Streamer "Controcorrente"
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Premessa
Con “Streamer Controcorrente” intendo la tecnica della pesca a streamer a risalire. Controcorrente ha un duplice significato: quello di pescare risalendo la corrente, e quello di fare una pesca poco praticata, perché si sa che quando si parla di pesca a streamer, solitamente si considera una pesca a scendere.
Sono passati oramai circa diciassette anni da quando, sul numero quattro di Sedge&Mayfly 2001, scrissi un articolo che riguardava la pesca con lo streamer ultraleggero.
Affrontai diversi argomenti, uno di questi fu proprio la pesca a streamer a risalire, una tecnica inusuale, allora come adesso!
Insomma, rispetto all’evoluzione che la pesca a ninfa ha subito in questi ultimi quindici anni, la pesca a streamer a risalire è rimasta, diciamo pure, una tecnica nascosta, un piccolo "segreto" per pochi appassionati.
Proprio poche settimane fa, durante un raduno in Avisio, avendo visto le caratteristiche morfologiche del fiume, dichiarai di volerlo pescare a streamer a risalire. Ricordo bene, tra i pam presenti, più di uno sguardo sorpreso.
Anche la pesca è soggetta a mode e tendenze, per esempio adesso è il momento della pesca a ninfa con code ultra sottili, mentre la pesca a filo - per colpa dei nuovi regolamenti che ne proibiscono l’uso nelle gare di pesca - è in fase calante.
In un mondo pam “ninfarolo” (da anni non ci sono più grosse novità dal pianeta “secca”), l'ultima new entry di tendenza è la pesca a streamer di grosse trote, marmorate, ibridi e fario utilizzando code affondanti e ultra affondanti abbinate a canne molto potenti, addirittura in grado di lanciare code del dieci. Si parla tanto anche di pesca a streamer sia con canne switch, sia utilizzando le due mani. Ci sta, soprattutto se si pesca in fiumi ampi e caratterizzati da una certa portata. Sono però tecniche specifiche che non danno spazio a modifiche richieste dalle eventuali situazioni che si possono incontrare, come per esempio un’improvvisa attività a galla, ovvero: bollano! Provate a pescare a secca o a ninfa con una canna che porta una coda dieci, magari affondante! Da sempre preferisco scegliere un approccio che mi consenta di adattarmi facilmente alle situazioni che posso incontrare in pesca. D’altronde si sa, la pesca a mosca è composta da secca, ninfa e streamer ed io non voglio rinunciare a nessuna di queste tecniche.
Ahuriri
Sono passati diversi anni da quando Antonio Napolitano ed io affrontammo per la prima volta uno dei fiumi più rinomati della Nuova Zelanda: l'Ahuriri.
La pesca nell'Ahuriri apre il primo dicembre e le prime settimane di pesca sono spesso caratterizzate da un'acqua leggermente velata, quasi di neve.
Ricordo bene che incontrammo dei pescatori belgi, desolati per non riuscire a catturare niente in un fiume così stupendo e famoso per le grosse fario che lo popolano.
La caratteristica dell'Ahuriri è quella di essere un fiume con dei sottoriva abbastanza profondi. La maggior parte delle trote staziona proprio qui, e durante l'estate neozelandese sono spesso pronte a bollare su grosse imitazioni di cicale e terrestrial posate a pochi centimetri dalla sponda. Ma non ad inizio stagione, in totale assenza di insetti e schiuse e con un acqua piuttosto fredda. Ecco che la pesca a streamer a risalire fece la differenza, consentendoci di catturare parecchi "farioni" over 60cm!
L'acqua leggermente velata ci fu d'aiuto permettendoci di avvicinarci parecchio alle trote, tanto che quasi sempre i nostri lanci si aggiravano sui sei, otto metri. Il rapido affondamento dello streamer, seguito da un veloce richiamo, scatenava delle vere e proprie furie che lo attaccavano violentemente.
