Pulizia, raddrizzatura, montaggio della ghiera e del calciolo
- Dettagli
- Creato: 12 Dicembre 2005
- Ultima modifica: 11 Gennaio 2023
- Scritto da Jo
- Visite: 132120
Alcuni giorni dopo o meglio qualche settimana dopo che la colla si è indurita si dovrà provvedere alla pulizia dei fusti. Si svolge il filo di legatura e si ripuliscono con grande attenzione le superfici della canna dai residui di colla. Si deve fare attenzione a non lederne gli spigoli e stondare la sezione, una sbadataggine o il condurre l’operazione con poca precisione a questo punto ridurrebbe di molto il pregio della canna. Ci si accorge adesso che i fusti sono pieni di curve e di torsioni! Sono fenomeni usuali che derivano dalle operazioni di legatura e dalle ultime tensioni interne che si sono rivelate nel processo di polimerizzazione della colla. Come all’inizio si deve metter mano al fornello e con molta più attenzione di quanta usata in precedenza, con la massima calma e sangue freddo si possono ridurre queste deformazioni. Si riscalda lentamente la parte interessata dalla torsione o dalla piega e si forza nella direzione opposta. Si devono fare numerosi tentativi, procedendo a piccoli passi si può raggiungere una soddisfacente condizione.
La prima cosa che viene osservata da un profano, meglio dire da un “non costruttore” è proprio la rettilineità della canna, Il perfetto allineamento dei fusti con la ghiera. E’ l’osservazione più facile che espone a dure critiche anche il più grande “rodmaker” e non tiene conto di una delle peculiarità del Bamboo : Si può raddrizzare una canna quanto si vuole, verificare il perfetto allineamento dei passanti, togliere ogni più piccola torsione L’uso le restituirà parte delle sue pieghe originarie. Una vecchia canna non è mai perfettamente diritta, Tanto meno una canna realizzata a mano. La perfetta linearità è indice di numerosi interventi di riscaldamento e forzatura e sono tutti interventi che possono ledere il Bamboo e indebolire il collante. Solo poche colle hanno capacità di resistere alle alte temperature senza degradarsi e le colle che consentono una facile sistemazione hanno spesso come contropartita la scarsa resistenza finale ed una limitata durata. L’operazione può essere condotta a canna finita e anche dopo lungo tempo, se le piegature si mostrano evidenti, si può sempre raddrizzare una canna. Il montaggio delle ghiera per essere condotto con la massima precisione necessita della tornitura delle sedi. Si protegge il fusto dal morsetto del tornio, con passate leggere dell’utensile si asporta il materiale in eccesso e si adatta il fusto esagonale al diametro alla ghiera scelta.
E’ intuitivo come un piccolo disallineamento inapprezzabile a vista possa generare notevolissime deviazioni. Le ghiere vengono incollate al fusto usando il miglior materiale. Lo stato di tensione che si raggiunge nel punto di contatto tra Bamboo e metallo è talmente elevato che spesso porta al disfacimento dell’incollaggio. Solo gli epossidici hanno caratteristiche meccaniche idonee a sopportare queste sollecitazioni. Le ghiere. La scelta del tipo e delle dimensioni della ghiera è , come sempre, legata alla tradizione, La soluzione strutturale dell’accoppiamento: il rapporto tra lunghezza , diametro e spessore di parete ha trovato la soluzione ottimale negli anni del dopoguerra con i modelli “Swiss” e “super Z dove si ottiene il massimo rapporto tra la solidità ed il peso. Il materiale usato è il “nichel – silver”, una lega a base di rame, nichel e zinco che conferisce proprietà di autolubrificazione all’innesto. Sono stati e vengono tuttora usati materiali diversi: leghe di alluminio come Avional o Ergal, il titanio o altre leghe di miscelazione più complessa. Tutte trovano applicazione ma non sono di facile reperimento ed hanno numerosi detrattori tra i costruttori. Le critiche nascono spesso dalla elevata durezza dei materiali che portano di frequente al grippaggio del collegamento. Come contropartita le leghe hanno un peso che è inferiore ad un terzo di quello della ghiera tradizionale. La cosa può essere apprezzata qualora si usino canne particolarmente leggere e flessibili. Personalmente preferisco per le mie ghiere un accoppiamento di Ergal e alluminio al piombo, Il primo ha caratteristiche meccaniche superiori all’acciaio, il secondo ha proprietà di autolubrificazione che garantiscono dai grippaggi. Montata la ghiera e atteso un certo tempo per consentire la perfetta polimerizzazione della colla si possono montare il calciolo in sughero ed il portamolinello. Sempre al tornio si realizza il portamolinello in legno. La fantasia del costruttore e la disponibilità di essenze esotiche creano oggetti di rara bellezza. Acero venato, olivo e radica di erica forniscono legni marezzati e policromi di bellezza unica. La levigatura, impregnazione e successiva verniciatura assicurano al calciolo caratteristiche di affidabilità e durata paragonabili a quelle dei materiali plastici.
Serie di calcioli in legno pregiato. Il montaggio prevede la tornitura del fusto esagonale e l’incollaggio in sede del portamolinello. Eseguita al tornio questa operazione conferisce la perfetta assialità tra il fusto ed il portamolinello. Situazione un po’ difficile da realizzare altrimenti a mano. Si procede poi al montaggio del calciolo in sughero. Rotelle di sughero per la realzzaione dei manici delle canne . È ogni giorno più difficile reperire materiale di elevate caratteristiche. Si sprecano le sigle di qualificazione dei sugheri: “flora”, “AAAA” o altri metodi che non esimono il costruttore dallo scartare centinaia di rotelle per ottenere un buon calcio privo di imperfezioni, di colore omogeneo e piacevole al tatto. Sempre la tradizione vuole che ciascuna rotella di sughero sia direttamente incollata al fusto. Il montaggio di una calciolo prefabbricato è si un risparmio di tempo ma non da l’assoluta garanzia di un incollaggio perfetto e ci si potrebbe ritrovare alla fine con il calciolo che ballonzola o con degli “assordanti” clic-clic che provengono dal fusto. Situazione di certo spiacevolissima e di difficile rimedio. Anche questa volta si usa colla epossidica, una volta polimerizzata si tornisce il calciolo e gli si conferiscono la dimensione e la forma più idonee alle caratteristiche ed alla potenza della canna. Garrison, maestro in queste applicazioni, adotta una sagoma semplicissima che ripete su tutti i modelli di canna. La sua soluzione non ammette varianti e forte del fatto che il suo costruire canne era un hobby e non un lavoro è assolutamente refrattario alle richieste dei clienti che gli chiedono sugheri sagomati. Ultimo passaggio sul calciolo è il montaggio degli anelli portamolinello. Assieme alla scelta del tipo di legno costituiscono la “gioielleria” della canna. Sono preferibilmente realizzati in nichel – silver (alpacca) con piccoli fregi godronati e nel tempo acquisiscono l’aspetto di argento antico. I più tecnologici e leggeri sono in lega di alluminio. Sulla nostra 212E adotteremo lo schema originale che prevede il montaggio con la coulisse inferiore ed un anello scorrevole. Canne più pesanti che portano molinelli per grossi pesci adottano fermamolinello a vite. più pesante ma più sicuro. La realizzazione può essere effettuata al tornio, diversamente esistono sul mercato oggetti prefabbricati di ottima fattura. |