VEN - Los Roques 2014 (prima parte)
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- Scritto da Paolo Fortunati (Pablo)
Word Paolo Fortunati (Pablo)
photo: Paolo Fortunati, Carlo Brolati, Luca Federici, Alberto Galeazzo, Stefano Giacomelli , Ivano Mongatti. Tempo di lettura: 15 minuti Febbraio 2014
La compagine al completo: (da sinistra in alto) Luca, Alberto, Stefano, Ivano, Paolo e Carlo (in basso) Siamo ad Ottobre 2013 e la stagione di pesca in acqua dolce si è appena conclusa, per lasciare spazio alla “nostra” consueta mini-stagione di pesca in mare.
Eh si, il richiamo del mare è sempre molto forte, soprattutto quando si parla di mangianze, gabbiani, tonni, lampughe, e tonnetti vari.... Un richiamo che ci porta a seguire quasi maniacalmente le previsioni meteo giorno dopo giorno, nella speranza di trovare una finestra di bel tempo e mare praticabile, per poter uscire a caccia di predatori d’acqua salata nel mare nostrum. Questo richiamo è la nostra “medicina”, quella che ci sostiene nella lunga pausa invernale in attesa di riprendere l’attività alieutica della nuova stagione. Ma quest’anno, complice la determinazione di alcuni amici, c’è stata anche un’altra “medicina” a sostenerci: la possibilità di fare un viaggio oltreoceano nelle meravigliose flats di Los Roques, in Venezuela. Quel bel giorno di Ottobre, tra le mille “rogne” lavorative, mi giunse la telefonata del caro amico Alberto (conosciuto dai più come la Faina) il quale, perennemente in frenesia alieutica, mi annunciò che si stava organizzando un viaggio a Los Roques con alcuni amici: …”Pablito vedi se ti puoi informare sui voli, sistemazione in posada, guide e quant’altro, anche gli altri stanno raccogliendo informazioni, si parte a Febbraio!” Ero già stato in quel paradiso nel 2006 e non vi nascondo che la telefonata mi procurò un immediato e devastante black out di circa 10 minuti, subito sostituito da una scarica di adrenalina incredibile ed una eccitazione che non mi fece dormire tutta la notte…..risultato: dopo pochi giorni tutto era già prenotato e la fatidica data per la partenza fissata per la sera dell’11 Febbraio 2014. I loschi figuri con cui avrei condiviso una settimana nel paradiso venezuelano sarebbero stati i padovani Carlo Brolati (Carlito) ed Alberto Galeazzo (Faina), ed il trio toscano composto da Luca Federici (Federollo), Stefano Giacomelli (Giaco) ed Ivano Mongatti (Ivano m). Purtroppo Claudio Rampazzo (Claudiopd) iniziale promotore del viaggio, sarà costretto proprio poco prima della partenza a dare forfait a causa di impegni lavorativi (imminente apertura del suo nuovo negozio di pesca vicino a Padova) come pure il suo amico Marco. Dopo un inverno intero passato a sognare le flats turchesi di Los Roques, a costruire artificiali ed a preparare tutta l’attrezzatura, eccoci tutti e sei all’aeroporto di Milano Malpensa, attrezzati di tutto punto per l’avventura caraibica tanto agognata. Di li a poco avremmo preso un volo TAP Portugal per Oporto, avremmo pernottato all’Hotel Park (proprio di fronte all’aeroporto), per ripartire il mattino successivo sempre con un volo TAP alla volta di Caracas. Partenza da Malpensa Tappa in Portogallo Una volta giunti a Caracas, abbiamo immediatamente cambiato Euro in Bolivar approfittando del cambio non ufficiale di 1 Euro = 90 Bolivar (il cambio ufficiale era 1 Euro = 11 Bolivar), dovuto alla grande crisi economica nella quale versa il Venezuela. Infine siamo stati prelevati all’aeroporto da una simpatica venezuelana e da sua figlia, che ci hanno accompagnati (mai