Lia Gariboldi
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Le INTERVISTE di PIPAM
di Valerio BALBOA Santagostino
LIA GARIBOLDI
Milanese doc, un figlio, Carloluca, famiglia di pescatori da almeno un secolo e mezzo, Lia Gariboldi, con il suo negozio Garue, è un punto di riferimento a Milano, e non solo in città. Il bisnonno costruiva in casa canne, reti e lenze in crine di cavallo, dal momento che a quel tempo non esisteva nulla. Il nonno Renzo pescava spesso sul Ticino a Pavia, ed è proprio durante un’uscita sul fiume con dei professori universitari, suoi abituali compagni di pesca, che costoro gli consigliarono di aprire una bottega a Milano. Renzo li ascoltò e il resto è storia di questi giorni. Era l’anno 1885. Il negozio Garue fu anche bombardato durante il conflitto mondiale, ma ovviamente non si arrese mai. Erano gli anni della procida, un’anteprima del nylon, che veniva lasciata a bagno una notte per poterla usare il giorno dopo e produrre lenze.
Attrezzi per intrecciare il crine Prototipo di mulinello che Lia usava con la Valsesiana V: Lia,vieni qui un attimo…che ti devo domandare una cosa nell’orecchio…
Ma quanto sono rompi…. i pescatori a mosca? L: Ma neanche tanto, ti dirò. Ho passato tutta la mia vita qui dentro. Dopo le Orsoline, arrivavo al Sabato per aiutare la mamma in negozio. Ti confesso che ho sempre lavorato bene con gli uomini. Gli uomini sono rompini ma lo fanno per una passione, e sono tutti molto preparati. E da donna, ti dico che le donne, se gli uomini in materia di pesca hanno esigenze 10, loro hanno esigenze 100. V: Dimmi un po’ come nasce Garue
L: Nasce da mio nonno, Renzo, su pressione dei docenti universitari con i quali pescava. Pescavano insieme e gli hanno suggerito di aprire un negozio a Milano. E forse era proprio il momento giusto per farlo perché non c’erano attività commerciali del genere. Una delle prime licenze dell’epoca. Quella di Evangelino Garue, il bisnonno…notate la foto con la canna da pesca sulla spalla V: Ed è sempre stato della tua famiglia, da parte di mamma. Scusa… ma in cinque generazioni ce ne saranno stati di eredi?
L: Ci sono stati molti figli unici …..anche Carloluca… Angelo (ndr: il marito), dirigente d’azienda, si è fatto risucchiare anche lui, come il nonno, dall’attività. E’ stato lui a inserire la mosca. Garue ha venduto anche caccia per un certo periodo, più ovviamente attrezzature per altri tipi di pesca. Il secondo da destra è il papà di Lia V: E la mosca quando fece apparizione?
L: Mio marito si appassionò alla mosca dopo un viaggio di pesca in Scozia. Cominciammo ad importare le prime Shakespeare, poi le Pezon&Michel, le Hardy e infine le Fenwick. Quest’ultime erano costruite a Seattle, nello stato di Washington, famoso per l’industria aeronautica, dalla quale Don Green, titolare dell’azienda, prese sicuramente i materiali più innovativi. Don, dopo aver venduto il marchio ai giapponesi, fondò appunto Sage. Noi siamo sempre rimasti in contatto con lui e prendemmo la Sage fin dai suoi esordi…più di venticinque anni fa. Un cliente di Garue mostra alla mamma di Lia il bottino di una giornata fortunata V: Raccontami della RPL, una serie con una grafite che ha rivoluzionato il mondo delle canne con la loro azione.
L: Ne ha rivoluzionato il mondo perché fino al giorno prima le canne erano solo paraboliche. Ed ecco sul mercato una canna rapida, più reattiva. Una bella rivoluzione! Il modello di punta era la 8.6 # 5. Quante se ne sono vendute! V: E la serie XP?
L: Ottime canne anche quelle….e poi la grafite 3 e, un’evoluzione della grafite 3, ecc,ecc fino ad arrivare alla G5….. V: Che cosa mi puoi dire delle One?
