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ITA - Tonni a mosca in Italia

Settembre, Ottobre 2011





Testo di Alberto Galeazzo (Faina) Foto di Alberto Galeazzo (Faina)
Paolo Fortunati (Pablo), Emanuele Schievano (Suono)


Il tonno rosso in italiano, Thunnus thynnus in latino, bluefin tuna alla americana ? , è uno dei più veloci pesci teleostei (con scheletro osseo). Può crescere fino a 700 kg, e compie migrazioni trans-oceaniche. La distribuzione di tonno rosso dell'Atlantico si estende su una superficie che va dal largo delle coste Atlantiche dell'Europa e dell'Africa, da Capo Nord al Capo di Buona Speranza, e al largo delle coste del Nord America da Terranova a una latitudine di 40 ° S, ma quello che forse ci importa di più, è che vive anche nel Mediterraneo, e in alcuni periodi dell’anno passa sotto costa permettendoci di provare a pescarlo. Ha corpo massiccio, fusiforme, con peduncolo caudale sottile, provvisto di 7-10 paia di pinnule. Le pinne dorsali sono due, ravvicinate, la prima abbastanza lunga ed alta nella parte anteriore, la seconda triangolare, breve e simmetrica alla pinna anale. Le pinne pettorali sono corte. La pinna caudale è ampia e falcata. Le pinne pari e le ventrali durante il nuoto sono tenute chiuse ed alloggiate all'interno di incavature permettendo al pesce di mantenere un profilo perfettamente idrodinamico. I denti, come le scaglie, sono piccoli ma disposti in tutta la bocca.

Denti aguzzi di un tonno adulto di circa 30 kg

Il colore è blu acciaio scuro sul dorso, talvolta quasi nero. Il ventre ed i fianchi sono bianco argentei, talvolta con macchie più chiare indistinte nella parte inferiore. Le pinnule sono gialle, le altre pinne grigie, tranne la seconda dorsale che è rosso bruna.
L'accrescimento è rapidissimo: a un anno il pesce misura circa 60-70 cm e pesa da 3 a 5 kg. L'animale raggiunge la maturità sessuale a 3-4 anni quando è lungo circa 1 metro e pesa non meno di 15 kg.
Questo pesce ha un'enorme importanza commerciale e viene insidiato con una miriade di tecniche, come la tradizionale tonnara, le reti da circuizione (che con l’ausilio di elicotteri per l’avvistamento ne fanno una vera strage, da portarlo quasi alla estinzione), i palamiti. I pescatori sportivi lo catturano a traina, drifting (pesca con esche naturali a barca ferma), e negli ultimi anni (qui in Italia) a spinning e mosca. La sua carne è molto ricercata in special modo dai giapponesi per preparare il sushi e il sashimi. (pensate che quest’anno un tonno rosso da 432 kg è stato battuto all’asta a Tokio per circa € 300.000 www.newsfood.com/ )
Quest’estate è l’anno del ritorno del tonno rosso in Mediterraneo. Finalmente i blocchi (sono state sancite delle quote in tonnellate massime di cattura, raggiunte le quali c’è un fermo pesca per tutti gli operatori professionali e non) alla pesca professionale hanno dato i loro frutti.
Per mare, si cominciano a vedere sempre più tonni dai 10 ai 70-80 kg, e moltissimi amici pescatori (soprattutto chi pesca a drifting), da quest’anno hanno cominciato a vedere le loro canne piegate, come succedeva del resto fino alla fine degli anni ottanta primi anni ’90.
Quest’anno è stata anche la “consacrazione” delle ripetute catture avvenute nei pressi del delta del Po, in cui si sono catturati e rilasciati tonni rossi anche sopra i 150 kg e con attrezzatura da mosca sono stati catturati esemplari sopra i 50kg…
Arriviamo al sodo… perché si cerca di pescare il tonno rosso?
Perché nel nuoto può raggiungere la velocità di 90km/h… vi renderete già conto di cosa voglia dire avere un treno del genere in canna. E’ il pesce più veloce presente nel Meditterraneo, e probabilmente il più grosso che si possa avere a tiro di canna. E’ un pesce che vive errante in mare, oggi può essere in Mediterraneo, e tra qualche mese potrebbe essere in Oceano, nel momento del suo passaggio nei pressi delle nostre abituali zone di pesca, dovremo cercare di fare il più alto numero di uscite, perché da un giorno all’altro (soprattutto con l’abbassamento delle temperature dell’acqua) potrebbe andarsene …Quindi perché? Perché il tonno rosso è il MASSIMO per qualunque pescatore.