muoversi da soli a Caracas, è molto pericoloso) all’ottimo Hotel Marriott Venezuela Playa Grande, ed una volta seduti a tavola all’aperto nel ristorante dell’hotel, davanti a tutti quei piatti succulenti di pesce e bottiglie di vino e birra ghiacciate, ci siamo sentiti tutti finalmente in vacanza! L’esterno dell’Hotel Marriot Venezuela Playa Grande. La meritata cena che decreta ufficialmente l’inizio della vacanza. I cartelli bene in vista nella hall dell’albergo !!!!! Il mattino successivo di buon’ora, siamo già tutti nella hall dell’albergo con abbigliamento “da combattimento”: camicie, pantaloni, cappellini con visiera lunga e gli immancabili “Buff”, tutto in materiale specifico (tipo PFG della Columbia) con protezioni solari elevate (fattore UPF 30 o superiore), qui il sole non scherza! Dopo un breve trasferimento siamo nuovamente all’aeroporto di Caracas per prendere il volo per Gran Roque, la principale isola dell’arcipelago dove ci sono una settantina di “Posadas” uniche strutture ricettive disponibili per chi si reca in quel luogo incantevole. Verso le nove, dopo un volo di circa 35 minuti con il famigerato ATR 42 della linea aerea Aerotuy, (qui il problema del ghiacciamento alle ali che lo ha fatto eliminare dai voli in Italia è inesistente) atterriamo nella piccola pista sull’isola di Gran Roque, l’avventura è iniziata! Pianta di Gran Roque Biglietto ingresso nel parco Permesso settimanale di pesca Cartello di ingresso nel Parco Per le vie di Gran Roque, pronti per il combattimento (Faina, Carlito e Pablo) Una volta svolte le pratiche di ingresso nel parco dal costo di 214 Bolivar, e dopo aver fatto la licenza di pesca al prezzo di 321,00 Bolivar valida per 10 giorni, ci incamminiamo con gli incaricati della Posada Macondo ( www.posadamacondo.com ) che con i caratteristici carrelli a due ruote per bagagli, ci hanno accompagnato a piedi alla posada. Sull’isola non esistono macchine (a parte il camion dell’acqua ed il furgone degli elettricisti), gli unici mezzi di trasporto per muoversi tra le oltre 300 isole dell’arcipelago sono le barche. La spiaggia di Gran Roque, con gli ormeggi delle barche. Ci accoglie la dolce Sonia, proprietaria della posada insieme ad Alessandro, entrambi originari della Toscana, che ci mostra le sistemazioni nelle stanze, molto carine ed accoglienti, anche se un po’ piccole per degli assatanati pescatori con due valigie di attrezzatura a testa….ma poco male, siamo qui per pescare, non per stare in camera! Appena sistemati, Sonia ci ha subito procurato una barca per l’isola di Madrizquì, molto vicina a Gran Roque, e dopo meno di un’ora dal nostro arrivo, stavamo già esplorando le prime flats turchesi dell’arcipelago di Los Roques. Il primo giorno dunque siamo tutti insieme, e non appena sbarcati in una bianchissima spiaggia vicino ad una punta, ottimo punto strategico per insidiare i bonefish nonché per attendere le scorribande di carangidi e tarpon, ci riempiamo gli occhi della meravigliosa natura che ci è intorno. Una volta approntato il campo (i “lanceros” preparano ombrelloni, sedie e ghiacciaie con le provviste), prepariamo l’attrezzatura ed iniziamo a battere l’isola in cerca di prede che non tarderanno ad arrivare. Ivano è il primo a sbarcare ed a baciare il suolo di Madrizquì La nostra base appena approntata dal lancero che ci verrà a prelevare verso le 17,00 La spiaggia di Madrizquì con Luca e Pablo subito in azione Bonefish in livrea da fantasma preso da Luca L’isola di Madrizquì, collegata con Cayo Pirata, è una delle più vicine ed è quindi anche