L: Le One sono una grande innovazione. I rodmakers della Sage sono riusciti a togliere materiale (specialmente resina) e a creare una canna quasi tutta di grafite. Il risultato è un attrezzo leggero, ma allo stesso tempo potente, preciso e sottile. Dalla grafite 5, la Sage costruisce solo canne in grafite senza fibra di vetro al suo interno….99% di grafite. E’ uno dei suoi pregi principali. V: Tutte canne di successo. Cosa distingue una canna Sage?
L: I processi di taglio, i profili….sono molto complicati e difficili. Lo sviluppo e l’esperienza di persone come Jerry Siem uno dei migliori designer di canne ad alto modulo al mondo. Poi c’è la qualità del grezzo, della grafite e della resina, il profilo e lo spessore, e in ultimo gli accessori utilizzati. Ma forse la cosa più importante è una coerenza produttiva per tutta la serie. Non dimentichiamo poi che le Sage sono costruite tutte a mano con una precisione maniacale, i dettagli sono unici al mondo. Legature, manici e passanti sempre perfetti. Si prendeva un taxi tutti insieme per le battute di pesca a Ticino V: Lia,dammi uno scoop!
Ma tu hai mai pescato? Perche’ da come parli e dalle cose che suggerisci ai tuoi clienti sembra che l’ultima pescata l’hai fatta ieri pomeriggio. L: Ho sempre pescato, fin da bambina. Seguivo il papà sul Terdoppio, sull’Agogna, sul Sesia, sul Ticino e il Po. Ma allora non c’era internet e neanche le webcam, ne tantomeno i bollettini meteo. Spesso si partiva tutti insieme e dopo aver visto il fiume si tornava indietro trovando situazioni avverse. Ho pescato con la canna fissa, la camolera, la moschera. Ho pescato i barbi a fondo in inverno, i vaironi per imbragarli e usarli nella pesca delle grosse marmorate….Erano le pesche tipiche di quell’epoca. Ho praticato anche la Valsesiana sul Sesia. Al tempo del mio fidanzamento con Angelo, ho frequentato un corso a mosca con Riccardi. Insomma, mi viene d’istinto dire che tutte le Domeniche “andavo sui foss” a pescare. Poi mi sono resa conto che c’erano anche altre cose da fare. Lia Gariboldi a pesca da piccolina sul lago di Viverone …e da ragazza sul Ticino V: Torniamo a Garue. Il negozio ha quindi 125 anni!
L: Si ha 125 anni. Per il centenario nel 1985 abbiamo anche chiesto alla Hardy di farci un mulinello per l’occasione. Mi ha fatto anche piacere essere menzionati nel libro sulle Botteghe storiche di Milano, edito dal Comune. Il mulinello del centenario, vero oggetto da collezione Le simpatiche maniglie del negozio, anche se ristrutturate, sono le stesse da sempre (vedi foto sopra) V: Come vedi la pesca a mosca in Italia?
L: Sono contenta. Ho dei cari clienti, molti dei quali oramai amici, che mi raccontano le loro esperienze di viaggio. Ci metto molta passione nel mio lavoro…e loro la sentono. I nostri giovani vogliono emozioni sempre più forti. Al contrario di te, Valerio, che vai a salmoni, loro vanno a pescare in mare. V: Quindi sai che è dura la pesca al salmone atlantico…
L: Perbacco, durissima. Già all’epoca, Angelo sul Tweed aveva pescato tutta la settimana senza aver preso nulla. Poi finalmente nel pomeriggio di Sabato, l’ultimo giorno prima della chiusura domenicale, ne aveva agganciato uno …da record. V: Un rimpianto?
L: Nulla, Lunedi ero a Ticino ed ero felice. Ho due bellissime nipotine e una famiglia che mi vuole bene. V: Come è cambiata la pesca a mosca rispetto ai tuoi tempi?
