Incubatoio di Valmorea
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- Scritto da Valerio Santagostino (BALBOA)
07/01/10 - Sotto la lente
07/01/10 Testo e foto di Valerio BALBOA Santagostino
In una foresta di ontani, carpini e querce, dove la presenza dell’uomo non è avvertibile e la quiete induce alla meditazione, si adagia il complesso dell’incubatoio di Valmorea (CO), una delle rare hatchery composte da vasche naturali.
Solo il rumore cristallino della fonte di alimentazione rompe il silenzio del bosco.
Erano anni che mi domandavo da dove venissero le trote che catturo, come le allevassero, con che criteri e metodi. L’occasione finalmente mi è stata data da Armando”Army85” D’Agata, Responsabile Pesca a Mosca Fipsas di Como.
Armando, un sabato mattina, mi ha invitato a visitare il complesso di Valmorea, allevamento ittico di primissimo ordine, quasi al confine con la Svizzera, dove, in vasche di terra, crescono solo trote fario, marmorate e salmerini.
Armando D’Agata (a sin.) e Carlo Romanò
–“Ci sono voluti tre anni di attento impegno per cominciare a vedere i primi frutti”- , mi spiegava il Dr. Carlo Romanò, ittiologo e vera anima dell’impianto, -“e il nostro orgoglio è l’attenzione al loro aspetto genetico. Solo pesci autoctoni della regione allevati in vasche naturali a bassa densità e con un duro lavoro abbiamo ottenuto dei pesci riconosciuti per la loro rusticità”-.
Nelle vasche in terra la trota rimane più selvatica, oltretutto teli ombreggiatori e anti airone contribuiscono a celarle ulteriormente, soprattutto le timide marmorate, che anche in “cattività” si dimostrano invisibili. L’incubatoio di Valmorea è composto da sei vasche in terra per la stabulazione dei riproduttori, sia maschi che femmine, la temperatura rimane compresa tra i 12° e gli 8°, e non gela mai. Si allevano tre specie: marmorate per laghi e torrenti di fondovalle, fario per acque correnti in generale e salmerini alpini, per laghi profondi.
In un manufatto al centro del complesso si erge l’avannotteria, per la riproduzione artificiale e l’incubazione delle uova. In una serie di cassette californiane i piccoli avannotti crescono fino allo svezzamento, tramite mangime in polvere, composto da farine bilanciate.
Cassette californiane
L’acqua è sorgiva a circa 10° costante, filtrata e non a rischio di piene o introduzione di materiali nocivi.
In un angolo del capannone gli embrionatori a colonna sono una valida alternativa alle cassette californiane. Possono contenere fino a 70.000 uova divise in tre ripiani. La loro caratteristica è la scarsa manutenzione.
Embrionatore a colonna
Il suo interno
Le uova schiudono in circa 30-40 giorni a una temperatura di 10°.
Gli avannotti, superata una certa misura, vengono trasbordati in vasche circolari ad alimentazione a nastro, per poi essere successivamente collocati in vasche più grandi e infine in terra.
Nastro trasportatore per il nutrimento
Vasca quadrata esterna
Mangime di varie dimensioni
-“La cosa più importante è che siano pesci che “funzionino”, cioè che siano fertili e che mantengano il loro grado di rusticità”- continuava Carlo, mentre facevo il giro tra i ponticelli di collegamento.
Carlo porge il mangime a un piccolo visitatore entusiasta
L’intero ciclo di riproduzione è alquanto interessante. A Novembre-Dicembre le femmine sono pronte. Tramite l’introduzione di un leggero anestetico nell’acqua, si portano in speciali vasche tonde per la spremitura. Si dividono e si passa alla spremitura cosiddetta “fluente” che, per ogni allevamento, rappresenta un momento molto delicato. I pesci sono stressati e si cerca di evitare l’insorgenza di patologie con disinfezione a base di cloramina e sale grosso disciolti nell’acqua.
