impermeabile.
Eppure quello che è stato considerato il genio matto tra i costruttori: Stele Pinky Gillum ha sempre verniciato a pennello. W. Brunner continua adesso a verniciare a mano.
Attese almeno 4 settimane o qualche mese se si usano prodotti naturali la canna è pronta per entrare in azione.
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