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L'Arte nella meccanica

25/05/09 - Sotto la lente

25/05/09 Testo e foto di Valerio BALBOA Santagostino
Il mio viaggio continua alla ricerca di appassionati/artisti della pesca a mosca. Dalla Svizzera, passando per la bergamasca e ora in Valtellina. Poco prima di Chiavenna, nella zona industriale di Gordona, c’è l’officina di Franco Cottarelli, la CTA. Franco, veneto di origine e 63 primavere sulle spalle, si è trasferito nel 1955 in Valle.
Ha due figli e tre nipoti, ai quali sta tentando di insegnare a pescare. E’ sposato con la signora Lidia, preziosa collaboratrice e soprattutto infallibile con i numeri.
E proprio da questo formidabile sodalizio, l’intuito e la genialità di Franco da una parte, i calcoli e i bilanci di Lidia dall’altra, che la CTA è potuta crescere e ha avuto anche tempo per dedicare energie e passione a soluzioni innovative per la pesca.
Dopo aver lavorato una decina di anni come dipendente, Cottarelli ebbe l’occasione di ritirare tre torni automatici da una ditta in liquidazione. Il primo nucleo dell’azienda sorse a S.Cassiano, per poi spostarsi definitivamente in un bel capannone nuovo a Gordona. La CTA è specializzata in minuterie tornite su disegni dei clienti ( alberini per contatori di gas, parti elettroniche,etc..)
-"Facevo pure le boccole per gli attacchi sulle tavole da snowboard"- mi racconta fiero Franco, -"ma poi in Oriente me le fanno a meno della metà"-. -"Pace, faremo altro…anzi meglio, cosi ti dedichi di più alla mosca"- gli rispondo.
-"Quando hai iniziato a pescare Franco?"- -"Da ragazzo, con le cannette di bamboo. Ho visto pescare un luccio enorme, e da li mi è scoppiata la passione.
A mosca ho iniziato circa 15 anni fa, sull’Adda e sul Mera.
Lo spinning però non l’ho abbandonato del tutto, mi resta la mia collezione di mulinelli.
Un caro amico, tanto tempo fa, mi regalò l’Alcedo 2CS e da quel momento non ho più smesso di cercarli.
Non lascio mai la mia valle, Valerio, perché è talmente bella. Ne sono innamorato profondamente, e poi mi offre tutto quello di cui ho bisogno.
In passato praticavo anche il fondo e la bicicletta, ora solo la pesca.
Il mio posto preferito è il Pozzo di Riva, un laghetto qui sotto, formato da risorgive chiamate merette. Ci ho pescato tante di quelle volte….in solitudine…che bellezza….Oggi è un pò trascurato, ma forse è stato approvato un piano per la sua tutela e ripopolamento da parte della UPS.
Ho preso li il pesce della vita, una tinca bella grossa e di color bronzo-oro!! Che colori !! Una bellezza !!".

Mi aspettavo un pesce ben più "esotico" e di dimensioni diverse, ma guardando i suoi occhi che esprimevano ancora gioia al solo ricordo, ho capito tutto l’orgoglio della gente di montagna di qualità, fiera delle loro tradizioni e della loro cultura.
D’altronde in Valle non puoi non cogliere tutte quelle dimensioni di essenzialità e semplicità che caratterizzano queste montagne.
Inizio il mio tour all’interno dell’azienda spiando l’angolo degli "esperimenti"
C’è di tutto. Sono sicuramente le "folgorazioni" notturne di Franco, repentinamente messe in lavorazione il giorno dopo. Magari abbandonate da li a breve, ma lasciano comunque un buon sapore. Inoltre hanno il loro perché.
Spiccano dei morsetti colorati, degli strani ingranaggi,etc..
Su un tavolo in ufficio scorgo un avvolgi code "doppio", caratterizzato da una ruota ad espansione ( quando la stringi lascia uscire la coda ), un blocca fili all’interno e la capacità di sbobinare due mulinelli e poter montare direttamente una coda DT.

L’avvolgi code doppio

La ruota ad espansione con al centro il blocca filo

In questa foto si possono notare il doppio alloggiamento per i mulinelli, il guida filo in titanio e il rullo antisfregamento

Passo a un ingegnoso avvolgi dubbing. Arnese molto richiesto dai tyers, è moltiplicato 1x6. Franco spesso lo monta con dei fili di rame, e con la treccia ottenuta appesantisce o tinsella le sue ninfe.

L’avvolgi dubbing

Passiamo ai mulinelli. Il più interessante è un mulinello in alluminio 115 a bilanciamento trasversale, fissato su due alberini e un alloggio per la manopola. Proprio per il fatto che il nottolino è estraibile, la sua estrazione viene utile durante gli spostamenti. Il guida fili, in titanio, è sincronizzato con il movimento della bobina, e lo sfregamento della coda viene eliminato con un rullo.