Le uova di 3-4 femmine si mettono in un secchio e si miscelano a secco con il liquido seminale di un maschio. Si sciacquano e si posizionano nelle cassette californiane. Le uova si fecondano a secco perché a contatto con l’acqua si gonfiano immediatamente, impedendo allo sperma di fare il suo dovere. Ciò non succede in libertà, dal momento che la fecondazione avviene immediatamente. Le fattrici in un secondo tempo vengono messe in un’altra vasca, disinfettate e trasbordate di nuovo nei laghetti.
I maschi, beati loro , vengono anche riutilizzati 3-4 volte. Il periodo delle nascite ha inizio nei primi giorni dell’anno e si prolunga fino alla fine di Febbraio.
Gli avannotti svolgono in impianto il primissimo accrescimento e quindi abbandonano le vasche dell’incubatoio alla volta delle acque libere della provincia di Como.
I ripopolamenti hanno inizio alla fine di Marzo e si prolungano fino al mese di Settembre. Le immissioni avvengono infatti a più riprese e con materiale di taglia diversa, al fine di sfruttare appieno le potenzialità produttive dell’impianto.
Si parte in primavera con l’immissione di avannotti a sacco vitellino appena riassorbito e si termina in autunno con i cosiddetti “estivali” di lunghezza compresa tra i 9 e i 12 centimetri.
Contenitori refrigerati per il trasporto
Nel 2009 l’incubatoio di Valmorea ha prodotto oltre 100.000 trote fario, 50.000 trote marmorate e 10.000 salmerini alpini.
Tutto il materiale prodotto è destinato al ripopolamento delle acque libere, eventuali esuberi sono di solito destinati a donazioni ad incubatoi ittici di altre province. Mentre vagavo fotografando le vasche, mi è rimasto impresso il Sig.Siro, responsabile dell’impianto, al quale dedica, con un amore e una costanza invidiabile, trecentosessantacinque giorni l’anno.
Chino su una cassetta individuava e aspirava con un tubicino minuscoli avannotti per spostarli da un ripiano all’altro, dividendoli per taglia.
Siro …
...al lavoro
Sembrava che quei gesti, semplici ma misurati e precisi allo stesso tempo, rappresentassero tutta la sua vita e la passione infinita per quelle microscopiche creature.
Eccome se mi ricorderò del Sig.Siro e delle sue mani gonfie per l’acqua fredda e la posizione eternamente piegata. Mi ricorderò sicuramente di lui, novello Bàrnabo dei boschi, e certamente non avrò nulla da recriminare, quando in pesca catturerò una fario, magari con una pinna lievemente sfilacciata, ma che forse, sarà proprio quella che aveva aspirato con la cannuccia con tanto amore.
© PIPAM.org
Erano anni che mi domandavo da dove venissero le trote che catturo, come le allevassero, con che criteri e metodi. L’occasione finalmente mi è stata data da Armando”Army85” D’Agata, Responsabile Pesca a Mosca Fipsas di Como.
Armando, un sabato mattina, mi ha invitato a visitare il complesso di Valmorea, allevamento ittico di primissimo ordine, quasi al confine con la Svizzera, dove, in vasche di terra, crescono solo trote fario, marmorate e salmerini.
Armando D’Agata (a sin.) e Carlo Romanò
–“Ci sono voluti tre anni di attento impegno per cominciare a vedere i primi frutti”- , mi spiegava il Dr. Carlo Romanò, ittiologo e vera anima dell’impianto, -“e il nostro orgoglio è l’attenzione al loro aspetto genetico. Solo pesci autoctoni della regione allevati in vasche naturali a bassa densità e con un duro lavoro abbiamo ottenuto dei pesci riconosciuti per la loro rusticità”-.
Nelle vasche in terra la trota rimane più selvatica, oltretutto teli ombreggiatori e anti airone contribuiscono a celarle ulteriormente, soprattutto le timide marmorate, che anche in “cattività” si dimostrano invisibili. L’incubatoio di Valmorea è composto da sei vasche in terra per la stabulazione dei riproduttori, sia maschi che femmine, la temperatura rimane compresa tra i 12° e gli 8°, e non gela mai. Si allevano tre specie: marmorate per laghi e torrenti di fondovalle, fario per acque correnti in generale e salmerini alpini, per laghi profondi.
