Come individuare al 100% un ibrido tra trota marmorata e trota fario?
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- Scritto da Marco Riva (marble)
21/10/09 - Sotto la lente
21/10/09 Testo e foto di Marco Riva (marble)
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Ad oggi la possibilità di determinare con certezza l’ibridazione di una trota marmorata (Salmo t. marmoratus) con la trota fario (Salmo t. trutta) non è cosa semplice, soprattutto se ci si basa esclusivamente su osservazioni fenotipiche.
Si ritiene opportuno che per poter dare un giudizio verosimile sulla possibile ibridazione di una trota si debba ricorrere all’analisi fenotipica, all’analisi di alcune caratteristiche morfologiche e morfometriche ed all’analisi genetica.
È comunque da escludere la possibilità di dare un giudizio certo di purezza per qualsiasi trota marmorata. Con ciò non si esclude che ci siano trote marmorate geneticamente pure, ma si ribadisce che non è possibile determinarne con certezza la purezza.
Se fino a qualche tempo fa la diagnosi si basava esclusivamente su osservazioni della livrea, con il passare del tempo e con un aumentato interesse per la specie, si è iniziato ad utilizzare altri caratteri, come la presenza di denti vomerini disposti in un’unica fila (diversamente dalla trota fario che li ha disposti in due file) e la dimensione relativa della testa, in proporzione più grande nella marmorata rispetto alla fario.
Fino a pochi anni fa le analisi genetiche non erano utilizzate, sia per le lacune conoscitive nella genetica della specie, sia per i costi elevati che non permettevano il loro utilizzo su larga scala.
Negli ultimi anni nuove tecnologie hanno permesso di sviluppare metodologie di analisi del DNA relativamente poco costose e vengono utilizzate più frequentemente per la determinazione della genetica della trota.
Per identificare univocamente la trota marmorata, è necessario avere a disposizione un sistema di riferimento, costituito da un DNA sicuramente puro, con cui confrontare i campioni da sottoporre ad analisi. Sebbene il materiale genetico di riferimento risponda con buona approssimazione alle caratteristiche necessarie, tuttavia anche su quello permangono alcuni dubbi, in quanto il periodo in cui è stato raccolto è posteriore alle prime immissioni di trota fario che quindi avrebbero potuto, anche se in misura minima, inquinare la genetica della trota marmorata.
Si può comunque definire con ragionevole certezza che il materiale genetico di riferimento sia effettivamente puro; tuttavia si deve considerare un altro fattore: i marcatori utilizzati per le analisi genetiche permettono di “spezzare” il DNA in punti precisi, ma questi marcatori sono comunque limitati e sebbene abbiano la possibilità di “mappare” con una certa sicurezza buona parte del corredo genetico di un pesce, non riescono tuttavia a dare una panoramica completa.
Nel “buco genetico” (termine non tecnico, ma che può rendere l’idea) di cui si sa poco o nulla, potrebbero esserci tratti di DNA diagnostici importanti che sarebbero in grado di chiarire ulteriormente il complesso problema della genetica della trota marmorata.
Al netto delle considerazioni precedenti, che potrebbero sembrare ostiche ai non addetti ai lavori, ritengo estremamente importante che per una più fedele determinazione della purezza di una trota marmorata si debbano considerare sia gli aspetti fenotipici (livrea) e morfologici, sia gli aspetti genetici. Solo se tutti questi elementi coincidono, allora si può dire di aver fatto un buon lavoro.
A titolo di esempio riporto alcuni casi in cui si è potuto constatare come non basta solamente la genetica, così come non basta la determinazione sulla base della livrea per identificare la marmorata.
In un impianto ittiogenico era stabulato uno stock di presunte trote marmorate, selezionate sulla base della livrea e derivanti da riproduttori selvatici anch’essi selezionati su base fenotipica. Sono state condotte analisi genetiche e sono poi stati effettuati confronti per verificare l’attendibilità dei due approcci.
In alcuni casi c’è stata corrispondenza tra fenotipo e risultati genetici, ma in altri casi no: in casi in cui la livrea avrebbe fatto pensare ad individui ibridi le analisi genetiche hanno invece dato la purezza del “ceppo marmorata”, viceversa, in individui dalla bella e inconfondibile livrea di marmorata, le analisi genetiche hanno determinato un certo grado di ibridazione con la trota fario.
