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BIH - Bosnia Erzegovina

Bosnia 05/08/04
di Tommaso Signorotti (Signo)


PESARO Finalmente si parte. Nel pieno del caldo di un lunedì pomeriggio di agosto finiamo di caricare il camper e ci avviamo alla volta di Ancona dove ci attende il traghetto per Zara.
Alle 22 salpiamo e l'entusiasmo è sempre più forte: 4 giovani pescatori a mosca uniti da profonde amicizie vecchie quanto loro e da una passione che fin da bambini li accompagna e ancor più li unisce e li mantiene uniti.
Finalmente la prima vacanza insieme, interamente dedicata al loro passatempo preferito.
Sul ponte l'impazienza di arrivare ci porta a rileggere tutto quello che abbiamo scaricato da internet, foto, articoli e mail di persone generosissime che ancora voglio ringraziare perchè ci hanno aiutato con il loro contributo ad organizzare il nostro viaggio.
Dopo una lunga nottata passata a bere vino e birra e a chiacchierare giungiamo, alle prime luci dell'alba, a Zara.

E' un'alba piena che segna l'inizio ufficiale di qualcosa che comunque andrà sarà una gran cosa.
Nonostante la nottata siamo carichi e pieni di energie.
Il primo giorno lo passiamo su una bellissima spiaggia sassosa di Zara dove giovani ragazze in topless ci fanno "slargare" gli occhi ora un po’ assonnati.
Qualche bagno, un po’ di relax , un buon pranzo annaffiato da vino nostrum ed......è ora !!!
Lasciamo Zara e cominciamo a salire per le prime alture croate, ancora brulle ma dalle quali si gode di una entusiasmante panoramica delle isole che proteggono la città da un mare blu che stentiamo a credere essere lo stesso che bagna la nostra città d'origine.
La prima meta da raggiungere è Martin Brod. Saliamo per la statale 11 fino a Gornji Lapac. Usciti dal paese si svolta a destra e dopo circa un km imbocchiamo una piccola strada sulla sinistra che svalica il confine croato-bosniaco e che ci dovrebbe far giungere a Kulen Vakuf dopo 7-8 km ma dopo averne percorsi un paio un gruppo di persone, intente a ricostruire una casa ci blocca la strada impedendoci di proseguire. Dopo non poche difficoltà riusciamo a capire che per qualche motivo non si può raggiungere da lì Kulen Vakuf. Torniamo quindi indietro fino al bivio e prendiamo per Bihac. Quando arriviamo è ora di cena e decidiamo di passare lì la notte.
Bihac è una bella cittadina dove la sera ci si può divertire nei moderni locali (anche noi ci siamo sorpresi) affacciati sull'Una qui bella grossa. Rimaniamo sorpresi di trovare così tanti ragazzi ma soprattutto belle ragazze dai fisici slanciati e dagli occhi di ghiaccio.
Siamo appena partiti e siamo già obbligati a modificare i nostri progetti. La nuova meta, vista la vicinanza, diventa il Klokot. La mattina seguente prendiamo direzione Karlovac e poco fuori Bihac troviamo il cartello sulla strada.

Percorriamo 2-3 km di una strada bianca che mette a dura prova le sospensioni del camper ma alla fine arriviamo: il posto è veramente stupendo e subito assistiamo al recupero di un’ iridea da paura.
Così presi dall'euforia facciamo subito i permessi (29€) al chioschetto sul fiume e ci mettiamo a pescare ma solo dopo aver fatto una birra e aver attaccato la pezza a tre figone che ci servono.
Io tento a ninfa e a streamer di insidiare le grandi iridee della buca sotto il chiosco ma senza successi.

Klokot.

