ITA - In Kayak a Montalto di Castro
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- Categoria: Avventure di pesca
- Scritto da David Gianfaldoni (David)
17 Marzo 2007
di David Gianfaldoni (David)
Sabato in compagnia di Marco siamo partiti in direzione di Montalto di Castro per pescare in kayak davanti al leggendario sbocco d`acqua calda dell`enorme centrale termica. Leggendario perchè il posto è risaputo essere ben frequentato da predatori anche di grosse dimensioni. Appena arrivati al parcheggio subito una buona notizia, ovvero mettere in acqua il kayak e partire è estremamente facile perchè a pochi metri dalla piazzola c`è un canale collegato al mare dove poter fare comodamente alaggio, il che non è poco. Dal parcheggio per arrivare al correntone della centrale c`è da pagaiare per circa due chilometri e durante lo spostamento Marco che procedeva stando più vicino a riva rispetto a me ha visto più volte attività in superficie e si è fermato a lanciare ma senza ottenere risultati, comunque già un buon segno incontrare delle cacciate, probabilmente spigole, prima ancora d`arrivare a destinazione.
Raggiunta la centrale, in completa assenza di vento, con mare piatto e una leggera nebbiolina che avvolgeva tutto l`ambiente circostante, ci siamo resi subito conto di trovarci in un posto dalle grandissime potenzialità, dove un correntone enorme muove l`acqua riscaldata dalle turbine in continuazione, creando una scia per oltre mezzo miglio in mare aperto perpendicolare alla linea di costa. Trovandosi lì nel mezzo, in quella specie di artificiosa catena alimentare, si percepisce netta la sensazione di poter incontrare veramente di tutto. Noi non conoscendo praticamente niente all`inizio ci siamo mossi a naso, cominciando da primo a girare intorno a due strutture in cemento affacciate davanti allo sbocco, per sondare prima la superficie e successivamente scendere parecchio in profondità. Durante la prima ora di pesca, sondando in deriva più zone e alternando vari sistemi di pesca, abbiamo visto solo qualche movimento a galla che io ho attribuito ad un branco di muggini, ... che col senno di poi non avrei più pensato la stessa cosa. Poi ad un certo punto a circa 200 metri da noi si è materializzato un branco di gabbiani urlanti che si è messo a far mangianza e guardando nella loro direzione si vedeva chiaramente l`acqua bollire come una pentola di fagioli. Dopo poco, raggiunta la prima mangianza abbiamo capito che si trattava di sugarelli, alcuni anche di buona taglia, così stando sia fermi all`ancora che in deriva su più posizioni è iniziata una serie di catture a nastro durata ininterrottamente almeno per tre ore piene di grande divertimento. In certi momenti le mangianze partivano simultaneamente su più fronti arrivando ad occupare un centinaio di metri di superficie che appariva completamente spumeggiante. A volte si avvicinavano saltando in velocità fino a toccare quasi la punta dei kayak e aprendosi ci passavano da una parte e dall`altra, altre volte restavano alcuni minuti a far mangianza fermi a perfetta distanza di lancio come telecomandati. Mai vista una cosa del genere, in alcuni momenti se ne vedeva un numero veramente impressionante. Io ho pescato praticamente tutto il tempo lanciando una testa in T8 e un clouserino minnow su amo 6 a gambo corto, una mosca super collaudata su quel tipo di pesci, legata ad un finale di circa 2 metri con un tip dello 0,25. Abbiamo rimesso quasi tutto, solo io ho tenuto due occhiate e tre sugarelli per farli mangiare belli freschi ai bimbi per cena la sera stessa. Col passare delle ore è aumentato il vento che scontrandosi con il flusso in uscita increspava notevolmente la superficie e creava delle onde che ad un certo punto sono diventate piuttosto fastidiose, è iniziata così una fase durante la quale l`acqua è diventata come misteriosa e indecifrabile rispetto a tutto il primo periodo, allora a turno abbiamo cambiato pesca provando sia a galla che in profondità con artificiali di grosse dimensioni nella speranza di attaccare qualcosa di più sostanzioso. Marco si è allargato più volte in direzione dell`imboccatura ed è arrivato fino a un lato sottocosta per vedere se anche là c`era qualche segnale di attività. Io invece sono sempre rimasto più o meno in zona nel mezzo al correntone e dopo aver provato a galla con una crease su amo 4/0 ho proseguito con i sugarelli. La cosa strana che ho notato è che ogni tanto passavano dall`attività frenetica all`assenza più totale per poi risbucare all`improvviso da qualche parte. E` successo almeno 4 o 5 volte di vederli sparire di botto e l`ultima di queste, visto che li avevo praticamente attaccati al kayak fino ad un attimo prima, ho pensato che si fossero affondati dietro al pesciolame e così ho lanciato più lungo del solito e ho aspettato molto per far affondare bene l`artificiale. Nulla per tre forse quattro lanci, poi finalmente sento una botta, ferro e inizio il recupero, mi rendo conto che quello che c`è attaccato tira più del solito, poi molto di più, e quando riesco a portarlo in superficie riconosco la sagoma di un bel serra. Aveva almeno altri cinque pezzi delle stesse dimensioni praticamente appiccicati a sé ad ogni movimento che faceva, ma nella corrente un paio di metri sotto a lui sparpagliati intorno ce n`erano almeno altri venti forse trenta, non saprei ma era un branco enorme. Con il guadino già a portata di mano mi è saltato fuori dall`acqua due volte in successione e il filo teneva quindi ho pensato di averlo allamato sul labbro e che ce la potevo fare, invece sul più bello quando era ormai a meno di due metri da me, stikkete! il filo si è allentato, il bel serra è anche rimasto lì qualche istante e poi insieme agli altri se n`è andato. Così dopo aver pregato molto... è iniziato un periodo di adrenalina pura, questa volta con l`acciaio, durante il quale pensavamo di prenderne ancora ma purtroppo non c`è stato niente da fare. Io durante i primi recuperi subito dopo aver perso il pesce ho visto dei movimenti sott`acqua che forse potevano essere inseguimenti però nonostante aver alternato mosche, tipo di recupero e spessore dell`acciaio, non ho più sentito mordere. Ripensandoci bene se l`avessi forzato all`ultimo momento forse sarei riuscito ad infilarlo nel guadino, ma purtroppo non è andata così. Vabbè fa lo stesso, sarà per un`altra volta, speriamo, per essere stata la prima uscita a Montalto l`importante è che ci siamo divertiti un casino e abbiamo anche assaggiato un minimo delle potenzialità straordinarie di quel posto. Sulla via del ritorno parlando con un pescatore tornato da un`uscita a surf casting incontrato per caso, mostrandoci alcune foto esplicative sul telefonino ci ha dato un`idea di quello che succede durante le giornate buone in cui entra veramente il pesce, là davanti scene da panico, da paura, durante le quali il mare sbianca dalla frenesia dei predatori! Adesso, anche se il posto paesaggisticamente parlando non si può certo definire il massimo, non resta che affilare a dovere gli ami per la prossima uscita e soprattutto preparare l`acciaio.. David Gianfaldoni
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