IS - Battesimo islandese sul Midfjardara
- Dettagli
- Categoria principale: Fly Fishing Magazine
- Categoria: Avventure di pesca
- Scritto da Paolo Mezzanotte
Agosto 2010
testo di Paolo Mezzanotte foto di Paolo Mezzanotte e Alberto Notarbartolo
Iniziare a pescare i salmoni per la prima volta fa provare la stessa emozione del colpo di fulmine. Nel dubbio legittimo attendendo la prima ferrata, ho provato a cimentarmi con l’emozione umana, nella promettente terra di Islanda.
Foto quiz... L’autore sta forse salutando una compagna di scuola? Oppure e’ caduto e lei lo sta aiutando a rialzarsi? Oppure sta chiedendo rifugio per la notte ? Oppure sta inchinato alla bellezza di questo diverso tipo di emozione islandese? Direi che pur desiderando la terza soluzione appare più plausibile la quarta risposta. Un momento di relax preparatorio dunque, alle prese con un diverso tipo di perturbazione in quei tre giorni d’agosto sul fiume Midfjardara, emozionante palestra di irripetibili conquiste (di salmoni). la linda stanza dei sospiri, sognando il Midfjardara la splendida solitudine L’Islanda: non una terra, ma un modo di vivere. Da giovane, in uno stage estivo, mi ero reso conto della complessa realtà di un territorio che conservava, unico al mondo, una parvenza di ciò che dovevano essere gli inizi della creazione: fuoco, terra, acqua, variamente commisti nelle varie trasformazioni, cioè vapori, magma vulcanico, aurore boreali…… A distanza di molti anni la curiosità di ritrovare quella terra si è unita alla curiosità di provare per la prima volta “la pesca al salmone atlantico”. Per uno che come me pesca da soli tre anni a mosca, il timore si è unito all’eccitazione e grazie agli amici solerti ai quali va il mio ringraziamento per la spinta a superare le paure dei resoconti “dove tutti, ma proprio tutti, possono vantare trofei”, eccomi dunque nel paradiso del “golden river”, come venne chiamato da un addetto ai lavori. Non ci sono preamboli morbidi. Hai tre giorni di tempo, e solo quelli, nel convulso gioco delle prenotazioni, costose, fatte mesi prima. Sei dunque arrivato a verificare sul campo le previsioni e le statistiche che fino all’ultimo internet ti ha sputato sulle catture avvenute fino al tuo agognato periodo. Ho pensato a lungo a Moby Dick, ai racconti dei pescatori che dovunque sovrappongono il mito a una realtà ingigantita. E‘ vero: dopo le spasmodiche attese e talvolta le frustrazioni, i pescatori si sfogano della loro solitaria realtà, si sentono importanti se ingigantiscono la realtà, unendo le prede fatte a quelle immaginarie sperate. In questi pochi anni di pesca a mosca è sempre stato bello andare a pescare assieme: all’inizio. Poi, una volta sul fiume, come per tacita intesa, uno va a nord e l’altro va a sud, la sfida torna sempre ad essere individuale, nella pesca a mosca più di tutte, perché e’ il tipo di pesca che lo richiede in quelle solitarie cavalcate su e giù per il fiume. Mi sia concesso parafrasare e immedesimarmi nella bellissima poesia di Quasimodo: “Ognuno sta solo sul cuor della terra, trafitto da un raggio di sole ed è subito sera”. Sì, la solitudine del pescatore con la sua attenzione, con i suoi ritmi che fanno passare il tempo senza accorgersene, e all’arrivo della sera (quanto importante per il pescatore a mosca!) compare il rimpianto di quel fugace raggio di sole che è stata la nostra giornata, spesso così irripetibile nelle sue emozioni. E poi ci sono giornate come quelle islandesi, almeno una volta nella vita, dove sai che starai più che mai solo sul cuore della terra, dieci chilometri tutti per te, un tuo compagno, ma distante, e la tua saggia guida. Dieci chilometri che ogni mezza giornata saranno a sorte cambiati, e così avrai posti sempre nuovi, la “suerte” per tutti uguale. L’Islanda regala anche belle giornate estive. Nei miei tre giorni abbiamo invece vissuto il lato difficile del destino. Ogni mattina, tra la colazione alle sette e il fuoristrada alle sette e mezza, durante la vestizione del torero (mi sembrava proprio così, con le prospettive e l’incognita di cosa avrei trovato, con il vento tra i 50 e i 60 chilometri, la pioggia a raffiche e mediamente dai tre ai sei gradi ventosi) più volte mi rivolgevo alla guida, la silenziosa guida, per avere parole incoraggianti, fors’anche un “rimandiamo”, quando aprendo la porta e indossato l’abito della battaglia senza un centimetro scoperto se non le punta delle dita, sapevo che dalle otto all’una e, dopo un rapido pasto, dalle tre alle nove nella mia