Raul Montanari
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Le INTERVISTE di PIPAM
di Valerio BALBOA Santagostino
Valerio “BALBOA” Santagostino pone le sue domande a: RAUL MONTANARI
Raul Montanari è nato a Bergamo nel 1959, ma vive i suoi primi anni a Castro, nell’alto Sebino (dove ha tuttora la casa che fu dei suoi nonni), così diventando, di fatto, un “camuno”, come ama definirsi.
A quattro anni la famiglia, seguendo il padre, si sposta a Milano, dove frequenta lo storico liceo classico Parini e l’università Cattolica, laureandosi in lettere antiche e prendendo un master in comunicazioni sociali. Pubblicitario alla TBWA fino all’86, si licenzia per inseguire il sogno di diventare scrittore…e nell’88 firma il suo primo romanzo. Scapolo impenitente, si accompagna con Valeria, giovane affascinante pescatrice a mosca. Ha iniziato a pescare nel 69 con una cannetta di bamboo regalata dalla nonna e una scatola di pasticche Valda dove teneva i cagnotti donati da un vecchio pescatore. V: Ciao Raul, grazie di avermi ricevuto. So che sei molto preso per l’uscita del tuo nuovo romanzo “Il regno degli amici”. A proposito, come sta andando?
R: Molto bene, sono contento, belle recensioni… Forse è quello che è piaciuto di più. V: Ne farai altri?
R: Mi sono prefissato di pubblicarne venti prima di morire e questo ormai è il tredicesimo... Che ne dici, è il caso di rallentare? V: Quanto ci metti a scrivere un libro?
R: Tre mesi circa: un mese per impostarlo e un mese per la prima stesura. Un altro mese per ripensamenti e correzioni. V: Parlami del noir come genere letterario, di cui sei uno dei massimi esponenti.
R: Il mio genere è piuttosto il “post noir”: racconto storie con molta suspense dove però non c’è il classico investigatore, l’indagine, quindi non siamo nel poliziesco tradizionale. Sono storie di persone normali alle quali capitano cose straordinarie. Edgar Allan Poe è l’ispiratore. Qui in Pipam ho trovato un lettore eccezionale in Anar, che credo abbia letto tutto quello che ho scritto, incluse le relazioni delle assemblee condominiali. V: Il tuo romanzo preferito?
R: Fra i miei? Forse proprio “Il regno degli amici”. Sull’Adda a Spino nel 2010, fotografato da Roberto Nistri, famoso naturalista, per il progetto intitolato “Nel selvaggio mondo degli scrittori”: cento ritratti di autori ripresi nel loro “ambiente naturale”. V: Quando hai iniziato a pescare?
R: Da bambino. Mi ricordo ancora la mia prima uscita: ho preso una scardola e quattro triotti. Da ragazzo pescavo sempre in lago. Pensa che la fascinazione dell’acqua ferma, nella prima parte della mia carriera di pescatore, è stato un problema, perché è con la corrente che si impara davvero a pescare. Nel 83 sono andato per la prima volta in fiume. Quando ho cominciato a catturare temoli, fario e marmorate…allora si che è nata la mia passione per la pesca. Quello che ha guastato la mia crescita di pam è stato pescare sempre da solo e pretendere di imparare leggendo libri. Io, l’acqua e i libri. Uno dei miei mentori è stato il Ghila, ma purtroppo l’ho conosciuto tardi. Ho un progetto: realizzare con lui un libro-intervista per mettere nero su bianco le straordinarie intuizioni di questo grande pescatore. Mi sa che l’inverno prossimo lo facciamo. V: C’è molta pesca nei tuoi scritti……nel romanzo “La perfezione” ad esempio, oppure in “L’Esistenza di Dio”, ma sempre, se mi permetti, abbinata a personaggi truculenti ( il killer olandese….il galeotto uxoricida…)…solamente Valli, nell’ultimo tuo lavoro, è una presenza dolce e rasserenante.
