SCREEN

Layout

Cpanel

Una favoletta di tre ragazzini e un fiume

Racconto
Italia  11/06/03 di Piero Ravotti (Piero49)

Quando non si è più bambini e non si è ancora ragazzi. Ragazzini, sospesi nella vita.
L'idea di trovarsi tra due età, una appena finita e l'altra non ancora incominciata, ma impazienti d'assalire gli anni di futuri calendari. E' l'età in cui si vuole essere più vecchi. E' la percezione inconsapevole di essere sospesi sull'abisso del tempo: un limite assoluto.

Tre ragazzini così e un fiume diverso da quello di oggi. No, i ragazzini di ieri, anche di un lontano ieri e i ragazzini di oggi non sono diversi, sembrano soltanto diversi. Si dice: forse le nuove tecnologie. E i ragazzini di questa favoletta sono di un tempo molto lontano. E' il fiume di oggi che è diverso e molto, e non si dice "forse le nuove tecnologie", ma si sa che dipende dalle nuove tecnologie.

Allora, tre ragazzini e un fiume.
Allora, agli inizi del "boom" economico italiano.
Ma, in quegli anni, tra le pieghe delle colline delle Langhe, lungo la ferita millenaria tracciata dal fiume, il Tanaro e i tre ragazzini non vedevano questo futuro.
Con gli occhi e in quelle acque si potevano vedere soltanto tutti i cavedani e i barbi e le carpe e gli infiniti pesci di tutte le fantasie infantili e di tutte le acque di quegli anni.

Due nomi certi, Dodo e Roberto, l'altro nome si è perso in riva al fiume.
Dodo con un nonno illustre, un ministro dei primi anni di ritrovate democrazie.
Roberto e l'altro, nipoti di nonni e zii illustri, sul fiume.
Tre così, sul fiume avevano già provato tutto, con i pesci, e sapevano, anche se forse in modo ancora un po' incerto, che, a breve, il fiume sarebbe servito per imparare anche altre cose.
Pescavano sempre, e sempre le mamme urlavano per le paure dei ritorni a casa negli orari di chi si perde tra le albe e i tramonti del fiume.

Ma fu in quella lontana estate che uscirono dalla tradizione.
Nel più piccolo negozio di pesca dell'Universo, incontrarono la magia delle canne per la pesca all'inglese, delle code da ingrassare e delle eleganti mosche, quasi di seta Loro che da sempre pescavano cavedani con canne fisse, con code di crine di cavallo annodate e posavano, grilli, bruchi e mosche da moschera o piume maldestramente legate ad ami da anguilla, dopo averle strappate a straziate galline.

In quel negozio, canne "all'inglese" da duemilaottocento lire l'una e le mosche con un mercato tra le trenta e le cinquanta lire.
E soprattutto da allora, tre ragazzini ancora più persi nel sublime mondo del sentirsi felici in riva al fiume che scorre sotto casa.
Niente per sentirsi padroni del mondo.


Usciti dalla favoletta, oggi, uno è avvocato e pescatore, un altro è medico e pesca a mosca e del terzo si sa solo che si è perso sul fiume a inseguir piume.

Piero Ravotti (Piero49)

© PIPAM.com
Sei qui: Home Fly Magazine Racconti Una favoletta di tre ragazzini e un fiume