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- Scritto da Lorenzo Furlanetto (103)
Luglio 2011
ISLANDA!!! (non solo pesca)
Testo e foto di Lorenzo “103” Furlanetto
Antefatto:
Ho sempre rifiutato proposte di viaggi per battute di pesca. Ho moglie e due figlie e ritengo giusto trascorrere con loro i pochi giorni liberi concessimi dal lavoro. Eppure la scelta c’era: Alaska, Canada, Norvegia, Svezia, … allettanti luoghi che Jazzy-Vittorio mi proponeva di anno in anno. La scorsa estate mi mostrò le eloquenti foto delle catture effettuate in Islanda. Trote e salmoni di taglia in un fiumiciattolo dal nome impronunciabile. L’inverno scorso mi propose di ripetere l’Islanda, fiume Laxa; mia moglie aggiunse “perché non vai?”.... Confermai la mia presenza !!: si partirà da casa il pomeriggio dell’undici luglio. L’aereo da Bologna è alle ore 0,40 del 12! Partenza e viaggio (lunedì e martedì): in sei: Jazzy-Vittorio, Jazzy-Attilio, Pippo, Giorgio, Renato, il sottoscritto, il “bazooka” delle canne, bagagli e alimenti su due vetture e partiamo verso Bologna. In aeroporto un panino e una birra, un’ultima al bar dopo il check-in, l’imbarco in orario e …in volo! Qualcuno dorme (no problem, dorme anche sui sassi), altri denotano la tensione della vigilia. Sopra nuvole di ovatta grigia, un orizzonte infuocato dall’aurora offre uno spettacolo meraviglioso! l’aurora sopra le nuvole dall’oblò dell’aereo L’annuncio del pilota: si comincia a scendere! attraversiamo l’ovatta, ecco i rilievi dell’isola, le luci dell’aeroporto: arrivati! Ritiriamo i bagagli, i suv prenotati, qualche ora a riposare in un B&B e al mattino partenza per la nostra destinazione. Attraversiamo l’isola per vedere anche le peculiarità dell’interno. Il verde della fascia costiera lascia il posto ai geyser prima, il geyser centrale le magnifiche cascate Gullfoss sulla faglia atlantica poi, le cascate Gullfoss sulla faglia atlantica infine un paesaggio “lunare”, solcato da una strada veramente sterrata di circa 150 km in mezzo a pietre laviche, sabbia vulcanica, rare pecore che brucano i rari fili d’erba secca, i due ghiacciai più estesi dell’isola. Una sosta nel pomeriggio per un panino con salame e vino nostrani e … di nuovo verso la nostra destinazione. Finalmente ricomincia la strada asfaltata e poi giungiamo nella città di Akureyri; da qui al lodge una settantina di km, diventati oltre il doppio per le errate indicazioni forniteci dell’agenzia; mentre lo cerchiamo ammiriamo il fiume dall’alto della strada. scorcio dell’alto Laxa dalla strada Infine, dopo un certo scetticismo, l’intuizione di Jazzy-V. e dopo una trentina di km, finalmente verso le 21,30 il lodge! il tanto cercato lodge Scaricati i bagagli, la cena è alle ventitré, io e Pippo ci facciamo la prima pescatina, giusto per testare il fiume. Il tratto prospiciente il lodge è composto da una lunga piana, buca, “cascatine”, rapide; catturiamo qualche trota: belle, potenti, tutte combattive. All’ora di cena ci avviamo verso il lodge …. e i pesci cominciano a bollare (marameo….) . Al lodge ci “svestiamo” in una apposita stanza attrezzata con bocchette e tubi di aria calda dove infilare i waders e gli scarponi per ritrovarli asciutti e caldi la mattina seguente. Un’ottima abbuffata, l’intesa con le guide per domattina secondo la giornata-tipo: pesca dalle 7,00 alle 13,00 circa, pranzo alle 14,00, pesca dalle 15,00 alle 22,00, cena alle 23,00. A letto, anche se qui è sempre chiaro, 24 ore su 24. Il primo vero giorno in pesca (mercoledì): Sveglia alle 7,00, abbondante colazione, incontro con le guide e istruzioni: squadre di max. 3 persone, ognuna pesca nella beat assegnata, fra quelle prenotate. Tutti avevano visto i filmati di Marika Cicoria e Alberto Salvini, tutti avevano le Royal Wulff montate su ami del 10, tutti erano pronti canna e mulinello in mano. Ci dividiamo salendo sulle jeep degli accompagnatori: la tensione non si misura più. Con Giorgio, Renato e la guida Gummy arriviamo su una larga piana, circa 250-300 metri di acqua, con isolette, anse e giri di corrente, preceduta da rapide e seguita da correntini e correntoni. la piana del Laxa basso Il corso d’acqua si è aperto la strada nella pietra lavica, poche alghe sul fondo di pietra e sabbia lavica nera o rosso-mattone, una trasparenza dell’acqua notevole, l’erba incolta dei prati circostanti