R: L’olandese è il male puro, una macchina per uccidere. Ho pensato alla pesca per ingentilirlo. La mosca è il simbolo dell’amore che non manca nemmeno in lui. L’uxoricida è un personaggio completamente diverso, forse quello che preferisco. La mosca per lui è la vita, l’amore per la vita: infatti quando va a Bereguardo all’appuntamento dove sa che l’ammazzeranno, si porta la sua Hardy in bamboo, la spezza e getta i monconi nel fiume. Questo gesto rappresenta il suo addio al mondo. Valli invece è la mia Valeria! Ecco l’apprendistato di Valeria: prima un po’ di presa di confidenza con le creature del fiume tramite le esche naturali. Qui un barbo dell’Adda tutto d’oro, preso a legering nel 2011. Poi un po’ di esercizio di lancio sul fiume, per ora senza giubbetto. V: Omonima e pescatrice a mosca….mi è già simpatica. Hai una foto?
R: : Certo che si…eccola! V: Orpo, pure carina!
R: Be’ non siamo al mondo solo per soffrire E infine ecco la “moschettiera”, come l’ha ribattezzata Sandro Ghilardi, che annoda l’esca, ormai abbigliata a dovere e consacrata alla temibile religione dell’”only dry”. Sesia, giugno 2015. V: Ho letto che molti anni fa, nell`89, per noia della mosca, ti sei messo a pescare a roubaisienne!
R: Vedi, quando sono arrivato alla mosca non avevo ancora fatto il pieno di belle esperienze con le esche naturali, come capita di solito. Dall’ 84 all’89 ho pescato solo a mosca, ma proprio in quell’anno lessi un articolo su “Pesca In” riguardante il legering, il waggler, la roubaisienne, queste nuove tecniche affascinanti. Ho avuto una crisi tardiva di vocazione. Durante tutti gli anni 90 ho saldato i conti con la pesca-pesca, quella pesa, spessa, quella delle pasture per intenderci….quindi pighi, barbi, savette, cavedani…poi sono finalmente rientrato. V: Qual è la pesca che preferisci?
R: Secca e sommersa, anzi….secca in acqua ferma (in lago a cavedani e scardole ad esempio) e sommersa in acqua corrente. Situazione ideale: il fiume o il fondovalle largo dai 20 ai 50 metri, col filo di corrente al centro e l’acqua ferma sottosponda, dove gli spider rallentano, invitanti, finché arriva la botta. Una bella iridea sul Tolminska. V: Il pesce che vorresti prendere?
R: Ti sembrerà strano ma non ho ancora preso un bel salmerino….e un grosso temolo. Se potessi scegliere….direi over 50 centimetri. Sinceramente però il pesce grosso non è il mio mito e non è un obiettivo che abbia mai influenzato le mie scelte tecniche o di itinerario. Una bella giornata di pesca con un giusto ritmo di catture di media taglia per me è il piacere puro. Non so se capita anche a te, ma a volte scelgo deliberatamente di mettermi in un posto dove ci sono prede meno pregiate per poter pescare in pace. Fra la solitudine e l’affollamento scelgo sempre la solitudine, anche a costo di prendere meno. V: Preferisci la pesca in caccia o su bollata?
R: A secca in caccia e sempre sul lago. Vicino alle alghe, alla battigia. Uso di solito la mia fida 8,6 piedi # 4, leggera, nervosa, e sono felice! Le sorprese della sommersa su un fiume del piano: un cavedano prende la Blue Dun di punta, due persici abboccano alle Partridge & Orange sui braccioli! Una delle catture più curiose della mia vita. V: Ho letto che la ninfa non ti piace…comunque il trd che hai aperto su Pipam “Dry vs Ninfa, qualcosa di originale” ha fatto 263 interventi! Non male per un neofita del forum e un argomento cosi “incendiario”.
R: La ninfa non si discute: è stata la vera novità recente nella nostra pesca e ha fatto una salutare flebo a un mercato esangue. La ninfa mette in crisi noi “tradizionali” perché in certe situazioni i ninfaroli prendono MOLTO più di noi. I ninfaroli invece dovrebbero riconoscere che nella grande tradizione della pesca dry/wet c’è un deposito di cultura imperdibile. Mi farebbe paura che un ragazzo iniziasse a ninfa. Ma nello stesso tempo ti dico che si dovrebbe, nella differenza, trovare un punto d’incontro. Comunque, ho fatto un’esperienza recente della potenza d’urto della ninfa: con Valeria dopo Ferragosto siamo andati a Villa Marinotti, dal grande Angelo Piller. I primi tre giorni abbiano pescato a secca (in posti difficili e con un tempo infame) prendendo, in totale, quattro trote e un temolo: una media sotto le due catture al giorno. L’ultimo giorno, su insistenza di Angelo che ci ha spiegato il suo personale approccio alla ninfa corta, abbiamo cambiato e a fine giornata avevamo totalizzato ventuno trote e un temolo! Va bene che non si va a pesca solo per prendere pesci, ma è difficile far finta di niente davanti a un rapporto di 10 a 1, tanto più che ci siamo anche divertiti moltissimo. Una “marmoratella” ingannata anch’essa dalla Blue Dun. V: Un rimpianto?
