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La canna per iniziare


La pesca con la coda di topo è nata come tecnica che consente di proiettare a distanza piccole imitazioni, pesanti anche solo qualche frazione di grammo. Il poco peso dell’imitazione infatti non permette di lanciarla agevolmente con le attrezzature tradizionali da ‘passata’ o da ‘cucchiaio’, per cui sono state ideate tecniche apposite, quali la valsesiana, il ‘bulle d’eau’ e (quello che ci interessa) la PAM. Pescando a mosca, l’energia prodotta dal lanciatore viene trasferita alla canna, e da questa ad una particolare lenza detta appunto coda di topo che, avendo una sua massa rilevante, ha la capacità di trascinare con sé il finale e la mosca, sino a portare l’insidia in prossimità del pesce.

E questo è certo, mentre quelle che seguono sono opinioni ….

Un parametro fondamentale della canna da PAM, sempre indicato sul grezzo, è la potenza nominale di coda ( simbolo # ), ossia la capacità di lanciare efficacemente una Coda di topo di un certo peso, appunto il numero di coda, dovuto alla massa dei primi 30 piedi della coda medesima (se avete cliccato il link appena sopra, avrete visto che varia di solito da 1 a 12). Il numero di coda da usare è quello necessario in proporzione al peso dell’imitazione che intendiamo lanciare: una coda leggera (sino a 4-5) consente di posare con delicatezza mosche secche e gestire streamerini e ninfe non piombatissime, mentre code più pesanti, consentono via via di lanciare agevolmente ninfe molto piombate, ninfoni modello ferro-da-stiro, sino ad arrivare, con code verso la #10-12, anche a streamer mostruosi da 25 cm (per andare oltre, meglio comprarsi una balestra)…..

Ogni canna è progettata dal costruttore per gestire una certa coda (beninteso a suo spesso più che sindacabile giudizio) o in certi casi due numeri contigui. Con un fusto marcato #5, potremo quindi lanciare tranquillamente una coda numero 5, mentre è sconsigliabile ‘sovracaricarlo’ montando una coda più pesante, per evitare danni tipo snervature nel tempo, o anche la rottura. Invece l’utilizzo di code inferiori alla nominale non ha ripercussioni negative sull’attrezzatura, ma la canna si caricherà meno, restituendo di conseguenza meno ‘feeling’ al lanciatore, regalando in cambio una maggior costanza di prestazione nel tempo (siccome le canne, anche loro, col tempo e l’uso, invecchiano).

Altro parametro basilare di una canna è la lunghezza. A complicare la vita del PAM italico, c’è la curiosa metrica inglese, tradizionalmente applicata alle canne da mosca, che si esprime in piedi ( circa 30 cm, simbolo ‘ ) e pollici (2,54 cm simbolo “ ). Ulteriore fonte di confusione è che in un piede inglese ci son 12 pollici (sono fatti strani, sti albionici), quindi una canna di sette piedi e mezzo è marcata 7’6” Le lunghezze variano tra circa 5 e 16 piedi.

Già solo incrociando questi due parametri, lunghezza e potenza. si otterrebbe una moltitudine di combinazioni, ma in realtà sul mercato le canne più potenti sono solitamente più lunghe e viceversa le canne corte sono dedicate a code leggere. Altre ovvietà: una canna potente consente di norma una distanza di lancio maggiore anche a chi ha meno esperienza, una leggera sarà molto meno faticosa da utilizzare in lunghe giornate di pam. E le modalità d’utilizzo saranno differenti, come ben spiegato da M.Magliocco nel suo imperdibile Articolo sul lancio.
Inoltre esistono da svariati anni delle ottime canne pam teleregolabili che, a patto di un peso e relative inerzie ovviamente più rilevanti, è possibile allungare da circa 6 a 16 piedi: in base alla configurazione adottata corrispondono potenze differenti, dalla 2 alla 8. Sono canne pesantucce, probabilmente più adatte a pescatori esperti, ma siamo sempre nel campo delle opinioni….

Ovviamente nulla vieta di stravolgere le regole canoniche e complicarsi la vita pescando a secca con una 9’6#9, e neppure di lanciar ninfe da 3 grammi con una 7’#2, ma in questi casi la riuscita del lancio dipende molto dal ‘manico’ cioè il lanciatore deve metterci molto del suo per evitare rispettivamente schiaffi clamorosi sull’acqua e piercing indesiderati sull’orecchio destro (sinistro per i mancini). Diciamo che per il principiante una coda bilanciata all’imitazione consente più facilmente il controllo del lancio.

