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La Pêche à la ligne, ou la philosophie du bonheur

Chris YATES

La Pêche à la ligne, ou la philosophie du bonheur

Anatolia, Libella 2008 (tit.orig. How to Fish, 2006).




A cura di Marco Baltieri

Chris YATES, La Pêche à la ligne, ou la philosophie du bonheur, Anatolia, Libella 2008 (tit.orig. How to Fish, 2006). Perdonatemi ancora una volta la recensione di un libro che non è direttamente di pesca a mosca. Ma, anche in questo caso, si tratta di un testo che non potete non aver letto prima di andare in pensione (se ancora in pensione ci faranno andare…). Prima di tutto qualche parola sull’autore. Chris Yates è tante cose: fotografo, scrittore free lance, conduttore di programmi della BBC come A Passion for Angling, collaboratore di riviste come Waterlog (una rivista che definire “di pesca” è assolutamente riduttivo) o come The Idler Magazine (che difende in tutti i modi quel “diritto all’ozio” per il quale noi pescatori dovremmo strenuamente combattere…). Chris è anche un single che si occupa attivamente dei suoi quattro figli, dedicando coscienziosamente alla pesca tutto il tempo tra la partenza dello scuolabus al mattino e il suo ritorno al pomeriggio. È anche un grande esperto di the, la cui preparazione in riva al fiume fa parte dei riti propiziatori per una buona uscita di pesca. Chris preferisce di gran lunga utilizzare le buone e vecchie canne di bambou (e vi potrebbe consigliare qualche buon artigiano che è ancora capace di costruirle e ripararle…) e i mulinelli d’epoca, piuttosto che la paccottiglia presente sul mercato. Pescare con questo “stile” fa parte per lui del piacere dello stare sui fiumi. La sua passione per la pesca (assolutamente assente nel DNA della sua famiglia) è cominciata lungo le rive dello stagno del suo villaggio natale, prima prendendo dei persici lunghi un dito, per poi scoprire che in quello stesso stagno si nascondevano delle carpe di “mostruose” dimensioni. La sua “carriera” è cominciata così, portandolo in seguito a catturare una carpa record di 51 libbre (che – fantastico! – aveva già catturato quando era più piccola!). Yates ha molti amici pescatori a mosca, con i quali condivide anche una parte delle sue uscite di pesca, ma la sua vera passione non sono i salmonidi, ma i barbi, i cavedani, le carpe e, soprattutto, il persico reale, il pesce che risveglia tutti i suoi sogni e che insegue nei giri d’acqua, sotto le radici e tra i canneti dei fiumi vicini a casa sua, nella campagna inglese, con un vecchio refendu, un mulinello a bobina rotante e l’immancabile verme scodinzolante scavato al mattino nell’orto di casa sua. Il titolo inglese del libro, How to Fish, è un buon esempio di understatement e non rende per niente la profondità dei contenuti, come invece ben fa il sottotitolo dell’edizione francese, La filosofia della felicità, intendendo questa nel senso più pieno, e classico, di un “sentirsi bene” in senso psichico e fisico. Come ho detto, non perdetevi questo libro! Soprattutto se ne avete le scatole piene di questo mondo fatto di prestazioni, di fretta, di lavoro senza senso e volete riconquistarvi il diritto a passare il vostro tempo lungo i fiumi, aspettando che appaiano le striature di un persico (o i punti rossi di una trota).

Marco Baltieri

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