nuova veste di “pescatore di salmone atlantico”, avrei dovuto mettere in mostra, prima di tutto a me stesso, il coraggio accumulato nella tensione dei mesi preparatori all’evento, il battesimo della mia prima volta. Io credo che ogni cattura per il pescatore sia sempre una prima volta, poi c’è “la prima volta della prima volta” (mi sia consentito il gioco di parole) e non mi pareva vero quando, al terzo lancio di quel primo pomeriggio di pesca, ho avvertito una tensione insolita sul filo del 30 e nella mia coda 7 per una nove piedi e mezzo “ad una mano”! – Mi dicevano: lascia scorrere, non ferrare subito, dai tempo al salmone di tornare nella sua iniziale posizione e poi dolcemente ferra. Ma scusate! Stiamo pescando non “a secca”, stiamo usando ancorette intorno ad una specie di ninfa (questa e’ in realtà una Frances,nei vari colori) sotto il pelo dell’acqua, è come pescare le trote - lì “filosoficamente” mi destreggio - e io allora “dolcemente ferro subito”! E così andava fatto, nell’acqua increspata, invisibile ai salmoni ed io a loro. Sapete cosa vi dico? (non so se a tutti capita così), ma prima dell’emozione arriva l’incredulità , capita tante volte nella vita l’incredulità, come chi sa chi ha provato le emozioni con gli esseri umani. Ecco, in quei brevi istanti che poi sono stati i minuti per estrarre il mio primo salmone di 67 centimetri, nell’ordine ho pensato: ma come, un brocco come me al terzo lancio prende un salmone! E di seguito, alla prima tirata, mi sono ripetuto più volte ” io lo lascio sfogare quanto vuole, e mi godo senza fine l’adrenalina che sale, con una felicità nascosta solo per la tensione che vibra, raccogliendo nella memoria tutte le nozioni che mi avevano dato e che adesso erano esclusivamente legate alla sensibilità del mio braccio, delle mie dita, con uno sguardo tra l’atterrito e il soddisfatto alla mia guida che per la prima volta, guardando l’acqua, mi suggeriva calma e “take your time!”. Sì, la prima volta della prima volta, e mi dicevo come un cretino “e vai!!” e poi nell’osservarlo e nel fotografarlo incredulo a terra, l’ho accarezzato, il “mio” salmone, il primo salmone è come il primo amore, e andiamo piatti con la retorica, non si scorda mai! un abbraccio al primo salmone il paletto nella pool della prima gloria! Nei giorni seguenti, nei tre gironi seguenti le catture di 20 salmoni sono state un ripetersi del rito, su scenari diversi, su acque sempre increspate e con l’attento cambio delle privilegiate “Frances” operato dal mitico Jason, guida insostituibile dai suoi due metri d’altezza! con il mitico Jason Era bello, alla sera, tornare a casa, intirizziti, a sorbire magnifici aperitivi e poi, alle undici (che ritmo esagerato!) dopo la calda doccia sedersi in tavolata alla splendida cucina del gran chef e delle sue graziose collaboratrici. Il pescatore è un solitario, ma non di sola pesca abbiamo vissuto in Islanda: la vicinanza di altre persone di altre nazioni, dieci pescatori in tutto, ci hanno davvero fatto sentire cittadini del mondo, ma di quello migliore, anche se esclusivo, facendo uscire il nostro piccolo eroismo (se di eroismo si può parlare!) di resistenza sugli elementi. Lupo con il “suo” salmone la scala di risalita dei salmoni una ferrata con brivido (di freddo!) Il compagno Emilio con la guida mentre mi riparo da vento e pioggia salmone in canna… ….e a terra (87 cm) Di un viaggio così particolare non si scordano i luoghi, i silenzi, lo scorrere del tempo tra le raffiche che scompigliano la tua coda con le relative imprecazioni ma senza demordere…. E come dimenticare le persone che ti hanno accompagnato e ascoltato con pazienza mentre raccontavi le tue gesta rese incisive dall’intensità delle situazioni. E così grazie ai compagni di avventura, la mia spalla Emilio, l’altro della coppia, e Chicco maestro di pesca, e soprattutto Alberto detto “Lupo”, l’infaticabile organizzatore nonche’ neo-Presidente del club che mi sono divertito a fondare , “il Midfjardara’s Club, fly fishing on Iceland, italian section…”. Ma le liete note del pescatore devono essere anche un sorriso “diverso”, non dimentico la scherzosa Selma e sua sorella che ci hanno amorevolmente accuditi e ci hanno spesso riconciliato per il freddo sul fiume, distraendo la nostra monomania quando si esagerava a parlare delle nostre gesta… un sorriso tra i salmoni! Siamo tutti d’accordo! Alla fine di un’avventura intensa non rimangono soltanto le fotografie, ma la voglia di farne di nuove! il club Paolo Mezzanotte
© PIPAM.org |