SCREEN

Layout

Cpanel

Franco Fumolo

Le INTERVISTE di PIPAM
di Valerio BALBOA Santagostino

FRANCO FUMOLO



Il nome Franco Fumolo è da anni sinonimo di avventura e di viaggi.
–“ Al centesimo ho smesso di contarli”-, mi ha confidato durante l’intervista. Vedete un po’ voi!
60 anni di Pallanza (VB), agente nel campo dell’ottica per una quindicina di anni, Franco da 35 anni si dedica quasi totalmente alla pesca. Si concede quindi una decina di anni sabbatici per girare l’orbe terraqueo e diventare l’esperto che è oggi.
Collabora poi con Avalon ( www.cubanfishingc enters.com ), una società che gestisce dei centri di pesca a Cuba: dapprima diffondendo la pesca a mosca negli splendidi Giardini della Rejna, in seguito all’isola della Gioventù e successivamente rilevando la gestione di Cayo Largo.
Così per alcuni anni, poi, ai giorni nostri, Franco passa ancora 4-5 mesi a Cuba, principalmente ai Giardini, per istruire le guide, controllare il parco mezzi, l’andamento dei lodge in generale, etc…
-“ Pensa che le prime guide che abbiamo avuto erano pescatori di palamiti, nasse e reti. Adesso abbiamo uno staff al top del livello mondiale della mosca”- mi dice fiero del suo lavoro.
Immensa la sua biblioteca e famosi i suoi articoli per l’acume e il coinvolgimento del lettore: Pescare, Pescare MS , Fly Line , Pesca mosca e spinning, sono solo alcune delle testate sulle quali ha scritto, più molti altri articoli di svariati argomenti.
Franco è un personaggio che unisce una vita avventurosa al rigore di grandissime capacità tecniche.



V:  Avalon, Franco, bel nome davvero.

F:  Un po’ inflazionato, comunque “L’isola delle mele”, è l’isola misteriosa in Britannia dove la leggenda dice sia sepolto Re Artù…

V:  Quando hai iniziato a pescare?

F:  A 8 anni nel lago Maggiore: cavedani, scardole e alborelle. A 12 la folgorazione del torrente e via..
A mosca, a 20 anni. A salmoni sul Tweed, con Strozzi e Rancati, ….bel battesimo !

Sul Toce

V:  Mizzega Franco, subito cosi pronti via con due grandi !

F:  Si, ho pescato con loro sulla mitica Junction a Kelso….. e poi, subito dopo, Islanda, Austria, Slovenia, Irlanda, Sud Africa, Patagonia, Australia…. dappertutto…

V:  La folgorazione con l’acqua salata?

F:  Trent’anni anni fa alle Bahamas o in Belize, non ricordo bene quale prima …poi Los Roques, Cuba e tutto il resto.

Poling a Cuba

V:  Qual è la pesca che preferisci?

F:  Alla trota sui torrentelli natii e prima, in assoluto, il salmone atlantico.

Sul Varzina, a Kola…

V:  Parlami del salmone atlantico, per il quale nutro anch’io una grande simpatia.

F:  Potendo scegliere: canna a una mano, a secca, acque limpide con salmoni freschi. Mi è sempre piaciuto pescarlo a vista, farlo salire sulla mia mosca. Il salmone atlantico è quasi sempre un azzardo. Pesce difficilissimo. Se li peschi a vista, vedere un “taker” cui fremono le pinne o che scarta, anche se di pochi centimetri, è adrenalina pura! Quando poi lo prendo e ho la consapevolezza di averlo preso perché ho fatto la cosa giusta, è una soddisfazione enorme. Raramente, ma ogni tanto capita. Una volta ho avuto una percezione, quasi paranormale, che qualcosa fosse successo sotto l’acqua. Quindi lì ho insistito di più. E dopo è uscito un Salar enorme, quindi la sensazione, e il fiuto, erano giusti.

…e sul Varzuga

V:  Non sono però molti i posti dove si possono pescare a secca….

