GER - I lucci di Rugen 2°
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- Scritto da Valerio BALBOA Santagostino
Photos: tutto il Team
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Spetta spetta…com’era il mantra del pescatore a mosca?
Mi sembra che reciti…-“ La settimana migliore è sempre quella prima e quella dopo la tua”-
Ok, ci sta…ma che la settimana, oltre che difficile in termini di catture, sia anche (a detta della guida) la peggiore come meteo dell’anno…ci sta meno accidenti…e mi vien voglia di scrivere una corta parola con in mezzo un paio di “Z”…anzi, ce ne metto 4-5 di “Z” !
Che avremmo trovato dei giorni piuttosto duri l’abbiamo capito subito, appena atterrati a Berlino, attraversando in macchina le campagne della Pomerania, scialbe e spruzzate di neve.
Non a caso, agli inizi di settembre di oltre 2.000 anni fa, poco distante da Rügen, in un clima molto simile a quello che stavamo affrontando, e sicuramente fattore determinante di una delle maggiori disfatte subite dall’impero Romano, la XVII, XVIII e XIX legione dell’esercito imperiale, con la scorta di sei coorti e tre ali di cavalleria per un totale di 25.000 uomini, al comando di Publio Quintilio Varo, venivano annientate da orde germaniche nella foresta di Teutoburgo.
Trucidati in una boscaglia dalla vegetazione molto intricata, chiusi a imbuto da una formazione rocciosa da una parte e una palude acquitrinosa dall’altra.
Quella natura è anche la natura dell’isola di Rügen: macchie a comporre un puzzle di faggeti, aceri, sicomori e querce, abitate da ungulati, cinghiali, tassi e dove nidificano svariate specie di uccelli, anche di grossa taglia, come le aquile, e lagune (bodden), il cui accesso è protetto da fitti canneti e tratti di vero pantano, nero come la pece, traditore…dove si sprofonda facilmente.
Alla Domenica, dopo il nostro arrivo, ci siamo dedicati alle pratiche delle case prese in affitto (molto belle) e a un giretto al porticciolo di Ralswiek, dove una dozzina di colleghi erano intenti a pescare grossi e grassi persici…e che persici!
Le previsioni purtroppo erano in peggioramento e infatti, con puntualità teutonica, si sono avverate.
L’ostilità della natura si può manifestare in mille modi.
Li, a Rügen, i nemici con i quali devi combattere sono tre: il vento, l’acqua e talvolta la neve.
Il vento può soffiare fino a 20/25 nodi: è gelido, ti sferza ogni centimetro quadrato di pelle e ti entra in ogni fessura del vestiario lasciata aperta. Oltre a gelarti le mani, de-salina l’acqua nelle lagune poco profonde, cosa apprezzata dai paperi, ma ne raffredda la temperatura, cosa invece meno apprezzata.
L’acqua, in questo periodo e in quelle condizioni, si aggira sui 6°. Non puoi che contrastarla con dei wader affidabili e con dei sotto wader e dei calzettoni molto spessi.
Sono due anni che indosso una giacca da canoa, presa da Decathlon, i cui vantaggi, in caso di inciampo e conseguente caduta in acqua, sono innegabili.
Le chiusure infatti in neoprene, in vita, ai polsi e al collo garantiscono l’impermeabilità al 98%.
Sotto questa giacca avevo la classica “cipolla”…cinque strati di indumenti caldi.
Un piccolo consiglio, ma purtroppo non irrilevante. A chi deve fare numerose “soste idrauliche” suggerisco vivamente dei wader con cerniera.
L’alternativa è camminare fino a riva, spesso molto distante e, cercando di non far cadere in acqua alcun capo, espletare le funzioni corporali.
La neve invece è stata una sorpresa: te la tiene e basta…preghi solamente che smetta di scendere, perché mista alle raffiche di vento ti costringe a pescare in una modalità che assomiglia più a una “sopravvivenza”, che a una pesca vera e propria.
Sarei curioso si vedere come il più illustre cittadino di quel Länder, il pittore “romantico” Caspar David Friedrich (il “Viandante sul mare di nebbia”, “Le bianche scogliere di Rügen”) avrebbe immaginato una giornata in wading a lucci, in autunno, nelle sue terre. Probabilmente avrebbe dipinto, in un sapiente gioco di luci, un paesaggio idilliaco, una natura grandiosa, selvaggia, che tanto sprigionano quella grandiosità che l’ha consegnato alla gloria eterna.
Le bianche scogliere di Rügen, 1818, olio su tela di Caspar David Friedrich, conservato presso la Collezione Oskar Reinhart, a Winterthur.
