ITA - Le cheppie del Magra
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- Scritto da Fabrizio Moglia
05/06/01
di Fabrizio Moglia
Un fiume e la sua stagione di cheppie.
La risalita del 2001 è ormai agli sgoccioli ed è ora di fare il punto della situazione.
Durante la stagione appena terminata o quasi (di cheppie) tutte le condizioni sono risultate favorevoli per una risalita che raramente avviene. La prima e fondamentale "conditio sin equa non" è che quando a marzo i clupeidi si ammassano davanti alla foce del fiume ci sia una portata d’acqua notevole, senza ovviamente andare in piena, che permette alle cheppie di risalire saltando bellamente gli ostacoli che si trovano sul loro cammino, in particolare le briglie trasversali al corso del fiume. Le altre condizioni che sicuramente influiscono sulla risalita sono le condizioni metereologiche, la fase di luna e chissà che altro. Certo è che ogni anno qualcosa condiziona in modo più o meno pesante la presenta di questi splendidi pesci nel fiume.
Il 2001 è stato un anno caratterizzato da una risalita davvero imponente sia per il numero che per la taglia dei pesci, inoltre il livello del fiume si è mantenuto piuttosto alto sino a fine aprile rendendo la pesca più impegnativa ma anche più redditizia e divertente e, soprattutto, mantenendo le cheppie in condizioni di forma davvero smagliante.
La risalita vera è iniziata già nel mese di marzo con una accelerazione nella prima metà di aprile ed il momento più significativo all’inizio di maggio. Dopo la prima decade di maggio i pesci sono, ovviamente, rimasti in fiume ma già molto disturbati ed anche meno propensi ad attaccare gli artificiali in quanto pronti alla riproduzione.
Il giorno che mi ha regalato maggior divertimento e soddisfazione è stato lunedì 30 aprile. Giornata nata all’insegna di un "pic nic" con mia moglie e le mie pargolette, ci ha visti partire con tutta calma alle 10 del mattino con il fuoristrada stipato dai giocattoli delle bambine, dalle libagioni preparate da mia moglie che, forse, era convinta di campeggiare sul fiume per una settimana e dalla mia attrezzatura.
La scampagnata era in realtà una scusa per strappare un giorno di più di pesca senza risultare un padre troppo degenere. Nei giorni precedenti avevo già pescato nella zona di Mirafiume, sia nell’omonima buca sia nelle pool leggermente più a monte ma, comunque, situate nel comune di Sarzana. Parecchie catture ma una infinità di pescatori concentrati nel correntone.
Quel giorno decisi di tornare a vedere una pool che l’anno precedente mi aveva dato buone soddisfazioni, poco a monte di Santo Stefano, pur sapendo che la rovinosa piena dell’autunno precedente avevo, con ogni probabilità, sconvolto il corso del fiume. In effetti quando fermai la macchina cominciai ad osservare il punto dove l’anno prima avevo pescato e catturato. Sopra la briglia c’era una splendida pool, profonda da 1 sino a 3 metri con la classica conformazione ad imbuto in cui mettendosi proprio dove entra la corrente si riusciva a pescare perfettamente; c’era si, ma l’anno prima. Adesso dalla briglia a salire lo spettacolo non era poi così invitante; una larga spianata con acqua velocissima e poco profonda occupava tutto il corso del fiume e della pool non rimaneva nemmeno un ricordo. Le parolacce che conosco son tante ma non bastavano per esprimere la sensazione di momentanea arrabbiatura. Spaziando con lo sguardo lungo il fiume mi accorsi che subito a valle della prismata si era formata una nuova pool molto profonda e certo non facile da pescare in quanto non c’era possibilità di entrare in acqua, la corrente passava contro la sponda opposta ed il lancio era piuttosto lungo.
Ma il fato voleva che pescassi proprio li’ infatti mentre mia moglie diceva "guarda che bella spiaggetta per le bambine" una gran bella "gobbata" rompeva l’acqua sul filo di corrente.
Tavolinetto pieghevole con poltroncine incorporate, tovaglia, piatti, cibo, bevande, giochi ed altre mille cagate, tutto questo portai a duecento metri dalla macchina prima di tornare a razzo per cambiarmi e prepararmi a pescare.
Vestizione velocissima e poi di corsa alla pool per preparare la canna. In quell’occasione utilizzai una Loomis Nautikos 9’#8, un mulinello Loop caricato con una buona scorta di Cobra da 20 Lb ed una coda ST del 9 affondamento IV. Finale a scalare con l’ultimo spezzone di circa 150 cm con una mosca in punta e due montate su corti braccioli e distanziate di circa 50 cm.
Il punto in cui mi trovavo era particolarmente profondo e se le cheppie avessero mangiato in profondità mi sarei trovato in difficoltà, ma già dal primo lancio mi accorsi che di difficoltà non ne avrei incontrate poi tante. Lanciai gli artificiali proprio contro la riva opposta e dopo qualche istante di affondamento cominciai a strippare molto velocemente. Alla terza strippata, appena la prima mosca entrò nella corrente, una botta violentissima annunciò la prima cheppia della giornata. Era davvero un bel pesce e dopo qualche istante posai per la foto ricordo con una bella femminuccia di oltre 2 kg.
Tutto il pomeriggio si ripetè allo stesso modo con pesci su pesci e, cosa piuttosto rara, quasi tutte femmine di grossa taglia. Conclusi la pescata con una settantina di catture, tutti i muscoli doloranti ed una fame da lupo. L’unico episodio che mi trovò piuttosto spiazzato fu un doppio strike con due pesci stimati circa 2 kg ciascuno. In effetti recuperare 4 kg di pesce con l’attrezzatura che utilizzavo ed un finale del 30 non è una grande impresa ma provateci con 2 x 2kg incazzatissime e con la voglia di andare ognuna dove gli pare.
Il Magra è un fiume molto diverso dal Taro o da tanti altri fiumi da Cheppie ove si possono fare giornate da centinaia di catture. In Magra le decine rappresentano l’ordine di grandezza ma la taglia media ripaga ampiamente rispetto ai numeri del Taro.
Fabrizio Moglia
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