In un altro caso si sono riprodotte due trote marmorate apparentemente pure, che presentavano la tipica livrea marmoreggiata e non avevano alcun carattere intermedio o dubbio. La prole ottenuta, una volta adulta, presentava una vasta gamma di livree, tra cui inaspettatamente una livrea in cui erano molto evidenti caratteri tipici della fario.
È abbastanza intuitivo quindi che da qualche parte nel lungo DNA della trota, ci siano degli “spezzoni” non ancora esplorati che codificano per geni che determinano una livrea piuttosto che un’altra.
Dopo una parte introduttiva che mi sembrava d’obbligo per inquadrare il problema, passo ora ad una trattazione delle caratteristiche principali che determinano l’assegnazione di un individuo alla forma ibrida o alla forma pura.
La possibilità di identificare un ibrido da una marmorata pura assume una certa importanza per vari motivi: prima di tutto nella gestione delle popolazioni la scelta di individui da destinare alla riproduzione avviene in prima analisi sulla base della livrea, e successivamente con accertamenti genetici. Una buona scelta permette di limitare le analisi genetiche su individui incerti e quindi un certo risparmio in termini monetari e di tempi. Analogamente, in corsi d’acqua in cui fosse ipoteticamente permesso il prelievo di ibridi e fosse vietata la cattura di marmorate pure, una determinazione basata su caratteristiche più oggettive possibili permette di minimizzare un prelievo errato.
Aggiungerei un ulteriore considerazione; se si riuscisse a scegliere alcuni caratteri diagnostici di ibridazione che determinano un prelievo di individui molto introgressi (cioè con una buona “quantità” di trota fario) risparmiando gli individui meno ibridati, allora si risparmierebbero anche gli ibridi di maggior qualità, comunque utili nel processo di ripristino della genetica originaria.
Anche se alcuni caratteri morfologici sono stati indicati per la determinazione della trota marmorata, ritengo che non siano particolarmente utili nell’attribuzione ad una forma piuttosto che un’altra. Innanzitutto i denti del vomere, che nella trota marmorata sono disposti in un’unica fila, a volte capita ad un’osservazione superficiale che sembrino disposti su due file, come avviene per la trota fario. In effetti l’inserzione di tali dentelli avviene lungo una sola fila, ma gli stessi sono ripiegati alternativamente verso sinistra e verso destra, in modo da sembrare diversamente distribuiti. Se capita di osservare una marmorata pura che non presenta questa aberrazione, allora non ci sono problemi, ma se invece si ha a che fare con l’altro tipo, si potrebbe erroneamente attribuire un giudizio impreciso.
Anche per quanto riguarda la dimensione relativa della testa; questa dipende dalle dimensioni, dal sesso e dall’età, e solo con studi approfonditi con basi statistiche si riesce a stabilire con una certa approssimazione quanto grande deve essere la testa rispetto al corpo per poter parlare di marmorata. Se poi si considera che ci sono un’infinità di gradi di ibridazione, allora sarebbe ulteriormente più difficile dare un giudizio realistico.
Alla fine i parametri più rappresentativi sono ancora legati alla livrea e a quelle caratteristiche che con la loro variazione danno un’idea piuttosto precisa dell’ibridazione.
Un carattere tipicamente della trota marmorata è appunto la marmoreggiatura dei fianchi e del dorso, ma anche degli opercoli e della testa. La trota marmorata non presenta mai zone della livrea con punteggiatura circolare più o meno grande. Ogni individuo che presenta sul dorso, sui fianchi e sulla testa tali punti, può essere a ragione considerato un ibrido. L’estrema variabilità delle livree può a volte trarre in inganno. Capita in alcuni casi che le marmorate pure abbiano le vermicolature chiare quasi sormontate dalle parti più scure, in modo che non si può riconoscere una marmoreggiatura continua. In tal caso si deve fare attenzione a non incorrere in errori di valutazione.
Di seguito sono proposte alcune livree di trota marmorata pura che dimostrano l’ampia variabilità all’interno della stessa specie.
MARMORATA: Livrea standard, in cui si riconosce una marmoreggiatura uniforme
MARMORATA: Livrea a marmoreggiatura “piena” in cui le parti chiare sono quasi ricoperte da quelle scure
MARMORATA: Livrea uniforme. Di solito le marmoreggiature che si possono riconoscere sono sull’opercolo.
In alcuni ibridi le marmoreggiature sono discontinue, ma senza avere un “pattern” riconducibile a una di quelle sopra riportate. Spesso nella parte dorsale le marmoreggiature si frammentano in una serie di macchie giustapposte, e vagamente regolari.
