ITA - Val Susa 2
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- Categoria principale: Fly Fishing Magazine
- Categoria: Avventure di pesca
- Scritto da Valerio BALBOA Santagostino
Words: Valerio “BALBOA” Santagostino
Photos: Valerio “BALBOA” Santagostino e Lady “Balboa” e le belle di Alo Belluscio
Tempo di lettura: 15 MINUTI
Photos: Valerio “BALBOA” Santagostino e Lady “Balboa” e le belle di Alo Belluscio
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Agosto 2021
Cari amici, vi ho lasciato l’anno scorso sui ciottoli della Ripa, sui contrafforti dello Chaberton, sulle maschie mura di San Michele e nelle viuzze ricche di storia di Briançon.
La sagoma dello Chaberton. Il bianco e nero ne accentuano la maestosità.
Ma la Val Susa è estremamente ricca di altre acque e altre bellezze. Bellezze straordinarie, come uno dei monumenti simbolo della città metropolitana di Torino, il forte di Fenestrelle. Per edificarlo, fu necessaria una fatica titanica, durata più di 125 anni: seconda fortificazione in muratura al mondo, per lunghezza, dopo la muraglia cinese !!
Alzando gli occhi verso il monte Orsiera si intuisce immediatamente l’imponenza di quest’opera difensiva che consta di tre chilometri di camminamenti coperti e di 4000 gradini per 600 metri di dislivello.
Ci vogliono 7-8 ore per completare tutto il percorso e ammirare questa fortezza davvero maestosa, unica nel suo genere, che potrebbe tranquillamente ospitare un sequel dell’Hobbit.
Non l’ho espugnata, perché non avevo idea di cosa mi sarei, in realtà, trovato di fronte, ma ci tornerò l’anno prossimo molto più agguerrito…e pronto allo sforzo, statene certi.
Iniziata nei primi del settecento dagli ingegneri dei Savoia, costituiva l’estremo baluardo contro le invasioni francesi.
Nel 1800 invece, con il suo tormentato afflusso di prigionieri, rappresentava una realtà, molto comoda, (ovviamente non per chi vi era rinchiuso), dove mettere chiunque cercasse di scalfire la tranquillità del Regno.
Tranquillità scalfita invece dalla nobildonna Giulia di Barolo che, dopo una sua visita inaspettata e fortuita alle carceri Senatoriali di Torino, per sincerarsi delle condizioni dei prigionieri (soprattutto donne), uscendone sconvolta, si adoperò per tutta la vita, sia con proposte sia in solido, a umanizzare lo stato di prigionia nel regno Sabaudo.
Le sue iniziative infatti, come “soprintendente”, avrebbero portato negli anni successivi, all’abolizione definitiva della vita carceraria nelle mura oscure e disumane di Fenestrelle.
E’ stato curioso, e allo stesso tempo drammatico, leggere che oltre a prigionieri politici e disertori, quelle anguste celle rinchiudevano i “discoli” e gli “oziosi”, poveri giovinastri senza arte né parte, o semplicemente pazzerelli e fannulloni, spesso segnalati e consegnati dalle stesse famiglie di appartenenza, alle quali non pareva vero di sfamare una bocca in meno.
Per quanto riguarda la pesca, quest’anno mi sono dedicato particolarmente ai tratti “liberi” della Ripa e della Dora…e le soddisfazioni non sono mancate. Ovviamente bisogna essere consapevoli che un pesce sui 25 cm per quelle acque è già un buon pesce…
poi una trota da 38 cm ha rappresentato il capo trofeo dell’intera vacanza. Ad essere sinceri, un paio di stretch che l’anno scorso mi avevano dato tanto, quest’anno sono risultati avari…come invece altri due, esattamente il contrario. Ma la pesca e le acque sono cosi…meglio…c’è sempre quel pizzico di imprevedibilità, che costituisce il sale di ogni uscita. Ho pescato molto a secca, con robuste parachute e le solite formiche; secca, se mi permettete, non da eseguire come su un fiume del piano, ma “ravvicinando” tutto, sia per essere efficaci sia per combattere il vento, presenza quest’ultima, sempre costante nelle nostre valli montane.
Quindi ho curato la posizione in acqua e i lanci, eseguiti molto corti, raggruppati ma precisi, utilizzando ribaltati e spirali, ma soprattutto tenendo la mia fedele 10 piedi, alta sull’acqua, e di conseguenza la coda, per contrastare immediatamente la corrente.
Graditissima visita di Riccardo Carrara, Luca Prono e signore.
Riccardo ha subito capito come pescare a secca. Eccolo in azione nel no-kill della Ripa. Ma quando le acque non lo permettevano, la ninfa è stata la mia tecnica. Soprattutto dalla confluenza della Ripa con il Thuraz, fin sotto Cesana, dove il torrente è sempre stato bello gonfio e soprattutto toccato, per via di una frana.