giunge fin sulle sue rive; nasce da un ghiacciaio, torrentello che dopo alcuni km forma il lago Myvatn da cui poi fuoriesce quel Laxa dove noi siamo immersi, con profondità che normalmente variano dalle ginocchia alla cintola, pochi sono i tratti non guadabili. In più è una giornata magnifica: temperatura mite (11° e più), sole e paesaggio bucolico: tutt’intorno prati naturali dove pascolano bradi cavalli e vacche, racchiusi da ampie recinzioni; una moltitudine di uccelli di vari tipi, forme e colori, se ti avvicini al loro nido, ti volano intorno e contro, fingono ferite per catturare la tua attenzione e consentire ai pulcini rifugio nell’erba alta, …. Manco le guardano le Royal Wulff e tutte le “scarpanze” fatte su ami simili: per più di mezz’ora è un continuo rifiuto, manco le cag…ano. E la guida (Gummy) se ne sta in riva a dirti, praticamente tutt’intorno a te; mazza, le vediamo anche noi, non serve che ce lo dici tu, ma che cac….chio di mosca usare, mica lo dice, il giovane islandese... Poi l’intuizione: le formichine su amo 15 e subito si cattura. la formica su amo 15 Rainbow bellissime, con pinne e code assai sviluppate e robuste, colori in sintonia col fondo fiume, gli esemplari dai 30 cm in su tirano come trattori, combattive all’inverosimile: prendono la corrente, si portano sul fondo dove poter tagliare il filo che le imprigiona sulle pietre, saltano come e più delle iridee, affondano come i barbi, ti corrono incontro e d’improvviso “pinnano” nella direzione opposta. cattura di Giorgio Ti estraggono la coda dal mulinello, molte volte ti girano attorno ad una quindicina di metri, fai fatica a farle venir sotto, si girano e fuggono; dove diavolo trovano tutta quella forza? la prima cattura guadinata da Gummy Slamate con cura dai barbless, catture fino a 45-47 cm, foto di rito e rilascio previa breve ossigenazione: via con decisi colpi di coda. Giorgio in fase di rilascio della preda L’acqua letteralmente bolliva per le bollate. Eravamo distribuiti sulla piana tranne Renato, armato di artiglieria pesante e posizionato lungo correntoni più a valle, indicati da Gummy, in cerca di un raro salmone che, causa una diga a valle con errata scala di risalita, assai difficilmente poteva “beccare”. Verso le 11,30 lentamente la frenesia alimentare cessa, ci spostiamo ma non catturiamo più molto. All’una saliamo sulla jeep e ripercorriamo lo sterrato dell’andata; alcuni pulcini ci attraversano la strada, subito seguiti dalla madre che inscena un “teatrino” per dar loro tempo di fuggire: una pernice artica, riconoscibilissima anche con il manto estivo. Al lodge consumiamo l’ottimo cibo insaporito col vino portato da casa e ci confrontiamo con gli altri: non gli è andata male, anche loro lamentano mosche non adatte, ma hanno comunque catturato. anche Jazzy-Vittorio cattura Finito di pranzare, grazie alla cortesia di un ospite inglese dotato di morsetto e materiali, io e Pippo costruiamo qualche ant per chi ne è sprovvisto. Pippo e il sottoscritto al morsetto Di nuovo a pesca scambiandoci le beat, se prima eri sulle basse ora vai sulle alte e viceversa! Il vento è aumentato, siamo circondati da una nuvola di moscerini malefici che entrano nelle orecchie, negli occhi, nel naso, se apri bocca per maledirli ne mangi un etto! Retine sul viso, ma ormai sono orbo di mio e con la retina non vedo praticamente nulla, se la tolgo non ci vedo per i moscerini negli occhi, fanc….., come faccio a pescare così? Non abboccano, passiamo agli streamer: tip dello 0,25 e via, a “pestare” l’acqua. Dopo pochi lanci uno strappo deciso, la ferrata, la tensione nella coda e … se ne va alle mie spalle in un secondo. Trota o piccolo alligatore? Mazza, si ricomincia da capo il calvario. Il vento aumenta di intensità e strane chiazze di “schiuma” si addensano presso le rive, presa d’assalto da una miriade di uccelli: tutti beccano quella schiuma. A cena sappiamo che agli altri è andata meglio, le formichine hanno funzionato a dovere. Jazzy-Attilio rompe il ghiaccio Nel vicino tavolo alcuni inglesi elencano le loro catture: tante e grosse: caz …. zarola, come avranno fatto? Secondo giorno (giovedì): Dopo una colazione ricca ed abbondante ancora la parte bassa, stessa beat ma altra pool. Il tempo è un po’ cambiato, il vento è più sostenuto e le nuvole giocano con il sole. Si intravedono alcune