E passiamo ad occuparci del fattore rapidità che è semplicemente la velocità dell’oscillazione, cioè la frequenza naturale dell’attrezzo: una canna rapida, quando viene flessa e rilasciata, compie nell’unità di tempo un numero maggiore di oscillazioni rispetto ad una canna lenta. Il termine “dumping” (smorzamento) usato in lingua anglosassone non è esattamente la stessa cosa perché dipende, oltre che dalla frequenza propria della canna, anche dal particolare materiale utilizzato. Sull’aspetto della rapidità, di non secondaria importanza, non sono fornite misurazioni oggettive e non esistono scale comparative, quindi occorre scoprirsi le differenze da sé….
Questo è uno dei motivi principali che portano al fatidico consiglio: provare diverse canne prima dell’acquisto! La rapidità stabilisce quanto occorre ‘aspettare’ la canna prima dell’inversione del movimento di lancio, cioè prima di iniziare il movimento verso il lato opposto, ed è determinante rispetto alla riuscita del lancio, soprattutto con attrezzatura pesante. In altri termini, il complesso canna-coda è contemporaneamente una leva, ma anche un elemento oscillante, (come lo è un pendolo) quindi per sua natura è dotata di un proprio periodo d’oscillazione, detto timing, che non dipende dal lanciatore (similmente, il periodo d’oscillazione di un pendolo –per quanto strano possa sembrare- non dipende né dal suo peso né dalla entità della forza iniziale che lo mette in oscillazione).
Il timing và rispettato per evitare errori tipici come schiocchi della coda o smorzamento della dinamica del lancio, ed in ultima analisi per consentire il miglior controllo del lancio stesso. La rapidità, similmente all’azione che vedremo subito dopo, è funzione del materiale, degli spessori, della distribuzione dei diametri del grezzo (rastrematura), da accessori quali serpentine, legature ecc.……ed ecco spiegato perché entrambi i concetti non sono semplice da definire!. Per inciso, come materiali qui si intendono non certo i ‘classici’ legno, fibra di vetro o conolon, che esulano dal discorso poiché sconsigliabili al neofita, ma semplicemente le diverse caratteristiche con le quali può venir prodotta la grafite, i famosi ‘moduli’ (praticamente: il rapporto tra rigidezza e peso) che spaziano dalle più vecchiotte intorno ai 32 milioni sino a oltre 65 per grafiti recenti, anche se và detto che le resine utilizzate per ‘legare’ i fogli di grafite incidono parecchio su azione e rapidità. Con una grafite ad alto modulo, in fase di progettazione è possibile usare spessori minori, con ovvi benefici in termini di pesi e inerzie in gioco. Ma una grafite a modulo più alto non è indice assoluto di rapidità più elevata, che dipende in gran misura anche da altre caratteristiche (mandrino, accessori utilizzati, addittivi, processi). Per quello che riguarda il nostro obbiettivo, facilitare l’apprendimento del lancio, di solito, a parità di potenza e lunghezza, una canna rapida perdona qualche errore in più, una lenta richiede maggior rispetto del timing.

Poi c’è l’altro aspetto: l’azione. E’ il profilo secondo il quale la canna si flette quando applichiamo l’energia che serve per sostenere e proiettare la coda nel lancio.


Tra le canne in grafite, a parità di sollecitazione applicata, troviamo canne ‘di punta’ ovvero il vettino subisce quasi interamente la flessione e lavora praticamente solo lui mentre il tallone flette poco o nulla, canne ‘intermedie’ dove la flessione interessa anche parte del tallone, e canne ‘progressive’ dove anche il tallone si piega in modo molto avvertibile. C’è un po’ di confusione sul parametro ‘azione’, grazie soprattutto alla sistemistica anglofona che, quando una canna è di punta, la definisce ‘fast’ (rapida) confondendo quindi azione e rapidità, ma, come accennato, non è detto che una canna ad azione di punta sia obbligatoriamente rapida né che una canna che lavori più di pancia sia per forza lenta. Riguardo all’apprendimento, in linea di massima, tra le canne potenti una canna appena ‘progressiva’ consente di ‘sentire’ meglio la coda e facilita il successivo utilizzo della doppia trazione, mentre tra le leggere una azione un po’ più di punta risulta favorire la pulizia del lancio.