L: C’è stata una grossa evoluzione. E’ sempre stata una piccola nicchia e il rinnovo è galoppante. I pescatori a mosca è gente informata, si documenta a fondo, quindi lavoro bene con loro. Se penso a quante mode di mosche ho visto in tutti questi anni! Chamberet, Bresson, Devaux, Sawyer, Wulff, e poi l’epoca del CDC e ora le Chernobyl…. Angelo doveva andare in Francia a Charette a riordinare le mosche dalla vedova di Chamberet, altrimenti non gliele mandava. Le famose serate a tema in casa Gariboldi: da sinistra si riconoscono Angelo Gariboldi, Mario Riccardi, Carlo Rancati, Paolo Reda e Franz Scaramelli V: In tanti anni hai conosciuto molti pescatori/personaggi che sono transitati dal tuo negozio…uno in particolare?
L: Nel cuore ho il Comandante Ballarin. Personaggio carismatico della Milano moucher. Pensa che in un traversata aveva conosciuto Ritz il famoso pescatore… che gli aveva insegnato a pescare a mosca. Era qui tutti i giorni. Scappava di casa e veniva da me. Ho ancora gli sgabelli dove si sedeva. Gioiva a stare in mezzo ai pescatori. Nascondeva la canna sotto la giacca per non farsi scoprire dalla moglie, che non voleva uscisse a pescare, vista l’età e la salute un po’ precaria. E poi Marian Fratnik, Carlo Rancati, Raffaele De Rosa, Mario Riccardi, Francesco Palu… Il Com.te Ballarin, il signore con gli occhiali V: Domanda di cultura generale….sai dirmi in che cosa consiste la tecnica della ninfa?
L: Una volta era l’università della pesca a mosca. A vista, con una sola imitazione, poco piombata, con altre attrezzature, ben meno sofisticate di quelle odierne. Un tempo avevi una canna jolly e,una volta sul fiume, ti adeguavi cambiando il finale e la mosca. V: Ok Lia, mi basta la tua prima frase della risposta per capire che potresti continuare per un bel pezzo…
So che non ami molto il PC e i forum…però sei sempre informatissima su quello che scrivono in Pipam.. L: Ogni tanto mi metto li e leggo…. V: Solo ogni tanto?
L: Ultimamente un pò di più, visto che dovevo fare l’intervista... V: Un pensiero e un augurio per gli amici di Pipam?
L: Li saluto tutti con affetto e ringrazio di cuore i miei clienti, molti dei quali oramai cari amici. Mi hanno sempre sostenuto e continuano a sostenermi con simpatia sportiva……. V: Posso fare un paio di domande a Carloluca?
L: Si certo… V: Allora Carlo, quando molli la professione ( ndr: di architetto ) per dedicarti a tempo pieno all’attività di famiglia?
C: Domanda difficile, te lo dico più avanti V: Come da tradizione, e con codesti avi, avrai iniziato da piccolo a pescare…
C: Assolutamente si, da piccolissimo, con il papà, e fin da subito, a mosca. Carloluca sulla Traun.. …e in un laghetto d’inverno V: Hai viaggiato tanto?
C: Direi di si. Se riesco, e se il lavoro e la famiglia me lo permettono, parto una-due volte l’anno… V: E queste belle bambine seguono le orme paterne?
C: Abbastanza A volte sono più incuriosite dai pesciolini…. V: Cosa preferisci: salt o fresh?
C: Salt, perché non mi devo mettere i wader A parte le battute, mi piace la pesca in mare perché è molto fisica, combattiva, quasi ritmica. V: Il pesce di acqua dolce che preferisci?
C: La steelhead senza ombra di dubbio… V: Dimmi qualcosa di questa mamma straordinaria…
C: Lavora, lavora sempre. E’ una donna molto generosa. Un mito. Chi non identifica la Lia con il negozio? Lei non vuole che lo dica, ma è un’istituzione pure nella via. V: Non fatico a crederlo. Comunque belle parole di un figlio verso la propria mamma….
Senti, Carloluca…ora che è passato un po’ di tempo mi rispondi alla domanda di prima? Quando molli riga e squadra per la mosca? C: L’anno prossimo …forse!…..quando va in pensione la mamma… V: Grazie mille a tutti e due.
C: Grazie a te Valerio Santagostino (BALBOA)
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