In un manufatto al centro del complesso si erge l’avannotteria, per la riproduzione artificiale e l’incubazione delle uova. In una serie di cassette californiane i piccoli avannotti crescono fino allo svezzamento, tramite mangime in polvere, composto da farine bilanciate.
Cassette californiane
Embrionatore a colonna
Il suo interno
Le uova schiudono in circa 30-40 giorni a una temperatura di 10°.
Gli avannotti, superata una certa misura, vengono trasbordati in vasche circolari ad alimentazione a nastro, per poi essere successivamente collocati in vasche più grandi e infine in terra.
Nastro trasportatore per il nutrimento
Vasca quadrata esterna
Mangime di varie dimensioni
-“La cosa più importante è che siano pesci che “funzionino”, cioè che siano fertili e che mantengano il loro grado di rusticità”- continuava Carlo, mentre facevo il giro tra i ponticelli di collegamento.
Carlo porge il mangime a un piccolo visitatore entusiasta
L’intero ciclo di riproduzione è alquanto interessante. A Novembre-Dicembre le femmine sono pronte. Tramite l’introduzione di un leggero anestetico nell’acqua, si portano in speciali vasche tonde per la spremitura. Si dividono e si passa alla spremitura cosiddetta “fluente” che, per ogni allevamento, rappresenta un momento molto delicato. I pesci sono stressati e si cerca di evitare l’insorgenza di patologie con disinfezione a base di cloramina e sale grosso disciolti nell’acqua.
Le uova di 3-4 femmine si mettono in un secchio e si miscelano a secco con il liquido seminale di un maschio. Si sciacquano e si posizionano nelle cassette californiane. Le uova si fecondano a secco perché a contatto con l’acqua si gonfiano immediatamente, impedendo allo sperma di fare il suo dovere. Ciò non succede in libertà, dal momento che la fecondazione avviene immediatamente. Le fattrici in un secondo tempo vengono messe in un’altra vasca, disinfettate e trasbordate di nuovo nei laghetti.
I maschi, beati loro , vengono anche riutilizzati 3-4 volte. Il periodo delle nascite ha inizio nei primi giorni dell’anno e si prolunga fino alla fine di Febbraio.
Gli avannotti svolgono in impianto il primissimo accrescimento e quindi abbandonano le vasche dell’incubatoio alla volta delle acque libere della provincia di Como.
I ripopolamenti hanno inizio alla fine di Marzo e si prolungano fino al mese di Settembre. Le immissioni avvengono infatti a più riprese e con materiale di taglia diversa, al fine di sfruttare appieno le potenzialità produttive dell’impianto.
Si parte in primavera con l’immissione di avannotti a sacco vitellino appena riassorbito e si termina in autunno con i cosiddetti “estivali” di lunghezza compresa tra i 9 e i 12 centimetri.
Contenitori refrigerati per il trasporto
Nel 2009 l’incubatoio di Valmorea ha prodotto oltre 100.000 trote fario, 50.000 trote marmorate e 10.000 salmerini alpini.
Tutto il materiale prodotto è destinato al ripopolamento delle acque libere, eventuali esuberi sono di solito destinati a donazioni ad incubatoi ittici di altre province. Mentre vagavo fotografando le vasche, mi è rimasto impresso il Sig.Siro, responsabile dell’impianto, al quale dedica, con un amore e una costanza invidiabile, trecentosessantacinque giorni l’anno.
Chino su una cassetta individuava e aspirava con un tubicino minuscoli avannotti per spostarli da un ripiano all’altro, dividendoli per taglia.
Siro …
...al lavoro
Sembrava che quei gesti, semplici ma misurati e precisi allo stesso tempo, rappresentassero tutta la sua vita e la passione infinita per quelle microscopiche creature.
Eccome se mi ricorderò del Sig.Siro e delle sue mani gonfie per l’acqua fredda e la posizione eternamente piegata. Mi ricorderò sicuramente di lui, novello Bàrnabo dei boschi, e certamente non avrò nulla da recriminare, quando in pesca catturerò una fario, magari con una pinna lievemente sfilacciata, ma che forse, sarà proprio quella che aveva aspirato con la cannuccia con tanto amore.
Valerio Santagostino
© PIPAM.org