una delle più battute. Di conseguenza i bonefish sono molto guardinghi e sospettosi, ma se riusciamo a scovarli mentre stanno mangiando pesce foraggio (camiguana, un tipo di sardina) oppure gamberi o granchietti, allora le nostre chance aumentano di molto. Camiguana in abbondanza ovunque Bonefish di Ivano Ci diramiamo in esplorazione dell’isola e dopo un paio d’ore (e qualche bel rifiuto), mi ritrovo a pescare con Alberto a Cayo Pirata, dove troviamo parecchio pesce foraggio. Montiamo entrambi un piccolo gummy minnow (qui a Los Roques è l’esca principe) e dopo poco tempo i nostri mulinelli iniziano ad urlare, iniziamo a catturare dei bei bonefish che ci fanno divertire con le loro fughe potentissime…… Finalmente lo stridio del mulinello che mi ha tenuto sveglio per mesi è ora realtà!.. Bonefish di Alberto Un Bonefish anche per Pablo Dopo esserci sfogati a dovere, raggiungiamo esausti ed affamati il non lontano “Rancho de la Langosta” dove, raggiunti anche da Carlito, ci concediamo una sosta per uno “spuntino” pomeridiano! Sosta al Rancho de la Langosta di Madrizquì. Uno spuntino pomeridiano al Rancho de la Langosta di Madrizquì. Più tardi raggiungiamo gli altri alla base, anche a loro è andata abbastanza bene, non grandi numeri, ma comunque prima giornata positiva in un luogo fantastico! Rientrati alla Macondo, dopo aver lavato per bene con acqua dolce sia noi che la nostra attrezzatura (ed anche tutto l’abbigliamento), dopo una lauta ed abbondante cena in compagnia, ci sediamo sotto il portico in attesa di Pedro, la guida contattata per noi dalla Sonia. Sorseggiando un buon bicchiere di rhum venezuelano e fumando un morbido Cohiba, io ed Alberto ci accordiamo con Pedro per l’indomani (tariffa 300 dollari americani, unica spesa rilevante di un viaggio in questi luoghi, ma ne vale la pena!), “sacrificandoci” per testare la guida per gli amici Sotto il portico della posada Macondo. In primo piano Pedro, ottima guida Il giorno successivo alle otto siamo già pronti per l’uscita con destinazione “las panquecas”, degli affioramenti corallini che spuntano in mezzo al mare ed assomiglianti alle tipiche frittelle USA accatastate una sull’altra (pancakes appunto). Pedro si è rivelata un’ottima guida, molto competente e conoscitore dei luoghi migliori. La pesca in queste flats coralline è tra quelle che preferisco, molto simile a quella fatta in Belize per i Permit. Ci si avvicina lentamente alla flat mentre la guida cerca di scorgere se sono presenti schools (branchi) di bonefish, "el pez raton" come lo chiamano qui! Una volta avvistati i pesci, si scende e si procede a ventaglio con un pescatore affiancato alla guida e l’altro che può pescare in autonomia ad una certa distanza, battendo l’intera flat in favore di vento. Qui i pesci collaborano quasi sempre, a patto che si faccia una buona presentazione di un Crazy Charlie, di una Bitter, una Gotcha o di una qualsiasi imitazione di un granchietto sul verde o sul marrone. La taglia dei pesci è decisamente buona, 2 kg circa (4lbs ca.), con esemplari anche più grandi. La giornata si rivela molto produttiva e sia Alberto che io abbiamo catturato degli splendidi esemplari di bonefish pescando in wading su flats di corallo…..un sogno! Pedro guida Alberto in una panqueca, affioramento corallino che spunta dal mare Ecco il risultato: il primo di una serie di bonefish Un bel bonefish anche per Stefano Pablo con il Buff per proteggersi dal sole ed il suo bonefish Rientrando a Gran Roque, notiamo purtroppo anche oggi la scarsità di cacciate e mangianze davanti