Poi c’è il costo. Strano a dirsi, canne di marca quasi sconosciuta possono lavorare in maniera molto simile a quelle ben più blasonate. Come mai? Perché in realtà i materiali sono quasi tutti omologati, ad eccezione di ‘esclusive’ su certe grafiti che qualche grossa azienda riesce ad ottenere, solitamente per periodi limitati . Non da ultimo, diciamocelo, è facile ‘copiare’ una canna J sia come materiale che come disegno (taper). Quindi la peggior cosa che possa capitare ad un pam veramente “Esperto“, è….. che gli venga chiesto di valutare canne col nome coperto mediante nastro adesivo! (il codiddetto blind-test)….. può capitare di tutto, anche che un ‘pezzo’ da 6-700 euro sia confuso con un attrezzo da grandi magazzini…. Sgombrato il campo dall’equazione canna costosa=migliore, diciamo che è senz’altro vero che con una canna di grande nome difficilmente ci si troverà a mal partito, ed è altrettanto vero che canne di basso costo possono non aver molto da invidiare ad altre molto più prestigiose. Sempre per il lato commerciale, soprattutto in caso d’acquisto di una certa rilevanza economica, non dimentichiamo di esaminare se, e in che occasioni, viene fornita una garanzia, quindi i rischi coperti e le modalità di sostituzione nel caso, purtroppo non remoto, di rottura: i tempi di resa possono variare da una settimana a mesi e mesi d’attesa, meglio saperlo prima.

Di fronte alle difficoltà iniziali della pam quali il lancio e la scelta degli artificiali, il neofita di solito si preoccupa un attimo e preferisce vedere se si appassionerà alla faccenda, quindi la prima canna è destinata a rimanere –almeno per un po’ di tempo- l’unica. E allora il massimo sarebbe una canna ‘generica’, che andasse bene per molte situazioni, che consentisse di pescare ‘quasi’ bene ‘quasi’ ovunque. Quasi, perché forse una canna così non esiste proprio, ma comunque gli si avvicina molto la ‘classica’ 8’6’’ per coda 6 azione media, adatta in fiume e appena dignitosa in lago (magari in torrente conviene utilizzarla con una coda 5) In realtà molti pam (non solo esperti) non gradiscono la canna ‘tuttofare’ (l’obbiezione, condivisibile, è che sia troppo grossa per il torrente e troppo piccola per il lago) e finiscono per preferire canne più specifiche in base all’uso preminente che se ne intende fare, scelte quindi in rapporto alle situazioni che si andranno solitamente ad affrontare (se l’azione si svolgerà in torrente montano, meglio evitare una canna 14’ a due mani, mentre se interessa pescare in cava una 7’ #2 non è la più comoda).

Per l’uso in torrente o sorgiva, la scelta potrà spaziare da 7’#3 a 8’6’’#5, canne per code leggere che facilitano pose delicate e riducono gli stress muscolari che all’inizio dell’attività pam, a causa di una tecnica di lancio ancora approssimativa, possono facilmente produrre verso sera qualche antipatico indolenzimento al braccio o al polso. Per pescare invece in lago o insidiare cheppie e bass, si potranno tranquillamente usare attrezzi tra 9’#6 sino a 10’6’’#8, canne che lanciano senza grossi problemi code affondanti abbastanza grevi per andar velocemente sul fondo o contrastare le correnti, e artifizi pesantucci e/o voluminosi, a patto di sapersi limitare e riposare ogni tanto, almeno sino a quando non si è acquisita una certa padronanza del tipo di attrezzo, non certo ‘facile’.

La scelta è quindi molto personale, anche i Consigli di pam più navigati , che possono realmente essere preziosi, sono comunque dettati dalle loro preferenze personali, e ripetiamo che un buon metodo per decidere sarebbe quello di provare qualche canna di altri pam o presso negozi attrezzati, per farsi almeno un’idea di quale potenza-lunghezza-rapidità-azione si confà alle proprie aspettative (e alle proprie tasche) . E in ogni caso occorre non dimenticare che anche ‘più in là’ , quando la passione avrà definitivamente contagiato il neo-pam, ogni tanto avere qualche canna ‘nuova’ da scegliere, provare e confrontare contribuisce a risvegliare l’interesse per la più bella tecnica di pesca che esista.
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