R: Ti racconto un aneddoto. Nel 98 stavo pescando a Pavia, noto regno di professori a passata. Io entro a legering e comincio a catturare molto. Un ragazzino, poco distante da me, aveva individuato in un vecchio austero il suo maestro. Si capiva che da tempo lo stava seguendo e che il vecchio gli stava impartendo, in modo un po’ burbero, i suoi insegnamenti. Senonché il ragazzino si accorge che io sto prendendo molto più del suo mentore. Comincia a guardarmi e a distrarsi dagli insegnamenti del vecchio. Con le mie catture a raffica avevo disturbato una scena bellissima di trasmissione di valori da un anziano a un giovane, cosi rara ai nostri giorni. Il ragazzino ammirava il vecchio ma ecco che arrivo io con il mio stupido pasturatore a macinare pesci su pesci, come per dimostrare che i suoi insegnamenti sull’arte della passata erano obsoleti….mi sono vergognato davvero tanto. Ho messo via tutto e me ne sono andato. Forse questa scena simboleggia in qualche modo anche il conflitto ninfa-secca. V: Ti mangi qualche volta un pesce?
R: E’ molto tempo che non lo faccio…quello poi preso a mosca, mai ! Con il no-kill il pescatore esprime una contraddizione lacerante, dolorosa. Perché il suo atto nel catturare è amore per il pesce, ma al tempo stesso è un gesto violento: l’uomo esprime quasi sempre l’amore in modo invasivo e violento. Questa è la cosa più difficile da far capire ai non pescatori. Noi siamo animali esploratori. Il contatto con quel mondo sommerso, lo possiamo fare in quel modo soltanto. La pesca è l’unico modo per avere un rapporto fisico con questo mondo che sta al di là della superficie dell’acqua. I pesci oltretutto sono in fondo a quella piramide di vicinanza e di identificazione composta dai mammiferi, dagli uccelli, insomma da tutti quegli animali a sangue caldo e che provocano maggior simpatia in chi non pesca. L’acqua d’altronde è un simbolo forte, è il liquido amniotico da cui siamo nati come individui e da cui è nata la vita sulla terra. E’ come se noi angler avessimo il coraggio di indagare il nostro stesso inconscio, col semplice atto della pesca. V: Quanti giorni dedichi alla pesca ogni anno ?
R: Guarda, tengo un diario con tutte le uscite di pesca… aspetta che controllo. (n.d.r.: Raul conserva su uno scaffale tutte le agende dal 1977) Ecco: 31 dicembre 2014, 54° uscita. V: Non male Raul per “uno di città”…abbiamo avuto la stessa idea, anch’io tengo un’agenda con tutte le uscite. Ci metto il posto, la tecnica, la temperatura dell’acqua e come è andata. Il tuo sogno nel cassetto ?
R: Rivedere i fiumi di 40 anni fa. Ma già che mi parli di sogni: io sogno l’acqua e la pesca più di ogni cosa. Più del lavoro, della morte, del sesso. V: Hai mai pescato in acqua salata?
R: Mai! Fiume Oglio, gran bel temolo salito sull’immancabile Blue Dun a due metri da riva. Notare gli occhi sbarrati del pescatore, che mai si sarebbe aspettato tanta grazia e di conseguenza esibisce una faccia da babbeo… …visto che la taglia media delle sue catture nobili casomai è questa, almeno sul torrente. V: Ti piace costruire?