IBRIDO: Marmoreggiatura spezzettata in tanti frammenti, sia lateralmente sia sul dorso. Opercolo con macchie sia circolari, sia oblunghe.
IBRIDO: Marmoreggiatura discontinua sui fianchi, soprattutto nella parte centrale; sul dorso in particolare sono presenti macchie singole appaiate l’una all’altra, con un effetto “selciato”. Opercolo con macchie da marmorata e capo con prevalenza di punti rotondeggianti.
IBRIDO: Marmoreggiatura quasi completamente discontinua, sommità del dorso con colorazione di fondo prevalente e nessun disegno; sull’opercolo prevalgono le punteggiature circolari.
Nell’osservazione delle livree come regola generale si deve verificare l’insieme di tutte le caratteristiche, dal capo ai fianchi al dorso e così via; focalizzarsi su un solo fattore può indurre in conclusioni errate.
Caratteristica delle trote fario che a volte può essere presente negli ibridi di marmorata, è la presenza di punti rossi circolari. In effetti si riscontrano spesso delle macchie rosse circolari o sub circolari lungo i fianchi di ibridi di marmorata, ma non è un parametro così univoco in quanto si è potuto verificare che in certe popolazioni di marmorate alcuni individui sviluppano una livrea che presenta macchie rosse anche circolari, pur essendo di genetica pura. In termini più specifici nell’analisi di questa caratteristica si può dire con ragionevole certezza che la presenza di punti di colore rosso carminio di forma circolare e circondati da un alone chiaro è carattere derivato dalla fario, mentre la presenza di macchie anche sub circolari di colore rosso o più spesso arancione che non stagliano troppo rispetto al colore di fondo della livrea, è probabilmente un carattere da attribuirsi alla marmorata.
IBRIDO: Livrea tipicamente marmorata, in cui si riconoscono però chiaramente alcuni punti rossi di forma circolare circondata da alone chiaro. È probabile indice di ibridazione.
IBRIDO: Marmoreggiatura parzialmente da marmorata, sebbene si riconoscano punti rossi che si stagliano sul colore di fondo, soprattutto nella zona caudale.
IBRIDO: Marmoreggiatura parzialmente interrotta e macchiettatura rossastra che si integra maggiormente nella livrea. Quest’ultimo carattere potrebbe esser da marmorata e non derivato da ibridazione (che comunque è evidente per altri parametri).
MARMORATA: macchie rossastre sui fianchi, tipiche di alcune livree di marmorata.
MARMORATA: macchie rossastre sui fianchi, riscontrabili spesso in individui di piccola taglia
Un altro carattere importante cui fare riferimento è il disegno dell’opercolo. Spesso negli individui ibridi la porzione posteriore dello stesso presenta macchie tondeggianti oppure oblunghe ma senza avere curve o angoli. Viceversa negli individui di trota marmorata pura, è sempre presente la tipica marmoreggiatura, che si perde in macchie più piccole e separate più si va verso la parte anteriore del capo. Anche la porzione superiore del capo è caratterizzata da un disegno continuo, che è meno evidente nella porzione anteriore, più avanti degli occhi.
IBRIDI: Presenza di macchie prevalentemente tondeggianti o circolari, sebbene in varia misura, nella porzione dell’opercolo, possono essere presenti limitate marmoreggiature.
MARMORATE: Marmoreggiatura continua sull’opercolo, con poche macchie sub circolari solamente sull’apice del muso.
Se si considera solamente la parte dorsale del corpo della trota si nota che nelle marmorate pure il disegno tipico continua senza soluzione di continuità, anche sulla sommità del corpo; viceversa negli ibridi spesso al disegno di marmoreggiatura si sostituiscono le macchie accostate una all’altra con una forma che ricorda un pavimento di selciato con blocchetti da quadrati a esagonali.
MARMORATA: la vermicolatura della livrea continua anche sul dorso e sulla testa, sebbene in alcuni individui sia meno evidente. L’esemplare dell’immagine è particolarmente evidenziato il disegno.
Negli ibridi con una elevata introgressione genica con la fario spesso il dorso non presenta alcun tipo di disegno, risultando completamente omogeneo. Questa caratteristica è indice di scarsa qualità del materiale, troppo compromesso per avere una parte significativa nel mantenimento della specie.