F:  Quasi tutti i fiumi d’Islanda, qualche fiume a Kola, e in Labrador, sul Flowers River o sull’ Eagle, dove ho preso il mio primo a secca. Ho usato spesso il bomber, la Green Machine e la tecnica del riflehitch o “skated-fly”, e poi sul Varzina e sul Varzuga….

V:  Dovessi sceglierne uno?

F:  L’Umba, una settimana e una ventina di pesci attorno agli 8 chili a secca, acque limpide…che viaggio indimenticabile !

Sull’Umba, sempre a Kola

V:  Salmone del Pacifico o dell’Atlantico allora?

F:  In Alaska ci sono andato sedici volte inseguendo i salmoni del Pacifico. I fiumi di solito sono opachi o fangosi per il disgelo, poi peschi sotto, quindi con code affondanti e questi pesci, tranne forse il Silver, non tirano tanto. Il King è come recuperare un copertone: tira perché è grosso e si mette in corrente, ma non salta né fa veloci fughe. Poi l’idea che muore, mha…non so… Sono andato tante volte comunque prima di stancarmi. Da quelle parti una menzione speciale la meritano le steelhead, possibilmente a secca. E poi le grosse trote rainbow, parlo di pesci dai 4 agli 8 chili. Quelle che stanno in mezzo ai salmoni, perché li seguono per mangiarne le uova. Sono incredibilmente selettive: riconoscono le dimensioni e il colore delle uova del salmone che in quel momento sta deponendo. In un attimo ti tirano fuori 70 metri di lenza… Invece del Salar non mi sono mai tolto la voglia, nonostante ne abbia catturati centinaia. Un pomeriggio, ricordo, ne ho presi otto di fila, ma volevo continuare comunque. Sai, non ho mai avuto la sensazione di aver scoperto il trucco definitivo, di poter dire “basta!”

Un Sockey e un Silver, in Alaska

V:  Il pesce che ti ha lasciato il segno invece?

F:  Senz’altro qualche salmone molto difficile. Ad esempio una volta ho visto due salmoni salire sulla mia secca e darsi una craniata a vicenda senza prenderla. Ovviamente dopo un’ora che tentavo e ritentavo, cambiando mosca su mosca.

Char in Alaska

V:  Incredibile! E il pesce che ti manca?

F:  Il Dorado, mi manca. Mi piace proprio esteticamente. Inoltre amici argentini mi dicono che è molto combattivo. Sarebbe giusto per appagare una curiosità.

V:  Secondo te che differenza c’è tra un pescatore americano e uno europeo?

F:  Ho pescato con molti inglesi ed americani famosi: Lefty Kreh, Jim Teeny, Randall Kaufmann, Michael Shepley, Jeffrey Cardenas, George Anderson, la famosa guida dello Yellostone. Mel Krieger l’ho conosciuto invece in Italia. Con Mario Riccardi ci sono stato un paio di volte in Alaska, mentre diverse volte con Franco Alinei su fiumi Nord-Europei. Per gli americani generalmente il “punteggio” è più importante. Diversi modi di pescare e di vedere la pesca.

In Islanda sul Nordura

V:  Come pescano?

F:  Quelli che ti ho detto sono tutti “top”, fortissimi in azione, e tutti super pignoli. Sono dei perfezionisti: una limata sempre all’amo prima di lanciare, controllo maniacale dello shock leader, etc…
Ma comunque, il migliore che ho conosciuto, per il salmone, è stato Pierino Strozzi. Un paio di gradini sopra tanti osannati scozzesi o americani. Ti confesso che anche il Silvano Capra è fortissimo in ogni genere di acqua. Gli italiani comunque sono molto tecnici, super attrezzati, generalmente grandi lanciatori, ma accettano poco il fatto di essere “guidati”.
Adesso ti dico un paradosso. Il grande pescatore di trote spesso non è un buon pescatore di salmoni. Il salmone non sta dove sta la trota, non si ciba come la trota. Molte volte la moglie o la fidanzata prende più del pescatore esperto (di trote). Lui inconsapevolmente insiste in certi giri d’acqua o certe correnti per ataviche abitudini, mentre il novellino sonda più acqua, lancia meccanicamente ovunque, o dove il ghillie gli dice di lanciare…. e prende il salmone che l’altro non ha “cercato”.