Azione di pesca
Lo streamer a risalire è praticabile dal piccolo torrente di montagna fino al fiume di più grande. Qui pescheremo nei sottoriva, nei giri d'acqua e nei rami secondari. Si tratta di una tecnica di movimento, probabilmente quella che tra tutte vi farà percorrere più chilometri di fiume. “Due lanci e via!”, se proprio il posto vi ispira potrete tentarne un terzo, ma poi basta, si risale!
Sostanzialmente possiamo dividere la tecnica in due approcci distinti. Il primo lo definisco "ravvicinato", mentre il secondo è quello "lungo".
I due approcci sono abbastanza diversi, anche se poi, nella sua parte finale, l'approccio "lungo" combacia con quello "ravvicinato".
Approccio ravvicinato
Quest’ultimo richiede lanci mediamente corti. Lo si effettua spesso in acque veloci, lanciando sotto i salti d'acqua, nelle presunte tane subito a valle di grossi massi o in tutte quelle acque che supponiamo possano ospitare trote.
La canna sarà la nostra bacchetta magica che andrà gestita in modo decisamente più evidente rispetto a come viene gestita nella pesca a ninfa. Come ebbi modo di scrivere su Sedge&Mayfly, nell’approccio ravvicinato le analogie con la ninfa ci sono tutte! Riuscire a dare vita ad uno streamer in discesa mentre si pesca a risalire è la massima espressione di questa tecnica: occorrono abilità e sensibilità.
L’approccio “lungo” necessita di lanci distanti, nei casi estremi anche fino a venti metri. In questo caso ci troveremo ad affrontare lunghe lame caratterizzate da una corrente piuttosto lenta. Avendo lanciato lontano, dovremo cercare subito il contatto con lo streamer e quindi, mantenendo la canna piuttosto bassa, strippare in modo che lo streamer assomigli ad un pesciolino in difficoltà che nuoti a favore di corrente.
Il grado di affondamento del nostro artificiale è molto importante, quindi la sensibilità e la capacità di muovere lo streamer come e dove vogliamo risulterà determinante.
Approccio lungo
Per quanto riguarda il lancio, bisogna esserne padroni. Nella proiezioni all’indietro è fondamentale, prima di partire con la progressione in avanti, aspettare che lo streamer abbia compiuto l'intero tragitto. Un leggero colpetto sulla punta del cimino sarà il segnale per iniziare il lancio in avanti. In questo modo, oltre ad evitare che lo streamer finisca contro il grezzo della canna o addirittura in testa, saremo molto più precisi. La precisione nel lancio è fondamentale, soprattutto se risaliamo un grosso torrente in cui dobbiamo velocemente sondare buche, salti d'acqua e brevi lame.
Lo streamer deve possibilmente nuotare in prossimità del fondo, quasi tra i sassi, deve passare vicino alla tana della trota, trota che potrebbe essere in fase di riposo, ovvero rintanata, non sarebbe in grado di accorgersi di un'eventuale preda che nuota vicino alla superficie. Pescando a risalire saremo talvolta persino in grado di “entrare” nella tana della trota! infatti certe condizioni il “pucciato” sarà l’unico lancio in grado di ottenere un risultato concreto. Negli ambienti infrascati il lancio a balestra potrà risolvere situazioni al limite del possibile.
Vantaggi
I vantaggi della pesca a streamer a risalire sono diversi:
- Uno su tutti: si arriva alle spalle del pesce. Se avete fatto le cose nel modo giusto, nei casi più estremi sarete in grado di avvicinarvi alla trota fin quasi a poterla toccare con il cimino della canna. Con questo non intendo dire che la pesca a streamer a risalire sia esclusivamente una pesca a vista. Lo può diventare in certe circostanze (acque trasparenti e tendenza dei pesci a stazionare vicino a riva).
