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OFS - Come e perché le secche galleggiano?

 

Andrea Cuccaro (WM)  VOLTO ANDREACUCCARO
 One Fly Shot   

Tensione superficiale, Archimede ed altre diavolerie.

Della serie: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza *8))

 

ROYAL DRY
Artificiale sull'acqua.

 

Le secche galleggiano?! Bhe sì, anche se non posso garantire che valga proprio per tutte!! *8)) ... ma se lo fanno dobbiamo ringraziare alcuni principi della fisica.

Il primo è la tensione superficiale dei fluidi.

La tensione superficiale di un fluido è la tensione meccanica di coesione delle particelle sulla sua superficie esterna.

Ad esempio con l'acqua la possiamo vedere facilmente: basta notare le goccioline che si creano sui nostri waders od anche guardando la forma dell'acqua caduta sul tavolo.Questa coesione degli atomi in superficie è una forza non indifferente.

Molti avranno provato a far galleggiare un ago in un bicchiere d'acqua.
Operazione incredibile ma possibile: se si avvicina l'ago all'acqua con la maggior superficie di contatto e lo si posa molto delicatamente, tanto da non rompere i legami delle molecole, questo resta a fluttuare sopra la superficie.

Ecco perché in pesca conviene “curare la posa”. *8))
Una posa delicata, oltre a non “spaventare il pesce”, ci permetterà di sfruttare al massimo questa caratteristica dei fluidi.

Un altro modo per sfruttare la tensione superficiale, a nostro vantaggio, lo possiamo realizzare in fase di costruzione degli artificiali.Collocare i materiali sull'amo e le loro proporzioni hanno come scopo non solo l’imitazione dell'insetto ma anche il posizionamento dell’artificiale “sull'acqua”.Ecco perché lo studio dei punti di contatto delle secche sulla superficie è sempre stato un pilastro importante nella realizzazione degli artificiali che devono galleggiare.

Per cui un'accortezza da tener presente, in fase di costruzione, è che maggiore sarà la superficie di contatto parallela tra l'artificiale e l'acqua, maggiore sarà il suo sostentamento da parte della tensione superficiale dell'artificiale.

Purtroppo, per noi pescatori, questa forza non è di lunga durata : le increspature della superficie, le correnti, gli schizzi, … la micro-capillarità presto andranno a rompere questa tensione sotto il nostro artificiale ma … fortunatamente, a questo punto, infranta la superficie, compare Archimede con il suo principio.

Archimede afferma che «ogni corpo immerso parzialmente o completamente in un fluido riceve una spinta verticale dal basso verso l'alto uguale, per intensità, al peso del fluido spostato».

Per cui adesso è il peso del volume dell'acqua spostata che ci può aiutare a tenere il nostro artificiale verso la superficie dell'acqua.

Per cui a parità di peso un oggetto galleggerà in funzione dello spazio che occupa.

E' la legge per cui le navi, anche in acciaio, galleggiano.

Un esperimentino facile facile … prendete un contenitore con dell'acqua ed un foglio d'alluminio.


Piegate i bordi del foglio e posizionatelo con la parte piatta sull'acqua: galleggerà.


Accartocciate lo stesso foglio d'alluminio, rimettetelo nell'acqua, e vedrete che affonderà questo.

Ciò accade perché abbiamo aumentato la densità dell'oggetto ma ridotto il volume della colonna d'acqua sottostante e la spinta dal basso.

Appunto la densità.

ROYAL DRY
Una tipula che sfrutta la tensione supeficiale

Sappiamo che la densità di un materiale (anche se non sono proprio la stessa cosa ma pensatela come il peso specifico [= peso/volume]) messa in relazione con un fluido, con anch'esso la sua densità, ne determina il comportamento idrodinamico per cui potrà galleggiare, affondare o fluttuare in esso in modo inerziale.

L’acqua, distillata alla temperatura di 4°C ha una densità di 1000 Kg/m³ (a 8°C 0,999876 gr/cm³) .

Di conseguenza se il materiale che usiamo ha una densità maggiore di un 1 gr/cm³ questo affonderà, se minore galleggerà, mentre se uguale a zero sarà idro stazionario.

Come curiosità si fa presente che il peso specifico del tungsteno è di 19,250 gr/cm³ mentre quello del polipropilene è di 0,91 gr/cm³.


Banalmente, se si vuole realizzare una sedge da far pattinare sulla superficie, meglio scegliere un pelo di cervo dal manto invernale piuttosto che estivo.

Per le secche c'è ancora un nemico in agguato ... la capillarità.

Il nome deriva del fatto che il fenomeno è particolarmente evidente nei tubi sottili di sezione paragonabile a quella di un capello.La capillarità è l'insieme di fenomeni dovuti alle interazioni fra le molecole di un liquido e quelle di un solido che si verificano sulla loro superficie di separazione. Le forze in gioco che si manifestano in tale fenomeno sono la coesione, l'adesione e la tensione superficiale.Dalla capillarità dell'acqua deriva l'imbibizione, ossia il movimento delle molecole d'acqua che gonfiano la sostanza imbevuta.

Come dimostrazione semplice e lampante immergete un'estremità di carta Scottex in un bicchiere d'acqua tenendolo verticale.La capillarità è una brutta bestia se si vuole restare sulla superficie. *8(

Passata dopo passata l'acqua sale sull'artificiale. Lo vediamo bene quando “esplode” in una nuvola di goccioline durante i falsi lanci. Cosa si può fare?

In fase di costruzione dovremmo scegliere materiali il meno “porosi” possibili o evitare strutture tubolari e cercare di posizionare i materiali in modo che non “perforino” la superficie.In fase di pesca potremmo usare del silicone per impermeabilizzare gli artificiali o provvedere alla loro “asciugatura”.Ad esempio il cdc si asciuga bene con della carta tipo Scottex, un'artificiale con delle hackle lo si asciuga con l'elastico, … i sali.

… o … se poi non galleggia è destino che sia una sommersa!!! *8))

Andrea Cuccaro (WM)

 

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