I bollettini, purtroppo, davano miglioramenti solo da giovedì!
Pace, ci si cala in acqua!
La nostra guida era sempre Bernd Ziesche http://www.first-cast.de/ bravo, calmo, sicuro, sempre presente. Davvero una persona molto affidabile, oltre ad essere un grandissimo pescatore e lanciatore.
Quest’anno ci ha portato in una decina di spot nuovi, uno più bello dell’altro.
In quelle condizioni, come ho scritto sopra, le acque basse hanno poca salinità, fattore importante per i paperi, mentre le acque più profonde, invece, sono più calde, altro fattore positivo da non sottovalutare per i lucci.
Nel primo articolo “I lucci di Rugen”, http://www.pipam.it/fly-fishing-magazine/avventure/6218-ger-i-lucci-di-rugen , non avevo fatto nessun accenno all’attrezzatura che ci eravamo portati.
Lo faccio ora: personalmente mi porto due canne 9#10, tre code, una galleggiante, una intermedia e un’intermedia con punta affondante sink 3, tutte del 10.
Completano l’armamentario una pinza becco lungo, un tronchesino, il metro, un paio di scatole di mosche, dei finali già fatti, delle bobine di fluorocarbon e delle rocchette di fili d’acciaio.
Alcuni di noi hanno riposto il tutto nei tasconi della giacca a vento; io preferisco portarmi uno zaino stagno, che tra l’altro è un degno sostituto del salvagente.
Cosi conciato, Sniper…alias Giacomo Catellani, ha coniato immediatamente un soprannome per il sottoscritto: “Armstrong” !
Se non avessi già Balboa…ci farei un pensierino.
Come terminale ho usato il titanio da 25 lb., o diretto o legato a un moschettoncino.
Il vantaggio del moschettone è innegabile quando bisogna cambiare mosca, ma ne abbiamo perse parecchie durante i falsi lanci, o per l’apertura dell’archetto, o per la torsione dell’amo sul filo armonico che, facendo leva, la fa sfilare via.
Sinceramente non ho ancora trovato lo snap che mi soddisfi, né in termini di grandezza, robustezza, colore e affidabilità.
Come finale ho montato 3 metri abbondanti di fluorocarbon dello 0,43 sulla galleggiante, 1.80/2 m. dello 0,50 sull’intermedia e una bracciata sull’affondante, sempre dello 0.50.
Lo stripping basket è facoltativo: se da una parte contiene le spire dello shooting e stabilizza il pescatore nel wading profondo, dall’altra può creare un pò di fastidio in termini di ingombro e qualche escoriazione sulle nocche che sbattono sui bordi.
Quest’anno sono andate le mosche piccole, preferibilmente nere e bianche.
Per fortuna Michael Menardo ha rifornito tutto il gruppo, e direi che hanno funzionato egregiamente. L’Hollow dava un movimento “pulsante” davvero adescante.
Amo Partridge barbless #2/0, occhi rossi 8mm, bucktail nero montato in Hollow, coda in bucktail e gallo nero, 6-8 fibre di flash.
I primi tre giorni sono stati di sofferenza pura. Il vento non dava scampo e la temperatura dell’acqua non contribuiva certamente a farci pescare rilassati.
Giovedì e venerdì c’è stato un certo miglioramento, immediatamente percepito nelle ossa ma soprattutto nelle catture.
Concludo questo articolo con un pensiero, che esula dalle condizioni proibitive che abbiamo trovato…per altro superabili.
Se volete disinnescare tutti i problemi, le tensioni e le preoccupazioni accumulate nell’anno, se volete condensare in un minuto mille emozioni, se siete consapevoli che quelle acque possono regalarvi da un momento all’altro il mostro, se capite che le onde della laguna, cullandovi, vi stanno facendo capire la bellezza del posto, allora andate a Rugen.
Andateci e pescate “convinti”…e per convinti intendo che ogni strippata può essere quella buona, ogni lancio, anche corto, può essere quello giusto!
Ma credeteci!
Non fatevi prendere dallo sconforto che porta solo pigrizia e ripetitività nei gesti.
Ma questo è un altro dei mantra del pescatore a mosca!
Grazie ragazzi, sono stato molto bene con voi!
Da sin: Michael Menardo, Paolo Di Lernia, Gianni Petri, Giacomo Catellani, Bernd Ziesche, Luca Prono e il sottoscritto.
Ah…dimenticavo…sapete come è andata a finire la settimana dopo di noi?!…non ve lo dico neanche!
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