- L'altro vantaggio è sicuramente la diversa profondità che uno streamer lanciato a monte è in grado di raggiungere rispetto allo stesso streamer pescato a scendere. E' un po' il nocciolo della questione: riusciamo così a pescare abbastanza in profondità utilizzando un artificiale appesantito, ma senza che questo sia un'incudine o senza che lo stesso artificiale venga trascinato alla stessa profondità da una coda affondante, scomoda da lanciare, pesante e spesso rumorosa nell'impatto in acqua.
Marmo!
- Grazie all'attrezzatura suggerita in questo articolo, avrete sempre la possibilità di cambiare velocemente la tecnica di pesca. Durante una delle scorse uscite, mentre risalivo il fiume, è improvvisamente iniziata una schiusa di effimere che ha provocato le bollate di alcune belle fario. In un attimo ho tolto lo streamer e ho annodato allo 0,18 che usavo come tip, uno 0,14 a cui ho legato una mosca secca. Idem per la ninfa, con o senza strike indicator. Al posto del bicolor o rosario, sono solito sporcare una parte del finale con un po' di pasta fluorescente della Loon, ed il gioco è fatto.
- Non è una tecnica a senso unico, anzi è decisamente adattabile in quanto sarà comunque sempre possibile lanciare verso la riva opposta, fare un bel mending ed effettuare così una passata a scendere.
Limiti e difficoltà
Forse l’unico limite di questo approccio è quello di essere più difficile da praticare in acque molto ampie, profonde e caratterizzate da forte corrente.
Inoltre è una tecnica che richiede una concentrazione costante, precisione nel lancio e soprattutto una buona tecnica di recupero dello streamer. Quest’ultimo è un aspetto molto importante in grado di determinare il successo di una battuta di pesca.
Streamer
L'utilizzo di uno streamer adatto allo scopo è basilare. Questo deve possedere due caratteristiche fondamentali: essere appesantito e dare l'idea di vita, cioè di un pesciolino in difficoltà, ferito o in fuga.
Solitamente i miei streamer pesano da uno a due grammi. In certi casi estremi arrivo anche ai tre grammi. E' possibile montare streamer più pesanti, ma poi la tecnica inizia a snaturarsi e diventa qualcosa di diverso. I modelli che rendono di più sono a mio avviso quelli che utilizzano il pelo, quindi zonker e muddlerini. La striscia di coniglio è un ottimo materiale! La testa dello streamer deve ovviamente essere piombata: occhietti di piombo, conehead in tungsteno e ovviamente le testine degli sculpin che oltre ad essere pesanti, imitano molto bene gli scazzoni.
Il pelo è efficacissimo perché da vita ai nostri artificiali durante la discesa in dead drift verso valle, anche in quei casi in cui noi non gli diamo movimento con canna o con strippate. Questo è un aspetto molto importante, perché praticamente saremo sempre in pesca!
Uno dei miei dressing preferiti è l’imitazione che utilizza gli sculpin helmet della Fishskull (small&large), il marabou grizzly (ottimo quello della Wapsi: sand e natural) e la striscia di coniglio, o più precisamente gli zonker strips della Veniard (natural, brown e olive).
L’attacco della trota
Quante volte ci è capitato di "calpestare" delle grosse trote, marmorate, e fario che se ne stavano beate in pochi centimetri d'acqua? Pesci che probabilmente avrebbero snobbato qualsiasi ninfa, ma che l'improvviso incontro con un presunto scazzone o avannotto, scatena in loro l'istinto del predatore.
Splendida giallona!
Spesso, quando le trote di taglia si spostano in acque basse, lo fanno perché sanno che lì la caccia può rendere di più. Non si lasceranno sfuggire un boccone che casualmente passerà loro vicino!
Due spot molto promettenti!
A volte la trota si limiterà ad aspirare lo streamer. Scordiamoci quindi la classica "botta" della pesca a streamer a scendere! A volte percepiremo come un peso sulla coda, una tensione superiore al normale. Inutile dirlo, al minimo dubbio bisogna sempre ferrare. Altre volte sarà lo stop della coda di topo o del finale ad avvisarci visivamente dell'attacco del pesce. Poi ci sono tutti quei casi da cardiopalma in cui assisteremo direttamente all’attacco della trota, e in queste situazioni occorre assolutamente non anticipare la ferrata.