Passo quindi al correntone subito sotto dove invece aggancio uno sturone di quasi un metro (e non esagero) ma che dopo alcuni minuti di lotta mi si slama. Purtroppo la pecca di questo fiume è che più a valle del correntone scorre in mezzo ai prati in correnti profonde diversi metri e dove l'acqua è praticamente ferma ma dove dalle alte sponde si vedono temoli e trote esagerati. Pescare nell'acqua ferma non mi entusiasma: tento qualche lanciato svogliato ma preferisco risalire.
Alla sera incominciano a volare sedge di 3-4 cm e quindi cambio di attrezzatura. Aggancio 2 iridee ma mi schiantano lo 0.18 sulla partenza come se fosse un capello. Solo Enrico, a notte ormai fatta, salpa una bella iridea sui 50 cm dopo aver preso nel giorno una discreta fario dalla tenue livrea.

Fario del Klokot.

Klokot.

Passiamo la notte soli nel mezzo di questa verdissima vallata. Il mattino seguente risaliamo dal chiosco il fiume per 100m alla ricerca della risorgiva e dopo qualche scatto ripartiamo con direzione Martin Brod ma ancora una volta l'Unac deve attendere perchè non vediamo il cartello per KulenVakuf e decidiamo quindi di tirare dritto fino al Ribnik: qui siamo in Serbia. Si prende per Kljuc e dopo averla passata di 3-4 km si vede un cartello giallo in cirillico che indica Phonk e lo si segue.
Si supera il ponte sulla Sana dove ci accampiamo e peschiamo al prezzo di 5 € ma senza prendere niente di che. Il tratto che va da Kljuc a monte è veramente stupendo con ampi raschi dove ci dovrebbero essere bei temoli ma noi non ne vediamo. Probabilmente la popolazione del luogo non fa C&R!!!

Ecco alcune foto :

Sana.

Sana.

100 m a valle del ponte c'è la confluenza con il Ribnik che segna il confine a valle della riserva di quest'ultimo dove l'acqua bassina e le 30 € di permesso ci fanno preferire la libera che invece parte a monte del successivo ponte che si incontra e dove, anche qui con 5 € ci fanno il permesso. Peschiamo il giorno successivo. Pochi pesci e non di taglia ma almeno il fiume e il paesaggio valgono da soli la giornata.

Nella libera:

Ribnik in pesca.

Il Ribnik dal ponte a monte della riserva:

Ribnik dalla riserva.

Dopo alcuni giorni di pesca con pochi risultati l'entusiasmo della partenza comincia a perdere il suo vigore ma a Klijuc ci "consoliamo" comperando 4 bisteccone di vitello (3,5 kg per 10 € ....non male) che gusteremo più tardi alla brace lungo la Sanica. Per arrivarci da Klijuc si ritorna verso Bihac e dopo alcuni km si trova il cartello sulla destra.
Giungiamo sulla Sanica verso le 15: appena in tempo per trovare alcune info, vedere il fiume e fare il permesso per la libera (5€).


Sanica nella libera.

Catturiamo diversi temoli e alcune trote a secca ma di taglia non significativa ma almeno passiamo un paio d'ore divertendoci. Quando torniamo al camper troviamo ad aspettarci il mitico guardia-pesca Ekrem che ci invita a casa sua per un "caffè" e diversi cicchetti di Slivovica, una grappa di prugne di dubbia qualità ma di fronte all'ospitalità non ci si tira indietro.

A casa di Ekrem.

Qui passiamo i due giorni più belli della vacanza pescando durante tutto il giorno sia a ninfa che a secca con buoni risultati soprattutto la sera quando, nelle ultime due ore che precedono le tenebre, i temoli iniziano a fare ribollire l'acqua. I permessi si fanno nel paese di Sanica al costo di 18 €.
E' un piccolo fiume del piano che alterna buche e raschi. Ha un ampiezza media di 5-6 m . Ma qualche foto lo riassumono meglio di ogni parola.

Riserva della Sanica.

Riserva della Sanica.

