Il Fimon, luccio day
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- Scritto da Matteo Fongaro (matteof)
Ricordi e un po' di nostalgia
05/11/06 testo e foto di Matteo Fongaro(matteof)
Io e il lago di Fimon abbiamo un rapporto particolare. Più di vent’anni fà mio padre, vedendo che non avevo passione per la caccia, decise di avviarmi alla pesca. Lui era esperto quanto me, ma si attrezzò e si fece insegnare in fretta le quattro cose fondamentali per iniziare a pescare, comprò un’attrezzatura “di fortuna”, si fece la licenza, fece la mia licenza e mi portò al Fimon.
Decise di farlo perché non voleva che crescessi senza avere una passione e tra tutte decise di trasmettermi questa. Era comunque genetica la passione visto che il mio bis nonno era conosciuto nei paesi vicini proprio per essere un accanito pescatore e forniva, in tempi ben più duri di questi, pesce ad amici e conoscenti, in baratto di altri generi alimentari.
Quando torno al Fimon, per me è un po' come tornare alle mie origini di uomo e di pescatore, è come se mi rivedessi bambino, seduto sulla riva con una corta canna gialla in fibra di vetro (che ancora dovrei avere) e aspettavo che abboccassero tinche, carpe o semplicemente i pesci sole.
Ne mio padre né io potevo mai immaginare che quelle uscite di pesca avrebbero profondamente cambiato le scelte della mia vita, in fondo mi sono innamorato della natura lì e ho scelto di studiare Ingegneria dell’Ambiente proprio per questo amore.
Grazie papà per avermi portato a pescare.
Ma il tempo passa, sono cambiato io ed è cambiato il Fimon, io mi sono appassionato alla trota, prima con lo spinning, poi con le esche naturali, infine, come degna evoluzione, la pesca a mosca.
Il lago dal canto suo ha subito in vent’anni ogni sorta di angheria: dall’invasione degli abramidi, ai siluri, all’inquinamento selvaggio.
Ma ogni tanto nel mondo nascono brave persone che, nell’anonimato dei piccoli paesi compiono imprese e realizzano grandi progetti. Il recupero di questo lago non sarà un progetto pari al ponte sullo stretto, ma dal fondo del barile dov’era lo hanno riportato allo splendore di un tempo.
Il merito va alle piccole associazioni ambientaliste che hanno pensato bene di avere un tesoro davanti a casa e quindi si sono adoperati per pulire, preservare e rinaturalizzare. Dall’altra parte, abbandonata la gestione Fips, su cui avrei molto da dire ma sorvolo, si è deciso di affidare la gestione del Fimon al bacino di zona B, affidandolo alle cure amorose di persone che amano la pesca, ma soprattutto la natura.
Il grande progetto ha portato la reintroduzione del luccio, tutt’oggi no kill sul lago, con grandi risultati, la reintroduzione delle specie autoctone e il ridimensionamento delle popolazioni alloctone.
Arrivo un po’ prima del previsto, verso le 6.30 scendo dalla macchina e mi faccio due passi, voglio gustarmi il panorama e sentirmi come vent’anni fa. E rieccomi qui, a respirare l’aria del lago, a guardare la nebbiolina che si alza dall’acqua a sentire quell’umidità che ti entra nei vestiti tipica di questi luoghi. E non importa se non aggancerò neanche un pesce oggi, la mia soddisfazione è di aver rivisto la vita scorrere nel lago, per un momento ho di nuovo sei anni…
Dieci minuti dopo arriva Bepin che gentilmente mi ha offerto un posto in barca e tutta l’attrezzatura necessaria per affrontare per la prima volta la pesca al luccio.
Tempo mezz’ora siamo in acqua, io manifesto subito i miei evidenti limiti tecnici nel lancio con code pesanti e con artificiali over size, Bepin dal canto suo sfodera shooting di un certo livello e lanci spettacolari riuscendo ad infilarsi in punti in cui io non oso nemmeno provare e si prosegue. La mattina è decisamente fredda, la temperatura dell’acqua si aggira sui 9-10 gradi, quella dell’aria tranquillamente sarà sui tre quattro, tutto ciò, a detta degli esperti, non gioca a nostro favore, a complicare le cose poi ci si aggiunge anche la luna piena, risultato pesci fermi e apatici.
La mattina scorre tranquilla, sondiamo con la barchetta tutti i punti più promettenti, lanciando vicino ai canneti e correndo verso tutte le mangiate che riusciamo a vedere.
Io per un po’ mi godo il panorama, il silenzio, mi sento talmente impacciato nel pescare che non vorrei rovinare la pesca a chi mi ha gentilmente offerto questa mattinata e mi trattengo dal provare ripetutamente e dal forzare i lanci, ma osservo attentamente Bepin e la sua tecnica e alcuni lanci da applausi. Il tempo vola e ci ritroviamo a mezzogiorno a tirare nel carrello la barca senza aver visto la benché minima mangiata, neanche un attacco o un inseguimento, forse Bepin su un lancio ha visto uno strano movimento dello streamer, ma forse.
Alla fine, parlando con gli altri, si conteranno più o meno una decina di lucci catturati, un paio sugli ottanta centimetri e per lo più a spinning, salvano l’onore dei PAM, i temerari che si sono avventurati nelle acque del lago muniti belly e che hanno agganciato un paio di lucci.
In questa giornata ho imparato molte cose: che nel lancio metto troppo forza, che nella spinta in avanti carico per troppo tempo, che non so andare in barca, che la pesca al luccio è difficile ma bella, che il lago di Fimon è bello come vent’anni fa.
Prima di tornare a casa mi soffermo a chiacchierare in po’ con Fancesco, Bepin e altri pescatori che hanno partecipato, si guardano le fotografie di qualche luccio preso, poi saluto e monto in macchina.
Verso l'una, ora della mia partenza, le sponde del lago sono affollate di gente, i velisti, i bambini sui pony, coppiette a spasso, ma per un istante scompare tutto, rivedo la piazzola com’era vent’anni fa, e mi rivedo lì seduto su una seggiola pieghevole ad aspettare che il cimino della mia cannetta messa a fondo si muova, rivedo vicino a me mio padre, risento l’odore dell’acqua.
Quel bambino si gira, mi guarda e mi saluta, lo saluto anch’io e mi risveglio a trent’anni a guardare le sponde affollate del lago e ad avere nostalgia di quando riuscivo a guardare il mondo, la vita e la pesca con gli occhi di un bambino.
Quando avrò un figlio lo porterò a pescare nel lago di Fimon.
P.S. Grazie ancora a Bepin per la gentilezza, la pazienza e i consigli.
P.P.S. Eventuali stati allucinogeni sono da imputare al tour eno-gastronomico della sera prima.
Matteo Fongaro
© PIPAM.org