Salita a Punta Rascia
…e al lago dei Sette Colori.
Da segnalare un gran tirone a streamer nella diga di Rochemolles, a cui ho dedicato, purtroppo, troppo poco tempo, ma siamo stati “molto distratti” dal torrentello che ne alimenta le acque. Sarà oggetto, l’anno prossimo, di una seria battuta di pesca…me lo prometto da solo.
Durante un coup du soir all’altezza di Sauze di Cesana, mentre ammiravo una sciabolata di luce alle mie spalle, mi sono accorto della sagoma maestosa e solitaria di una chiesa, con la sua possente torre campanaria addolcita da eleganti trifore, arroccata sul declivio del torrente Ripa.
Ovviamente, il giorno seguente, è stata meta di una mia visita. Si tratta della chiesa di San Restituto, che l’infaticabile e vulcanico parroco, don Marco Bartolomet, non senza grande fatica e sforzi economici, ha quasi riportato al suo antico splendore e alla dignità che questo luogo sacro merita.
Coprifonte in legno intagliato del 1600
Un’altra perlina di cultura si trova a Bousson: la Casa delle Lapidi.
Non fatevi ingannare dal nome, che immediatamente riporta a cose poco allegre, perché si tratta invece di un edificio rurale che ospita un piccolo, ma molto raffinato, museo.
Quelle mura costituiscono una preziosa testimonianza della vita degli abitanti della Val Susa. Con fotografie “vintage”, filmini, alberi genealogici, attrezzi agricoli originali e quant’altro, il museo mostra e spiega la cultura della pietra, del legno, della terra e delle acque delle genti che hanno abitato, e abitano, quelle vallate. Ho pesantemente cappottato, pur mettendoci molto impegno, nel tratto cittadino della Dora a Susa e a Beaulard, tra Bardonecchia e Oulx. Peccato, perché la Dora in città è veramente bella.
Lunghe lame, acquette ideali per la sommersa, piccoli rigiri e acque riposanti ai lati…si, forse con poca vegetazione riparia, ma tutto sommato, molto varia e pescabile. A Beaulard invece l’acqua, per lo meno quel pomeriggio, “tirava” parecchio e le acque calme, che di solito celano le trote, erano assai scarse. E’ stato emozionante imbattersi, durante un’escursione in mountain bike nei boschi sopra Sauze d’Oulx, nella foresta del ricordo, dove ad ogni albero corrisponde una targa con il nome di un reggimento dei nostri gloriosi alpini…e io ne ho ben due in famiglia!
Volpino curioso sul terrazzo di casa.
Il Presidente dell’ASD Pesca Cesana Paolo Marocco in azione in Valle Argentera.
Un piccolo inciso: che dolore vedere chiusa una delle turistiche più belle delle Alpi, addirittura tabellata con il divieto di pesca per via della legge sulle semine.
Ovviamente la mia speranza è che torni ad essere fruibile o magari, ancor meglio, che si trasformi in un lungo e attraente no-kill. Dai Paolo che ce la facciamo!
Il mio collega Effa e del Fly Casting Italia, Luca Prono, molto valido a secca, nel libero della Ripa sopra Bousson.
E come l’altra volta, chiudo con un superbo scatto dell’amico Alo Belluscio, con la speranza di scrivere un Val Susa 3°.
La sagoma dello Chaberton. Il bianco e nero ne accentuano la maestosità.
Ma la Val Susa è estremamente ricca di altre acque e altre bellezze. Bellezze straordinarie, come uno dei monumenti simbolo della città metropolitana di Torino, il forte di Fenestrelle. Per edificarlo, fu necessaria una fatica titanica, durata più di 125 anni: seconda fortificazione in muratura al mondo, per lunghezza, dopo la muraglia cinese !!
Alzando gli occhi verso il monte Orsiera si intuisce immediatamente l’imponenza di quest’opera difensiva che consta di tre chilometri di camminamenti coperti e di 4000 gradini per 600 metri di dislivello.
Ci vogliono 7-8 ore per completare tutto il percorso e ammirare questa fortezza davvero maestosa, unica nel suo genere, che potrebbe tranquillamente ospitare un sequel dell’Hobbit.
Non l’ho espugnata, perché non avevo idea di cosa mi sarei, in realtà, trovato di fronte, ma ci tornerò l’anno prossimo molto più agguerrito…e pronto allo sforzo, statene certi.
Iniziata nei primi del settecento dagli ingegneri dei Savoia, costituiva l’estremo baluardo contro le invasioni francesi.