all’isola. La tipica presenza di numerosi pellicani che si tuffano a capofitto su branchi di camiguana facendo a gara con i bonefish ed i tarpon, purtroppo mancherà per i primi giorni. Le cause di ciò possono essere molteplici (considerando che fino alla settimana prima non era così): la marea sbagliata, il vento e la luna hanno fatto spostare tutti i pesci altrove, per poi farli riavvicinare nella seconda parte della vacanza! Dopo la consueta ottima cena (alla Macondo si sta decisamente bene) ci raccontiamo la giornata di pesca con Carlo, Luca, Stefano ed Ivano che sono stati a Crasquì. I racconti sono appassionati ed accorati, parlano di acque turchesi, bonefish, lagune, aragoste e riposini sulle amache….. Poco dopo arriva Pedro che si accorda con i ragazzi: usciranno tutti e quattro con due barche, mentre io ed Alberto decidiamo di andare a Isla Augustin (di fronte a Crasquì), quindi la Sonia ci prenota la barca. Da sinistra: Luca, Ivano, Carlo e Stefano da Juanita a Crasquì Il riposo dei guerrieri Il mattino seguente affrontiamo la consueta abbondante colazione a base di succhi di frutta tropicale e arepas, le tipiche frittelle di farina di mais cucinate sia fritte, da mangiare con prosciutto e formaggio, che in padella da mangiare con sciroppo d’acero. Per le nove siamo all’imbarcadero dove saliamo sulla nostra barca insieme ad altri turisti per raggiungere la splendida Isla Augustin! La spiaggia di Augustin vicino all’approdo Alberto in ginocchio per tentare uno dei grossi bonefish Appena sbarcati notiamo un branco di bonefish enormi sfilare a pochi metri dalla riva, siamo subito in frenesia…. Ma si dimostrano abbastanza scaltri, quindi, dopo aver prenotato il pranzo a base di langosta da Polito (proprio a due passi dalla nostra postazione), decidiamo di esplorare l’isola. Carlo con uno dei grossi bonefish (molto ma molto scaltri) che accolgono i pescatori che giungono ad Augustin Scoveremo una piccola insenatura frequentata tutto il giorno da un grande branco di bonefish molto molto collaborativi, che ci hanno fatto tardare da Polito che ci ha tenuto in serbo Langosta a la plancia, ceviche y arepas, il tutto annaffiato da una fresca cerveza! Bonefish preso da Alberto in una insenatura di Augustin Release di un bel Pez Ratòn nella piccola baia di Augustin Pablo in esplorazione ad Augustin Sia Alberto che io abbiamo catturato molto bene con il mitico gummy minnow, esca principe dovunque sia presente camiguana, e fatto costruire in quantità per noi dal caro amico Rastafly poco prima che emigrasse in Mexico ( Rasta, com’è il Gummy? ….Fa Vo Lo So! ... ) Conchiglie colorate disseminate ovunque Scorpacciata di Langosta e ceviche da Polito a Isla Augustin Dopo il consueto briefing serale per decidere tutti insieme la giornata di pesca successiva, decidiamo di fare un giretto sulla spiaggia, per vedere di riuscire a stuzzicare qualche bel tarpon nottambulo tra le barche! La luna permetteva di vedere abbastanza bene, e qualche sguazzo in acqua si è pure sentito. Avevamo una sola canna montata, portata da Alberto, ed a turno abbiamo fatto qualche lancio ma senza successo. Alla fine ci siamo presi delle birrette ghiacciate e ce le siamo bevute in compagnia sulla spiaggia, a migliaia di kilometri da casa, in paradiso! Quattro lanci dalla spiaggia di Gran Roque Dopo il primo cappotto serale, Carlo ci scatta una foto per documentare la nostra delusione FINE PRIMA PARTE
link alla seconda parte: Los Roques 2014 (seconda parte) Paolo Fortunati (Pablo)
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