Ben arrivato a bordo little bluefin!!

Il tonno rosso (come tutti gli altri tunnidi) va ricercato in mezzo al mare seguendo i gabbiani che, se saremo bravi ad individuarli e fortunati, ci guideranno nel mezzo delle mangianze.

Gabbiani in movimento

Vari tipi di mangianze:
La nostra penisola è circondata dal mare, e ci offre infinite possibilità di pesca dalla costa al blue water. La pesca a mosca dalla barca è oramai da alcuni anni la mia unica vera passione, quella per cui mi prendo ferie a lavoro, litigo con moglie e parenti, e a volte mi prendo del matto, viste le mie lunghe trasferte in cui mi dedico esclusivamente alla ricerca di mangianze. Sono forse anch’io, come il tonno che tanto ricerco, un po’ errante, mi sposto in lungo e in largo per l’Italia alla ricerca di posti, di pesci ed esperienze sempre nuove.
Le notizie pervenutemi fino a qualche mese fa, di catture da parte di Giovanni e i suoi amici nel delta del Po, mi hanno solleticato più di una volta, e anzi, fino all’anno scorso, qualche uscita l’ho anche fatta, ma con scarsi risultati se paragonati alle uscite in Liguria. Vi chiederete perché non mi rechi nel delta del Po a pesca, che è a nemmeno due ore di macchina da casa mia. La risposta è semplice, non mi sembra un posto particolarmente adatto alle mie “tempistiche”. Infatti lì, Giovanni e i ragazzi del Delta fly center stanno facendo un ottimo “lavoro” catturando alcuni tonni di dimensioni notevoli, pescandoli in mangianza o in mancanza di attività superficiale, con pastura. Il problema di quel tratto di mare, se affrontato con solo attrezzatura da mosca, a mio avviso, è più di uno… Innanzitutto la distanza da terra in cui si ricercano i pesci (si va dalle 5-6 miglia -quasi mai-, fino ad arrivare alle 20 e passa miglia –molto spesso); questo per la scarsa profondità del mare Adriatico Nord, che supera solo molto lontano da riva i 30 metri e anche di poco per giunta. Inoltre da quando sono tornati i grossi tonni, palamite e alletterati sono praticamente scomparsi in superficie, visto che ci pensano più di una volta ad andare a fare mangianza con quei “mostri” sotto, rischiando a loro volta di diventare facili prede… E per me che amo fare uscite possibilmente vedendo qualche movimento di pesci in giro, sapere che potrei uscire per almeno 10-15-20 volte, alla ricerca di grossi tonni “e basta” vedendo il mare “morto”, mi fa desistere dal provarci con insistenza.
La distanza da riva in cui è possibile trovare le nostre prede è una componente fondamentale, come del resto la presenza dei pesci. Il tempo necessario per una battuta di pesca è sempre troppo poco; se consideriamo la distanza che dobbiamo percorrere per raggiungere il luogo di pesca (nel mio caso circa minimo due ore di auto per raggiungere Porto Barricata), aggiungiamo la distanza da percorrere in barca per ricercare l’ipotetica zona in cui ci sono i pesci (nel caso del delta del Po almeno tre quarti d’ora di barca con mare buono solo per raggiungere la zona, trovare i pesci implica a volte un’ intera giornata di navigazione a vuoto), e ragioniamo sulle condizioni del mare (che molto spesso non è proprio piatto, con conseguenti rallentamenti durante la navigazione mentre si va o si rientra), capirete al volo i miei ragionamenti. Ecco che quest’anno ho deciso di dedicarmi altrove a ricercare i pesci in alto mare.
Il problema è che voglio catturare sti benedetti tonni rossi, e li voglio anche grossi! Ma dove catturarli o se non altro vederli all’opera con regolarità? Mi guardo attorno, due telefonate a chi ne sa più di me, e salta fuori Pesaro, lì li pescano a spinning su mangianze a 15-20 miglia da riva, con costanza, ad inizio autunno. Ma ormai a metà settembre avevo già prenotato un volo per la Puglia, dove Claudio Rampazzo a settembre 2010 aveva già visto mangianze di grossi tonni.
A metà settembre, in Liguria, è ancora un po’ prestino per l’arrivo dei pelagici sotto costa, ed allora, dopo aver raccolto un po’ di notizie sulla Puglia, decido di prenotare un volo con Rayanair per il w.e. del 18-19/09/2011. Target dichiarato grossi tonni e lampughe nel caso i tunnidi non si facessero vedere.
La località in cui noleggiai il gommone è Villanova di Ostuni, presso Marco Carani Nautica (www.marcocaraninautica.it/ ).
Il titolare Marco Carani, simpatico e molto cordiale, si prodiga per farci trovare la sistemazione per dormire e per gli spostamenti dall’aeroporto a Villanova di Ostuni. Nemmeno il tempo per sistemare le valigie in appartamento, che siamo già con pochi passi nel porticciolo a farci spiegare quelle poche cose sul funzionamento del motore del gommone.