Dormiamo con il camper lungo le sue sponde in mezzo ad un verdissimo prato in compagnia di un enorme toro nero e di una moltitudine di grilli che concertano.
La notte è bellissima: il cielo è sereno e costellato da un'infinità di stelle fra le quali si fa strada la via lattea che raramente mi capita di vedere così bene.
Ci rammarica dover lasciare questo posto fantastico in cui abbiamo conosciuto persone indimenticabili come Ekrem e sua moglie ma il tempo corre e noi abbiamo in programma ancora la Pliva e soprattutto l'Una e l'Unac.
Alla mattina salutiamo i nostri nuovi amici e scambiamo due parole con 3 connazionali di Verona incontrati sul posto che si rivelano ignoranti in materia di turismo intinerante in quanto ci scambiano, con nostro enorme disappunto, per zingari ma, scusatemi la polemica, gli zingari non hanno il camper, bensì le roulotte.
Partiamo alla volta di Sipovo. Da klijuc si scende verso Jaice passando per Mrkonjic Grad e a Vodenice si svolta per Sipovo.
Il problema è che qui i cartelli sono tutti in cirillico ed è più facile chiedere informazioini che seguire la cartina.
Facciamo una visita alla parte alta della Pliva sopra Sipovo, nella zona dove una volta erano in funzione più di 200 mulini ad acqua; ora ne sono rimasti attivi solo una ventina ma noi abbiamo la fortuna di visitarne uno. E' una cosa che non mi era mai capitata di vedere e sono rimasto veramente meravigliato di questa opera dell'uomo inserita in un contesto naturalistico mozzafiato senza praticamente nessun impatto ambientale.
Qui il fiume è un po’ basso e preferiamo scendere di qualche km a valle dove conosciamo Robje, un ragazzo che ci mostra alcuni tratti e che si rivelerà molto gentile e di compagnia.

Pliva.

Iniziamo a pescare nel pomeriggio vicino a casa sua risalendo la Pliva in un tratto che si ramifica e dove noi ci immergiamo con la voglia di scoprire quale raschio o buca si nasconde dietro quella e quell'altra curva.
Salpiamo alcuni temoli e trote pescando dapprima con piccole ninfe e poi a secca. I pesci sono di taglia discreta ma la speranza che da quel raschio profondo salga qualcosa di significativo non demorde e ci fa avanzare fino a notte fonda .....niente da fare. Ma quando peschi in posti così fantastici poco importa quello che prendi: noi siamo già appagati e soddisfatti della giornata.
Alla sera, dopo una gustosa cena lungo il fiume in compagnia di una ventina di persone radunatesi intorno al camper, andiamo a fare qualche bicchiere in compagnia di Robje in un locale modernissimo dove, una volta dentro, si dimentica di essere nella povera Bosnia sia per i fumi dell'alcool ma anche per la gente e per l'atmosfera.
L'indomani mattina vorremmo riprovare la Pliva ma vogliamo pescare sull'Una e l'Unac e magari anche il Gacka e siamo quindi costretti a ripartire.
Ripartiamo verso Kulen Vakuf prendendo la strada che torna verso Bihac. Questa volta vediamo il cartello.

L'Una subito a valle di Kulen Vakuf:

Una dall'alto.

Giungiamo nel pomeriggio ma proseguiamo verso Martin Brod attraverso una strada sterrata che costeggia l'Una dove decidiamo di tentare il coup de soire.

L'Una.

Qui il letto è ampio con lame e raschi tipici da temolo; a monte di questa rami il fiume è a dir poco stupendo.
Allamiamo alcuni temoli sui 30 cm e alcune trotelle prima che faccia buio quindi torniamo al camper e proseguiamo fino al ponte sull'Unac a Martin Brod dove passiamo la notte.
L'indomani mattina facciamo il permesso (30€) dal guardiapesca che abita a 20 m dal ponte e scendiamo sul fiume dove dall'alto si vedono già i primi bestioni che raggiungono facilmente misure da brivido.
L'acqua è trasparente, quasi invisibile se non fosse per dove diventa turbolenta e schiuma. Il fiume è stracolmo di iridee d'allevamento al punto da non riuscire a fare una passata di più di 3-4 m che il pesce ti bolla. Ma la noia di queste catture di media taglia può essere facilmente interrotta da una iridea di 60 cm che ti parte a razzo dopo essere salita delicatissima sulla mosca lanciata. Purtroppo qui ci sono pochi temoli. Per trovarli occorre scendere fino alla confluenza con l'Una, poco a monte del ponte ricostruito dai Canadesi.