Nel 1800 invece, con il suo tormentato afflusso di prigionieri, rappresentava una realtà, molto comoda, (ovviamente non per chi vi era rinchiuso), dove mettere chiunque cercasse di scalfire la tranquillità del Regno.
Tranquillità scalfita invece dalla nobildonna Giulia di Barolo che, dopo una sua visita inaspettata e fortuita alle carceri Senatoriali di Torino, per sincerarsi delle condizioni dei prigionieri (soprattutto donne), uscendone sconvolta, si adoperò per tutta la vita, sia con proposte sia in solido, a umanizzare lo stato di prigionia nel regno Sabaudo.
Le sue iniziative infatti, come “soprintendente”, avrebbero portato negli anni successivi, all’abolizione definitiva della vita carceraria nelle mura oscure e disumane di Fenestrelle.
E’ stato curioso, e allo stesso tempo drammatico, leggere che oltre a prigionieri politici e disertori, quelle anguste celle rinchiudevano i “discoli” e gli “oziosi”, poveri giovinastri senza arte né parte, o semplicemente pazzerelli e fannulloni, spesso segnalati e consegnati dalle stesse famiglie di appartenenza, alle quali non pareva vero di sfamare una bocca in meno.
Per quanto riguarda la pesca, quest’anno mi sono dedicato particolarmente ai tratti “liberi” della Ripa e della Dora…e le soddisfazioni non sono mancate. Ovviamente bisogna essere consapevoli che un pesce sui 25 cm per quelle acque è già un buon pesce…
poi una trota da 38 cm ha rappresentato il capo trofeo dell’intera vacanza. Ad essere sinceri, un paio di stretch che l’anno scorso mi avevano dato tanto, quest’anno sono risultati avari…come invece altri due, esattamente il contrario. Ma la pesca e le acque sono cosi…meglio…c’è sempre quel pizzico di imprevedibilità, che costituisce il sale di ogni uscita. Ho pescato molto a secca, con robuste parachute e le solite formiche; secca, se mi permettete, non da eseguire come su un fiume del piano, ma “ravvicinando” tutto, sia per essere efficaci sia per combattere il vento, presenza quest’ultima, sempre costante nelle nostre valli montane.
Quindi ho curato la posizione in acqua e i lanci, eseguiti molto corti, raggruppati ma precisi, utilizzando ribaltati e spirali, ma soprattutto tenendo la mia fedele 10 piedi, alta sull’acqua, e di conseguenza la coda, per contrastare immediatamente la corrente.
Graditissima visita di Riccardo Carrara, Luca Prono e signore.
Riccardo ha subito capito come pescare a secca. Eccolo in azione nel no-kill della Ripa. Ma quando le acque non lo permettevano, la ninfa è stata la mia tecnica. Soprattutto dalla confluenza della Ripa con il Thuraz, fin sotto Cesana, dove il torrente è sempre stato bello gonfio e soprattutto toccato, per via di una frana.
Salita a Punta Rascia
…e al lago dei Sette Colori.
Coprifonte in legno intagliato del 1600
Quelle mura costituiscono una preziosa testimonianza della vita degli abitanti della Val Susa. Con fotografie “vintage”, filmini, alberi genealogici, attrezzi agricoli originali e quant’altro, il museo mostra e spiega la cultura della pietra, del legno, della terra e delle acque delle genti che hanno abitato, e abitano, quelle vallate. Ho pesantemente cappottato, pur mettendoci molto impegno, nel tratto cittadino della Dora a Susa e a Beaulard, tra Bardonecchia e Oulx. Peccato, perché la Dora in città è veramente bella.
Lunghe lame, acquette ideali per la sommersa, piccoli rigiri e acque riposanti ai lati…si, forse con poca vegetazione riparia, ma tutto sommato, molto varia e pescabile. A Beaulard invece l’acqua, per lo meno quel pomeriggio, “tirava” parecchio e le acque calme, che di solito celano le trote, erano assai scarse. E’ stato emozionante imbattersi, durante un’escursione in mountain bike nei boschi sopra Sauze d’Oulx, nella foresta del ricordo, dove ad ogni albero corrisponde una targa con il nome di un reggimento dei nostri gloriosi alpini…e io ne ho ben due in famiglia!
Volpino curioso sul terrazzo di casa.
Il Presidente dell’ASD Pesca Cesana Paolo Marocco in azione in Valle Argentera.
Ovviamente la mia speranza è che torni ad essere fruibile o magari, ancor meglio, che si trasformi in un lungo e attraente no-kill. Dai Paolo che ce la facciamo!
Il mio collega Effa e del Fly Casting Italia, Luca Prono, molto valido a secca, nel libero della Ripa sopra Bousson.
Valerio “BALBOA” Santagostino
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