R: Nell’ 84, su suggerimento di Renato (n.d.r. Renato Malaspina) il commesso di Ravizza… V: Scusa se ti interrompo Raul…bravissima persona Renato!...dicevi…
R: Sì, Renato è stato il primo di una serie di negozianti di mosca onestissimi e generosi, che mi hanno sempre dato suggerimenti preziosi senza mettersi con me, cliente, in un’ottica solo commerciale; lo stesso vale infatti per il già citato Ghilardi, Mauro del Martin Pescatore di Darfo e altri. Renato, dicevamo, mi consigliò di andare al Fly Fisher. Avevo però una scarsissima manualità e ho piantato lì immediatamente. E poi stando troppo tempo al PC, devo spaziare, devo uscire e il tempo inchiodato al morsetto non fa per me. V: Che altri hobby hai oltre la pesca?
R: Gli scacchi, sono stato vice campione italiano juniores tanti anni fa. Le due mie grandi passioni arrivano dagli zii paterni forlivesi: la pesca da uno, gli scacchi dall’altro. Infatti nei miei romanzi gli zii sono sempre delle belle figure. V: Anche lo zio Rainer nell’ultimo romanzo…
R: Un genio! V: Domanda di cultura pam….la March Brown è la ……?
R: Rhithrogena. V: Domanda adesso invece di cultura generale,–“ Tityre, tu patulae… continua tu adesso!
R: …recubans sub tegmine fagi! V: Grande Raul, ero certo che non potevi cadere su Titiro e Melibeo! (n.d.r.: questa Bucolica di Virgilio è stato il grande tormentone di chi ha fatto gli studi classici negli anni 70)
R: Se mi chiedi l’attuale formazione dell’Inter, che in teoria dovrebbe essere la mia squadra, mi metti più in difficoltà. V: Secondo te, la pesca a mosca è di destra o di sinistra?
R: Di destra perché sottolinea elementi di tradizione, di conservazione e la struttura è ancora elitaria: è sempre stata la pesca dei “signori”. D’altro lato i pescatori a mosca sono più progressisti di quelli delle esche naturali, questi ultimi solitamente più rozzi, con meno senso civico e meno coinvolti in temi ecologici, tipici elementi questi appartenenti a un certo mondo di sinistra. V: Un pensiero o un augurio per gli amici di Pipam?
R: Un giorno, qualche anno fa, cercavo informazioni sulla pesca a Rivolta d’Adda e mi sono imbattuto nel vostro sito. Non l’ho più lasciato! Mi piacerebbe che fossimo più uniti e il post su dry/ninfa esprimeva questo desiderio. Ogni tecnica di pesca ha le sue difficoltà e la sua dignità e bellezza, ma solo la mosca ha una storia e una cultura. V: Valeria è iscritta a Pipam?
R: Non ancora…. V: Bene, iscrivila, le quote rosa da noi sono piuttosto scarsine.
Scusa Raul, una domanda un po’ personale…mi spieghi il tuo successo con le donne? Le fai ridere? Le ascolti? Queste sono tutte cose che fanno impazzire il gentil sesso. R: Sacrosanto quello che hai appena detto sull’ascoltare, anche perché le persone e le loro storie mi incuriosiscono davvero sempre, maschi e femmine. Comunque il fascino dello scrittore esiste, e agisce ancora di più se uno non ha l’aspetto emaciato o sfasciato che di solito si attribuisce agli intellettuali. Io mi tengo abbastanza in forma – anche grazie alla mosca! Nelle classifiche degli scrittori fighi finisco sempre piuttosto in alto… ma la verità è che sono gli altri a essere quasi tutti messi male. E’ una vittoria facile. Valeria libera una bella fario presa a secca nell’acqua non proprio cristallina dell’Ansiei. Ma i veri successi sarebbero arrivati con la ninfa… V: Ho visto la sbarra agli stipiti della porta…
R: Si, e ho anche i pesi li nell’angolo. Sai, noi siamo anche un corpo. Siamo anzitutto un corpo. V: Un’ultima domanda…mi ricordo di un tuo vecchio post sul forum…con che canna vorresti farti seppellire?
R: Forse con la Sage SP 8,6 #5…ne avevo comprate addirittura due identiche a fine anni ‘90… magnifiche, leggere, nervose! V: Grazie Raul della bella serata, molto stimolante e simpatica. A rileggerti su Pipam.
R: Grazie a te Vale, a presto… sul fiume. Valerio Santagostino (BALBOA)
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