Il primo di almeno 10 piccoli alletterati catturati nella prima “giornata pugliese”

La fortuna di trovare un mare perfetto, non è con noi. Infatti abbiamo trovato il mare mosso, ma in miglioramento. Così la prima giornata, in cui dovevamo ricercare le lampughe su relitti e boe, la passiamo ricercando mangianze.
Fortunatamente, Emanuele Schievano per gli amici “Suono”, aveva già pescato l’anno precedente in agosto in quella zona, e sapeva più o meno dove aveva trovato mangianzette. Decidiamo di dirigerci in quella zona, e obbiettivamente, qualche gabbiano e qualche sguazzo si vedono all’orizzonte… Riusciamo a catturare qualche alletteratino e qualche piccolo tombarello.

Doppietta

Rilascio

Soddisfatti, alla sera ci rifocilliamo con una grande mangiata a base di pesce al ristorante “GLI ARCHI” di Villanova di Ostuni ( BR ) V. TRALLA 1 TEL 339.3507144, sempre a pochi passi dal nostro appartamento.
Il giorno seguente il mare quasi calmo, ci permette di cercare in mezzo al mare relitti e boe dove probabilmente potevano essere le lampughe. Invece le abbiamo trovate seguendo delle rapide mangianze di piccoli, veloci, e furbi alletterati che si dirigevano sulle 4-5 miglia da riva. Ad un certo punto vediamo moltissimi gabbiani alcuni seduti, alcuni che saltellano e altri che volano su e giù a ridosso del mare e di tanto in tanto beccando l’acqua come per prendere dei pesciolini… Indice che sotto c’è una mangianza!

La prima di una lunga serie

Gli splendidi colori di un lampuga rovinati da uno strano morso, forse di un serra (?)

Ci fermiamo a debita distanza, per non spaventare i pesci, e per riorganizzare l’attrezzatura… In quel momento si fanno vive sotto al gommone molte lampughe di taglia più che interessante. Il branco ci scruta quasi incuriosito, e noi senza nemmeno pensarci su due volte lanciamo i nostri artificiali in acqua (delle surf candy su amo 2); i pesci attaccano ripetutamente le nostre esche, ma solo Emanuele ne cattura una. Mentre la slama, decide anche di montare un popper di buone dimensioni, e da quel momento delirio totale.
Abbiamo catturato e rilasciato più di 30 lampughe, tra cui alcune veramente belle per essere metà settembre. Nel frattempo i gabbiani che avevamo lasciato tranquilli, si spostano e parte una mangianza con grossi scoppi in acqua… (abbiamo stimato fossero alletterati o comunque tonni sui 4-5 kg).
Purtroppo la nostra due giorni in Puglia è volata via, senza nemmeno darci il tempo di cercare i grossi tonni. Sicuramente ci tornerò, perché anche lì il mare brulica di vita…
…ma io VOGLIO i tonni grossi, ed allora a fine settembre decido di tornare a pescare dal mio primo amore, la Liguria, nella speranza che tra una mangianza di tombarelli e qualche lampuga, si materializzino quei grossi pesci che tanto rincorro da diverso tempo in Italia. E così ai primi di ottobre faccio qualche uscita in Liguria e alcune lampughe e qualche tombarello si fanno vedere. Ma sono pesci schizzinosi, non cacciano decisi, sembrano quasi disturbati da qualcosa… ed in effetti, dopo qualche minuto notiamo saltare fuori per tutta la sua interezza prima uno, poi due tonni dai 60 agli 80 kg…...e dei tombarelli e delle lampughe più nemmeno l’ombra… Ah la natura riesce sempre a stupirmi! Che spettacolo!!
Da quel momento, mi porto sempre dietro una canna per coda 16, non si sa mai, penso tra me e me, magari un giorno troverò una mangianza e sarò preparato adeguatamente…