Aspetti tecnici
La pesca con lo streamer a risalire è in grado di regalarci emozioni forti: a mio avviso è molto più divertente e tecnica rispetto a quella a scendere, ma qui il discorso diventa soggettivo. L’aspetto più importante è quello di mantenere il contatto con lo streamer durante la sua discesa. Dargli vita è altrettanto importante, ma bisogna fare attenzione a non conferire al nostro artificiale un movimento esagerato, rendendolo così "finto". E’ un concetto fondamentale soprattutto nei lanci lunghi, quando non saremo in grado di vedere il nostro artificiale.
Una delle trote più belle dell’anno!
Un altro aspetto cruciale e a volte difficile da ottenere, sempre nei lanci lunghi, è l'immediato controllo della coda dopo il lancio. Non è raro che una trota decida di ingoiare lo streamer non appena questo tocchi l'acqua, a volte manifestandosi con un’enorme bollata! In questo caso, se non saremo pronti a ferrare, sarà un pesce perso.
La regola della distanza ideale
Si tratta di un concetto fondamentale che può fare la differenza in termini di catture, a prescindere dalla tecnica di pesca che sia secca, ninfa o streamer.
Per far capire questo concetto prenderò come esempio la categoria di pescatori che più spesso infrange questa regola, ovvero coloro che pescano a mosca secca.
Più volte ho notato che o per sfida o per soddisfazione personale, ricercano o ricreano in pesca certe difficoltà che vengono affrontate con lanci curvi e rallentati. Rinunciano quindi ad avvicinarsi quanto basterebbe per ottenere un lancio tanto semplice quanto efficace. In un certo senso posso anche capire (fino a un certo punto) che la cattura di una trota, ottenuta grazie ad un lancio lungo, difficile e tecnico, possa essere molto appagante.
Questo è quindi il concetto della distanza ideale, ovvero quella distanza che consente di avvicinarci il più possibile al pesce, senza che il questi si accorga della nostra presenza. Contemporaneamente sarà proprio questa stessa distanza ideale a concederci la migliore presentazione e soprattutto in assoluto la migliore discesa dell'artificiale con un dragaggio sotto controllo.
Un tratto da pescare con precisione e cautela!
Infatti, quanto più saremo vicini al pesce, tanto più la possibilità di dragaggio (o discesa innaturale) dell'artificiale (secca/ninfa/streamer controcorrente) risulterà inferiore, così come sarà più facile mantenere sia la corretta gestione dell'artificiale, sia la possibilità di correggerne la discesa attraverso i mending o semplicemente alzando la canna. E' una situazione molto evidente quando si pesca in zone caratterizzate da diversi salti d'acqua in cui le correnti poste più a valle possono influenzare il percorso dell'artificiale.
La tecnica che riduce al minimo questo tipo di problema è sicuramente la ninfa in high sticking, comprese quasi tutte le sue varianti europee, perché presuppone comunque un avvicinamento al pesce, a volte anche al limite del disturbo. La pesca a ninfa con lo strike indicator avrà invece più o meno le stesse problematiche della pesca a mosca secca.
Non solo marmorate e fario!
Il pescatore più "bravo" è colui che ha la capacità (in tutte le circostanze) di valutare correttamente la distanza ideale: un passo più avanti e il pinnuto verrà disturbato, un passo indietro e le "interferenze" di corrente saranno maggiori e più difficili da gestire! Nella pesca a streamer controcorrente la capacità di riconoscere la distanza ideale è fondamentale. Rispettare questa regola significa anche sapere leggere le correnti, oltre ad avere un senso strategico di come affrontare un tratto di fiume: buche e lame vanno pescate cercando di non disturbare, con lanci eccessivamente lunghi o sbagliati, tratti che potrebbero risultare proficui.
