Angelo Beretta
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Le INTERVISTE di PIPAM
di Valerio BALBOA Santagostino
Valerio “BALBOA” Santagostino e Renato Grasso pongono le loro domande a: ANGELO BERETTA
Classe 1925, nato a Busto Arsizio, meccanico specializzato e attrezzista rettificatore di professione, Angelo Beretta è un uomo tanto discreto quanto un gigante nella sua vita sul fiume e al morsetto.
A 24 anni ha iniziato a pescare. “Andavo al lavoro in bicicletta, ma avevo un amico che per l’epoca era abbastanza facoltoso (aveva una vespa) e con lui ho cominciato ad andare sul fiume, e da allora sono ancora innamorato della pesca”. Un figlio di 56 anni, vive a Busto Arsizio in una casa museo e ama ritirarsi in una cantina che per descriverla bene bisognerebbe fare una visita guidata e passarci una giornata intera. Uomo semplice ma geniale, Angelo Beretta ha costruito senza alcun dubbio le migliori ninfe da camolera degli ultimi 50 anni, usate da quattro generazioni di pescatori. Non meno geniale è il costruttore/inventore di strumenti per costruire, molti realizzati in un tempo nel quale la conoscenza in materia era scarsa. Serie di bobinatori Ditale gira hackle Avvolgi dubbing Grazie alla sua professione Beretta riuscì a realizzare molti e originali attrezzi, alcuni commercializzati da altri 20/30 anni dopo. Fosse nato in Montana o in California, qualcuno avrebbe sicuramente commercializzato i suoi strumenti, e Beretta sarebbe diventato se non ricco, sicuramente famoso. Super morsetto V: Ciao Angelo, piacere di conoscerti. Innanzitutto grazie per aver accettato questa intervista. Quando hai iniziato a pescare?
A: Era il 1949 a 24 anni, con i cagnotti. Andavo da un signore che ritirava le ossa dai macellai e li allevava. Un sabato ho ritirato uno scatolino e l’ho messo in cantina. La domenica apro lo scatolino e non c’era più nulla. Erano andati in giro per tutta la cantina, un ‘esplosione di cagnotti. Da allora ho cominciato ad usare le mosche auto costruite. Me le costruivo, perché sai, a quei tempi, soldi ce n’erano pochi. Non c’era nulla, ne morsetti ne piume. R: Chissà che complicazioni hai avuto per reperire i materiali a quei tempi.
A: Andavo dal pollivendolo e compravo le galline spelate col collo bianco o col collo rosso. Le compravo e manco mi piacevano, ma per le piume erano ottime. Ogni tanto anche qualche pernice. Da allora ho cominciato ad andare con il temolino e cinque mosche. Usavo un filo di piombo lungo un paio di spanne, poi un pezzetto di legno dove si avvolgeva ad un’estremità intagliata del piombo. Però si rompevano sui sassi e allora, per evitare di farli al momento con il coltellino, ho cominciato a farli in sughero con l’anima rigida e mezza olivetta. Da oltre trent’anni pesco anche a mosca e costruisco le mie imitazioni. Molti pescatori sono passati da me per imparare a costruire. Chissà se lo ammettono, perché alcuni di loro sono pure diventati famosi. V: : Qual è la pesca che preferisci?
A: La camolera senz’altro. R: Come hai attinto la conoscenza della camolera
A: Da nessuno. Andavo in giro la domenica per guardare qualcuno che c’era sul Ticino. Ma a quei tempi era davvero difficile incontrare anima viva sul fiume. V: Angelo, parlami della pesca a mosca…
A: Ho imparato dall’Ing.Torno, che pescava a temolino e poi a mosca. Ma praticamente sono un autodidatta. Ho perso tante di quelle mosche sugli alberi… Meno male che me le facevo io. Andavo sul Marinone a pescare. C’era di tutto: trote, pighi, temoli, marmorate, pure le bottatrici quando c’erano le piene. E poi sul Ticino, da Magenta in su. Adda, Sesia e Moesa in Svizzera. Salivo fino a Biasca, e poi sul Langosco…. R: Vedo che hai costruito decine di morsetti.
A: Ho cominciato a farli da subito, ma mi tagliai i tendini della mano sinistra lavorando in azienda. Da allora ho dovuto farmi dei morsetti e strumenti adattati ai problemi della mia mano. A 53 anni sono andato in pensione e da allora ho cominciato a far mosche per i negozi e i privati. Mosche e camole per temolino. Morsetto tascabile Pinze per cul de canard V: Finita l’epopea dei grandi fiumi di una volta, dove vai adesso a pescare?
A: Fino a tre anni fa sull’Adda: Rivolta d’Adda, Spino, Cavenago. Adesso sul naviglio grande a camolera o a frusta, oppure a vaironi sul Margorabbia. Un paio d’ore e sono contento. L’anno scorso ho smesso di usare la canna due mani. Peccato perché mi divertivo. R: Il pesce che ti ha lasciato il segno?
A: Una marmorata di 3,2 kg, a Fagiolo sul Ticino, sulla sponda piemontese. Pensa…con una moschina del 16! Quando l’ho tirata fuori ha rigurgitato un vairone di una spanna. Mi sono chiesto: -“ ma come può mangiare una moschina cosi piccola quando ha ancora un pesce del genere nel gargarozzo?”- V: Come è cambiata la pesca a mosca rispetto ai tuoi tempi?
A: Se mi chiedi sull’attrezzatura ti dico subito che non ho mai pescato con roba troppo grossa o pesante. Se mi chiedi sui materiali ti posso dire che sono stato uno dei primi a mettere i wader della Simms. Apprezzo i materiali moderni. E infine, se mi chiedi sui fiumi di un tempo….è tutto cambiato, purtroppo. Sul Ticino non mi professo, uno sfacelo. La Valtellina ancora non è male. R: Cosa pensi del No-kill?
A: Prima i pesci li tenevo, ma sono più di 30 anni che faccio il no-kill. V: Hai mai pescato in acqua salata?
A: No mai. R: Che altri hobby hai oltre la pesca?
A: La bicicletta, ma andavo tranquillo e possibilmente da solo, come a pesca. V: Hai fatto mosche per tanta gente?
A: A un sacco di gente: Ravizza, Parini , Todeschini, Lufino a Sondrio. Ho insegnato ad Antonio Castiglioni a farle e gli ho insegnato a pescare a camolera. Sono però stufo di costruire, non lo faccio più. Avevo una qualità nel costruire, quella di farle tutte uguali. Ti racconto un paio di aneddoti simpatici sulla mia attività di costruttore. Un bel giorno ho portato le mosche in Svizzera a due negozi e con il ricavato mi sono comprato il Rolex. Un anno fortunato ho fatto 16.000 mosche e mi sono fatto la macchina. Ho pure costruito migliaia di mosche con gli aghi ossolani. Sono stato anni da Todeschini a Rescaldina, ogni Sabato, ad “allevare” i giovani. Pinza per ami a spillo (le Ossolane...) R: In tanti anni hai conosciuto molti pescatori/personaggi, uno in particolare?
A: Lo Zavattoni sull’Adda per esempio e le sue cocchetto, la famosa bava ricavata dai nidi di ragno. Il cocchetto era lucido, lo si metteva sopra a una base arancione. Diventava rosa, micidiale per la pesca. Cocchetto Postazione super tecnologica di Angelo V: Un pensiero o un augurio per gli amici che ti leggeranno?
A: Guarda, alla mia età non mi sento più di dar consigli. R-V: Grazie Angelo per il pomeriggio che ci hai dedicato
A: Grazie a voi Valerio Santagostino (BALBOA) & Renato Grasso
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