Uno dei vari tombarelli attaccati da un grosso tonno (sembra passato sotto all’elica del motore…)

In effetti, quest’anno i rossi sono stati una costante su tutte le uscite che ho fatto. Li ho sempre trovati, magari con cacciate veloci, o magari con sguazzi in un raggio di 80 metri, o mi è capitato di vederli “delfinare” delicatamente, o spaccare una palla di acciughe per minuti in modo sempre più cruento, vedendo schizzare fuori le acciughe anche per un metro di altezza, spinte dalla foga dei tunnidi… ogni volta ho avuto il cuore in gola, per l’emozione di vedere questi bestioni del mare cacciare senza pietà migliaia di acciughe, centinaia di tombarelli… A volte mi è capitato che abbiano attaccato proprio il tombarello che aveva mangiato la mia surf candy, ovviamente facendolo morire.

Altro tombarello “sbranato” da un tonno

Eh già, pesce grande mangia pesce piccolo… e il pescatore vuole il pesce sempre più grande! E quindi non demorde…
Su una cinquantina di volte che mi sono capitati i tonni sotto tiro, ho avuto almeno 15-20 buone chance in cui tutte le volte i pesci non hanno preso in considerazione la mia mosca o comunque hanno rifiutato con inseguimento e scodata finale… altre volte ho sentito tocche all’artificiale (ma credo che abbiano sbattuto contro la coda di topo durante la mangianza più che veri rifiuti).
Nel frattempo ho raccolto informazioni importanti da “colleghi” amici pescatori che hanno avuto lo stesso trattamento. Qualcuno, tra cui ricordo il Rasta l’anno scorso, sono riusciti ad incannare il big fish, ma con tippet inadeguato (0.38-0.40mm). Sembra che i tonni siano molto selettivi sul diametro del finale, infatti lo 0.40mm li induce all’attacco con più facilità. Il problema è che se si cattura un pesce da 15-20 kg con 0,40mm, il risultato è scontato. La perdita del pesce è assicurata!

L’equipaggio di Luigi con il tonno in canna… non ce la faranno a salparlo, pescavano con lo 0,40mm

30 ottobre 2011, sono a la Spezia con Paolo Fortunati (Pablo), usciamo consapevoli che fuori ci sono pesci grossi in attività, visto che la settimana prima ci hanno lasciati con un palmo di naso, senza farsi prendere.
L’attrezzatura che avevamo usato era una canna Sea Level per coda 16 attrezzata con mulinello Galvan con coda Leviatan del 16 e finale dello 0,60mm, insomma eravamo attrezzati belli pesanti… Ma il troppo pesante rende la presentazione e il movimento dell’imitazione troppo rigidi. E i pesci grossi (roba da 30-40-50kg) godono di una buona vista e un grande istinto che li fa rifiutare a più di una occasione.

Tombarello grosso (che potenza sti pesci!!..), riescono a mettere a dura prova una canna per coda 10.

Torniamo al 30 ottobre, non ho la canna per coda 16 con me, Paolo decide di montare la sua Loomis per coda 12 con tippet in fluor carbon dello 0.70mm. Io monto la mia fida TFO Axiom 9 per coda 10, mulinello Tibor Riptide Q.C. con finale dello 0,40 e una sola mosca attaccata alla fine della lenza. E così è stato!
Arriviamo su una mangianza di pesci tra i 15 e i 20 kg, Paolo che è a prua del mio gommone, ha la precedenza, lancia in maniera perfetta in mezzo al branco, ma la sua mosca arriva mesta al lato del gommone. I pesci se ne vanno indisturbati. Ci guardiamo sbigottiti, contenti e amareggiati allo stesso tempo. La cosa si ripete per altre due volte, in cui io guardavo il mio amico impotente di fronte a tanto bendiddio, senza poter fare un lancio vista la loro velocità.