Nell’immagine che segue si può notare come in questa vasca siano presenti marmorate ed ibridi con caratteri intermedi, in particolare sono state date indicazioni sul grado di ibridazione sommario degli individui rappresentati.
Nella parete in basso a sinistra si nota un pesce con la caratteristica di non avere disegno sul dorso, indice di un’elevato grado di ibridazione, che si contrappone agli esemplari nella parte alta dell’immagine, caratterizzati da una fitta vermicolatura sul dorso.
MISTO: gli individui presenti nella vasca presentano vari gradi di ibridazione, come indicato nelle didascalie. Per “ibrido pessimo” si intende un ibrido più vicino alla fario; con “ibrido medio” si indica un individuo di media introgressione.
In generale quanto sopra esposto rappresenta la maggior parte dei caratteri che possono essere facilmente osservati nella determinazione di eventuale ibridazione della trota marmorata con la trota fario.
Riassumendo quindi i punti di maggiore interesse si potrebbe sintetizzare il riconoscimento di un ibrido se sono presenti i seguenti caratteri:
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Ai fini gestionali potrebbe essere utile utilizzare una metodologia semplice e speditiva che permetta di identificare univocamente un ibrido, e facendo un ulteriore passo, poter distinguere tra gli ibridi quelli che in maggior misura risentono dell’apporto genetico della trota fario, e quindi meno importanti in senso conservazionistico.
In linea di massima se si considera la presenza contemporanea di alcuni caratteri fenotipici sullo stesso individuo, si può verosimilmente individuare un ibrido di scarsa o media qualità, in cui è importante la componente “fario”.
I caratteri che si ritiene siano più indicativi e più facilmente individuabili dai pescatori sono:
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A tal proposito si riportano a seguire alcuni esempi di ibridi fario/marmorata; se si considerano i caratteri di cui sopra si dovrebbe riuscire ad individuare quali individui possono essere considerati “ibridi di scarsa qualità” e quali invece sono da considerarsi di “buona qualità” (o di genetica migliore)
IBRIDI DI MEDIO-BUONA QUALITA': discreta marmoreggiatura, in cui si riconoscono abbastanza chiaramente alcuni punti rossi di forma circolare che stagliano sul colore di fondo ed in cui l’opercolo ed il capo presentano macchie irregolari
Gli individui di cui sopra possono essere considerati di buona qualità in quanto ibridi, sempre secondo i criteri citati. Viceversa si può notare che le caratteristiche presenti negli esemplari che seguono possono essere ricondotte a ibridi di scarsa qualità, in cui è importante la componente di trota fario.
IBRIDI DI SCARSA QUALITA': Marmoreggiatura da parzialmente a sensibilmente interrotta e punti rossi ben visibili. L’opercolo ed il capo presentano macchie tondeggianti e, soprattutto nel secondo individuo in basso, il capo ed il dorso non presentano disegni di sorta.
È importante sottolineare che le valutazioni appena proposte sono state fatte con osservazioni fenotipiche (della livrea) supportate in alcuni casi da analisi genetiche. Pur avendo tale ausilio è comunque estremamente difficile dare un giudizio sul grado di ibridazione e fondamentalmente ci si basa sullo scostamento della livrea osservata rispetto agli standard della specie. È importante sottolineare che lo studio della livrea deve essere eseguito solamente su trote adulte, in quanto i caratteri fenotipici diagnostici nell’individuo giovane sono meno individuabili e soggetti a evoluzione. Così facendo, operando una scelta basata su principi precauzionali, è possibile comunque individuare con buona approssimazione un individuo ibrido di scarsa qualità. Laddove quindi la gestione della pesca preveda di poter trattenere alcuni capi ibridi tra trota marmorata e trota fario, è ovvio che nel caso si riesca a selezionare per il prelievo solamente quelli di minor interesse, allora saranno maggiori le possibilità di recupero della genetica della specie marmorata.
La proposta precedente è scaturita da un grande numero di osservazioni dirette e dalla possibilità effettiva di incrociare le caratteristiche fenotipiche con quelle genetiche. Non è stato possibile in questa fase effettuare studi statistici per supportare adeguatamente il metodo, sebbene ci siano le basi e le premesse perché lo stesso possa confermare le considerazioni riportate in questo documento.
Si riconosce comunque che questo approccio è purtroppo ancora troppo empirico, ma permette di dare con una buona approssimazione un “giudizio” verosimile sul grado di ibridazione.
Marco Riva
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