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L'albero maestro

Recensione a cura di Valerio BALBOA Santagostino


l’Albero Maestro è una raccolta di quarantanove storie, esperienze di vita: sono racconti molto fluidi, piacevoli, seducenti, scritti da due colleghi pescatori che hanno avuto la fortuna di stare a stretto contatto con il più grande personaggio della pesca a mosca in Italia.

Da questa profonda amicizia e dalla frequentazione con il loro mentore è nata l’ idea di scrivere l’Albero Maestro: Maestro con la “M” maiuscola, a indicare il rispetto e la stima nei confronti di Roberto Pragliola, del suo pensiero e della sua vita. Così questi due nostri amici fanno conoscere ai lettori un Pragliola inedito, intimo, vero e controcorrente.

Una filosofia d’insieme, quella di Pragliola, che ci ha fatto e che ci farà discutere, forse per l’eternità, in maniera animosa e leale, ma che è il frutto di una mente geniale, appassionata e soprattutto coerente. Quest’ultima qualità, e lo vado dicendo da sempre, è la virtù dei forti, e Roberto lo era sicuramente.

Trascrivo una frase, forse l’essenza di tutto il suo pensiero.
“La cattura non ha alcun valore se non è fatta con un bel lancio, un lancio che sia appropriato per la situazione specifica”.

Leggetevi quindi il racconto “Belèn”, che oltre al subitaneo sussulto che potrebbe causarvi il nome della bella argentina, racchiude invece una risposta ad un importante quesito: “cosa da valore alle cose”.

Eduardo de Filippo sosteneva che gli esami non finiscono mai nella vita. Credo che per il grande Maestro valesse la stessa verità.
Pragliola è sempre stato “in movimento”, mai contento, alla continua ricerca di affascinanti soluzioni tecniche. E l’Albero Maestro ne è la testimonianza più genuina e personale.
Molteplici e variegati sono i racconti di pesca: racconti originali, raffinati, succulenti che sicuramente hanno contribuito al rafforzamento dell’amicizia, delle passioni e del carattere dei due autori.
Amicizie che diventano talvolta inimicizie, o forse solamente incomprensioni, ma che, dopo un attimo, ritornano amicizie ancora più salde di prima.

Molto bello -“Il lato oscuro”-, dove Roberto (Picchiarati) ha cercato di spiegare quel TOTALE nel nome dell’acronimo TLT. Totale è un aggettivo forte, autorevole e, allo stesso tempo, autoritario, come i nomi dati ai lanci, o forse è solo l’espressione di un ego smisurato del Maestro (ma ne aveva ben donde!). Tendiamo invece a pensare che indichi che Pragliola avesse dato il “massimo” per la sua tecnica, e la tecnica stessa orientata “al massimo”.

Secondo gli autori, che lo conoscevano bene, il Maestro era anche molto ironico.
-“Il sovrapposto andrebbe vietato”- chiosava Roberto.
Un genio!
-“La TLT nasce dall’acqua”-, come amava sostenere lui stesso. Probabilmente in questa frase sta la soluzione al veto di uno dei lanci più famosi della TLT.
Quell’acqua che ha tanto amato e, soprattutto, rispettato e, con essa, tutte le sue creature…troppo preziose per essere insidiate senza via di scampo da un lancio cosi micidiale.

Pragliola era anche questo: capace di stupire e di disconoscere il giorno dopo tutto quello che aveva detto il giorno prima. Sicuramente aveva un enorme pregio: amava il lancio, le sue dinamiche, il risultato finale che ne scaturiva e soprattutto, sul lancio, continuava a lavorare, a studiare per fornirci soluzioni sempre più moderne.

Questo libricino, che ho letteralmente divorato in pochi giorni, dando uno spaccato inedito del grande Maestro, conclude certamente un’epoca gloriosa e, oserei dire, è anche il degno epilogo di tutte le opere scritte da Roberto Pragliola.

Per averne una copia mandate una mail a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Valerio BALBOA Santagostino


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