Mimetismo e approccio silenzioso
Siccome a volte la grossa trota prima di attaccare lo streamer lo segue rivolta verso di noi, il nostro mimetismo sarà un requisito fondamentale. Lo stesso mimetismo deve essere inoltre associato alla totale assenza di movimento! Chi non si ricorda la puntata di Sampei in cui il protagonista cerca di trasformarsi in sasso proprio per risultare invisibile al pesce? Praticando lo streamer “controcorrente”, ci troveremo spesso nella situazione in cui la trota segue lo streamer nuotando nella nostra direzione, tanto che più volte saremo perfettamente in grado di assistere alla mangiata. Una buona regola è quella di tenere un basso profilo, cercando di rimanere “invisibili” il più possibile.
Profilo basso!
L’assenza di rumori provocati accidentalmente è un aspetto che considero ancora più importante del mimetismo. I pesci ci sentono, su questo ne ho la certezza assoluta! Non tanto la nostra voce, quanto le vibrazioni quando ci avviciniamo in prossimità della sponda. Siccome stiamo pescando a risalire, dobbiamo sempre procedere con cautela. I chiodi degli scarponi o il ticchettio prodotto dalla punta del wading staff o bastone, sono dei veri campanelli d'allarme. Per non parlare di quelle fastidiosissime ondine che a volte ci precedono quando risaliamo in acqua bassa e con poca corrente. Per distinguere un pescatore esperto da un principiante è sufficiente vedere come costui si muove in acqua! Mimetismo e attenzione nel non disturbare il luogo di pesca, soprattutto durante gli spostamenti, sono aspetti molto importanti che, se tenuti in considerazione, tendono a trasformare l'approccio della pesca a streamer a risalire in una sorta di appassionante caccia.
Attrezzatura
Canna: la classica nove piedi coda cinque è a mio avviso la canna ideale. L’azione della canna che consiglio è medium-fast o fast.
Coda: ovviamente daremo la precedenza ad una decentrata galleggiante.
Foto di Antonio Napolitano
Finale: il finale è molto importante! Non scendo mai sotto i dieci piedi, anzi preferisco i dodici piedi proprio perché la coda, durante l’azione di pesca, potrebbe diventare un elemento di disturbo. D’altro canto un finale lungo sarà più difficile da gestire, ed è per questo motivo che occorre essere in possesso di una buona capacità di lancio. L'altro aspetto fondamentale del finale è il tip. Anche qui mai sotto al metro di lunghezza e soprattutto mai sopra lo 0,20 a meno che non si lancino dei veri e propri incudini. Solitamente uso un buon 0,18. Grazie a questo diametro lo streamer sarà in grado di affondare velocemente mantenendo contemporaneamente un movimento molto naturale. E' fondamentale che il nodo che utilizzeremo per legare lo streamer abbia un'ottima tenuta. Il mio consiglio è comunque di rifare il nodo tutte le volte che si è verificata una forte trazione (incagli sul fondo o sui rami...meglio dopo una bella cattura). Nel caso non ci siano state trazioni eccessive, il nodo va comunque rifatto almeno ogni quindici/venti minuti al massimo. Questo perché uno streamer appesantito, durante la fase di lancio, esercita comunque una trazione che su un diametro dello 0,18 a lungo andare ne indebolisce il nodo.
Streamer controcorrente dopo il tramonto.
Conclusione
La pesca a mosca a streamer a risalire è una tecnica di pesca che richiede una certa esperienza, anche se una volta che se ne hanno acquisite le basi è più facile di quello che possa sembrare inizialmente. Sicuramente è una tecnica molto divertente che richiede un buon senso dell’acqua e una concentrazione costante. Si tratta dell’ennesima “freccia” in più nell’ampia faretra appartenente al mondo della pesca a mosca. Sarebbe un peccato farne a meno!
Zonkerino!
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