Altro bel tombarello

Al quarto tentativo le cacciate durano più a lungo, giusto il tempo per poter fare due falsi lanci e appoggiare la mosca. Due recuperi e sento duro, tanto duro, il “duro” comincia a srotolare prima la coda e poi il backing ad una velocità pazzesca. Dopo poco sento che tutto diventa molle, il gioco è finito. Recupero e nel mentre mi ricordo di aver pescato con lo 0,40. A quel punto decido di rifare completamente il finale montando come tippet del fluorocarbon dello 0,50 mm per 35lb, surf candy uguale alla precedente, con schiena nera su amo del 2.
Altra mangianza, Paolo lancia, e niente, non ce la fa. A quel punto riprovo e zac, eccolo ce l’ho di nuovo! Questa volta penso, me la godrò un po’ più a lungo, ma alla seconda lunga ed interminabile fuga, sento molle di nuovo. Recupero i 100 e passa metri srotolati e controllando la mosca mi accorgo che l’amo è dritto come uno spillo… ? Che amarezza!
Per mia fortuna i pesci sono ancora attivi a 300-400 metri da noi. Cambio velocemente la mosca montando un gummy minnow con schiena chartreuse su amo 2/0. La cosa si ripete, Paolo abbassa il finale dallo 0.70mm allo 0.60mm, i pesci però non gradiscono la sua imitazione. Il sottoscritto, al terzo lancio, vede nettamente un pesce cacciare proprio verso il gommone, in linea retta con il natante. Lancio, la mosca cade a 50 cm dalla traiettoria del pesce, metto in tensione e sento duro, ce l’ho, urlo ce l’hoooo!!!!! Pablo mi guarda un po’ confuso, ancora incredulo che in poco più di mezz’ora io abbia avuto 3 strike su pesci meravigliosi!

Tfo Axiom 9’ per coda 10 al limite della rottura, con un grosso tonno dall’altra parte del capo della lenza

Il mulinello canta, il pesce oramai è in pochissimo tempo già a 100 mt di distanza da noi e non si vuole proprio fermare. Paolo salta al posto di guida e comincia a pilotare la barca verso il pesce. Dopo un quarto d’ora di tiro e molla, passo la canna a Pablo che ha la cintura da combattimento indossata e io passo alla guida. Dopo un bel po’ di tempo vediamo il riflesso della sagoma del tonno ad una profondità di circa 20 mt…... ci guardiamo increduli di potercela finalmente fare.
Il silenzio in barca in questi delicati momenti è d’obbligo . Il pesce arriva stremato sotto barca, e fa un ultima fuga, mettendo in difficoltà la canna non proprio tarata per pesci di quel peso.

Eccolo, dopo attimi pesanti che sembravano non finire mai, il tonno appare sotto al gommone

Crack, la canna si spezza!!, pensiamo a quel punto di non farcela, ed invece con un guizzo, prendo la punta della canna per evitare che si impigli penzolando, e Pablo continua a pompare il pesce con l’unico pezzo rimasto nelle sue mani.
Il pesce dopo pochi istanti è vicino al gommone, lo prendo per la coda e lo isso per pochissimi istanti in barca per le foto di rito e misurazioni.

Sopra i 25 kg di peso, ma una sicura felicità!


Pablo, stanco ma felice con in braccio il “nostro” bambino!

Lo ri-ossigeniamo a dovere e dopo poco il pesce comincia a sbattere la coda e se ne va nel profondo blu! Abbiamo stimato il peso di questo pesce dai 25 ai 30kg. Misurava 125 cm, che seguendo la tabella qui sotto sembrerebbe darci ragione.

Fasi di rilascio del pesce

Per individuare in maniera approssimativa il peso di un tonno rosso, si può tranquillamente usare la tabella qui sotto rappresentata.

( Tabella tratta da Journal of Applied Ichthyology http://onlinelibrary.wiley.com/ )

Il giorno seguente, siamo usciti nuovamente ed abbiamo avuto la fortuna di incontrare ancora mangianze importanti.
Un altro tonno (stimato sui 15kg) è venuto a respirare un po’ di aria, e appena messo in acqua è partito a razzo!

Il sottoscritto e Ham soddisfatti per l’ottima cattura


Slamandolo…


Rilascio, con partenza a razzo del tunnide

Devo ammettere che Franco Lenzi (Ham) alla sua prima uscita in Mediterraneo ha avuto un bel battesimo…

Un buon sigaro dopo una cattura è proprio quello che ci vuole!

