Walter Bartellini
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Le INTERVISTE di PIPAM
di Beppe Saglia
Quattro domande a: WALTER BARTELLINI
Tutti i flyshop del mondo hanno un odore particolare, di piume, di canfora, di resine epossidiche o di chissà che, ma il soave profumo del negozio di Walter era unico e indimenticabile.
Walter Bartellini è uno dei pochi esempi di “Indipendenza di idee” che il nostro paese possa vantare. Walter Mariuccia e cagnetta nella casa di Cuneo
Qualche ricordo da Pipam, raccolto qui e là… Che ricordi! Sono stato un assiduo frequentatore di P.zza Savoia per un bel po’ di anni! La maggior parte di noi, ha celebrato il “battesimo delle piume” proprio nel mitico negozio dei Via della Consolata. Più di 20 anni fa, ancora studente universitario, passavo ore nel negozio di Walter ad ascoltare i suoi consigli e a spendere i miei pochi risparmi in ami, piume e peli vari... Che tempi quelli di Walter e della sua Signora in Piazza Savoia................! Non c`era niente di più bello che entrare in quel negozio per un pescatore a mosca, era un momento magico per la pesca a mosca, arrivavano continuamente nuove informazioni, si evolvevano tecniche, materiali, conoscenze. Walter Bartellini montava moltissime canne e tutte di ottima azione e fattura Mariuccia al morsetto, quante migliaia di mosche ha fatto, non senza prima offrire e tutti i clienti un buon caffè!
Walter e Mariuccia mi accolgono nella loro bella casa in pieno centro storico di Cuneo (“mi son sempre piaciute le pietre vecchie” mi racconterà di li a poco), dove vivono serenamente la loro vita da pensionati, dopo aver lavorato per una vita nella bottega di Piazza Savoia a Torino, in quello che è stato di certo il più caratteristico e frequentato centro di diffusione della pesca a mosca piemontese del secolo scorso.
B: Perché sei finito a Cuneo?
W: Ho sempre preferito i torrenti cuneesi, meno frequentati e meno inquinati di quelli torinesi e con più pesci; poi a Valdieri ho trovato moglie. B: Ma Mariuccia ha un accento torinese inconfondibile… .
W: Vero, è torinese come me, ma non ci fosse stata la spiaggia di Valdieri non ci saremmo mai incontrati. B: Ehh!!!??? La spiaggia a Valdieri???
W: E si! 50 e più anni fa il Gesso era largo tre volte quello che è adesso e c’erano bei tratti di sabbia fine sulle sponde, dove d’estate si andava a prendere il sole. E’ su una di quelle spiagge che ci siamo conosciuti. Prima siamo diventati amici, poi una volta ritornati a Torino ci siamo rincontrati ed abbiamo iniziato la nostra storia insieme. B: Tu che ci facevi in Gesso *8)) ?
W: Stavo in un bell’albergo. Tutte gli anni a giugno. Per quindici giorni l’anno. Ogni sera alla 17.00 uscivo a pesca e ritornavo alle 21.00 portando mediamente 20 trote all’albergatore che scrupolosamente annotava tutto e poi me le scalava dal costo della pensione. In pratica con la pesca ho sempre soggiornato gratis. A volte addirittura pagando in trote anche i 15 giorni successivi di mia sorella.
B: Alla faccia del NO KILL!
W: C’erano tanti di quei pesci … . B: Ora invece?
W: Ora è una necessità. Anche se dopo tanti anni che se ne parla ancora non lo si fa bene. Fa pena vedere pesci dalle mandibole massacrate da ami con ardiglione o pesci ricoperti di saprolegna solo perché non sono stati manipolati correttamente. B: Altri ricordi della pesca in provincia di Cuneo?
W: Beh si tantissimi. Che temoli che c’erano! Argentati e con le striscioline gialle dorate. Forti. Capaci di resistere immobili in correnti che ti avrebbero spazzato via, e pronti a salite improvvise per ghermire un moscerino. Poi arrivarono i pescatori da fuori regione, per lo più a piombo lungo (camolera) e fecero stragi portandosi via decine di chili di pesci. Senza contare che già allora c’erano i bracconieri locali con le loro reti.
Ma i fiumi erano talmente vivi che riuscivano a sopperire. Al limite si vedevano variare le popolazioni. Se diminuiva il temolo aumentavano le trote e viceversa. B: E con cosa li insidiavi? Con i tuoi magici spider??