bollate, io mi porto in un canale fra due isolette, Giorgio e Renato si piazzano nella corrente. Vedo un bollare ritmico presso una sponda, lancio la solita formichina ma passa indenne fino a che i santi tutti non me la fanno posare sul filo di corrente giusto, da dove non si schioda: 20 cm, bollata e ferrata, dopo una mezz’ora l’ho in mano: bella, oltre 50 cm, vispa come un’anguilla, non sta ferma, non riesco ad immortalarla bene, la rilascio. la trota irrequieta Con un colpo di coda mi sfugge dalla mano, percorre 3 metri e …. bolla su un altro insetto! Ingorda, mai visto nulla del genere prima! Poi a causa del vento nulla da fare, neppure invocando tutti i Santi del Paradiso. Ci spostiamo in un posto più riparato, ma cambia poco. Di nuovo a streamer sui correntoni, Gummy mi regala uno streamer locale per provarlo: gambo lungo, piume prevalentemente bianche, con due punte marroni laterali all’occhiello a formare gli occhi dell’imitazione; piume di pernice artica. lo streamer islandese indicato da Gummy Lo lego al finale, “pesto” l’acqua e alcune botte si sentono, qualche sfigata resta appesa, una sola è degna di nota, sui 50 cm. Dopo pranzo ripristiniamo le ant costruite il giorno prima e distrutte dalle abboccate, speranzosi ma il tempo non migliora, anzi! Pippo con la preda inguadinata Il vento ha rinforzato, nuvoloni; proviamo ad uscire alle17,00 ma non facciamo granché, rientriamo prima dell’orario previsto e ci perdiamo in discorsi e in lettura. Appesa sul muro la fotografia di una rainbow di 6 kg, pescata 3 anni fa e sotto il suo contenuto stomacale: 4 anatroccoli ormai ben piumati. Il vinello portato da casa è l’ideale in queste occasioni. Verso mezzanotte arriva la cena ottima ed abbondante, poi lo spettacolo del tramonto infuocato, dal lodge si vede quel che la vallata consente ma è egualmente fantastico! Chissà se domani ….. il tramonto (ore 24,30 circa) visto dal lodge Venerdì e Sabato: Mer…da a vagonate! Vento, nebbia, pioggia, temperature fra 4° e 7° (ma anche 3°,tanto per gradire). E cambio di lodge, dove soggiornavamo non era giusto, il nostro era più a monte. Più che pesca, turismo e shopping: zone termali di acqua solforosa del sottosuolo, fumarole, montagne di sabbia vulcanica, serre ortofrutticole che sfruttano i vapori caldi del sottosuolo, il lago Myvatn “imballato” di oche, anatre e cigni, cascate Godafoss (cascate del dio) con sottostanti invidiabili pool da salmoni, la cittadina di Husavik, sul fiordo dove sfocia il Laxa, cittadina modesta ma nella quale si trova il museo delle balene Giorgio e Renato al museo delle balene e quello degli “uccelli”. il museo degli “uccelli” di Husavik Anche sabato mattina qualcuno si rifiuta di pescare, è la peggior giornata per tempo, ma io, Pippo e Jazzy-A. ci proviamo; pescheremo alla fine solo io e Pippo, fuori beat (non fatelo, vi assicuro che qui non si scherza): iniziamo con lo streamer isolano e rimediamo alcuni pezzi non eccezionali, trota catturata con streamer poi verso mezzogiorno il vento cala e si intravede uno spiraglio di sole, malgrado il freddo bollano come non mai!! Monto la secca ma la formica non funziona; mi vengono in mente le parole di un inglese incontrato l’ultimo giorno nel primo lodge: diceva che la sua famiglia era da 8 generazioni che pescava in Laxa, conosceva tutti i trucchi tramandati di padre in figlio; i giorni migliori erano quando si formava la schiuma che imprigionava moscerini microscopici che lui imitava su ami del 26 e del 32! (masochismo puro…) montati su uno spezzone di filo legato ad una mosca con grossa coda in foam colorato usata come segnalatore; la mosca islandese usata anche come strike-indicator guai a dirlo alle guardie, per comprare il nostro silenzio ci regalò diverse mosche che teneva appuntate sul berretto. Nella mia flybox quel che più assomigliava a quei microbi erano moscerini su amo 20 o 22; il moscerino su amo 20 (o 22) ne lego uno con tip dello 0,12 e lo lancio nella correntina sottoriva, non lo vedo, vado ad intuizione, se vedo bollare in zona … ferro: funziona, abboccano, diverse si slamano, 3 le porto a riva, tutte sopra i 40 cm. Pippo, dal canto suo, ci sta dando dentro, “pestando” a dovere e salpando diversi pezzi. Pippo sta avendo la meglio …. quasi domata! Sabato pomeriggio “whale watching”, uscita in barca per vedere da vicino le balene; imbacuccati