Confluenza.

Il giorno successivo decidiamo di avventurarci nel canyon dell'Unac fino all e sue sorgenti dove ,dopo una bella camminata percorrendo un sentiero non agevolissimo, ci dissetiamo bevendo direttamente dal fiume.Qualche attimo per rilassarsi ma poi ci mettiamo subito a pescare ed Enri prende subito due trote discrete 5 m a valle delle sorgenti dove il fiume è già fiume.
Anch'io mi dò da fare e salpo una discreta iridea oltre i 40. Questo era quello che per cui ci siamo avventurati in Bosnia: pescare in ambienti pressochè incontaminati senza altre persone intorno; anche se speravamo in qualche temolone in più e non in queste iridee d'allevamento.
Ma quando sei in buona compagnia e i posti valgono da soli il viaggio poco importa quello che prendi. Almeno per noi è così anche se comprendo che non tutti saranno d'accordo.

Simo ed io che ci avventuriamo su per la gola dell'Unac.

Riprendiamo a scendere lungo il fiume nella speranza di agganciare qualcuno di quei temoloni avvistati dall'alto durante la risalita ma non sono per niente facili soprattutto perchè stazionano in posti dove occorrerebbe avere un'attrezzatura da scalatori ma anche perchè l'acqua è alta e non c'è verso di raggiungerli come si deve neanche a ninfa; figuriamoci di farli salire a bollare ma tentare è doveroso. Solo in un bel raggio profondo Simo riesce a prenderne uno ma non è enorme come quelli da oltre 60 visti prima ma almeno non è la solita iridea dell'Unac.

Sosta pranzo in uno dei ristoranti più belli del mondo:

Se magna.

E via che si riparte giù per la stretta gola.
Arriviamo al ponte nel tardo pomeriggio e tentiamo a secca le grosse iridee, disturbati nell'azione da una miriade di quelle di media taglia.

Scorcio della gola.

Chiusura in bellezza :

Iridea dell'Unac.

Finiamo i nostri giorni utili per la pesca così. L'indomani andiamo a visitare le cascate dell'Una prima di ripartire per l'Italia .Il viaggio di ritorno via terra è lungo e prevede alcune soste tra cui il parco di Plitvice. Purtroppo siamo costretti a saltare il Gacka ma ci concediamo una visita alla Kupa , alla Kupica e infine anche all'Unec.

Qualche consiglio :

una 8 piedi # 5 vi consentirà di affrontare discretamente ogni situazione

Portate le mosche più grosse che avete per insidiare le grosse trote: fondamentale una buona scorta di sedge di dimensioni anche esagerate come anche le rispettive ninfe ed emergenti.

Per i temoli .........beh , sono temoli. In questo periodo le gialline sul 16/18 hanno fruttato bene ma anche red spinner, parachute rosso mattone ....

Qualche streamer non è da lasciare a casa.

Epilogo : La Bosnia è paesaggisticamente stupenda; dalla pesca ci aspettavamo qualcosa di più: troppe iridee pronto pesca in klokot e Unac. Sicuramente agosto non è il periodo migliore ma in maggio giugno o in autunno le cose dovrebbero essere decisamente diverse,soprattutto le schiuse.
Il problema mine esiste ancora ma se non se ne va in cerca non ci sono problemi. Lungo i fiumi la situazione è tranquilla.
Occhio alle vipere perchè ne abbiamo incontrate diverse soprattutto sull'Unac.
Dedicare uno o due giorni ad ogni fiume non è certo sufficiente ad emettere giudizi ma sicuramente vale la pena tornare su Sanica e Ribnik ma meriterebbero di essere esplorati di più anche Una, Sana e soprattutto Pliva.
Noi torniamo stanchi ma contenti di questa vacanza e ci promettiamo che un giorno, magari non troppo lontano, rifaremo un salto in Bosnia per esplorarla più a sud e nella speranza di avere maggior fortuna in fatto di pesca.

Tommaso Signorotti

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