L’alloggio della manopola e gli alberini dove scorre il mulinello

Davvero geniale! Lo studio sulle manopole è stato sicuramente una cosa che deve aver affascinato Cottarelli. Infatti, oltre a quelle estraibili, ne vedo alcune a scomparsa totale tramite un semplice tasto a scatto, e altre pieghevoli nella bobina stessa.

Manopolina a scomparsa

...o pieghevole

-"Ci metto anche 80 ore ad assemblare un mulinello"- mi spiega Franco -"Uso alluminio, acciao Inox o Ergal, freso tutto a mano e in ultimo inserisco i particolari, come il blocca filo sul bordo"-

Bloccafilo

Fotografo anche l’invitante FC Travel, morsetto da viaggio molto solido e seducente. Poggia su un treppiedi, lavora in asse, ed è trasportabile. Permette la sostituzione rapida della pinza e tutti gli snodi, una volta regolati con l’apposita chiavetta a brugola, tramite un inserto in teflon, mantengono la stessa frizione senza doverli regolare ogni volta. Da notare il braccio appoggia bobinatore e lo specchietto di contrasto. Altra caratteristica è che tutto il morsetto è ambidestro e nell’ultimo modello il braccetto ha cinque snodi. Se montato al contrario, fa da supporto "parachute".

Il morsetto FC Travel

Sorseggio un caffè e in un angolo scopro delle cose che per un lanciatore sono un richiamo irresistibile. Per la verità le avevo già adocchiate, ma aspettavo il momento opportuno per "impossessarmene" e farmele spiegare.
Un paio di canne dall’aspetto completamente diverso da quelle normalmente in uso. La prima è una 9 #8 con 18 passanti sul grezzo.

Ben 18 anelli !!

Rimango stupito...... Il numero degli anelli mi lascia perplesso, ma la sua leggerezza fuga ogni mio dubbio.
-" Questi 18 anelli pesano meno degli undici canonici"- mi spiega Franco, -" perché li ho montati direttamente sul carbonio con il filo di montaggio, senza ponte per intenderci, e non appesantiscono la canna"- La seconda, assolutamente "out standing" come direbbero gli anglo, è una doppia canna.

La "bi-canna"!!

Dopo qualche secondo di stupore......mi riprendo.
Due fusti accoppiati e uniti solamente tramite anelli centrali. Lo scopo è quello di non far strusciare la coda durante i volteggi ( soprattutto nel lancio all’indietro ) e lo shooting contro il grezzo. Il vantaggio è innegabile: il fatto che la "bi-canna" fletta solo in avanti e indietro permette che la linea scorra sempre sull’asse della canna.
Mi sorge immediatamente la domanda.
-"Come mi comporto, se devo lanciare o recuperare lateralmente?"-.
Per ovviare a questo inconveniente, Franco ha montato un porta mulinelli regolabile. Un giunto permette infatti uno spostamento del mulinello che segue l’asse della canna annullando eventuali sbilanciamenti durante il recupero ruotando il polso.

Da questa sequenza si possono vedere bene le possibilità di movimento del giunto

Impossibile non fare quattro lanci in compagnia nel cortile dietro l’officina. L’impressione della "bi-canna" è stata immediatamente piacevole. Contrariamente a quanto si possa immaginare, il peso non è molto dissimile dalle "mono" canne. Il volteggio è risultato sciolto e ho avuto la netta sensazione che i loop risultassero più stretti del solito.
Di sicuro un’idea nuova e originale, dalla commercializzazione non facile, e fonte sicuramente di qualche discussione.
Mentre i pescatori a mosca discuteranno se la "bi-canna" possa essere ammessa o il pescatore debba pagare una bi-licenza
Cottarelli, con tutte le sue invenzioni, ci si diverte e soprattutto ci pesca !!
Non mi è sfuggita neanche un’ampia cassetta di legno stracolma di bustine piene di palline e testine. Sue sono state le testine in metallo per i primi Letal Weapon di Messa.

Le sferette, divise in due parti per infilare l’amo, combaciano perfettamente una volta unite

Il pomeriggio è quasi finito e per concludere in bellezza la mia visita, andiamo a dare un’occhiata al fiume Mera che scorre a pochi metri dalla CTA.
Il tratto in questione è il No-Kill, e Franco, pur conoscendone ogni singola pietra, solo a parlarne, si emoziona ancora. E come potrebbe essere altrimenti? La contemplazione solitaria di una natura ancora selvatica lo rende felice e in pace con se stesso, circondato dall’affetto dei suoi cari, dal suo lavoro e dalle sue passioni.
Aspettiamo altre invenzioni Franco, grazie, e a presto.

Valerio Santagostino


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