in tute imbottite fornite a bordo, attraversiamo la baia per dirigersi verso il luogo di avvistamento. le tute imbottite fornite per il “whale watching” Nel mentre possiamo vedere anche i “puffins” o pulcinella, simpatici uccelli con un grosso becco giallo-rosso, uno dei simboli dell’isola, goffi nel correre a lungo sull’acqua sbattendo le ali prima di riuscire ad involarsi, ma velocissimi ad immergersi per sfuggire i pericoli. Difficile è fotografarli mentre la barca “scarroccia” sulle onde e loro scompaiono sotto la superficie. Sul luogo diverse barche in vedetta, alfine una schiena in lontananza, vicino ad una ripida scogliera, poi ancora, seguiamo gli spostamenti del cetaceo, prima verso l’interno della baia poi verso il mare aperto. Ed ecco, alle nostre spalle, uno o due cetacei si esibiscono in 4 salti fuori dall’acqua, poi tutto come prima. Intenti a guardare lo straordinario spettacolo non riusciamo ad immortalarlo in foto. Tornando in porto, offrendo cioccolata calda e biscotti, la ragazza della barca spiega, aiutandosi con un catalogo, che si tratta di balene “Whinke”, stazzano tra le 7 e le 10 tonnellate, tra le più piccole, non facili da avvicinare. Una foca incrocia la rotta dell’imbarcazione, chi era a prua ha potuto vedere il simpatico muso baffuto prima della sua immersione. Rientro al porto, “quattro passi” per il centro cittadino e poi ritorno al lodge per la cena. Domenica: il tempo è tornato bello, Giorgio e Renato decidono per l’ultima pescata, nella beat bassa, la giornata merita; Jazzy-V. e Jazzy-A., Pippo e io andiamo a fare un giro per Husavik: un vecchio magazzino di oggetti per la pesca in mare, un museo di artigianato locale, un supermercato, shopping, le distese di graticole dove appendere il pesce ad affumicare, un laghetto sulfureo fuori paese. Nel pomeriggio si riparte per Reykjavik e l’aeroporto di Keflavik. Nel frattempo i due “pescatori” si sono divertiti con belle catture, bei pesci rustici, sempre bei pezzi che danno soddisfazione, di taglia e di fattezze: lo denotano le loro facce quando ci incontriamo al lodge e le foto che illustrano tali catture. bella preda esibita da Giorgio Qui non viene immesso nulla, il fiume offre una grande quantità di cibo e sopporta grosse popolazioni di trote e qualche salmerino, non ci sono lucci o temoli; un raro esemplare di trota … con pancetta Rari i salmoni a causa della diga citata sopra, assai frequenti invece nei giusti periodi al di sotto di questa e negli affluenti sottostanti; il nome Laxa infatti in islandese significa salmone, non a caso quindi è stato attribuito a questo fiume. Le trote raggiungono dimensioni notevoli, il difficile è catturarle senza le “opportune conoscenze”. L’inglese che ci ha fornito “dritte” e mosche, nel pomeriggio ventoso e piovigginoso di giovedì ne ha catturate 3 (documentate) con i suoi micromoscerini: 58, 62 e 84 cm. Le 7 beat della gestione nella quale abbiamo pescato coprono circa 33 km di fiume, vanno occupate a rotazione con un massimo di 3 pescatori nella mezza giornata, le due mezze giornate seguenti sono di riposo. Nel periodo da noi frequentato (12-17 luglio), catturavano solo mosche di taglia piccola o microscopica, né klinkhamer né chernobyl né altre di taglia hanno ricevuto attenzioni, nemmeno sulle beats alte che, anche secondo le guide, meglio si potevano prestare per tali mosche. Certamente il tempo meteorico ha influito molto su tutto ciò, solo il sabato mattina qualche mosca un po’ più “di taglia” ha interessato i pesci. preda dell’ultimo giorno con mosca più … di taglia Dopo pranzo, preparati i bagagli, abbiamo preso la strada del ritorno, questa volta percorrendo la statale costiera, nastro d’asfalto immerso in vallate verdi e fiancheggiato da fiumi altrettanto meravigliosi del Laxa. In vista di Reykjavik, montagne di sabbia vulcanica nera incorniciavano il fiordo, prima del tunnel sottostante che lo attraversava. La cena a Reykjavik, il riposo nel B&B dell’andata, la mattina del 18 a spasso per Keflavik e gli ultimi shopping, prima dell’imbarco pomeridiano del ritorno. Islanda, isola che ha offerto attrazioni indimenticabili oltre a belle pescate ricche di gran bei pesci. Sicuramente merita il viaggio e la visita, a 360 gradi. Anche con la famiglia. Lorenzo (103) Furlanetto
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