W: Anche ma non necessariamente. A sera usavo grosse sedge chiare. E per i temoli una moschetta fatta con due semplici codine divise, un corpo in seta chiaro e un ciuffetto di antron bianco. B: E col lancio che rapporto avevi?
W: Normale. Cioè tipico di un autodidatta che però, per aver letto molto e per fare un certo lavoro, la teoria la sapeva abbastanza bene. Tant’è che non poche persone a cui ho insegnato i rudimenti del lancio mi dicevano: “Walter perché spieghi in un modo e poi lanci in altro?” B: Sembra tutto facilissimo. Cappotti mai?
W: Altroché. Ricordo quindici giorni sul Resia con una sola trota in due! Scoprimmo poi che una grossa frana avvenuta poco prima aveva di fatto intasato tutte le pozze del fiume. B: Ed ora?
W: Ora basta. Dopo gli 80 anni frequentare torrenti alpini è diventato difficile e soprattutto rischioso. Basta una radice per fare cadute drammatiche. Chissà forse trovassi qualche posto più a valle con ghiaia piccola e regolare…. Walter al Langhe & Roero Fly Club
Nel suo studio
B: E cioè?
W: Cioè… occorre prima di tutto crederci. Se non ti piacciono le mosche che hai sei già sconfitto in partenza. La convinzione in ciò che si usa è fondamentale! B: A che età hai iniziato a pescare?
W: A 15 anni, con mio zio, mi portava nei laghi vicino a Torino. Sughero piombato con le 5 moschette, poi è arrivata la mosca. B: Dai dai racconta.
W: Grazie ad un vecchio pescatore ho imparato a costruire le prime mosche, rigorosamente a mano senza morsetto ne bobinatore. Cercavo con mille difficoltà materiali che spesso trovavo solo all’estero, li provavo personalmente, perché già ai tempi circolava parecchia porcheria. Io negli anni sessanta facevo l’artigiano e contestualmente fornivo di mosche l’unico negozio che c’era allora in Torino, quello di Tomasi. Prima solo di mosche, poi sfogliando i pochi cataloghi esistenti, alla comparsa della fibra di vetro, iniziai a montare le prime canne, già allora provenienti dalla Cina. Poi seguì l’apertura del negozio con Felizzato Una scatola di mosche da pesca del giubbotto di Walter Il nuovo angolo di costruzione e di meditazione B: Sodalizio che durò poco tempo …
W: Normale quando non c’è una ripartizione corretta dei ruoli… B: ?
W: Uno chiacchiera e uno lavora! *8)) B: E quindi sei finito in Piazza Savoia. Dove hai trovato quella splendida cassettiera in legno, scrigno di preziose piume, che è un po’ l’icona del tuo negozio?
W: Rilevai il negozio da un elettricista per meno di 4.000.000 di £ arredo compreso (da solo ne valeva di più…). Peccato che… B: Peccato che?
W: Con l’apertura del negozio finii praticamente di andare a pesca…. B: Ma sei finito su guide internazionali di mosche e su libri letti in tutto il mondo.
W: E’ una bella soddisfazione. In fondo ho solo saputo miscelare le vecchie tradizioni della sommersa con un po’ di fantasia, un po’ di entomologia, e con i nuovi materiali, sete fluorescenti e filanche, rigaggi, testine a colori contrastanti e via sperimentando! B: La tua mitica filanca.
W: Ne facevo arrivare grosse bobine dall’estero, poi la dividevo, la tingevo e la riavvolgevo sui rocchetti per la vendita. Materiale eccezionale con una flessibilità che ti consente di ottenere conicità perfette. Mi è sempre piaciuto tenermi aggiornato sui nuovi materiali. Come il primo nylon rigido da cui ho elaborato un mio finale a nodi che ha avuto largo seguito. B: E adesso costruisci ancora?
W: Fin che mi inviterai alle serate del tuo splendido Club mi devo tenere allenato! Seriamente… ogni volta che voglio davvero rilassarmi e non pensare a nulla, scendo un piano di scale e mi metto al tavolo di costruzione. E’ stata la mia vita e continua a piacermi davvero tanto! B: Un rimpianto?
W: Non aver imparato a costruire i cestini in vimini. Ho fatto tutto, mosche, canne, guadini, ma mai i cestini. B: Un pensiero bello?
W: Essere stato uno dei soci fondatori del C.I.P.M., credo il primo vero Fly Club Italiano. B: Un pensiero bellissimo?
W: Essere l’unico socio fondatore ancora in vita! *8)) Alcune immagini di Walter al morsetto.
Beppe Saglia (Beppe S.)
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