A pescare sull’Eagle, in Labrador

V:  Come vedi la pesca a mosca in Italia?

F:  Ho l’impressione che la maggior parte dei pescatori a mosca si senta di appartenere a una piccola elite, e questo in generale fa vedere le cose in maniera particolare. Esempio: appartengo a qualche associazione, ma noto che non ci sono contatti dei moschisti con gli altri. Non c‘è scambio, manco quattro chiacchiere….

V:  Però neanche gli altri si sciupano troppo con noi...

F:  Hai ragione, però la storia insegna che sono sempre state le elite ad insegnare e formare gli altri. Mi spiego : considero certamente il pescatore a mosca un pescatore più evoluto e aperto a certi temi, quindi deve essere lui a divulgare il pensiero…

V:  Ho l’impressione però che non frequentiamo le stesse acque…

F:  Verissimo anche questo, però tra associazioni si dovrebbero avere degli scambi. In fondo vogliamo tutti acque più pulite e con più pesci. Questo è l’obiettivo comune e che va sempre tenuto presente.

…e sul Flowers

V:  Cosa fai ora nel campo della pesca a mosca?

F:  Vivo di pesca a mosca ma sopporto a fatica il lato commerciale della mia attività, anche se ovviamente ne sono dentro. Mi va bene istruire le guide, molto meno dover andare in giro per promuovere il prodotto. Per fortuna ho soci che si occupano di questo. Per qualche mese all’anno seguo la parte pesca nei centri a Cuba, l’approvvigionamento materiali, la ricerca e l’esplorazione delle nuove zone di pesca, etc…

V:  Hai viaggiato dappertutto, ma il paese che ti ha lasciato il segno?

F:  La Terra del Fuoco, il Sud dell’Argentina, a trote di mare. il Rio Grande, il Rio Gallego e altri piccoli fiumi “nei paraggi”. Anche naturalmente l’Islanda, ed entrambi i luoghi più per i paesaggi mozza fiato che per la pesca …

In Argentina

V:  Preferisci la pesca secca o la ninfa?

F:  Quando prendo in mano una canna da mosca per “diletto” pesco quasi esclusivamente a secca. Ma non ho preconcetti di sorta. Pesco anche a streamer qualche volta. Altrimenti pesco a verme, figurati….
Ognuno è libero di pescare come vuole: deve essere un divertimento… ed ognuno di noi ha un concetto diverso di divertimento.

In Terra del Fuoco

V:  Una vita dedicata alla pesca, sei stanco o stufo?

F:  No, della pesca assolutamente no, della mosca un pochino…. forse l’errore è quello di averla resa una professione. Però…sai….i casi della vita.

V:  Un rimpianto?

F:  Nessuno…anzi scusa, uno, la caccia: mi sarebbe piaciuto farla. Nel modo giusto, cominciando però da ragazzo.

Record! 33 chilogrammi….

V:  Pelo o piuma?

F:  A pelo e quindi a palla. Cervi, camosci, caprioli, dalle mie parti, in sintonia con natura e montagna. Ho fatto qualcosa in Scozia in battuta e a Cuba d’attesa. Tutte cacce a pallini, ma non mi hanno né convinto né coinvolto. Mi sarebbe piaciuta invece la caccia di ricerca, a binocolo, premio anche per lo sforzo fisico.

V:  Un ‘emozione?

F:  Quando incroci un branco di tarpon, lanci e ne vedi uno che si stacca e comincia a inseguire la tua mosca. Esattamente come la bollata sulla secca o lo strike del salmone.

V:  Domanda che ormai faccio sempre: cosa pensi del No-kill?

