Una storia
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- Scritto da Luciano Caneva
Racconto
19/02/01 di Luciano Caneva
Veniva giù fitta come ad accarezzarmi il volto,e prima che me ne accorgessi ero fradicio al punto giusto, la giornata trascorsa ancora a caccia di quello splendido animale pareva avermi fatto perdere il buonsenso procedevo infatti senza indossare gli indumenti da pioggia.
Continuavo passo dopo passo ad allontanarmi, con la canna stretta fra le mani, da quel posto che avevo raggiunto a fatica ben sette ore prima; dentro i miei occhi si ripetevano le immagini di una giornata strana, ma esse risultavano offuscate, quasi il velo d’acqua che stava scendendo davanti ai miei occhi me ne impedisse una corretta messa a fuoco.
Il crepuscolo lasciò spazio alla notte, ma il sentiero mi era famigliare. Fu a quel punto che improvvisamente sentii il lamento, esso proveniva dall’alto del torrente che stavo lasciando alle mie spalle, mi fermai come paralizzato, quel torpore che mi stava avvolgendo sparì lasciando il posto ad un incredibile stato d’angoscia. Mi voltai indietro e dopo un attimo d’esitazione gridai "chi è là?", ma non ricevetti alcuna risposta, ripresi il cammino verso valle, mentre gli abiti ormai inzuppati mi trasmettevano una sgradevole sensazione di freddo. Ancora quel lamento, questa volta più distinto, ripetei più volte il mio richiamo, ma senza alcuna risposta; nell’indecisione mista a paura continuavo a ripetermi che in quel posto non poteva esserci nessuno, altrimenti lo avrei incontrato durante la giornata.
I minuti trascorrevano nell’assoluto silenzio, il fruscio provocato dalla pioggia che cadeva sulle fronde ora era distinto e rompeva un silenzio spettrale; ancora quel lamento! Se fosse qualcuno scivolato nel torrente mentre io stavo più in alto? Potrei non averlo visto passando! E.. adesso? Sono l’unica persona in grado di soccorrerlo come posso fare finta di niente? Così con titubanza cominciai a risalire il sentiero, stavano facendosi spazio nella mia mente le ipotesi più assurde, il procedere verso l’oscurità più assoluta mi dava ora la sensazione di cadere nel vuoto, solo un altro richiamo avrebbe potuto fare in modo che mi orientassi, diversamente avrei brancolato nel buio senza speranza di scorgere alcunché.
Erano trascorsi alcuni minuti senza che succedesse nulla, la strada da me percorsa a ritroso mi portava a pensare che il lamento provenisse de quel posto, decisi così di fermarmi in attesa, ma di cosa? Il tempo trascorreva forse solo minuti, forse di più, ma cosa potevo fare? L’idea di urlare un richiamo non mi entusiasmava, pensavo che scoprire la mia posizione ora che ero lì, nel posto da dove forse proveniva quel lamento, mi avrebbe esposto a chissà quale pericolo e così il silenzio nell’assoluta immobilità si protraeva.
I miei sensi erano tutti in attesa della percezione di qualcosa che non sapevo, la mia mente aveva chiuso la porta ad ogni pensiero che potesse distogliermi da cissacchè avrebbe potuto richiamare la mia attenzione, ma non accadde nulla.
Trascorsi le ore successive ad ascoltare rumori che non immaginavo esistessero, ascoltai il silenzio ora che la pioggia era cessata, ascoltai il rumore delle mie membra che tremavano e il battito del cuore dentro la testa. Gli indumenti da pioggia uscirono dallo zaino anche se non pioveva più, mi avrebbero in ogni modo riparato dal freddo, avevo deciso, avrei aspettato l’alba seduto sotto quell’albero, se il lamento si fosse ripetuto sarei stato lì.
Venne l’alba di un giorno grigio, i pendii dei monti intorno erano avvolti da lembi di nuvole che sembravano incollati ad essi, comincia a percorrere il torrente in lungo e in largo alla ricerca di qualcosa, un’impronta, un segno ma non trovai nulla di tutto questo.
Ripresi in tarda mattinata la via di casa ridiscesi fino a giungere alla piazzola dove avevo parcheggiata la macchina, mi spogliai in mezzo alla strada e indossai abiti asciutti, accesi una sigaretta e mi guardai intorno attonito, mentre stavo per salire in macchina, dagli alberi dietro di me si alzò in volo uno strano uccello che non avevo mai visto, ed emise quello strano lamento.
Lulù
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