Waterlog - The Magazine for the Absolute Angler.
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- Scritto da Marco Baltieri
Waterlog
The Magazine for the Absolute Angler - ( www.waterlogmagazine.com.) The Medlar Press A cura di Marco Baltieri
Quando vi abbonate a “Waterlog” vi mandano una lettera di ringraziamento (e anche questo non è male, no?) in cui, tra l’altro, si dice: Con tutta l’enfasi che nelle altre riviste si mette ancora sul prendere il pesce più grosso con l’attrezzatura più costosa, “Waterlog” è orgogliosa di essere la voce del pescatore soddisfatto – quello che non ha niente da dimostrare, ma molto da guadagnare a godersi realmente la sua passione – e, naturalmente, di difendere l’ambiente e di sostenere l’importanza della sua conservazione.
Per cui non ti promettiamo che, come lettore di “Waterlog”, avrai un maggior successo nella pesca, ma che ti possa godere la sua lettura. Con questa “filosofia”, la rivista inglese (prodotta dalla casa editrice The Medlar Press: non mancate di andare a vedervi il catalogo) supera del tutto la vecchia e tradizionale divisione tra coarse e game fishing, così profondamente britannica, a favore di una visione a tutto campo, non-consumistica, attenta alle tradizioni e all’ambiente, ma, soprattutto, al valore profondo che la pesca ha come “stile di vita” e come metafora per comprendere la realtà. Una rivista per pescatori “completi” (absolute, appunto), per “pescatori dell’anima”, come ha detto una volta Tom Hodgkinson. Alla rivista collaborano alcuni dei nomi più noti del mondo della pesca britannico (e non solo); ne cito alcuni (sicuramente dimenticandone molti): Andrew Herd (storico della pesca a mosca), Malcom Greenhalgh (naturalista esperto di ambienti acquatici e pescatore a mosca), Tony Whieldon (artista, illustratore di libri e appassionato pescatore a tutto campo), Chris Yates (grande appassionato di carpe, rigorosamente ricercate con attrezzature tradizionali, ma anche vero “filosofo”) e altri, meno noti ma di appassionante lettura, come Donald MacIntosh (autore di racconti un po’ noir), Chris Sandford (con il suo ineffabile Angling’s Black Museum) o altri che si “nascondono” dietro evidenti pseudonimi come il Rev. (Reverendo, presumo) Peter Martin-Macnamara (compassati ecclesiastici a pesca), “A Regular Rod” o l’ancora più improbabile “Gainsborough Leach” (autore di una fantastica storia sulla diabolica maledizione legata a una vecchia Pezon et Michel). Ma potreste anche leggere articoli come The Caesium Flies o, subito dopo, The Lost Art of Fish Levitation. Insomma, l’avrete capito, se masticate un po’ d’inglese, leggere “Waterlog” è un incomparabile godere e vi troverete ad aspettare con ansia l’uscita dei quattro numeri che, con cadenza stagionale (Winter, Spring, Summer, Autumn) escono ogni anno (i numeri usciti sono ormai più di 70). Marco Baltieri
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