F:  All’inizio assolutamente si, totalmente favorevole. Ora le mie posizioni sono leggermente cambiate. Vai nelle riserve con questi pesci presi e ripresi e, secondo me, diventa una pesca falsata. Io non mangio pesce, ma il catturare e il mangiare un pesce fa parte un po’ della liturgia della pesca. Mi spiego. Imbrocco una giornata difficile. Ecco, trovo giusto tenere magari quei tre pesci che mi hanno fatto divertire e sudare.
Un’altra situazione dove tengo il pesce è questa: una trota grossa, metti 35-40 cm presa in una piccola buca. Sono sicuro che mi mangerà quelle che seminerò, e quindi la porto a casa.

Bone a Cuba


V:  Ho sentito dell’incubatoio.

F:  Con un’associazione di volontari, 4-5 persone che si occupano di tutto, curiamo un incubatoio dove produciamo la marmorata del bacino del Verbano. Di base vive nel lago Maggiore e risale per riprodursi nel Toce (e negli altri immissari). Inoltre produciamo anche le mediterranee. Sono fario di un antico ceppo autoctono. Nell’incubatoio, che si trova a Baveno, alleviamo circa 200.000 avannotti. Andiamo a seminarli molto piccoli, appena hanno assorbito il sacco vitellino, e andiamo a portarli fino a 2000 metri d’altezza. Forse è anche per quello che ogni tanto tengo i pesci che prendo. E’ il premio del mio lavoro, la prova che qualcosa sta funzionando. Pensa che trasportiamo gli avannotti con le bottiglie di Coca-Cola, quelle da due litri per intenderci. Hanno un tappo che tiene molto bene. Sai come funziona?

V:  No assolutamente…

F:  Nel tappo inseriamo una valvola tipo quella delle bici. La riempiamo con cinque dita d’acqua e ci travasiamo i pesciolini. Schiacciamo la bottiglia e infine la gonfiamo con l’ossigeno. Ci stanno circa 300-500 avannotti per bottiglia. Cinque-sei bottiglie nel sacco e via, hai un’autonomia di almeno due/tre ore .... li mettiamo sui laterali e in alto.

Permit ai Giardini


V:  Perché questi ripopolamenti?

F:  Un tempo c’erano molti più bracconieri che lo facevano per campare. Certe buche venivano passate periodicamente con le reti. C’erano anche più pescatori, anche con tecniche spaventose, ma erano presenti comunque più pesci. Parlo ovviamente di zone non inquinate. Come lo spieghi questo? La principale spiegazione che mi sono dato è il fatto che le trote si riproducono di meno. Le fario di ceppo atlantico non sono autoctone. Da generazioni vengono allevate in vasche e alimentate a mangimi. Poi probabilmente arrivano da allevamenti che non hanno molto interesse a produrre un pesce che poi si riproduce spontaneamente.
Per questa ragione cerchiamo di sostituire man mano le atlantiche immesse negli anni passati a scapito di quelle “selvagge”, con quelle mediterranee. Quelle che alleviamo sono uno degli antichi ceppi che esistevano in Italia e che si riproducono, pensiamo, naturalmente. Le seminiamo nei torrenti che scendono giù dal Mottarone e man mano in alto nei torrenti del Verbano. Come gli avannotti entrano in acqua, si nascondono subito sotto i sassi e si abituano a mangiare larve e insetti del torrente piuttosto che mangimi.

V:  Quanti giorni dedichi alla pesca ogni anno?

F:  Quasi un centinaio ancora senza contare quelli che dedico per lavoro a Cuba. Per principio non pesco mai, quando sono in Italia, nei weekend. Nonostante il calo dei pescatori c’è ancora molta gente lungo i fiumi.

Flat a Cuba


V:  Preferisci pescare in acqua dolce o acqua salata ?

F:  In questo momento acqua dolce e non a mosca, perché non lo associo al lavoro! Uso il verme, su piccoli torrenti, preferisco acque libere piuttosto che le riserve, pesco da solo, con i miei tempi e in pace con me stesso. Rare volte vado a mosca, in qualche No-Kill o riserva, generalmente più per qualche rimpatriata con amici che per la pesca vera e propria.