Anche questa volta, sebbene fossimo tutti tarati “giusti” (basandoci sulla esperienza precedente), abbiamo avuto rifiuti multipli. Mi sono fatto una idea, che comunque è tutta da verificare: i quattro pesci punti, hanno abboccato tutti alla stessa maniera. Nel senso che tutti stavano cacciando in direzione della barca.
Tutte le volte che i pesci cacciavano parallelamente alla barca o comunque con il muso verso un’altra direzione, non hanno gradito le nostre imitazioni. Credo sia dovuto al loro modo di cacciare.
Mi auguro che la pesca professionale intensiva a questo meraviglioso pesce abbia un grande ridimensionamento. Credo che il mio augurio sia utopia ma ci spero, visto che occasioni come quelle di quest’anno non ce ne sono mai state in passato e questo è potuto avvenire solo grazie alla chiusura della pesca professionale.

Anche un tramonto, dopo una cattura notevole, sembra più bello

L’attrezzatura per pescare questi bestioni deve essere adeguata. La canna deve portare minimo una coda 14, visto che si può incocciare tranquillamente in pesci sopra i 30 kg.
I mulinelli devono contenere almeno 300 metri di backing, ed essere dotati di un’ottima frizione.
In commercio esistono delle code per il big game… quelle denominate Leviathan.
Per la cattura del tonno più grosso siamo stati fortunati, e devo ammettere che se avessimo avuto una canna più potente saremmo riusciti a “pompare” il tonno più velocemente con minori rischi di poterlo perdere.
Dimenticavo: in barca si è molto stretti, e quando si vedono cacciare questi bestioni, si rischia ad ogni lancio di aggrovigliarsi, e di litigare; un consiglio è quello di uscire in barca con persone con le quali c’è un affiatamento perfetto.
A mio modesto parere, una cattura di queste dimensioni è da considerarsi presa da parte di tutto l’equipaggio dell’imbarcazione…!!
Un’altra cosa che stavo scordando di dire, ma che reputo molto importante, è che si deve avere rispetto del mare, per la nostra incolumità e per quella dei suoi abitanti; quindi salvaguardiamo le nostre vite, e salvaguardiamo il mare rispettandolo!

Equipaggio felice e sorridente dopo il rilascio del pescato!

Le esche più utilizzate per la pesca ai tonni in Liguria sono le "solite" surf candy, con schiena nera o verde scuro (dovranno imitare acciughe e non essere lunghe sopra i 10 cm). Anche il gummy minnow si è rivelato un esca vincente, soprattutto quando il recupero dovrà essere lento e i tonni mangiano le loro prede in caduta.
L'amo, per ovvi motivi, deve essere almeno del 2/0. Parlando con Paolo Pacchiarini mi diceva che in Usa li pescano con ami circle del 3/0. L'amo circle permette una penetrazione dell'amo al lato della bocca, senza che il pesce possa ingoiare l'esca. Questo accorgimento ci permetterà di portare in barca più prede, visti anche i denti presenti nella bocca del pesce.
Il finale più adeguato è risultato il fluorocarbon dello 0,50mm da 30-35lbs.
Altro consiglio prezioso è quello datomi da Stefano Mantegazza, a sua volta avuto da Jim Teeny, ideatore delle canne TFO. In fase di "pompaggio" del pesce, e per evitare di rompere la canna, è meglio finire di forzare il pesce inclinando la canna al massimo di 45°.
Un ringraziamento doveroso per la cattura del big tuna la devo a Paolo, ottimo compagno di pesca e mio grande amico. Senza la sua pazienza e l’ottima compagnia tutto questo non sarebbe di certo successo!...
Altri ringraziamenti li faccio a tutti quelli che in questi anni mi hanno guidato con le loro dritte, su dove e come pescare in particolar modo: Mario Poletti (emmepi), Giuseppe Calissi (rdc), David Gianfaldoni (david), Antonio Rinaldin, Luigi Leporatti (Luigi), Alberto Bosoni (Popper), Luca Boscolo (Rasta fly), Stefano Mantegazza (Niseko).

Ritorno a casa


Rilascio di un tombarello

I regolamenti molto rigidi per la tutela del tonno rosso parlano chiaro: una volta raggiunte le quote, se si cattura un tonno rosso, vige l’obbligo del catch and release.

Vedi le tabelle qui sotto riportate:

pesca-tonno-decreto-3-agosto-2011

pesca-tonno-circolare-10-agosto-2011


Alberto Galeazzo (Faina)


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