V:  Ti piace costruire?

F:  Ho costruito, nel passato, qualche mosca da salmone. Ma in generale, non mi piace, non ho molta pazienza.
Eppoi comperarle fa parte del rituale….. visitare e respirarne l’atmosfera del negozio di pesca locale, chiedere cosa si usa…. spendere qualche soldo…….

V:  Che altri hobby hai oltre la pesca?

F:  Funghi e motoalpinismo. Quest’ultimo retaggio trascinato dall’adolescenza.

Testa di Tarpon


V:  Hai mai dovuto affrontare una brutta situazione durante un’uscita di pesca ?

F:  Una volta stavamo pescando in Alaska e i Rangers sparavano a pallini agli orsi perché avevano cominciato ad attaccare i pescatori. Il giorno dopo siamo tornati a pescare nello stesso posto. Non c’erano i Rangers però, i grizzlies si, incazzati e vendicativi….. Ricordo che sul Talarik stavo slamando una rainbow in mano e girandomi, mi sono accorto che c’era un bestione dietro di me a 3-4 metri. Un’altra volta ancora uno ci ha divelto la baracca. D’altronde se vai spesso a pescare i salmoni, specie in Nord America, devi abituarti alla presenza degli orsi. Gli orsi e i pescatori vogliono la stessa cosa e bazzicano le stesse rive. Altre brutte situazioni sono quando le acque sono impescabili, e l’idrovolante torna a riprenderti solo dopo una settimana. Ci sono anche le settimane con compagnie insopportabili. Forse per quello vado in giro meno spesso.

V:  Cosa ti ha dato la pesca a mosca in tutti questi anni?

F:  Beh, senz'altro il motivo per viaggiare, vedere fiumi e paesaggi splendidi, conoscere personaggi simpatici o strani o comunque interessanti. Eppoi lo stimolo per conoscere di più, per migliorarsi. Ma la cosa più importante senz'altro tanti tanti momenti intimi solo "miei" di deliziosa serenità o di trepidante emozione. Potendo, la ripercorrerei tutta, errori compresi.

V:  Profonda come riflessione. Una cosa più leggera adesso. Che ne pensi delle gare di pesca a mosca?

F:  Direi nè contrario nè a favore. Se alla gente piace misurarsi, ben per loro. Anzi… ripensandoci, favorevole: più gente fa gare e meno stanno sui fiume a farmi concorrenza.

Tarpon ai Giardini


V:  Franco, un’ultima domanda, anzi un pensiero o un augurio per gli amici di Pipam?

F:  Lo leggo ogni tanto sai… Dunque….che si riesca in parte a far tornare i fiumi come erano per riprovare le sensazioni di allora. Ho l’impressione che chi comincia ora sia avvantaggiato per un verso ma svantaggiato dall’altro. Chi pesca oggi sa già teoricamente tutto. Tramite internet, le riviste, i forum, i club, viene guidato attraverso tecniche di lancio, materiali etc.. Questo è sicuramente un aiuto, ma trovare tutto pronto ti toglie qualcosa, ti priva del piacere di sperimentare, di scoprire…non dico che venga falsato. Prendi le riserve per esempio…. sono utili, per carità, per il novizio. Su un fiume normale, in Italia, praticamente non esistono pesci ma, come dire,….i pesci immessi bollano su imitazioni di mangime, non su imitazioni naturali. Capisco però anche che il bello purtroppo in certi casi non c’è più. Quindi vi auguro che qualche fiume torni come l’ho pescato io.

Venezuela


V:  Grazie Franco, sei stato molto gentile a ricevermi in questa bella casa.
Mi hai promesso un’uscita in Val Grande, ...più avanti te la ricorderò.


F:  Grazie a te, ti aspetto


Il suo “regno”, la Val Grande



Valerio Santagostino (BALBOA)